Solo la Parola di Dio fondamento di tutta la realtà
Omelia pronunciata a braccio
dal Santo Padre durante i lavori del primo giorno del Sinodo
Cari fratelli
nell'episcopato, cari fratelli e sorelle,
all'inizio del nostro sinodo la Liturgia
delle Ore ci propone un brano del grande
salmo 118 sulla Parola di Dio: un elogio di
questa sua Parola, espressione della gioia
di Israele di poterla conoscere e, in essa,
di poter conoscere la sua volontà e il suo
volto. Vorrei meditare con voi alcuni
versetti di questo brano del salmo.
Comincia così: "In aeternum, Domine, verbum
tuum constitutum est in caelo... firmasti
terram, et permanet". Si parla della
solidità della Parola. Essa è solida, è la
vera realtà sulla quale basare la propria
vita. Ricordiamoci della parola di Gesù che
continua questa parola del Salmo: "Cieli e
terra passeranno, la mia parola non passerà
mai". Umanamente parlando, la parola, la
nostra parola umana, è quasi un niente nella
realtà, un alito. Appena pronunciata,
scompare. Sembra essere niente. Ma già la
parola umana ha un forza incredibile. Sono
le parole che creano poi la storia, sono le
parole che danno forma ai pensieri, i
pensieri dai quali viene la parola. È la
parola che forma la storia, la realtà.
Ancor più la Parola di Dio è il fondamento
di tutto, è la vera realtà. E per essere
realisti, dobbiamo proprio contare su questa
realtà. Dobbiamo cambiare la nostra idea che
la materia, le cose solide, da toccare,
sarebbero la realtà più solida, più sicura.
Alla fine del Sermone della Montagna il
Signore ci parla delle due possibilità di
costruire la casa della propria vita: sulla
sabbia e sulla roccia. Sulla sabbia
costruisce chi costruisce solo sulle cose
visibili e tangibili, sul successo, sulla
carriera, sui soldi. Apparentemente queste
sono le vere realtà. Ma tutto questo un
giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo
delle grandi banche: questi soldi
scompaiono, sono niente. E così tutte queste
cose, che sembrano la vera realtà sulla
quale contare, sono realtà di secondo
ordine. Chi costruisce la sua vita su queste
realtà, sulla materia, sul successo, su
tutto quello che appare, costruisce sulla
sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento
di tutta la realtà, è stabile come il cielo
e più che il cielo, è la realtà. Quindi
dobbiamo cambiare il nostro concetto di
realismo. Realista è chi riconosce nella
Parola di Dio, in questa realtà
apparentemente così debole, il fondamento di
tutto. Realista è chi costruisce la sua vita
su questo fondamento che rimane in
permanenza. E così questi primi versetti del
Salmo ci invitano a scoprire che cosa è la
realtà e a trovare in questo modo il
fondamento della nostra vita, come costruire
la vita.
Nel successivo versetto si dice: "Omnia
serviunt tibi". Tutte le cose vengono dalla
Parola, sono un prodotto della Parola.
“All'inizio era la Parola”. All'inizio il
cielo parlò. E così la realtà nasce dalla
Parola, è “creatura Verbi”. Tutto è creato
dalla Parola e tutto è chiamato a servire la
Parola. Questo vuol dire che tutta la
creazione, alla fine, è pensata per creare
il luogo dell'incontro tra Dio e la sua
creatura, un luogo dove l'amore della
creatura risponda all'amore divino, un luogo
in cui si sviluppi la storia dell'amore tra
Dio e la sua creatura. "Omnia serviunt tibi".
La storia della salvezza non è un piccolo
avvenimento, in un pianeta povero,
nell'immensità dell'universo. Non è una cosa
minima, che succede per caso in un pianeta
sperduto. È il movente di tutto, il motivo
della creazione. Tutto è creato perché ci
sia questa storia, l'incontro tra Dio e la
sua creatura. In questo senso, la storia
della salvezza, l'alleanza, precede la
creazione. Nel periodo ellenistico, il
giudaismo ha sviluppato l'idea che la Torah
avrebbe preceduto la creazione del mondo
materiale. Questo mondo materiale sarebbe
stato creato solo per dare luogo alla Torah,
a questa Parola di Dio che crea la risposta
e diventa storia d'amore. Qui traspare già
misteriosamente il mistero di Cristo. È
quello che ci dicono le lettere agli Efesini
e ai Colossesi: Cristo è il "protòtypos", il
primo nato della creazione, l'idea per la
quale è concepito l'universo. Egli accoglie
tutto. Noi entriamo nel movimento
dell'universo unendoci a Cristo. Si può dire
che, mentre la creazione materiale è la
condizione per la storia della salvezza, la
storia dell'alleanza è la vera causa del
cosmo. Arriviamo alle radici dell'essere
arrivando al mistero di Cristo, a questa sua
parola viva che è lo scopo di tutta la
creazione. "Omnia serviunt tibi". Servendo
il Signore realizziamo lo scopo dell'essere,
lo scopo della nostra propria esistenza.
Facciamo ora un salto: "Mandata tua
exquisivi". Noi siamo sempre alla ricerca
della Parola di Dio. Essa non è
semplicemente presente in noi. Se ci
fermiamo alla lettera, non necessariamente
abbiamo compreso realmente la Parola di Dio.
C'è il pericolo che noi vediamo solo le
parole umane e non vi troviamo dentro il
vero attore, lo Spirito Santo. Non troviamo
nelle parole la Parola. Sant'Agostino, in
questo contesto, ci ricorda gli scribi e i
farisei consultati da Erode nel momento
dell'arrivo dei Magi. Erode vuol sapere dove
sarebbe nato il Salvatore del mondo. Essi lo
sanno, danno la risposta giusta: a Betlemme.
Sono grandi specialisti, che conoscono
tutto. E tuttavia non vedono la realtà, non
conoscono il Salvatore. Sant'Agostino dice:
sono indicatori di strada per gli altri, ma
loro stessi non si muovono. Questo è un
grande pericolo anche nella nostra lettura
della Scrittura: ci fermiamo alle parole
umane, parole del passato, storia del
passato, e non scopriamo il presente nel
passato, lo Spirito Santo che parla oggi a
noi nelle parole del passato. Così non
entriamo nel movimento interiore della
Parola, che in parole umane nasconde e apre
le parole divine. Perciò c'è sempre bisogno
dell’"exquisivi". Dobbiamo essere in ricerca
della Parola nelle parole.
Quindi l'esegesi, la vera lettura della
Sacra Scrittura, non è solamente un fenomeno
letterario, non è soltanto la lettura di un
testo. È il movimento della mia esistenza. È
muoversi verso la Parola di Dio nelle parole
umane. Solo conformandoci al mistero di Dio,
al Signore che è la Parola, possiamo entrare
all'interno della Parola, possiamo trovare
veramente in parole umane la Parola di Dio.
Preghiamo il Signore perché ci aiuti a
cercare non solo con l'intelletto, ma con
tutta la nostra esistenza, per trovare la
parola.
Alla fine: "Omni consummationi vidi finem,
latum praeceptum tuum nimis". Tutte le cose
umane, tutte le cose che noi possiamo
inventare, creare, sono finite. Anche tutte
le esperienze religiose umane sono finite,
mostrano un aspetto della realtà, perché il
nostro essere è finito e capisce solo sempre
una parte, alcuni elementi: "latum
praeceptum tuum nimis". Solo Dio è infinito.
E perciò anche la sua Parola è universale e
non conosce confine. Entrando quindi nella
Parola di Dio, entriamo realmente
nell'universo divino. Usciamo dalla
limitatezza delle nostre esperienze e
entriamo nella realtà che, è veramente
universale. Entrando nella comunione con la
Parola di Dio, entriamo nella comunione
della Chiesa che vive la Parola di Dio. Non
entriamo in un piccolo gruppo, nella regola
di un piccolo gruppo, ma usciamo dai nostri
limiti. Usciamo verso il largo, nella vera
larghezza dell'unica verità, la grande
verità di Dio. Siamo realmente
nell'universale. E così usciamo nella
comunione di tutti i fratelli e le sorelle,
di tutta l'umanità, perché nel cuore nostro
si nasconde il desiderio della Parola di Dio
che è una. Perciò anche l'evangelizzazione,
l'annuncio del Vangelo, la missione non sono
una specie di colonialismo ecclesiale, con
cui vogliamo inserire altri nel nostro
gruppo. È uscire dai limiti delle singole
culture nella universalità che collega
tutti, unisce tutti, ci fa tutti fratelli.
Preghiamo di nuovo affinché il Signore ci
aiuti a entrare realmente nella “larghezza”
della sua Parola e così aprirci
all'orizzonte universale dell'umanità,
quello che ci unisce con tutte le diversità.
Alla fine ritorniamo ancora a un versetto
precedente: "Tuus sum ego: salvum me fac".
Il testo italiano traduce: "Io sono tuo". La
parola di Dio è come una scala sulla quale
possiamo salire e, con Cristo, anche
scendere nella profondità del suo amore. È
una scala per arrivare alla Parola nelle
parole. "Io sono tuo". La parola ha un
volto, è persona, Cristo. Prima che noi
possiamo dire "Io sono tuo", Egli ci ha già
detto "Io sono tuo". La Lettera agli Ebrei,
citando il Salmo 39, dice: "Un corpo invece
mi hai preparato... Allora ho detto: Ecco,
io vengo". Il Signore si è fatto preparare
un corpo per venire. Con la sua incarnazione
ha detto: io sono tuo. E nel Battesimo ha
detto a me: io sono tuo. Nella sacra
Eucaristia lo dice sempre di nuovo: io sono
tuo, perché noi possiamo rispondere:
Signore, io sono tuo. Nel cammino della
Parola, entrando nel mistero della sua
incarnazione, del suo essere con noi,
vogliamo appropriarci del suo essere,
vogliamo espropriarci della nostra
esistenza, dandoci a Lui che si è dato a
noi.
"Io sono tuo". Preghiamo il Signore di poter
imparare con tutta la nostra esistenza a
dire questa parola. Così saremo nel cuore
della Parola. Così saremo salvi.