ultimamente alcune persone e movimenti di
rinnovamento cattolico hanno svolto
molteplici esercizi paraliturgici non
previsti dal calendario parrocchiale
ordinario.
Apprezzando le numerose conversioni, il
valore della testimonianza, l’entusiasmo
rinnovato per la preghiera, la
partecipazione dinamica e la sete della
Parola di Dio, in quanto vescovo diocesano e
amministratore generale dei misteri di Dio
nella Chiesa locale a me affidata, sono il
moderatore, il promotore e il custode della
vita liturgica dell’arcidiocesi di Colombo.
A questo titolo vi invito a soffermarvi
sugli aspetti liturgici ed ecclesiologici
legati a questa nuova situazione e vi prego
insistentemente di rispettare le direttive
enunciate nella presente circolare a effetto
immediato.
L’Eucaristia è la celebrazione del Mistero
pasquale per eccellenza dato alla Chiesa da
Gesù Cristo stesso. Gesù Cristo è il
principio di ogni liturgia nella Chiesa e
per questa ragione ogni liturgia è
essenzialmente di origine divina. Essa è
l’esercizio della Sua funzione sacerdotale e
di conseguenza non è certamente una semplice
impresa umana o una pia innovazione. In
realtà è inesatto definirla una semplice
celebrazione della vita. È molto più di
questo. È la fonte e l’apice da cui tutte le
grazie divine riempiono la Chiesa.
Questo sacro mistero è stato affidato agli
Apostoli dal Signore e la Chiesa ne ha
accuratamente preservato la celebrazione nel
corso dei secoli, dando vita alla tradizione
sacra e a una teologia che non cedono
all’interpretazione individuale o privata.
Nessun sacerdote, di conseguenza, diocesano
o religioso che sia, proveniente da un’altra
arcidiocesi o addirittura dall’estero, è
autorizzato a modificare, aggiungere o
sopprimere nulla nel rito sacro della Messa.
Non si tratta di una novità, ma di una
decisione presa nel 1963 dalla Costituzione
Sacrosanctum Concilium (22.3), la
costituzione dogmatica sulla santa liturgia
del Concilio Vaticano II, in seguito
reiterata a più riprese in documenti quali
Sacramentum Caritatis di Sua Santità
Benedetto XVI ed Ecclesia de Eucharistia di
Giovanni Paolo II, di venerata memoria.
A tale proposito, bisognerebbe menzionare
esplicitamente alcuni elementi:
1. I sacerdoti non sono autorizzati a
modificare o a improvvisare la Preghiera
eucaristica o altre preghiere immutabili
della Messa – anche se si tratta di dare
precisazioni su un elemento già presente –
cantando ritornelli diversi o spiegazioni
differenti. Dobbiamo capire che la liturgia
della Chiesa è strettamente legata alla sua
fede e alla sua tradizione: “Lex orandi, lex
credendi”, la regola della preghiera è la
regola della fede! La liturgia ci è stata
data solo dal Signore, nessun altro, quindi,
ha il diritto di cambiarla.
2. Le manifestazioni del tipo “Praise and
Worship” (letteralmente “lode e adorazione”,
ma qui si tratta di una corrente musicale di
stile gospel, NdT) non sono permesse nel
rito della Messa. La musica disordinata e
assordante, i battiti di mano, i lunghi
interventi e i gesti che perturbano la
sobrietà della celebrazione non sono
autorizzati. È molto importante che
comprendiamo la sensibilità culturale
religiosa del popolo dello Sri Lanka. La
maggior parte dei nostri compatrioti sono
buddisti e per questo motivo sono abituati a
un culto profondamente sobrio; da parte
loro, né i musulmani né gli indù creano
agitazione nella loro preghiera. Nel nostro
Paese, inoltre, esiste una forte opposizione
alle sette fondamentaliste cristiane e noi,
in quanto cattolici, ci battiamo per far
comprendere che i cattolici sono diversi da
queste sette. Alcuni di questi cosiddetti
esercizi di lode e di adorazione
assomigliano più a degli esercizi religiosi
fondamentalisti che a un culto cattolico
romano. Che ci sia permesso di rispettare la
nostra diversità culturale e la nostra
sensibilità.
3. La Parola di Dio prescritta non può
essere cambiata a caso e il salmo
responsoriale deve essere cantato e non
sostituito da cantici di meditazione. La
dimensione contemplativa della Parola di Dio
è di importanza capitale. In alcuni servizi
paraliturgici la gente oggi ha la tendenza a
diventare estremamente verbosa e
chiacchierona. Dio parla e noi dobbiamo
ascoltarLo; per ascoltare bene, il silenzio
e la meditazione sono più necessari
dell’esuberanza cacofonica.
4. I sacerdoti devono predicare la Parola di
Dio sui misteri liturgici celebrati. È
severamente vietato ai laici di predicare
durante le celebrazioni liturgiche.
5. La Santissima Eucaristia deve essere
amministrata con la massima cura e il
massimo rispetto, ed esclusivamente da
coloro che sono autorizzati a farlo. Tutti i
ministri, ordinari e straordinari, devono
essere rivestiti degli ornamenti liturgici
appropriati. Raccomando a tutti i fedeli,
compresi i religiosi, di ricevere la
comunione con rispetto, in ginocchio e sulla
lingua. La pratica dell’auto-comunione è
vietata e domanderei umilmente a ogni
sacerdote che la permette di sospendere
immediatamente questa pratica.
6. Tutti i sacerdoti devono seguire il rito
della Messa così come è stato stipulato, in
modo da non dar luogo di paragonare o
opporre le messe celebrate da alcuni
sacerdoti alle altre messe dette dal resto
dei sacerdoti.
7. Le benedizioni liturgiche sono riservate
unicamente ai ministri della liturgia: i
vescovi, i sacerdoti e i diaconi. Tutti
possono pregare per l’altro. Si raccomanda
insistentemente, però, di non utilizzare
gesti che possano provocare illusione,
confusione o una sbagliata interpretazione.
CR n.1131 del 27/2/2010