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Che fare di fronte agli abusi? Resistere, resistere,
resistere...
Pubblichiamo il messaggio odierno di un nostro lettore (13 febbraio,
2008 11:00)
Che fare di fronte agli abusi?
Null'altro che resistere, resistere e ancora resistere. Non c'è altro modo
per essere coerenti con la nostra fede.
Cristo stesso ce l'ha insegnato, quando ha perso la sua pur grande pazienza
ed ha scacciato i mercanti dal Tempio, i quali avevano trasformato il sacro
luogo in bivacco e mercato.
Né dobbiamo dimenticare, neppure per un istante, quale sia la posta in
gioco: la preservazione dell'integrità della fede cristiana cattolica,
sottoposta ad aggressioni di ogni sorta, dentro la Chiesa e fuori di essa.
Il fatto è che un fronte piuttosto ampio di persone che va dai nipoti di
Bugnini, passando per il card. C.M. Martini, per gli stessi ordini ed i
movimenti per arrivare ai 'fratelli maggiori' ebrei, si è consolidato nei
decenni nella concezione di una Chiesa avviata sul cammino post-conciliare,
modernista, superecumenica, cedevole ed aperta ad ogni cambiamento in
sintonia con le istanze della società attuale.
Capace di rinunciare anche alle proprie certezze dogmatiche pur di
proseguire nell'opera di contaminazione con gli altri carismi del mondo,
ritenuti ugualmente validi e rappresentativi, paritari con la fede
cattolica.
Poi è arrivato Benedetto XVI, il Papa-teologo, con le sue graduali
puntualizzazioni, con i progressivi distinguo, con i richiami sempre più
espliciti e costanti alla necessità della riscoperta dei valori dimenticati
o sopraffatti dell'autentica tradizione cattolica.
Ed è successo il finimondo: il variegato e multiforme panorama
anti-tradizione si è compattato in un unicum che accomuna tutti i suoi
rappresentanti, e anche qualche inedita paradossale componente come gli atei
marxisti, nella critica a volte sommersa, a volte esplicita della Chiesa
odierna, fino a sfociare nella aperta contestazione e ribellione alle
direttive papali.
Tutto questo per quali motivi?
Per avere il nostro Papa richiamato in vita valori, concetti, significati
che pur essendo intrinsecamente costitutivi della fede cattolica, erano
stati rimossi ed archiviati dall'onda impetuosa della mentalità
post-conciliare, fautrice di una fede debole, rinunciataria, arrendevole e
dialogica fino alla minimizzazione della propria identità purché capace di
costruire una nuova Chiesa ed una nuova teologia orizzontali, assembleari,
democratiche, terrene, sfrondate di elementi eccessivamente sovrannaturali,
dogmatici e gerarchici.
I teorici di questa dottrina tanto eterogenea quanto condivisa del fronte
anti-Benedetto sono i vari nonni e nipoti della scuola di Bologna, gli
oltranzisti del Novus Ordo, i teologi delle varie liberazioni, i cardinali e
vescovi riformatori, i capi dei movimenti come il cammino neocatecumenale,
per arrivare agli ultimi epigoni della nuova teologia come Stefani, Mancuso
e compagni, del tutto privi di ogni pudore e rispetto riverente per la
figura del Vicario di Cristo.
A questo fronte si contrappone il vasto popolo dei credenti ed i ministri
della Chiesa fedeli al Papa, che si sentono dalla sua parte perché hanno
colto l'importanza della sua azione in difesa della autentica fede
cattolica, perché condividono con lui la necessità di uno stop agli
stravolgimenti, ai cambiamenti che rischiano di trasformare la Chiesa e la
fede stessa trasmessaci da Cristo in qualcosa di radicalmente diverso, se
non nel suo esatto contrario.
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