Cronache di inizio agosto
By Tripudio
Quando leggo notizie come quella del
caso
delle Marche, mi viene sempre da riflettere sull'affievolirsi del concetto
di autorità.
Cioè: pare che per la maggioranza degli uomini di Chiesa (dai laici ai
cardinali), l'obbedienza scatti solo come unica alternativa a conseguenze
davvero spiacevoli. Cioè si obbedisce solo quando è la cosa più facile e più
conveniente.
Ancora pochi secondi prima della notizia dell'elezione di Benedetto XVI, mi
ripromettevo di amare ed obbedire al Papa anche se fosse stato eletto
qualcuno assai poco raccomandabile.
Ma in quello stesso momento, quanti avranno avuto quello stesso spirito? E
fino a quando avrò quella immeritata grazia?
Senza neppure la necessità di scendere nei dettagli, questi due esempi sono
significativi: si proibisce di mostrare i problemi dei neocatecumenali, e
nello stesso tempo si ostacola la "messa in latino".
Come se un medico si rifiutasse di curare i malati e si ostinasse a visitare
e vessare i sani.
Per questo penso all'affievolirsi del senso di autorità.
I malati arroganti si dichiarano sani, e peggiorano nella loro malattia, ed
infestano e danneggiano altri.
Ed il medico, sapendo che le sue medicine verrebbero rifiutate, è giocoforza
prudente fino all'eccesso. Il caso delle Marche è solo uno dei tanti esempi.
Non c'è neppure bisogno di ipotizzare bustarelle o pressioni.
Chi deve attraversare un campo minato, dove ogni più piccola mossa può
significare un enorme patatrac, diventa cauto fino all'esasperazione. Fino a
diventare un burattino.
Come a bordo dell'autobus, il controllore fa paura solo agli onesti. Il
criminale viaggia gratis: il controllore non lo vesserà, "tengo famiglia".
In fondo in fondo questo è il motivo per cui qui sul blog usiamo pseudonimi.
Sarebbe poco allegro vedere tutti i propri dati, associati a miserabili
calunnie, pubblicati nelle mailing-list neocatecumenali (è già successo,
assieme a meschinità ben peggiori, non è una paura irrazionale: ed è assai
difficile, oltremodo stressante e poco fruttuoso denunciare).
Ai neocatecumenali piace dare un nome e cognome ai "giuda" e "faraoni".
Piace vessarli e denigrarli in ogni modo. Piace mormorare, piace
calunniarli, piace odiarli. Poiché il Cammino questo insegna: ama i tuoi
nemici, a meno che non sia gente che dice la verità su Kiko, su Carmen e sul
Cammino.
I neocatecumenali, figli della menzogna, sanno che di fronte alle critiche
non bisogna interrogarsi, ma bisogna banalizzare e negare, senza riflettere,
senza pensare. Sanno che bisogna parlare per slogan, anche se falsi, perché
uno slogan ripetuto un miliardo di volte alla fine estenuerà gli
interlocutori e sembrerà verità. E perciò diventa difficile già adesso dire
la verità, poiché i loro discorsi, tutti uguali, tutti noiosi, hanno sempre
lo stesso ritornello: tutti ci elogiano, solo voi quattro gatti ci
criticate; il Papa ci loda, solo Zoffoli ci criticava; siamo approvati, e
quindi nessuno ha diritto di elevare obiezioni...
Sanno che possono andare avanti così, proprio a causa dell'affievolirsi del
senso di autorità nella Chiesa, grazie al quale è necessario blandire chi
disobbedisce, ed è perciò anche necessario torchiare chi obbedisce.
Più disobbediscono, e più mettono la legittima autorità in condizione di
doverli blandire, in condizione di dover accettare il "fatto compiuto", in
condizione di dover azzerare tutte le pendenze in nome di un'apparenza di
miglioramento.
Ancora non molto tempo fa, un Papa poteva dire "la Tradizione sono io", e
concludere con queste sole parole questioni di livello mondiale. Come un
padre che ha dei figli disubbidienti ma che sanno chi è l'autorità.
Oggi, perfino un Papa come Benedetto XVI deve "stare al gioco", e circondare
di venti frasi di elogio una frase che non lo è del tutto... figurarsi il
prendere provvedimenti definitivi, da autorità riconosciuta: cioè "da Papa".
E allora si spiega bene la travagliatissima storia del Motu Proprio sulla
messa tradizionale, che poteva uscire il giorno dopo la sua elezione al
soglio pontificio, e ci sono invece voluti più di due anni.
E si spiega bene anche la questione neocatecumenale, con la "lettera di
Arinze" fatta mandare da Arinze perché il Papa sapeva già dove sarebbe
andata a finire... lettera inviata quasi di sorpresa (ci sono voluti vari
mesi di pontificato), per evitare ostacoli.
Di quale tipo siano gli ostacoli, lo abbiamo visto in tempi recenti: il 25
aprile il Papa diceva (testuale) che non avrebbe esteso l'approvazione degli
Statuti... e il 20 maggio Rylko telefona a Kiko per dirgli che gli Statuti
sono finalmente pronti.
Siccome è terribilmente più probabile un Rylko compromesso (volontariamente
o meno, coscientemente o meno) piuttosto che un Benedetto XVI volubile e
meschino (al punto da rimangiarsi la parola), non possiamo fare a meno di
pensare che "i lupi" che il Papa teme (discorso di inizio pontificato)
circolano anche ai piani più alti, e fanno veramente "paura".
Gli indizi proseguirebbero a lungo; qui voglio solo citare il discorso
contro i preti pedofili che il Papa ha dovuto annunciare ancor prima di
partire per l'Australia per la GMG. Praticamente i suoi nemici gli hanno
"scritto" il discorso ancor prima di partire. E Benedetto XVI, che conosce
le armi del nemico (a cominciare dai media), non poteva evitare di stare al
gioco.
Di fronte a tutto questo, alcune anime troppo pie e troppo poco intelligenti
si lasciano andare, si scandalizzano, e traggono conclusioni a dir poco
affrettate. Il caso più notevole sugli Statuti del Cammino è, secondo me, la
chiusura improvvisa di un "forum" su internet tenuto su da un sedicente
cattolico che ha pensato: siccome il Papa approva i neocatecumenali, allora
non ci sono più speranze.
Guardate che ingenuità: ha già stabilito che il Papa "approverebbe" i
neocatecumenali. Veramente ingenuo. Conoscendo Benedetto XVI, se anche lo
sentissi dire con queste mie orecchie "il Cammino è profondamente cattolico:
diventate tutti neocatecumenali!" non perderei la fede e la speranza, perché
ciò che il Papa ha in cuore è fin troppo chiaro da decenni ad oggi (e non
perde occasione per farlo ripetere da qualche Ranjith o Arinze, tra i pochi
di cui si può ancora fidare), e pertanto quell'eventuale pronunciare una
frase del genere mi indicherebbe solo che il Papa vi è costretto per evitare
un male peggiore.
È l'ingenuità che fa dimenticare a certuni che "le porte degli inferi non
prevarranno", così come è l'ingenuità a far dimenticare che chi combatte per
affermare la verità, agli occhi del Signore ha già vinto, anche se il mondo
continua ad andare sottosopra.
Il mio successo nell'evidenziare le storture del Cammino non è nel numero di
neocatecumenali che rinnega quegli errori. Al contrario, il mio successo è
l'amare la verità e continuare a mostrarla. E so che nella giusta direzione
ho fatto qualche passo avanti, poiché il denunciare le storture del Cammino
mi ha costretto ad approfondire temi di fede e di liturgia che altrimenti
avrei potuto trascurare. Chi lotta per affermare la verità, finisce per
amarla di più. Chi lotta per affermare la dottrina della Chiesa, finisce per
amarla di più. Chi lotta per proteggere e promuovere la liturgia della
Chiesa, finisce per amarla di più. Chi lotta perché si obbedisca di più al
Papa, finisce per obbedirgli di più. Anche se circolano tanti "lupi".
Beninteso, io non penso che quei "lupi" abbiano tutti un nome e un cognome.
Ci sono dei lupi che non sono materiali. Quelli hanno un nome invocato ogni
giorno: "solo per stavolta", "parrà brutto se", "non è poi così grave", "ma
dopotutto che c'è di male"... questi lupi virtuali governano le teste di
tanta gente, oggi. E sono fortissimi anche nei sacri palazzi.
Il fatto che Kiko agiti paroloni come "il
sacrificio di Cristo" non deve trarci in inganno.
Se io ti mostro un bicchiere dicendoti "questa è una bottiglia", tu come
reagisci? Dapprima ridi pensando ad uno scherzo, poi nel vedermi insistere
cominci a domandarti perché mai sto dicendo una simile insulsaggine.
Ma quel genere di insulsaggini purtroppo non è più prerogativa dei malati di
mente. Esistono persone - e Kiko e Carmen sono due di queste - che
utilizzano deliberatamente delle parole intendendo però un diverso
significato.
Per capire cos'è la Messa abbiamo anzitutto i Vangeli. Gesù ha detto "fate
questo in memoria di Me".
Lo ha detto in un momento drammatico, sapendo che stava per essere tradito,
sapendo che stava per essere consegnato. Aveva perfino dovuto scegliere un
posto tranquillo e appartato, dove poter stare con gli Apostoli, lontano
dalle folle e dal clamore. E non possiamo dubitare che lo abbia scelto
proprio perché stava per "inventare" la Messa (mi sia consentito di usare
qualche parola non proprio esattissima, solo per riassumere velocemente ciò
che ho da dire).
Era cominciata come l'ultima pasqua ebraica, ed invece Gesù ha fatto
qualcosa di nuovo, di inaudito: "fate questo in memoria di Me". L'ebraismo
non conta più: è "la Nuova ed eterna Alleanza".
Infatti gli Apostoli capiranno benissimo: non aspetteranno la pasqua ebraica
successiva per "fare questo". Anzi, dalla Pentecoste lo faranno ogni giorno.
Il calendario ebraico non avrà più senso, la pasqua ebraica sarà solo un
ricordo. A poco a poco - anche con qualche piccola difficoltà a causa dei
"giudaizzanti" - gli Apostoli lasceranno perdere il vecchio ebraismo. E ne
saranno confermati dal Signore in più occasioni.
Abbiamo dunque come dati storici l'antica pasqua ebraica (un banchetto
rituale), e la Messa (la ripetizione incruenta del sacrificio della croce).
Fa' attenzione alla prima definizione: "banchetto rituale". Banchetto sì, ma
"rituale". Un rito complesso, molto articolato, molto preciso, con lo stato
d'animo della profonda attenzione religiosa. Per l'appunto: "rituale". Non
chiassoso. Niente baccano festaiolo. Niente ammuina da osteria di campagna.
Ed osserva anche la Messa cristiana: "ripetizione incruenta del sacrificio
della croce". Quale poteva essere lo stato d'animo degli Apostoli nel
celebrare "questo" in memoria di Lui? Certamente avevano il cuore pieno di
gioia: ma era forse chiassoso? festaiolo? baccanale? parolaio? ballerino?
Assolutamente no. Ed infatti venti secoli di "crescita" della Messa (e di
crescita della consapevolezza della divina Rivelazione) non hanno mai
ridotto il "sacrificio incruento" a "banchetto".
Tranne, ovviamente, i protestanti. Sono stati i protestanti a ridurre la
Messa a "santa cena", fino ad annoiarsene rapidamente loro stessi (un
"racconto" o una "cena" a lungo andare annoiano). E' stato il
protestantesimo ad inventarsi una cosa nuova. I protestanti si annoiavano di
pregare, si scocciavano di adorare, e così hanno semplificato tutto,
banalizzato tutto. Fino ad annoiarsene definitivamente (quanti protestanti
oggi celebrano la "santa cena"?)
Non sappiamo dire se i primi cristiani si inginocchiassero alla
consacrazione del pane e del vino, ma certamente possiamo supporre che erano
nello stato d'animo di intensa preghiera, di unione con Dio, di serietà, di
devozione... insomma, praticamente, di adorazione: sono le conseguenze più
logiche, più ovvie, più verificabili, di ciò leggiamo nel Vangelo. Gli
Apostoli l'hanno vissuta così. Gesù ha detto "questo è il mio Corpo offerto
in sacrificio...", ed ha detto "fate questo in memoria di Me": più chiaro di
così! Altro che banchetto festoso!
Ecco dunque il punto.
Se non ci fosse già stato il protestantesimo cinque secoli fa, avremmo
potuto dire che Kiko si è inventato una cosa nuova.
Il baccanale "messa-banchetto" inventato da Kiko e Carmen è semplicemente il
protestantesimo che torna sotto altre forme. Torna per lo stesso motivo:
Kiko si è scocciato della messa "seria", e se ne è inventata una con
balletti, canzonette, comunione self-service al buffet,
generose spruzzate di cabala pescate a caso, e sagra paesana delle
chiacchiere a vànvera.
Nella liturgia kikiana non c'è posto per l'inginocchiarsi, non c'è posto per
l'adorazione, perché la celebrazione serve a far tornare "dalla tristezza
all'allegria" i cosiddetti "fratelli che vengono dall'inferno".
E quel che è ancor più grave, è che Kiko non ha mai rinnegato questo. Al
contrario, di fronte alle "decisioni del Santo Padre" in cui si comandava di
seguire la liturgia della Chiesa "senza omettere né aggiungere nulla"...
gridava: "una vera catastrofe! siamo persi! è tutto finito!"