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Eucharisticum mysterium (maggio 1967) -
Estratto 3. Punti notevoli della dottrina
Tra i principi dottrinali che si notano nei predetti documenti della chiesa sul
mistero eucaristico, sarà utile fissare l'attenzione sui seguenti, che
determinano l'atteggiamento del popolo cristiano verso questo mistero e perciò
riguardano direttamente lo scopo di questa istruzione. a) "Il Figlio di Dio,
unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e risurrezione,
ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova creatura (cf. Gal 6,15; 2Cor
5,17).
Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo corpo i
suoi fratelli, chiamati fra tutte le genti. In quel corpo la vita di Cristo si
diffonde nei credenti, che attraverso i sacramenti si uniscono in modo arcano e
reale a Cristo sofferente e glorioso". Perciò "il nostro Salvatore, nell'ultima
cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo
corpo e del suo sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il
sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta sposa, la chiesa,
il memoriale della sua morte e della sua risurrezione: sacramento di pietà,
segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo,
l'anima viene colmata di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura".
Quindi la messa, o cena del Signore, è contemporaneamente e inseparabilmente: -
sacrificio in cui si perpetua il sacrificio della croce; - memoriale della morte
e della risurrezione del Signore che disse: "Fate questo in memoria di me" (Lc
22,19); - sacro convito in cui, per mezzo della comunione del corpo e del sangue
del Signore, il popolo di Dio partecipa ai beni del sacrificio pasquale. rinnova
il nuovo patto fatto una volta per sempre nel sangue di Cristo da Dio con gli
uomini, e nella fede e nella speranza prefigura e anticipa il convito
escatologico nel regno del Padre, annunziando la morte del Signore "fino al suo
ritorno".
6. Il mistero eucaristico, centro di tutta la vita della chiesa
La catechesi sul mistero eucaristico deve tendere a inculcare nei fedeli che la
celebrazione dell'eucaristia è veramente il centro di tutta la vita cristiana,
tanto per la chiesa universale, quanto per le comunità locali della chiesa
medesima. Infatti "tutti gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri
ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra
eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima eucaristia è
racchiuso tutto il bene spirituale della chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra
pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito santo e
vivificante, dà vita agli uomini, i quali sono in tal modo invitati e indotti a
offrire assieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create". La
comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda la
chiesa, è adeguatamente espressa e mirabilmente prodotta dall'eucaristia. In
essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica il mondo in
Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo e per lui al Padre nello
Spirito santo; la sua celebrazione, poi, "contribuisce in sommo grado a che i
fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e
la genuina natura della vera chiesa".
8. Il mistero eucaristico e l'unione dei cristiani
Oltre a ciò che riguarda la comunità ecclesiale e i singoli fedeli, i pastori
rivolgano particolare attenzione anche a quel punto di dottrina, in cui la
chiesa insegna che, nel memoriale del Signore, celebrato secondo la sua stessa
volontà, è espressa e si realizza l'unità di tutti i cristiani in lui. A norma
del decreto sull'ecumenismo del concilio Vaticano II, i fedeli siano condotti a
una giusta stima dei beni custoditi nella tradizione eucaristica, secondo cui i
fratelli delle altre confessioni cristiane usano celebrare la cena del Signore.
Mentre infatti "nella santa cena fanno memoria della morte e della risurrezione
del Signore, professano che nella comunione di Cristo è significata la vita e
aspettano la sua venuta gloriosa".
- Quelli, poi, che hanno conservato il sacramento dell'Ordine, nella
celebrazione dell'eucaristia "uniti col vescovo hanno accesso a Dio Padre per
mezzo del Figlio, Verbo incarnato, morto e glorificato, nell'effusione dello
Spirito santo, ed entrano in comunione con la Santissima Trinità, fatti
partecipi della natura divina" (2Pt 1,4). Perciò per la celebrazione
dell'eucaristia del Signore in queste singole chiese, la chiesa di Dio "è
edificata e cresce, e con la concelebrazione si manifesta la loro unione".
Soprattutto nella celebrazione del mistero dell'unità conviene che tutti i
cristiani provino dolore delle divisioni che li separano gli uni dagli altri.
Rivolgano pertanto preghiere a Dio, affinché tutti i discepoli di Cristo
intendano sempre più profondamente il mistero dell'eucaristia secondo la sua
vera volontà e lo celebrino cosicché, divenuti partecipi del corpo di Cristo,
formino un solo corpo (cf. 1Cor 10,17) "compaginato con quegli stessi vincoli,
con i quali egli lo volle formato".
12. In che consista la partecipazione attiva alla messa
Si spieghi dunque a tutti coloro che si riuniscono per l'eucaristia che formano
quel popolo santo che, insieme con i ministri, ha parte nell'azione sacra.
Certo, solo il sacerdote, in quanto rappresenta Cristo, consacra il pane e il
vino. Tuttavia l'azione dei fedeli nell'eucaristia consiste nel fatto che essi,
memori della passione, della risurrezione e della gloria del Signore, rendono
grazie a Dio e offrono l'ostia immacolata non solo per le mani del sacerdote, ma
uniti a lui; e, con la partecipazione al corpo del Signore, si compie la
comunione loro con Dio e tra di loro, comunione a cui deve condurre la
partecipazione al sacrificio della messa. Infatti una più perfetta
partecipazione alla messa si ha quando essi, convenientemente disposti, ricevono
sacramentalmente il corpo del Signore nella messa stessa, obbedendo alle parole
di lui: "Prendete e mangiate". Questo sacrificio, poi, come la stessa passione
di Cristo, sebbene sia offerto per tutti, "non ha effetto se non in coloro che
si uniscono alla passione di Cristo con la fede e la carità... Ad essi tuttavia
giova più o meno secondo la misura della loro devozione". Tutto ciò sia spiegato
ai fedeli, sì che essi partecipino attivamente alla messa, sia nell'intimo del
loro animo, sia esteriormente attraverso i riti, secondo le norme stabilite
dalla costituzione sulla sacra liturgia, più ampiamente determinate
nell'istruzione "Inter oecumenici", del 26 settembre 1964, nell'istruzione "Musicam
sacram" del 5 marzo 1967 e nell'istituzione "Tres abhinc annos" del 4 maggio
1967.
13. Effetti della celebrazione dell'eucaristia nella vita quotidiana dei
fedeli
I fedeli debbono conservare nel loro modo di vita ciò che hanno ricevuto nella
celebrazione dell'eucaristia con la fede e il sacramento. Si studino quindi di
trascorrere tutta la loro vita con gioia nella fortezza del cibo celeste,
partecipando alla morte e alla risurrezione del Signore. Pertanto dopo aver
partecipato alla messa, ognuno sia "sollecito di compiere opere buone e di
piacere a Dio, di comportarsi rettamente, amando la chiesa, mettendo in pratica
ciò che ha imparato e avanzando nella pietà" proponendosi di animare il mondo
con lo spirito cristiano, fattosi anche testimone di Cristo "in mezzo a tutti, e
cioè in mezzo alla società umana. Infatti non è possibile che si formi una
comunità cristiana, se non avendo come radice e come cardine la celebrazione
dell'eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione
tendente a formare lo spirito di comunità".
37. La comunione frequente e quotidiana
Poiché "è evidente che la SS. Eucaristia, ricevuta frequentemente o ogni giorno,
accresce l'unione con Cristo, alimenta più abbondantemente la vita spirituale,
arma più potentemente l'anima di virtù e dà a colui che si comunica un pegno
anche più sicuro della felicità eterna; i parroci, i confessori e i predicatori
invitino con frequenti esortazioni e molto zelo il popolo cristiano a questo uso
tanto pio e salutare".
38. L'orazione privata dopo la comunione [il prolungamento nella vita]
Per la partecipazione al corpo e al sangue del Signore, si sparge
abbondantemente su ciascuno dei fedeli il dono dello Spirito santo come acqua
viva (cf. Gv 7,37-39), purché esso sia ricevuto sacramentalmente e con la
partecipazione dell'animo, cioè con la fede viva, che opera attraverso l'amore.
Ma l'unione con il Cristo, cui è ordinato questo sacramento, non deve essere
suscitata solo durante il tempo della celebrazione eucaristica, ma deve essere
prolungata durante tutta la vita cristiana, sì che i fedeli, contemplando
ininterrottamente nella fede il dono ricevuto, trascorrano la vita d'ogni giorno
nel rendimento di grazie, sotto la guida dello Spirito santo e producano più
abbondanti frutti di carità. Affinché, poi, restino con più facilità in questa
azione di grazie, che è resa a Dio in modo eminente nella messa, si raccomanda a
coloro che si sono ristorati con la santa comunione, di sostare qualche tempo in
preghiera.
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