Riflessioni di fine febbraio
Tra ieri e oggi ci scrivono alcuni nostri lettori:
È qualche anno che ci interroghiamo su
questo spazio su come sia potuto accadere tutto questo nella Chiesa.
Se una ventina di anni fa ce l'avessero detto che una setta micidiale
sarebbe penetrata nella Chiesa fino a stravolgerla interamente, mai vi
avremmo creduto, certi della saldezza della nostra fede e della vigilanza
dei nostri pastori.
Oggi, nell'epoca del relativismo imperante, della messa in discussione di
ogni valore, è saltato il confine tra lecito ed illecito, tra ciò che è
grato a Dio e ciò che non potrebbe mai esserlo, in base a quanto ci hanno
insegnato di Lui le Scritture.
Di relativismo in relativismo, si è giunti ad un caos indistinto, ad una
confusione valoriale immane: in esse il diavolo o non esiste o non è poi
così cattivo; si può benissimo sposare la causa di Cristo e quella dei
propri bassi istinti; la cura delle opere pie può benissimo accompagnarsi a
quella dei più terreni affari, et cetera.
L'eventuale via libera ai neocatecumenali, occorre prenderne atto, sarebbe
del tutto in sintonia con questo processo di relativizzazione.
Quanto meno, nella anormalità del contesto si connoterebbe come un
normale sdoganamento di una nutrita schiera di fedeli considerati tutto
sommato originali, fantasiosi, eccentrici ma certamente buoni servitori
della causa cattolica nel mondo.
Vi sono nella Chiesa, anche ai livelli più elevati, personalità che la
pensano precisamente in tal modo a proposito dei neocatecumenali, sì da
sponsorizzare e appoggiare entusiasticamente il Cammino.
Forse, ancora più del modernismo e del progressismo, i tarli che stanno
erodendo le fondamenta della fede cattolica oggi si chiamano relativismo ed
opportunismo, pragmatismo e compromesso.
Il nostro Papa si è opposto via via più decisamente a tutto questo:
pensieri, pronunce, richiami, appelli e documenti solenni, inanellati l'uno
dietro l'altro come tappe di una preziosa sequela per tutto il popolo
credente e non solo.
È per questo che affermo con grande sofferenza che l'eventuale approvazione
ufficiale del cammino neocatecumenale costituirebbe una drammatica
contraddizione di tale sequela, al di là del fatto se fosse imposta da
pressioni organizzate oppure scaturisse da personali determinazioni.
Gabriele
23 febbraio, 2008 19:38
Io non sarei così superficiale nel valutare il peso del Cammino e
l'influenza che potrebbe avere nella Chiesa.
Dopotutto, nessuno è perfetto e anche gli altri movimenti ecclesiali e gli
stessi ordini religiosi hanno le loro pecche ed hanno commesso errori:
errori di superbia, di orgoglio, di elitarismo, ecc.
Ma tutti insieme gli errori compiuti dagli altri movimenti non assommano
all'un per cento di quelli ben più gravi ed esiziali commessi dal e nel
cammino.
La stessa ragion d'essere di questo blog la dice lunga sulla specificità,
diversità e alterità di un'organizzazione che davvero contiene al proprio
interno i germi di una distruzione radicale del modo di intendere la fede
cattolica.
Questo lo avevano ben capito padre Zoffoli, don Conti e pochi altri
incompresi e disattesi.
Con un'aggravante tanto incredibile quanto inaudita: che al progetto portato
avanti dai fondatori del Cammino hanno aderito non solo semplici sacerdoti e
parroci ma addirittura vescovi e cardinali.
Il livello dell'infiltrazione e del coinvolgimento è tale e di tale portata
da rappresentare un reale pericolo per il futuro della Chiesa stessa, se è
vero che nel programma dei capi del Cammino vi è portare al soglio
pontificio un Papa neocatecumenale.
Dunque, dissento dalle interpretazioni che tendono a sminuire la portata di
un'approvazione formale del Cammino. È vero che i neocatecumenali, essendo preparati ad obbedire esclusivamente
ai loro capi, continueranno a disobbedire alla Chiesa a seconda delle
direttive ricevute all'interno del loro movimento e indipendentemente
dall'approvazione o meno dello statuto, ma è pur vero che tale approvazione
assumerebbe un valore simbolico di gran lunga superiore alla pochezza
dottrinale e teologica dei suoi propugnatori.
Personalmente, con tutta la deferenza ed il rispetto che nutro per il Santo
Padre, ritengo che dovrebbe riflettere mille volte prima di apporre la
propria firma su un atto profondamente dirompente e destabilizzante per la
Chiesa.
E questo lo affermo senza alcun rancore per Kiko e compagni, che hanno tutto
il diritto di professare le loro convinzioni religiose ma nessun diritto di
imporle a tutta la Chiesa e all'intera comunità cattolica, tentando di
piegare perfino il Papa a tale ambiguo e nefasto disegno.
Livio 23 febbraio, 2008 12:38
Come credente e come persona dotata di raziocinio dal buon Dio mi rifiuto di
accettare l'idea che il Papa, dopo tutto quel che ha teorizzato, predicato e
messo per iscritto con i propri atti di magistero possa aver firmato
l'approvazione di un documento che apre ufficialmente le porte della Chiesa
alla sovversione organizzata e alla disobbedienza sistematica, per quanto
già sussistente in ogni àmbito contaminato dal credo neocatecumenale.
Sarebbe un fatto talmente contraddittorio con il pensiero e la persona
stessa di Papa Ratzinger che solo una gigantesca pressione di tutta la Curia
- e sottolineo tutta - con una concomitante debacle delle vocazioni potrebbe
aver consentito, seppur non giustificato, un passo così grave.
D'altronde, anche di fronte ad una tale ipotesi - ovvero per fronteggiare la
crisi vocazionale e mantenere nella Chiesa alcune centinaia di migliaia di
fedeli recalcitranti e instabili - sarebbe in contraddizione con lo stesso
pensiero del Papa, il quale ha ben esplicitato più volte la possibilità di
una chiesa futura rimpicciolita nei numeri ma fedele alla sua sacra
tradizione.
No, non mi riesce di trovare neppure un motivo valido (iota unum...)
per cui il Papa dovrebbe aver firmato lo statuto di una setta che è nei
fatti portatrice di divisioni, separazioni, eversioni, prevaricazioni,
stravolgimenti nella fede e nella vita cattolica.
Se dovesse accadere per davvero, non potrebbe che configurarsi come segno di
quella fine dei tempi predetta da Cristo e trasmessa nelle Sacre Scritture.
Deve esser chiaro: l'approvazione degli statuti per un neocatecumenale
sarebbe una vittoria per il prosieguo del programma di riforma radicale
della Chiesa da loro perseguito, ma per un credente normale essa resterebbe
una sconfitta grave, senza se e senza ma, della Chiesa e della fede
cattolica.
Manlio 22 febbraio, 2008 12:24
Se il Papa è al corrente che questo vescovo slovacco è neocatecumeno, e
le immagini sono eloquenti, ciò significa che ha autorizzato la nascita di
un'eparchia neocatecumenale in terra slovacca.
E ciò prima dell'approvazione dello Statuto, o almeno della sua
pubblicazione.
Avrebbero ragione a cantare vittoria, come stanno facendo da tempo, poiché
l'unica condizione che consentirebbe tale autorizzazione sarebbe appunto la
certezza dell'avvenuta approvazione a monte.
Viceversa, troverei perlomeno singolare l'ipotesi del Papa che procede ad
una tale legittimazione nel mentre respinge l'approvazione statutaria del
CNC.
Che dire? Che, a meno dell'ennesimo equivoco in cui potrebbe esser caduta la
Chiesa, sembra una doccia gelida per quanti hanno sperato fino all'ultimo
nel rifiuto delle tesi neocatecumenali. Attenuata solo in parte dalla
eventuale correzione severa dello statuto stesso, poiché, come abbiamo tutti
constatato, neppure il Papa sarebbe in grado di controllare il reale
rispetto da parte delle incorreggibili comunità NC delle norme a loro
rivolte...
Sergio
22 febbraio, 2008 16:56