Interrogativi e perplessità post approvazione Statuto
Una prima sintesi
Dalle varie approfondite riflessioni sullo
Statuto NC, che presto pubblicheremo, abbiamo visto che dallo stesso emerge
chiaramente il tentativo di cattolicizzazione del Cammino. In primis, non
dovrebbero più esserci veglie celebrate in alberghi. Lentamente il Cammino
dovrebbe essere assimilato nelle parrocchie, e dovrebbe abbandonare le parti
giudaizzanti della celebrazione.
Tuttavia, questo realisticamente potrà succedere solo
se e nei casi in cui il parroco non sia NC o non sia 'ammaliato' o non sia
'comprato'... perché, così come non ha avuto alcuna applicazione la lettera
di Arinze, altrettanto non l'avranno quelle parti dello statuto che
farebbero del cammino qualcosa di meno 'diverso' dall'insegnamento della
Chiesa...
In realtà il cammino costituisce una 'entità' voluta dagli iniziatori, ed ha
un'anima, un'identità propria, che non può cambiare in profondità solo per
l'adeguamento, che peraltro risulta difficile e problematico, di alcune
'formalità'...
Vi metteremo tra breve al corrente degli
esiti del lavoro
certosino effettuato sullo statuto neocatecumenale definitivo (che
pubblicheremo al più presto perché è FONDAMENTALE che queste Norme si
CONOSCANO BENE! Proprio per dare INFORMAZIONE a chi non ne ha! E per dare
quindi consapevolezza, capacità di scelta e libertà a chi vuole, scoprendo CHI E COSA si ritrova
davanti: certamente una "forma" diversa di Cristianesimo... E CHI E COSA INVECE DOVREBBE ritrovarsi).
A questo punto possiamo
tentare una prima sintesi ragionata dell' "essere Chiesa" del Cammino
Neocatecumenale, anche alla luce del fatto che i NC intendono entrare (e già
sono entrati ormai a pieno titolo) nella Chiesa Unica di Cristo per
"trasformarla", o almeno rinnovarla dal di dentro, tenendo conto delle
catechesi iniziali (identiche a quelle di 30 anni fa, persino nelle virgole)
in corso in varie parrocchie (e che alcuni amici hanno registrato):
- Nella seconda catechesi si confermano le
credenziali dell'insegnamento e l'assoluta autorità del catechista che è un
"apostolo", il quale, parlando della propria funzione, ripete esattamente le
parole di Kiko, ribadendo: "Durante il catecumenato non potete ancora
mostrare i segni di una fede adulta. È l'apostolo, il catechista, che vi
guida nella catechesi, che deve vegliare sul Cammino come un fratello
grande, dato che il vescovo ha riconosciuto questo carisma in lui per
portarvi alla fede. Egli è certamente il fratello che sa se lo Spirito di
Gesù è presente".
Dunque durante i circa 20 anni di durata del Cammino (l'OICA ne prevede al
massimo 3) il catecumeno non può mostrare alcun segno di fede, mentre il
catechista possiede il potere di giudicare chi è un vero credente e chi no;
- Nella terza catechesi (già tenuta tre giorni fa in molte parrocchie) si
affronta il problema della Storia della Salvezza, secondo lo schema abituale:
Abramo, Mosè, David, esilio in Babilonia, i profeti, Gesù Cristo, la Chiesa
primitiva. Dopo il 314 d.C. invece, cioè dopo Costantino, secondo la
predicazione che ancora si effettua, si apre una parentesi che si chiude
solo con il Concilio Vaticano II.
Durante i 1700 anni intermedi, viene detto con le parole di Kiko, il
catecumenato non è stato più praticato e quindi la Chiesa ha vissuto in uno
stato di 'religiosità naturale'. I santi, i dottori della Chiesa non vengono
affatto menzionati, ma si insiste sul fatto che il Vaticano II "proclama il
rinnovamento liturgico basato sul mistero pasquale (non si parla di
redenzione) e sull'ecumenismo", che viene messo sullo stesso piano della
missione.
- A questo punto viene posta la domanda più importante:
" Come si può applicare il rinnovamento del Concilio alla vita concreta
della parrocchia (cioè della Chiesa)?
La risposta è immediata:
"Attraverso una comunità cristiana catecumenale che aprirà un Cammino
catecumenale", infatti, - viene fatto osservare - tutta la storia della
salvezza converge sull'unica via possibile di evangelizzazione: il
Catecumenato (da intendere nell'accezione neocatecumenale).
Si passa subito quindi a delineare, usando le precise parole usate da Kiko
nelle prime catechesi degli anni '60, LA CONFIGURAZIONE NUOVA DELLA CHIESA (quella di sempre, ma ovviamente da "rinnovare"). Ecco cosa dice in merito Kiko ancora oggi (ottobre 2008) per bocca dei suoi catechisti nelle
parrocchie:
"La Comunità ha la missione di aprire un Cammino catecumenale nella
parrocchia. Quando altri fratelli vi vogliono entrare, poiché la comunità
non può essere troppo grande, essi si uniranno in un'altra comunità. Cosi
apriranno nuove comunità e formeremo una nuova struttura parrocchiale. Ogni
comunità avrà il suo presbitero e il suo diacono, e nella comunità
appariranno i diversi carismi... così ci saranno un collegio di diaconi, un
collegio di sacerdoti, ecc. Una chiesa locale nella quale il parroco sarà
una specie di vescovo con il suo collegio presbiterale. Questa chiesa locale
è la scoperta del Concilio".
Da questa sintesi, emerge chiara l'ennesima
dimostrazione che lo Statuto del Cammino.... NON C'ENTRA NULLA COL CAMMINO
REALE... Sic stantibus Rebus... È scioccante! Il progetto di Kiko Arguello
di dominio sulla Chiesa cattolica con il suo cammino è più che evidente!
Quando si sveglieranno i pastori che sono di principio chiamati a guidarci e
proteggerci?
Quando apriranno gli occhi?
Quando si sveglieranno dal sonno letargico, ipnotico, nel quale sono
piombati?
Non è ormai credibile che il cammino possa mai
integrarsi nella parrocchia o trasformarsi in un percorso cattolico. Tutt'al
più il tentativo di assimilarlo in una parrocchia - cosa che sappiamo non
potrà mai avvenire per la resistenza dei catechisti - potrebbe togliergli
forza al suo interno, potrebbe aumentare il numero di coloro che gli
preferiranno la vita di parrocchia... ma anche questo è opinabile, pur
prescindendo dai contenuti, conoscendo i metodi e l'incisività dei
martellamenti.
Dai nostri osservatori in varie diocesi della penisola, possiamo dire che
alcuni vescovi sono preoccupati e perplessi, ma aspettano il pronunciamento
ufficiale, che ancora non è completo. Molti, invece lo ritengono completo
con l'approvazione del Pontificio Consiglio dei Laici, anche se manca il
pronunciamento della Dottrina della Fede e lasciano fare incondizionatamente
e senza remore.
Quello di cui invece non si rendono conto, è che il cammino non solo insegna
diversamente dal 'Depositum Fidei' Apostolico della chiesa, ma crea dei danni nelle
persone. Si pensa che chi esce, rientra nella parrocchia, ritrova la sua
libertà, e visse per sempre felice e contento... Ma non è così! Non sanno dei danni
psicologici, né del fatto che moltissimi lasciano la chiesa a causa del
cammino.
Si possono prendere in considerazione altre
ipotesi: che i Vescovi che "permettono" il CnC nei modi che conosciamo siano
tutti "ammaliati", oppure abbiano sposato un'altra fede (purtroppo
non ci appare negabile che un certo numero di Vescovi della Chiesa Cattolica abbia
realmente sposato un'altra fede: falso ecumenismo e protestantizzazione).
Vi sono anche alcuni Vescovi, a parte i non
molti che prendono una posizione netta in linea con la Tradizione Viva, che
HANNO TIMORE delle conseguenze di decisioni di cautela o critica nei
confronti del Cammino. PERCHE'? Vi
sono anche altri Vescovi, di quelli che "permettono" il CnC, che SPERANO
nell'Integrazione auspicando che avvenga... Ma che non prendono
provvedimenti disciplinari PER FARLA AVVERARE sempre per il solito (o di
altro tipo?) TIMORE! Perché, poi, nella Chiesa, oggi, è vietato vietare ed è
vietato correggere l'errore?
La domanda è: DI COSA SI HA PAURA? Perché
sembra ci possa essere altro, oltre alla "adesione ad un'altra fede". Oltre
questo c'è LA PAURA? MA DI CHE?
Il motivo per cui non si agisce in modo diretto, quale potrebbe essere,
oltre gli altri considerati, se non la PAURA?
22 ottobre, 2008 10:06