Una prima essenziale riflessione, che ci ripromettiamo di incrementare:
Erano prevedibili le "reazioni" ai due Grandi atti Magisteriali della
Chiesa negli ultimi giorni: la
Sommorum Pontificum e la
Dichiarazione della
Congregazione per la Dottrina della Fede (v. anche il
commento). Troppa gente dentro e fuori la
Chiesa sta scambiando lucciole per lanterne.
L'Arguello ha scambiato la sua setta eretica per la Chiesa, molti religiosi e
teologi hanno scambiato il Concilio Vaticano II con la Chiesa, addirittura
rigettando ed osteggiando tutto quanto non fosse contemplato dallo stesso.
L'opera di sistemazione dottrinale di Benedetto XVI ha precisamente il fine di
riportare ordine in un panorama ecclesiale frammentato ed eterodosso.
E quel vescovo che piangeva per lo sconforto all'approvazione del Motu Proprio
sulla messa tridentina, meglio avrebbe fatto a piangere sui guasti arrecati
alla Dimora di Dio dalle posizioni come la sua, moderniste e secolarizzate ad
oltranza.
Veramente si pensava di vivacchiare allegramente in una Chiesa trasformata in
una babele di "carismi" e trasgressioni le più fantasiose e soggettivistiche?
Veramente si pensava di fare tutto questo senza scatenare la collera del
Signore? Qualche volta viene il dubbio che nella Chiesa non abiti più il
timor di Dio, relegato dai sapienti modernisti nella soffitta delle
cianfrusaglie pre-conciliari...
Oggi paghiamo l'ambiguità, principalmente. Ma di più la mancanza di
fermezza nelle correzioni. Manca la parte "disciplinare". Si è abbondato nella
parte magisteriale. Ma questa parte è monca di quella disciplinare. Vale a
dire: se io faccio una cosa su cui mi hai richiamato già, deve funzionare la
DISCIPLINA! La sanzione, il richiamo ufficiale, la constatazione della
S-comunica.
Questo non per "mettere fuori" nessuno! Questo "qualcuno" ci si mette da
sé, è
CONSTATARLO FORMALMENTE, renderebbe possibile a questo "qualcuno", magari, di
tornare sui suoi passi!
A farci caso è lo stesso "percorso" che facciamo prima di confessarci!
Constatiamo, alla luce degli insegnamenti del Signore, che siamo S-comunicati,
ovvero, fuori dalla Comunione con Lui e con i fratelli, dovuta al nostro
peccato! Ma grazie ai suoi insegnamenti, alla sua "disciplina misericordiosa",
lo riconosciamo e torniamo sui nostri passi, tornando nella comunione, per
mezzo del Sacramento che ci rinnova! Ma in che posizione si trova chi questo
sacramento continua a svilire e a vanificare, insieme a tutti gli altri
insegnamenti distorti e alle aberrazioni liturgiche in cui persevera?
l'ultima persona che di recente ha chiesto il nostro aiuto testimonia che
il sacerdote a cui si è rivolta si è rifiutato di accompagnarla dal vescovo,
che - a suo dire - era stanco delle persone che andavano a lamentarsi e
avrebbe detto: "cosa possiamo farci se c'è tanta gente stupida che si fa
ingannare?". A parte la necessità di verificare l'esattezza dell'affermazione,
resta l'anomalia, diremmo meglio l'aberrazione, che l'inganno viene consumato
in seno alla Chiesa con l'avallo di sacerdoti e vescovi! E anche questa
testimonianza ha messo in luce ancora una volta una sofferenza grandissima!!!
In ogni caso non si farà chiarezza definitiva, fin quando i neocatecumenali
potranno sostenere coram populo, nonostante tutto, di essere chiesa
cattolica, a danno delle persone in buona fede: i 'piccoli' e i 'lontani' che
non sanno neanche cosa sia il Magistero...
Riportiamo un passaggio della lettera del Papa, che accompagna il "Motu
proprio".
"La storia della liturgia, quindi, deve essere letta come “crescita e
progresso” e non come “rottura”. “Ciò che per le generazioni anteriori era
sacro, - scrive il papa - anche per noi resta sacro e grande, e non può essere
improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”. Del
resto, “ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella
fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto”. Al tempo
stesso, i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono
“escludere la celebrazione secondo i libri nuovi”, una posizione
incoerente “con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito”.
Specifichiamo, a scanso di equivoci, che per "libri nuovi", "nuovo Rito" si
intendono le norme liturgiche di Paolo VI, alle quali i neocatecumenali sono
stati pregati di attenersi con la lettera di Arinze, non il "nuovo rito"
inventato da Kiko.
Si ricorda che la lettera di Arinze, oltre ad aver richiamato una marea di
norme, compresa la Sacrosantum Concilium, dice tra l'altro: ..." In breve, il
Cammino Neocatecumenale, nella celebrazione della Santa Messa, segua i libri
liturgici approvati, avendo tuttavia presente quanto esposto sopra ai numeri
1, 2, 3, 4, 5 e 6."
Se è stato detto così è evidente che è perché il cammino non li segue... e
finché non lo farà sarà per sua responsabilità fuori dalla comunione
ecclesiale...
Ulteriori riflessioni
C'è un rapporto di causa-effetto ben preciso tra quanto oggi ci ritroviamo
a contestare in nome della fede autentica, ed il terreno fertile su cui detto
"quantum" è nato e si è sviluppato.
Questo terreno fertile si chiama Concilio Vaticano II. Le spinte moderniste
che ne hanno prevaricato e monopolizzato lo spirito hanno anche creato l'humus
in cui si è sviluppata l'eresia neocatecumenale.
Kiko & soci devono anche a quel monopolio le loro fortune. Prima di quel
Concilio, non avrebbero potuto neppure profferire un'acca blasfema senza
essere immediatamente e solennemente messi alla porta. Avuta l'occasione
'ambientale' favorevole, hanno dato il via alla sperimentazione anticattolica,
nella quasi generale indifferenza anche per il quadro confusionale che ne è
scaturito, mettendo su pian piano l'organizzazione tentacolare e diffusa con
cui oggi la Chiesa sta facendo i conti.
Se un clima e delle norme hanno sviluppato il Cammino, un nuovo clima e nuove
norme ne fermeranno l'azione dirompente. Il nuovo clima è quello instaurato da
Benedetto XVI sul ritorno ai valori autentici della fede cristiana.
Le nuove norme sono quelle finora coerentemente varate dal Papa in sintonia
con tale clima.
Lo stesso ecumenismo deve trovare una nuova forma di dialogo con le altre
religioni: rispetto e confronto ma senza rinunce ai nostri dogmi fondanti.
Il che significa altresì - apro una parentesi - che bisognerà ritornare sulla
questione delle radici cristiane dell'Europa, che stupidamente sono state
rimosse per 'aprire' a Paesi di storia e cultura radicalmente diverse.
Ovvero, il suicidio intellettuale di una casta politica europea che non ha
avuto la forza di accogliere l'altro mantenendo salde le proprie radici
millenarie, per la nefasta concezione dell'accoglienza come resa.
Una approvazione eventuale del Cammino che non tenga conto di questo nuovo
clima e delle correlate nuove norme appare altamente improbabile, poiché
aggiungerebbe incertezza e confusione a quella già esistente, aumentando lo
stato di disordine complessivo che oggi regna nella Chiesa, dove convivono
guerreggiandosi più o meno sommersamente le più opposte concezioni, dalla
teologia alla esegesi, dalla liturgia alla organizzazione pratica della vita
nelle parrocchie, al ruolo stesso dei ministri ecclesiali.
Come abbiamo più volte sottolineato, c'è bisogno di ordine, e soprattutto di
un'unica linea, un'unica fede, un'unica disciplina cui tutti devono
conformarsi, per il bene stesso della Chiesa e della fede cattolica. Ciò
significa che deve tramontare la visione relativista di una Chiesa e di una
fede assimilate alla società secolare, dove convive tutto e il suo contrario.
Con Benedetto XVI, per grazia del Signore, ci siamo rimessi sulla rotta giusta
e pertanto occorre attenderne i frutti che non mancheranno di maturare.