Gesù, Verbo incarnato, Dio come il Padre, mi compiaccio della Tua
felicità infinita ed eterna, che nessuno degli orrori di questo mondo ha mai
potuto e potrà alterare.
Mi rallegro pensando che - Risorto e Glorioso - vivi in una sovrana
condizione di impassibilità che, invece di renderTi indifferente alle nostre
sciagure, Ti consente di essere e rivelarTi sempre più misericordioso con
tutti.
Mi conforta la certezza che sotto le specie eucaristiche la tua umanità
resta invulnerabile nonostante la brutale violenza delle profanazioni a cui
ti esponi, la glaciale freddezza del nostro comportamento, l'insopportabile
disinvoltura del nostro modo di trattarTi, la volubilità dei nostri umori,
la tempesta dei nostri dubbi, gli scandali con i quali ritardiamo e spesso
assecondiamo il cadere di molte anime che Ti cercano.
Nei nostri Tabernacoli, l'ineffabile modo di essere "secondo la sostanza"
della Tua realtà umana ti rende inattaccabile; le specie sacramentali Ti
fanno da schermo contro ogni satanico tentativo di offenderTi, di umiliarTi...
Possono imbrattare, trafiggere, calpestare, incenerire soltanto l'involucro
della proprietà del pane, mai però Te che - per essa - sei presente,
commiserando la nostra inguaribile cecità interiore; sempre disposto ad
attendere la nostra resa
alla tua sovrumana pazienza.
Mi sembrano gravi certe responsabilità del clero, in alto e in basso, nel
cedere ad una equivoca pietà eucaristica in cui s'annidano illusioni della
fantasia ed insidie del sentimento, scarso spirito di fede ed insofferenza
della disciplina ecclesiale... Ma, soprattutto, il folle impulso irenista di
assimilare la Liturgia cattolica della "Transustanziazione" e del
"Sacrificio" al culto protestante della "Cena comunitaria" e della pura
"memoria" della Croce.
So che gli elementi essenziali del dogma sono salvi; ma l'intelligenza
del "Tuo Mistero" è resa stranamente confusa, scialba, sterile dalla
"presa" di mani non consacrate, che inseriscono il Dono dei Doni nel
contesto di ogni banale pasto umano, terminando il processo di desacralizzazione che cerca di dissolvere il cristianesimo.
Ma Tu resti sempre il "Pane degli angeli": l'insipienza dei pastori
indegni e dei fedeli esaltati non ti raggiunge; la gigantesca ondata delle
nostre irriverenze non potrà mai travolgerTi...
In questo momento di oscurità e di apostasia mi sento a Te vicino, non
per consolarmi, ma per inabissarmi e restare ancorato nel fondo del Tuo
amore immenso, onnipossente, che ha già vinto il mondo.
La mia angoscia, offerta come partecipazione alla Tua agonia redentrice,
contiene in germe il tuo stesso immancabile trionfo sulla pervicacia umana.
Tu, che sei la stessa Gioia sussistente, concedimi che tale angoscia, per
quanto amara, sia almeno serena, perseverante, meritoria, mitigata dalla
dolcezza del Tuo sguardo, premiata col dono di una fiducia sempre filiale
delle Tue promesse.
Amen