angolo
   

Il cattolicesimo dei SENSI DI COLPA 

Un giorno ho letto un breve saggio dove si spiegava il concetto dei SENSI DI COLPA... ossia, si spiegava come una certa esplosione (o implosione visto che è interna alla Chiesa) modernista si è avuta a causa dei sensi di colpa di molti cattolici (preti, laici e suore)  i quali, ignorando il PROPRIO PASSATO O ABBARBICATI SULLA PROPAGANDA PROTESTANTE ed anticlericale, SI VERGOGNAVANO DEL PASSATO DELLA CHIESA interpretando così il Concilio come un VOLTARE PAGINA e RICOMINCIARE DA NUOVO TUTTO....  l'articolo era molto convincente poiché riportava anche fatti concreti, testimonianze e opinioni di molte di queste persone, anche di vescovi fra i quali vi erano discussioni sulle opportunità o meno di atti pontifici durante i tempi delle due Guerre Mondiali.  

C’è del vero in tutto questo.....e lo vedemmo quando infatti uscì fuori il Mea Culpa per il quale il Papa dovette modificare il testo come racconta il card. Biffi nel suo libro....e che dovette impegnare il card. Ratzinger per una spiegazione sul senso e sul significato....

MOLTI CATTOLICI NON AMANO IL PROPRIO PASSATO, SI VERGOGNANO DEL PASSATO DELLA CHIESA altri si rifiutano perfino di approfondire questo passato, altri ancora pensano che la Chiesa sia esclusivamente quella narrazione fatta di Crociate ed Inquisizione interpretate dalla stampa anticattolica del ‘700 e dell’800, rifiutando di aggiornare le proprie conoscenze attraverso saggi odierni sulle rivisitazioni di storici credibili con l’apprendimento di nuovi documenti.....

Molti sacerdoti non sono da meno, anzi molti di loro credono di poter fare del bene quanto più presentassero UNA CHIESA NUOVA, APERTA, SENZA DOTTRINE....le dottrine sono viste come lacci, come impedimenti, come obblighi di una Chiesa del passato, una Chiesa MATRIGNA…
il concetto di CHIESA NUOVA è quanto più di diabolico possa essere uscito NON dal Concilio, ma dalla sua strumentalizzazione... per questo Paolo VI non avrebbe dovuto fare nessuna riforma liturgica, l'aveva fatta già Giovanni XXIII..... cambiare la Liturgia, la Messa, CONFERMO' A MOLTI FEDELI L'IDEA ERRATA DI UNA CHIESA NUOVA....e una chiesa NUOVA necessita DI NUOVE DOTTRINE.... Attenzione però, perché Paolo VI al tempo stesso INSEGNAVA che le cose non stavano così….mercoledì del 12 gennaio 1966 così si esprimeva Paolo VI all’Udienza generale:

Bisogna fare attenzione: gli insegnamenti del Concilio non costituiscono un sistema organico e completo della dottrina cattolica; questa è assai più ampia, come tutti sanno, e non è messa in dubbio dal Concilio o sostanzialmente modificata; ché anzi il Concilio la conferma, la illustra, la difende e la sviluppa con autorevolissima apologia, piena di sapienza, di vigore e di fiduciaà. Ed è questo aspetto dottrinale del Concilio, che dobbiamo in primo luogo notare per l’onore della Parola di Dio, che rimane univoca e perenne, come luce che non si spegne, e per il conforto delle nostre anime, che dalla voce franca e solenne del Concilio sperimentano quale provvidenziale ufficio sia stato affidato da Cristo al magistero vivo della Chiesa per custodire, per difendere, per interpretare il «deposito della fede» (cfr. Humani generis, A.A.S., 1960, p. 567).

Non dobbiamo staccare gli insegnamenti del Concilio dal patrimonio dottrinale della Chiesa, sì deve vedere come in esso si inseriscano, come ad esso siano coerenti, e come ad esso apportino testimonianza, incremento, spiegazione, applicazione. Allora anche le «novità» dottrinali, o normative del Concilio appariscono nelle loro giuste proporzioni, non creano obbiezioni verso la fedeltà della Chiesa alla sua funzione didascalica, e acquistano quel vero significato, che la fa risplendere di luce superiore.

Perciò il Concilio aiuti i fedeli, maestri o discepoli che siano, a superare quegli stati d’animo - di negazione, d’indifferenza, di dubbio, di soggettivismo, ecc. - che sono contrari alla purezza e alla fortezza della fede. Esso è un grande atto del magistero ecclesiastico; e chi aderisce al Concilio riconosce ed onora con ciò il magistero della Chiesa; e fu questa la prima idea che mosse Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria, a convocare il Concilio, come Egli ben disse inaugurandolo: «ut iterum magisterium ecclesiasticum . . . affirmaretur»; «fu nostro proposito, così si esprimeva, nell’indire questa grandissima assemblea, di riaffermare il magistero ecclesiastico» (A.A.S. 1962, p. 786). «Ciò che più importa al Concilio ecumenico, Egli continuava, è questo: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia più efficacemente custodito ed esposto» (ibid. p. 790).

Non sarebbe perciò nel vero chi pensasse che il Concilio rappresenti un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall’insegnamento tradizionale della Chiesa, oppure autorizzi e promuova un facile conformismo alla mentalità del nostro tempo, in ciò ch’essa ha di effimero e di negativo piuttosto che di sicuro e di scientifico, ovvero conceda a chiunque di dare il valore e l’espressione che crede alle verità della fede.

Il Concilio apre molti orizzonti nuovi agli studi biblici, teologici e umanistici, invita a ricercare e ad approfondire le scienze religiose ma non priva il pensiero cristiano del suo rigore speculativo,e non consente che nella scuola filosofica, teologica e scritturale della Chiesa entri l’arbitrio, l’incertezza, la servilità, la desolazione, che caratterizzano tante forme del pensiero religioso moderno, quand’è privo dell’assistenza del magistero ecclesiastico.

(Paolo VI
http://www.vatican.va/holy_father/pa...660112_it.htm
)

Se i fedeli hanno sbagliato e se molti sacerdoti hanno queste idee la responsabilità è DEI PASTORI, non si scappa....

Don Guglielmo Fichera ha scritto un saggio intitolato “Concilio ed Anti-Concilio” nel quale ripercorre la reale affermazione degli Atti Conciliari ed evidenziando le false interpretazioni di questi Atti….termina il suo lavoro con la seguente sintesi:

Nel periodo post-conciliare preso in considerazione, i punti della fede contestati sono sempre gli stessi, si assiste ad un ritornello di negazioni o di errori, quasi sempre identico:

  • il peccato originale è una realtà sbiadita, taciuta o negata: se ne parla quasi con "vergogna" (cfr. Vittorio Messori, Le cose della vita. San Paolo, 1995, pp. 19-20).
    ( Uno dei maggiori SENSI DI COLPA che hanno portato per altro gli stessi cattolici a rinnegare la dottrina sulla morale cattolica e dunque a sostenere l’aborto e il divorzio. La negazione del Peccato Originale è dottrina protestante)

  • Oscuramento o negazione della divinità di Cristo (EV 4/1971-1973/ nn. 1561-1562, p. 983) e quindi anche della sua assoluta Signoria. Si è sbiadito o taciuto che Cristo è l’unico Salvatore.

  • Trascuratezza, silenzio, svalutazione o assenza di approfondimento del mistero della Trinità, in qualche caso anche errori sulla Trinità (EV 4/1971-1973/, nn. 1566-1569, pp. 985-987).

  • Svalutazione o disprezzo per il Magistero della Chiesa.

  • Posizioni relativistiche di fronte alla rivelazione, di fronte alla Sacra Scrittura, oppure caduta nel fideismo, nel biblicismo, in qualche caso nel fondamentalismo.

  • Tentativi di diversa natura per negare o modificare il sacerdozio gerarchico, cioè per eliminare la dimensione sacramentale del sacerdozio ministeriale. Ad esso si è accompagnato, in qualche caso, il tentativo di modificare il ruolo guida del prete nella comunità.

  • Tentativi di negare o trascurare la dimensione sacrificale dell’Eucaristia, per ridurla solo a banchetto e a riunione conviviale tra amici; in alcuni casi tentativi di negare la permanenza di Cristo nell’Eucaristia, nelle specie, dopo la fine della Messa.

  • La risurrezione di Cristo intesa solo in senso spirituale, oppure intesa solo come una lettura simbolica post-pasquale fatta dalla comunità.

  • Tentativi di diverso segno per negare l’escatologia intermedia (non esisterebbero Paradiso, Purgatorio e Inferno per lo spirito immortale, ma solo la risurrezione finale).

  • Indifferentismo religioso: tutte le religioni sarebbero uguali. L’unica Chiesa di Cristo potrebbe pure sussistere in altre Chiese cristiane.

  • Relativismo etico: l’etica sessuale cristiana è stata la più colpita, la più contestata e quella nella quale il dissenso è stato molto diffuso.

L’espressione "dottrina di Cristo" è vista solo come intellettualismo o solo come "lezione scolastica", invece che nel suo significato biblico autentico: è la posizione tipica del modernismo che svaluta la dimensione dottrinale della fede, a favore di un vago richiamo ad un sentimento religioso (anti-intellettualismo luterano).

Il Concilio si era riunito per affrontare la sfida della secolarizzazione: come mai, in seguito, c’è stata invece anche una teologia secolarizzata? Non certo perché il Concilio non avesse indicato la strada da seguire, ma perché non è stato ascoltato. Il Concilio è stato un Concilio pastorale, ha indicato le linee pastorali utili per affrontare le sfide dell’oggi. Nessun cambiamento dottrinale.

Come mai, invece, dopo il Concilio, in evidente contrasto col Concilio, alcune componenti devianti hanno cercato di cambiare proprio la dottrina di sempre della Chiesa
che Giovanni XXIII aveva dichiarato "certa ed immutabile"?

La Direzione

Un grazie al sito: http://profezie3m.altervista.org/arc...Concilio1p.htm




Ma è un Bene che queste aberrazioni stiano emergendo....riconoscendo gli errori si può lavorare anche sulle correzioni, il MP sulla Messa è solo l'inizio......

Leggendo alcuni scritti di atei e anticlericali, sono essi stessi ad usare questo concetto dei “sensi di colpa” ma per accusare i sacerdoti di indottrinamento, di imposizione della fede…. Per esempio, dicono, gli si parla del Peccato Originale per creare nei giovani il senso di colpa…. Ma se queste accuse erano per noi la spinta per “dare ragione della speranza che è in noi” come suggerisce l’apostolo nella sua Lettera, oggi non è così, molti cattolici invece di rendere ragione sulla fede, hanno finito per SENTIRSI IN COLPA… e allora se non so spiegare che cosa è il Peccato Originale, meglio eliminarlo…. E così il Peccato Originale non esiste più…. E così via….

E così se prima ci accusavano di creare i sensi di colpa, oggi li vivono molti cattolici dando colpa al “passato della Chiesa”, alle sue dottrine, alle sue Leggi… così  iàl concetto di “accettazione per fede”, è diventato un concetto che vale SOLTANTO all'interno della cerchia ristretta dei “fedeli”…. Al di fuori di essa parlare di fede è diventato ANTICRISTIANO….quasi un attentato a chi, non potendo capire la nostra fede, verrebbe INFASTIDITO da quella che chiamiamo evangelizzazione….

Santa Margherita-Maria Alacoque (la veggente della Devozione al Sacro Cuore di Gesù) un giorno ebbe a scrivere: "Tutto pare che mi condanni ad un supplizio eterno. Tutto quanto il bene che riuscirò a fare non potrebbe riparare la più piccola delle mie colpe, se non intervieni Tu (Signore). Sono un debitore insolvibile: lo vedi bene, o mio divin Maestro. Gettami in carcere, lo voglio, purché sia incarcerata nel tuo Sacro Cuore...".

Oggi il cattolico medio non legge questi DIARI spirituali, procurano I VERI E PURI SENSI DI COLPA, quelli che ci permettono di riconoscere ciò che realmente siamo , portano ad una crisi di coscienza che è meglio NON avere, meglio evitare…. E allora via anche le vite dei Santi, i Santi sono diventati folclore, superstizione, non a caso il ricorso dai maghi e cartomanti specialmente da parte di chi si dice cattolico, è raddoppiato….

Infine i SENSI DI COLPA hanno portato AD INVENTARCI “QUALCOSA”….

Cosa significa?

Se io sto bene con me stessa e non vivo questi sensi di colpa all’incontrario, ossia legati al passato della mia Chiesa o all’attività della mia Chiesa, che cosa mi manca oggi nella Chiesa? NULLA, semmai cerco il mio posto nella Chiesa, dove stare e come COLLABORARE, come contribuire serenamente

Al contrario e se non sto bene con me stessa dunque, ecco che devo iniziare AD INVENTARE QUALCOSA perché l’inquietudine è tanta, il senso di colpa è immenso che in qualche modo DEVO CREARE QUALCOSA, DEVO DARE ORIGINE A QUALCOSA….che non sia semplicemente un contributo alla Chiesa, MA CHE CAMBI LA CHIESA….che salvi la chiesa, che salvi il mondo….

Maggiore poi sarà l’inquietudine, maggiore sarà la creatività la quale ovviamente sarà attribuita ALLO SPIRITO “SANTO”….

Tuttavia in un periodo in cui, come abbiamo letto sopra, la confusione dell’ANTI-CONCILIO o di chi l’ha strumentalizzato era tanta, va da se che ci fu un periodo in cui non ci fu limite PER LA CREATIVITA’…..ed ecco le stesse denuncie pronunciate da Benedetto XVI nel MP Summorum Pontificum cura sugli abusi liturgici e la liberalizzazione di un Rito della Messa mai abolito….

O come la libera-azione di forme liturgiche MAI APPROVATE ED INESISTENTI NELLA TRADIZIONE DELLA CHIESA…..

Viviamo nell’epoca dei PARADOSSI, dei compromessi e delle opinioni assunte quale “verita’ indiscutibili”… e la Chiesa sembra non essere esclusa da questa influenza…. Si parla tanto di Ecumenismo, si spalancano le porte a chiunque, tuttavia le si chiudono a chi usa ancora oggi il linguaggio dei Padri della Chiesa, il linguaggio del MAGISTERO DELLA CHIESA CON LE SUE NORME E DECRETI, il linguaggio dei Santi, di san Padre Pio sul valore della Messa tanto per fare un esempio moderno e dei nostri tempi!

Siamo più divisi che in passato; le nostre comunità SONO DIVISE LE UNE DALLE ALTRE, gruppi suscitati da un certo “spirito del Concilio” condannato di recente, come termine, da Benedetto XVI, hanno creato chiese PARALLELE nelle quali al loro interno si sviluppano “èquipe di catechisti” istruiti DA LAICI senza alcuna competenza TEOLOGICA E MAGISTERIALE, dando origine a liturgie estranee alla Tradizione della Chiesa…. Ritorna alla mente questa domanda: Come mai, invece, dopo il Concilio, in evidente contrasto col Concilio, alcune componenti devianti hanno cercato di cambiare proprio la dottrina di sempre della Chiesa che Giovanni XXIII aveva dichiarato "certa ed immutabile"?

E che fine hanno fatto i moniti di Paolo VI quando diceva:

fu questa la prima idea che mosse Papa Giovanni XXIII, di venerata memoria, a convocare il Concilio, come Egli ben disse inaugurandolo: «ut iterum magisterium ecclesiasticum . . . affirmaretur»; «fu nostro proposito, così si esprimeva, nell’indire questa grandissima assemblea, di riaffermare il magistero ecclesiastico» (A.A.S. 1962, p. 786). «Ciò che più importa al Concilio ecumenico, Egli continuava, è questo: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia più efficacemente custodito ed esposto» (ibid. p. 790).


Vi lascio con un articolo del vescovo Alessandro Maggiolini che sul Corriere della Sera  del 6.11.1997 così scriveva
à:

Crociate, scisma luterano, inquisizione, Olocausto.

Anche i credenti sono frastornati dai tanti “mea culpa” del Papa.

La revisione della Chiesa in vista del Giubileo

Il Concilio Vaticano II aveva già aperto uno spiraglio a una revisione della storia, se non proprio a una richiesta di perdono, per il processo a Galileo. Poi, Giovanni Paolo II si e' spinto fino a supplicare misericordia, scorrazzando per secoli dalle Crociate a Lutero, dall'Inquisizione all'Olocausto, dal rogo delle streghe alla tratta dei negri, e cosi' via. Povero Papa. Lo stanno dileggiando.

La cultura laica ha avuto un guizzo di intuizione di un coraggio non comune in lui, ma subito dopo ha iniziato quasi a divertirsi in pretese ingorde e capricciose. Gli ha chiesto di domandar perdono perché la Chiesa ha osteggiato il Risorgimento, perché ha discriminato gli omosessuali, perché non ammette i divorziati risposati alla comunione, perché propone una morale coniugale ardua che sembra addirittura impossibile, perché da Costantino in poi è voluta diventare una potenza mondana, perché si ostina ad annunciare il Vangelo, il che è proselitismo e sopruso, ecc.

Tra non molto, vedremo espressa la volontà di togliere i Comandamenti, o di cassarne almeno qualcuno; di vergognarsi di avere la Successione apostolica con tanto di Romano Pontefice, di Collegio Episcopale e di sacramenti; di presentare un Cristo che ha avuto l'improntitudine di morire per la nostra salvezza, su su fino alla Trinità e alla vita futura. Non sto farneticando: già si è teorizzato il diritto alla disobbedienza alla gerarchia ecclesiale in nome di una fede autentica, se, nella sua storia millenaria, pare che la Chiesa non ne abbia quasi azzeccata una. Povero Papa.

Anche i credenti sono frastornati. Hanno l'impressione - la paura, forse - di aver prestato fede a certezze dottrinali e a norme morali che ora sembrano vacillare. Certo, i cattolici acculturati sanno distinguere ciò che è essenziale e ciò che è accidentale nella Chiesa. Ma vi sono anche fedeli che lavorano otto ore al giorno e che percepiscono questa revisione e questo profondersi in mea culpa come una sorta di cancellazione o di rigetto di tutta una tradizione di fede che essi sanno popolata anche di santi. Qualche intellettuale virtuoso, che riesce a spaccare un capello in quattro, distingue nettamente tra la Chiesa e gli uomini di Chiesa - tra la "persona" della Chiesa e il suo "personale", direbbe Maritain -, e soggiunge che, a rigor di termini, uno non può colpevolizzarsi e supplicare perdono per dei peccati che non sono propri. E poi, si potrà parlare di errori - da valutare in termini storici, del resto -, ma con quale improntitudine un credente di oggi si erge a giudicare delle coscienze, distribuendo sentenze di colpevolezza e, quindi, addossandosene la responsabilità? Non è da lasciare a Dio lo scandaglio, luminoso o tenebroso, del cuore? Si possono e si devono riparare le conseguenze della colpa. Ma ci si può pentire dei peccati di altri, magari di fratelli morti e stramorti e già giudicati da Dio? Povero Papa.

Egli non si fa tutti questi problemi. È attentissimo anche alle venature di santità che attraversano la Chiesa. E, tuttavia, sente come l'obbligo di far proprie le vicende che han fatto soffrire, o morire addirittura, persone innocenti di altri tempi. Aspira a una Chiesa purificata, nell'imminenza del Giubileo che apre il Terzo Millennio. Almeno si impunta per liberarsi e purificarsi lui stesso dal sordidume che pure ha intaccato membri della Chiesa: il male che investe tutti noi e che prepara materia di pentimento anche per la generazione che sale. Che cosa non fa la tensione di un padre - di un nonno - a comunicare la voglia di purezza e di perfezione? Povero Papa. Tra tante incomprensioni. Quando inizieremo a chieder perdono a lui? Cattolici e laici.

 Vescovo di Como
Maggiolini Alessandro

Andrea Tornielli così commentava le parole di Benedetto XVI a Varsavia con le quali ritornò a parlare del Mea Culpa seppur indirettamente:

Troppe volte, nei dibattiti televisivi così come in certa pubblicistica passa l’idea che la storia della Chiesa sia una storia criminale, fatta di uccisioni, complotti, roghi, oscurantismo. Pensiamo soltanto a quanto si legge nel «Codice da Vinci» e si vede nell’omonimo film: secondo Dan Brown sarebbero state «milioni» le streghe bruciate dall’Inquisizione cattolica, quando invece non arrivarono a centoà. Ci sarebbe di che vergognarsi e chiedere perdono anche se ne fosse morta sul rogo una soltanto, ma la matematica non è un’opinione e l’esempio rende bene come si possano affermare leggende nere anticattoliche.

Con il suo intervento su questo argomento, Benedetto XVI ha voluto dunque marcare bene i limiti della richiesta di perdono, senza ovviamente negare o minimizzare in alcun modo gli errori (un riferimento, forse, anche a quei sacerdoti che collaborarono con la dittatura comunista fornendole informazioni), ma precisando bene il vero significato del coraggioso gesto compiuto dal suo predecessore. «Crediamo che la Chiesa è santa – ha detto il Papa – ma in essa vi sono uomini peccatori. Bisogna respingere il desiderio di identificarsi soltanto con coloro che sono senza peccato. Come avrebbe potuto la Chiesa escludere dalle sue file i peccatori? È per la loro salvezza che Gesù si è incarnato, è morto ed è risorto». «Occorre perciò imparare a vivere con sincerità la penitenza cristiana. Praticandola, confessiamo i peccati individuali in unione con gli altri, davanti a loro e a Dio. Conviene tuttavia guardarsi – ha aggiunto – dalla pretesa di impancarsi con arroganza a giudici delle generazioni precedenti, vissute in altri tempi e in altre circostanze. Occorre umile sincerità per non negare i peccati del passato, e tuttavia non indulgere a facili accuse in assenza di prove reali o ignorando le differenti pre-comprensioni di allora». Non ci si può ergere a giudici severi del passato adottando le categorie del presente per condannare senza appello chi ci ha preceduto, è il monito del Papa. «Inoltre – ha concluso – chiedendo perdono del male commesso nel passato dobbiamo anche ricordare il bene compiuto con l’aiuto della grazia divina che, pur depositata in vasi di creta, ha portato frutti spesso eccellenti».

Un Cattolico che vivesse la propria fede con i sensi di colpa, non solo non porterebbe frutto, ma darebbe origine a false concezioni di Chiesa con tutto ciò che in Essa vi è contenuto compresi i Sacramenti, compresa la Liturgia, comprese le Dottrine, l’etica e la morale…. Si pensa che la vita di un cattolico nasca dalla morale, sbagliato! La vita del cattolico nasce dalla PREGHIERA E DAI SACRAMENTI, nasce dalla serenità interiore, nasce da quell’essere LIBERI  dai condizionamenti di dottrine moderne, solo “dopo” egli potrà vivere una morale corretta senza costrizioni MA PER AMORE DELLA VERITA’, quella Verità che rende liberi….

Fraternamente CaterinaLD

23.9.2008 Festa di san Padre Pio da Pietralcina 

| home |

| inizio pagina |

   
angolo