Dopo i miei saggi afferenti alcune associazioni a carattere esoterico e il
pericolo rappresentato dalle deviazioni sorte all'interno di questi ambiti, mi
si chiede di pronunciarmi in ordine ad una compagine a indirizzo religioso che
trova la sua denominazione nella dizione "Cammino Neocatecumenale". Gruppo
essoterico[1], di indicazione devozionale di Mistica Cristiana.
Il lavoro che si va ad illustrare non vuole essere né una esegesi delle
fonti relative alla nascita e regolarità di questo gruppo, né un documento
esaustivo che rappresenti tutte le voci che infiammano la polemica in atto.
Si osserva che il dibattito che concerne il Cammino, infatti, pone anche e
specialmente l'accento su eventuali storture o comportamenti discutibili posti
in essere dagli appartenenti a tale cerchia, siano essi ai vertici
dell'organizzazione piramidale-gerarchica o piuttosto semplici praticanti di
base. Si constata, inoltre, che c'è chi, sempre nell'ambito del confronto
insorto, cerca di ravvisare incongruenze con i principi tradizionali generali
della Chiesa.
La sociologia e, in particolare gli studiosi dei nuovi gruppi magici e
religiosi, già da anni si pone in discussione in ordine alle interpretazioni
sociologiche e latamente antropologiche che dovrebbero caratterizzare tali
correnti. Non è interesse di questa disamina addentrarsi nel dibattito
dottrinario citato, né prendere in considerazioni le tematiche relative al
possibile impiego di tecniche di controllo mentale da parte del Cammino
Neocatecumenale.
Queste pagine, invece, nell'ambito di una diversa analisi[2] cercheranno di
svelare il principio causale che sta all'origine di alcune problematiche
segnalate, in particolare il comportamento degli individui associati a questo
gruppo. Si cercherà di illustrare le possibili ragioni metafisiche che possono
spiegare certi atteggiamenti. In altri termini, non si osserveranno gli
effetti prodotti da alcune erronee pratiche metafisiche, o meglio, saranno
osservati come il prodotto di cause[3] che hanno determinato tali risultati.
Per motivi di esposizione, poiché questo non è ancora un trattato completo,
ma un primo documento di un più ampio lavoro, procederò trattando
separatamente le questioni, pur versando nella consapevolezza che tutti gli
argomenti che saranno illustrati sono tra loro connessi indissolubilmente.
È giusto precisare, fin da subito, che chi scrive ritiene la religione
capace di presentare naturalmente un aspetto trascendente, sovrumano, che non
può essere esplicato con le discipline della sociologia, dell'antropologia o
con altri insegnamenti affini. Per comprendere veramente gli aspetti cultuali
di un gruppo religioso, o in ogni caso e per regola generale, di qualsiasi
individuo o gruppo che ponga in essere pratiche metafisiche di qualsiasi tipo,
è necessario ricorrere alla giusta chiave interpretativa, che non può essere
tratteggiata da materie di studio che riguarda esclusivamente la materialità
delle questioni. Perciò, prima di andare ad illustrare le problematiche
connesse all'uso, da parte dei Neocatecumenali del sincretismo, tema centrale
di questa nota, è opportuno ricordare le differenze che sussistono tra
esoterismo e misticismo, o religione in generale.
Il religioso, ma più precisamente in questo ambito il mistico, con la sua
devozione all'Ente Supremo riceve ciò che gli si presenta e come gli si
presenta, in altri termini ha un atteggiamento passivo a differenza
dell'appartenente a un gruppo iniziatico che è seguito e controllato lungo un
percorso, fatto di prove e di gradi di avanzamento. L'esoterista segue una via
di realizzazione spirituale precostituita da diversi punti di vista
dall'Ordine o dall'organizzazione.
L'atteggiamento del religioso è quello di prestare la propria devozione
alla Divinità, nei termini e modi offerti dalla Chiesa cui appartiene che
propone una ritualità sempre uguale e costante per tutti i fedeli. Nulla
esclude ed anzi è sempre auspicato, che con le pratiche religiose si possa
entrare in contatto con realtà sovraumane, spirituali, divine insomma. Ma il
religioso non è interessato né a conoscere i procedimenti che possono
consentire tale contatto, né a verificare la reale rispondenza della vicinanza
alla divinità con le sue pratiche.
Le pratiche religiose che segue chi ha intrapreso la via del misticismo
presentano quindi un aspetto che, se non ben diretto dalla tradizione, può
essere anche pericoloso[4].
Avendo il praticante un atteggiamento passivo e aprendosi completamente
alla dimensione sovraumana sarà indotto a supporre che tutto ciò che
spiritualmente riceve con le sue preghiere promani sempre e comunque
direttamente da Dio.
Non ho alcuna difficoltà ad ammettere che ciò possa veramente realizzarsi,
ma ad una condizione, che cioè tali pratiche siano messe in atto nell'ambito
della tradizione, altrimenti, questo pericolo è tutt'altro che remoto[5]. Se
dunque il Cattolicesimo esercita sempre un atteggiamento di prudente riserva
nei confronti del riconoscimento di alcune situazioni di tipo fenomenico, a
maggior ragione si deve essere altrettanto giudiziosi di fronte a chi, pur non
seguendo fedelmente la tradizione, sostiene di aver raggiunto alcuni
risultati, o pretende di agire in virtù di ordini dettati dalle visioni.
Chiariti, sia pur in maniera davvero sintetica, le differenze che
intercorrono tra pratiche esoteriche ed essoteriche, che a parere di chi
compone, solo per inciso, qualora sussista la regolarità, le discipline
appartengono entrambe all'alveo della tradizione, è possibile osservare uno
degli aspetti che sicuramente connotano il Cammino: il sincretismo, ovvero
l'uso simultaneo di simbologie o di ritualità di differenti tradizioni.
Si ravvisano numerosi aspetti connessi all'ebraismo, sia da un punto di
vista rituale, perché ad ogni modo si celebra il sabato, intendiamoci non è la
messa delle ore 18, la celebrazione avviene ben più tardi e celebrare di
notte, o comunque dopo il tramonto, come regola è un aspetto che giustamente
lascia perplessi. Ma non mancano i simboli del tempio, collocare sull'altare
il candelabro, che a volte è a sette braccia, ed altre volte e casualmente è
di diverso tipo, ma sempre ebraico, l'uso ossessivo di terminologia ebraica,
per giunta applicata con molta approssimazione.
Si potrebbero definire le diverse tradizioni, esprimendosi con una
metafora, come diverse strade che conducono alla cima di una montagna, là ove
il conseguimento della vetta rappresenta la massima evoluzione spirituale
dell'individuo. Ogni tradizione segue la sua direzione, ma solo chi giunge in
cima alla montagna ha la facoltà di poter poi ripercorrere anche altre e
differenti strade[6] per tornare a valle a portare un po' della saggezza
conseguita alla massima altitudine. In sostanza, chi è giunto alla massima
realizzazione spirituale ha un dominio delle diverse vie perché è come se
dalla cima osservasse i vari versanti della montagna[7]. Se quindi è solo chi
è pervenuto al massimo della consapevolezza che ha la facoltà di poter
comprendere anche le diverse tradizioni, questo non solo non è consentito a
chi non ha raggiunto tale consapevolezza, ma nell'evenienza il sincretismo
fosse ugualmente messo in atto, può dare adito o a un blocco evolutivo o
addirittura cagionare squilibri. Ricorrendo ancora alla metafora espressa in
precedenza è come se il praticante che è su una via si perdesse sul sentiero
(ammesso che esista e non induca a un percorso che è frutto solo della sua
fantasia) che dovrebbe congiungere le due differenti vie delle diverse
tradizioni. O, se volessimo ricorrere ad un altro paragone, chi impiega il
sincretismo è come quel malato che per accelerare la guarigione assume
differenti farmaci con il pericolo di peggiorare la sua situazione dando adito
così ad un peggioramento del male. Se nell'ambito esoterico il ricorso al
sincretismo è in ogni caso sconsigliato[8], presenta comunque minor rischi,
perché come sopra si accennava, il praticante è tenuto ad analizzare ogni
risultato conseguente alle sue pratiche. In ambito devozionale, viceversa,
l'officiante è sempre sicuro che ogni aspetto conseguente al suo culto sia
sempre una emanazione che perviene dalla divinità.
Se pertanto il sincretismo è pratica atradizionale e dannosa, a maggior
ragione sarà squilibrante per il praticante quando è digiuno totalmente di
nozioni relative alla tradizione non originaria e magari i suoi riferimenti
sono anche approssimativi se non addirittura sbagliati, circostanza che,
nell'ambito neocatecumenale, ricorre soventemente in ordine ai palesi errori
che concernono la simbologia ebraica.
Ci si chiede, pertanto, se e quali effetti possano cagionare pratiche
devianti sincretiche. L'attenzione sarà rivolta agli effetti individuali, su i
singoli praticanti, e a quelli collettivi, che incidono sulla natura stessa
dell'ordine. E' d'uopo precisare che i tradizionalisti non inducono
volutamente sui dettagli di questioni di questa natura, tuttavia, nel caso in
esame siamo di fronte ad una organizzazione composta da molti individui che
interagiscono anche in ambito tradizionale poiché infatti il Cammino
Neocatecumenale dipana la sua azione specialmente e capillarmente in seno alla
Chiesa Cattolica. Mi pare quindi opportuno rivolgermi a chi riscontra
l'evenienza di entrare in contatto con questi praticanti e fornire anche
alcuni dettagli relativi al fenomeno di cui si discute.
Si diceva che il mistico si apre ad una serie di influenze e contatti
non-umani, ma di natura trascendente, nell'eventualità queste pratiche
devozionali siano svolte nell'alveo della tradizione, l'apertura effettuata è
accompagnata, guidata dalla tradizione e, pertanto, i pericoli di scompensi o
di entrare in contatto con principi di natura equivoca sono davvero ridotti al
minimo. Ma chi induce a pratiche devianti come quella del sincretismo (in
ulteriori documenti si analizzerà anche altri effetti negativi di diverse
forme di devianza dalla tradizione praticate nell'ambito Neocatecumenale)
questi rischi se li assume, anche se inconsapevolmente.
Il primo e più evidente scompenso che può avvenire nell'ambito del
sincretismo è quello di far propri gli aspetti negativi delle singole
tradizioni. Se la tradizione, infatti, si compone anche di tutta la forza
impiegata negli atti di fede e di tutte le pratiche degli officianti del
passato così dette eggregore è ovvio che tale patrimonio risentirà anche di
quella minima parte composta dagli errori commessi da praticanti non avveduti.
Fino a quando la tradizione rimane tale, questa componente negativa rimane
sopita e compensata dagli aspetti lucenti delle eggregore, ma quando si versa
in una situazione di squilibrio, come quella del sincretismo, è facile
osservare come riemergono tali connotazioni negative. Il sincretismo ebraico
sembra produrre come primo e più evidente effetto nel Cammino una tendenza a
rappresentarsi come una élite[9] che deve primeggiare e imporsi. Una visione,
chiaramente distorta, del popolo eletto così come descritto nella Bibbia. E'
evidente cosa possa discendere da una tale concezione e i rapporti che possono
nascere con i non eletti non potranno essere che conflittuali o, quando va
bene, di indifferente supponenza. Chi è convinto di appartenere ad una élite e
ritiene di dover primeggiare perché così "gli ha detto Dio", certo non sarò
indotto a soppesare le critiche che gli sono eventualmente rivolte o tanto
meno sarà incline a meditare sulle diverse opinioni dottrinali, anzi, si
sentirà non soltanto legittimato ma addirittura tenuto a utilizzare ogni
strumento utile, nessuno escluso, per conseguire i propri obiettivi, qualcuno
potrebbe parlare di innerismo. Ragionamento analogo può spiegare la
propensione ad un attenuamento dell'osservanza delle gerarchie che non
appartengano appieno alla compagine. Così, chi critica o si oppone al
movimento o semplicemente è scomodo, può diventare o semplice Idolo o, se
gerarchicamente in posizione di rilievo, Vescovo Faraone. E in questa
mentalità chi si oppone al popolo prediletto di Dio, altro non può essere che
un maledetto in buona sostanza. La ebraicizzazione, che tale poi non è
neanche, se così è lecito esprimersi, anche delle regole dialettiche o delle
formule retoriche, appare così in tutta la sua palese ridondanza. Questo
squilibrio che è vivo all'interno gruppo si manifesterà anche con un'altra
propensione: chi è al vertice del Cammino si rappresenta come élite dell'élite,
è quindi profeta per conferimento diretto da parte della divinità, i racconti
di visioni che impartiscono istruzioni anche molto pratiche di natura
organizzativa, certo non mancano. Appare palese il riferimento ai profeti.
Questa è probabilmente la ragione che spinge il Cammino nelle rappresentazioni
ideografiche a rappresentare sovente Gesù Cristo, nostro Unico Vero
Signore e Maestro, con una fisognomica simile a quella del fondatore. Poiché
mai come in tale contesto è necessario parlare chiaro, non avrò certo paura a
definire le cose col proprio nome. Porre in essere simili trasposizioni con le
immagini sacre è chiaramente una operazione di vampirismo. Chi si sostituisce
alla divinità in questo modo spera di intercettare la devozione dei fedeli e
così facendo si nutre. Al contempo, in qualche modo surrettizio e deviato, si
arroga capacità sovraumane, facendosi descrivere come un dio, o peggio, poiché
a volte il triangolo delle massime gerarchie si ritrae come la Sacra Famiglia,
arriva addirittura a voler incarnare dei paradigmi.
Proseguendo nel ragionamento, il Cammino, considerandosi come vera ed unica
élite non ha difficoltà a poter giustificare ogni sua azione, ma, non solo,
assistiamo anche ad un processo di autoassolvimento ex post o anche ex ante
riguardo a eventuali errori posti in essere. Pertanto, chi si crede una vera
élite pretende di avere un contatto diretto con Dio stesso, e quindi nella
remota possibilità che tale élite commettesse un errore subentrerebbe un
intervento divino a rettifica dello sbaglio. Questo è il frutto di una
devianza che appare veramente palese. Non è possibile ammettere, in quest'epoca,
l'intervento divino a rettifica di ogni errore umano così come è fuorviante
sostenere che Dio possa e, seguendo tale ragionamento, debba, correggere ogni
evenienza malevole per l'uomo. E' un cavallo di battaglia del materialismo[10]
dialettico negare l'esistenza di Dio in virtù del fatto che non evita all'uomo
la sofferenza, tanto per intenderci, Dio non salva tutti i bambini malati e se
avviene un disastro, non necessariamente periscono solo gli uomini cattivi.
La Manifestazione[11] di Dio dopo la Caduta non è palese, ecco anche perché
è necessaria la tradizione, proprio per ridurre al minimo la possibilità di
errori. Se poi anche l'evenienza volesse che un errore possa anche essere
commesso in ambito tradizionale sarà compensato dalle valenze positive delle eggregore. E' una netta aberrazione arrogarsi la facoltà di poter compiere
ogni atto "perché comunque poi Dio rimedia a tutto". Si arriva a fare queste
considerazioni perché non sono altro che le logiche conseguenze delle premesse
poste: un elite spirituale, anche se presunta, ma tale si ritiene, che pone il
proselitismo come pressoché unico contatto col mondo profano, ovvero esterno
al gruppo, mostra una volontà di conquista e dominazione. Il proselitismo, in
questo caso, è messo prevalentemente in atto presso le Chiese e quindi
l'intenzione è quella di "selezionare" i chiamati e gli eletti. Si teorizza
una sorta di "eugenetica religiosa", poiché si invita a "Sposare solo le
Figlie di Israele" alludendo quindi all'endogamia.
Indulgo ancora su aspetti dialettici che sono spesso argomento di
discussione e così soventemente strumenti propagandistici del proselitismo
perché sono elementi che fornisco indicazioni davvero univoche sulla natura
del Cammino Neocatecumenale.
Si sostiene che il sincretismo ebraico è giustificato da una volontà di
ritorno al così detto Cristianesimo Primitivo.
L'assurdità di questa affermazione è del tutto evidente: non ci sono
documenti che attestino una commistione di simbologie nel primo Cristianesimo.
Infatti, i pochi reperti rinvenuti presso le catacombe indicano tutt'altro
simbolismo: dal monogramma, al pesce, al faro, all'ancora, piuttosto che alla
lampada ad olio, fino al celebre Sator-Arepo[12], sono questi i simboli del
cristianesimo delle origini. Si tratta di elementi che non hanno nulla di
ebraico. Né vale l'argomentazione che la simbologia ebraica è introdotta a
mero titolo folkloristico per suscitare emozioni più vivide nei partecipanti
alle cerimonie. Anche questo orientamento è da censurare senza esitazioni. La
ritualità della tradizione non ha bisogno di suscitare emozioni, anzi, si
potrebbe forse sostenere il contrario considerato che le emozioni attenuano la
concentrazione dell'officiante, poiché egli è libero dalle passioni quando è
tale, le passioni, che se non sacralizzate presentano solamente una valenza
corporea, sono dense e pesanti esse frenano la volontà di elevarsi, ci
costringono alla schiavitù della materia.
Inoltre, sempre in riferimento all'ultimo orientamento che vorrebbe la
simbologia ebraica come semplice folklore, tale assunto è incompatibile con le
dichiarazioni di utilizzo di metodi di cabala ebraica, quale appunto è la
gematria, utilizzata, a detta dei massimi vertici del Cammino, per
interpretare adeguatamente le scritture, segnatamente un passaggio del Nuovo
Testamento.
O è folklore o è disciplina (estremamente complessa) di cabala ebraica.
Dopo aver considerato alcune conseguenze delle pratiche sincretiche sul
collegio, osserviamo anche certi effetti del sincretismo sugli individui.
Si rammentava come il sincretismo è professato specialmente presso alcune
popolazioni caraibiche e sudamericane, in tali contesti il simbolismo
cristiano viene depauperato della sua vera essenza e utilizzato semplicemente
come veicolo di altre forze, o se vogliamo usare altro termine, di certe
entità, a volte anche tenebrose. Nell'ambito delle pratiche neocatecumenali la
confusione ingenerata[13] è tale da non poter operare nette distinzioni,
perciò è difficile dire quale simbologia sia davvero strumentale[14]
all'altra, ma nonostante non sia possibile individuare un carattere univoco
sulle vere finalità delle pratiche, si può comunque affermare che tale
movimento, esistendo ormai da quasi mezzo secolo e avendo un così grande
numero di praticanti, ha sicuramente sviluppato una forza tale da poter
conferire delle facoltà concrete all'efficacia dei propri riti. In altri
termini queste pratiche atradizionali, spurie e sincretiche sono in grado di
produrre certi effetti. Si vuole quindi rappresentare l'idea che questo gruppo
ha molto probabilmente già sviluppato un supporto eggregorico che diventa
sempre più potente in considerazione anche del fatto che nuove persone
aderiscono continuamente e la ritualità è posta in essere ormai da svariati
decenni. Tale apporto alle valenze della Chiesa non si può certo definire
spiritualmente come valido.
Come si esemplificava nelle considerazioni che precedono, nelle pratiche
devozionali mistiche l'individuo si apre al contatto con certe forze, ci si
chiede quale tipo di forza possa essere invocata o evocata dalle pratiche del
gruppo e il contatto con tale forza quale tipo di effetto sull'individuo possa
ingenerare.
Il primo e più immediato aspetto di destabilizzazione è quello che è già
stato accennato in ordine al distorto uso dell'idea di élite spirituale che il
gruppo coltiva. Tradizionalismo e devianza non possono coesistere, questo è il
motivo[15] perché all'interno delle Chiese i Neocatecumenali tendono ad
isolarsi e a praticare le loro celebrazioni a porte chiuse. Due forze
contrapposte si respingo per definizione e per questa ragione i praticanti
manifestano disagio di fronte ad aspetti tradizionali, si osserva la chiusura
al mondo esterno già esemplificata, una inspiegabile mancata propensione al
dialogo ed una aggressività immotivata nei confronti dei "non eletti". Questi
atteggiamenti sono palesemente un sintomo dello squilibrio vissuto dagli
aderenti a tale dottrina. Non ci si meraviglierebbe se tali individui al di
fuori del loro ambito abbiano difficoltà a frequentare, anche a semplice scopo
turistico per esempio, altre sedi di culto o si sentiranno a disagio alla
compresenza di ritualità tradizionali. Quindi come primo effetto possiamo
osservare una omologazione dell'individuo ai principi deviati
dell'organizzazione, ovvero una immedesimazione, che come vedremo è più che
virtuale, con le eggregore deviate. Non sembra lontana dal vero la
supposizione che tali individui venendo continuamente in contattato con forze
atradizionali subiscano come una sorta di lacerazione della sfera spirituale
propria di ogni individuo e rimangono sostanzialmente esposti senza difesa a
queste forze, solitamente gli enti che si ingenerano con pratiche sincretiche
hanno sempre un primo obiettivo: soddisfare la brama di trovare un veicolo ove
incarnarsi. Si allude pertanto alla possessione e all'invasamento, concetti
meglio conosciuti sotto il termine di ossessione. Si vuole rappresentare con
questi esempi la vera natura del fanatismo di questi soggetti, sono ormai
prede più o meno consapevoli di queste forze, queste sensazioni che
probabilmente vivono sono spiegate come manifestazione del divino, errore in
cui il mistico può facilmente incorrere quello di attribuire ogni "segnale"
come promanante da Dio, e queste impressioni fortificano in loro l'idea di
appartenere ad una élite, non avendo mai sperimentato simili percezioni e
poiché erano mai state avvertite prima delle pratiche Neocatecumenali, esse
sono il frutto di una elevazione spirituale, mentre in realtà versiamo
esattamente sull'altro versante, cioè siamo in presenza di una regressione
spirituale dell'individuo. Questa regressione si manifesta in alcuni soggetti,
specialmente quelli particolarmente sensibili e con un alto grado di
acculturazione, con forti crisi di carattere personale, è cioè estremamente
probabile che in questa regressione spirituale alcune problematiche
individuali riemergano, magari associate a crisi depressive[16] ansiose o con
l'inclinazione a lasciarsi andare a forme di degradazione. Si sostiene
pertanto che una delle conseguenze della regressione spirituale vissuta da
questi soggetti sia quella di far riemergere problemi che già l'individuo
aveva superato. Si spiega perciò perché il gruppo coltiva alcune concezioni di
responsabilità attenuata dell'individuo. I casi di squilibrio e di crisi
personale sono così frequenti che non c'è altra via per spiegarli che quella
dell'influsso demoniaco, inteso poi, si badi, come "assenza di luce" cioè
mancata osservanza delle pratiche del gruppo, quando invece chi è cagione del
suo male dovrebbe solo piangere se stesso. Si constata quindi che le
conseguenze che questo culto ha sull'individuo non si discostano di molto
dagli effetti di alcune pratiche cultuali sincretiche tipiche del Sud America,
quale ad esempio la Santeria. Se pertanto si presentassero fenomeni
assimilabili al così detto dono delle lingue, non sarà tanto una dimostrazione
della positiva natura del lavoro spirituale quanto solamente un palese caso di
possessione, è l'entità che parla, non l'officiante né, tanto meno, Dio. E vi
è di più: proprio perché queste pratiche spurie funzionano ci si dovrebbe
preoccupare maggiormente.
Una forza eggregorica di questa particolare natura vive però solamente
perché utilizza come strumento la simbologia cristiana tradizionale, sia pur
storpiata e reinterpretata, ovvero, la reale potenza si può manifestare solo
fino a quando non viene riconosciuta la sua natura originale.
Simbolicamente si può forse dire che quando la maschera cade la forza viene
meno e ritorna a nascondersi. Si può riscontrare tale asserzione quando di
fronte alla stringente logicità di una discussione, la disquisizione stessa
venga abbandonata e c'è uno stizzoso atteggiamento di ritrosia e la volontà di
sfuggire totalmente al confronto.
Sicuramente però i casi più drammatici, e le testimonianze non mancano, si
presentano quando il soggetto si allontana dall'organizzazione, in questa
evenienze l'individuo può soffrire principalmente di due ordini di disturbo.
Il primo è ben rappresentato dalla circostanza che fino a quando aveva
contatti con una forza, sia pur deviata, in qualche modo era "sostenuto" da
tale valenza, privandosene inizialmente si sentirà come "svuotato" e poi privo
di energia vitale, il secondo consiste nel fatto che la forza viene a perdere
un veicolo e non si rassegnerà tanto facilmente perché significa comunque un
suo detrimento e cercherà, o attraverso altre persone sotto la sua influenza,
o con disturbi sempre più pervicaci, di riportare l'individuo sotto la sua
sfera di influenza. Solo il ritorno alla tradizione, che è l'unico elemento
capace di tenere lontano queste efficacie, può porre rimedio a questi disturbi
ma certo è un processo lungo e faticoso.
Lascio al lettore ravvisare altri elementi di sincretismo, quali possibili
allusioni massoniche in merito agli arredi e la disposizione del tempio,
nonché alla posizione dell'Assemblea durante le celebrazioni, che dire poi
dell'uso dei tappeti nel tempio aduso solo ai mussulmani… Una giustapposizione
di elementi di provenienza diversa riuniti dall'esteriore senza che nessun
principio di ordine profondo venga ad unificarli[17].
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[1] Il termine essoterico che significa appunto "aperto, palese,
manifesto", è usato in questo ambito per distinguere questo gruppo da ambiti
caratterizzati invece dall'esoterismo, cioè gruppi che fanno della chiusura al
mondo esterno, del segreto dei loro insegnamenti, del principio
dell'iniziazione i caratteri maggiormente pregnanti. Queste valenze appena
citate le osserviamo però a tratti ravvisate dai detrattori di questa
dottrina. Il segreto che circonda le pratiche interne, le prove dei gradi di
passaggio i documenti non accessibili, sono connotazioni che ci si
aspetterebbe di trovare di solito presso gruppi iniziatici non nelle
parrocchie.
[2] Pur non volendo arrogarsi la facoltà di poter scrivere uno studio di
scienza sacra è opportuno, tuttavia, precisare che non si versa nell'ambito
delle scienze profane, poiché di metafisica stiamo trattando, non si darà così
corso a considerazioni di carattere sociologico o di altre discipline magari
di impronta materialista. Ma si perseguirà l'obbiettivo di fornire
interpretazioni relative agli aspetti trascendenti che possono ravvisarsi nel
gruppo in esame.
[3] In realtà, sarebbe più corretto parlare di concause, è solo per motivo
di razionalità di esposizione che il presente studio analizza quasi
esclusivamente l'impiego del sincretismo. Sono quindi più cause che
determinano gli effetti osservati.
[4] "[…]Parlando d'accidenti vogliamo soprattutto alludere ai pericoli di
squilibrio cui si espongono coloro che agiscono in tale modo […] la risposta è
semplice si tratta di uno sviluppo di certe possibilità individuali se questo
sviluppo si produce in modo anormale, disordinato e disarmonico, è naturale e
in qualche modo inevitabile che debba condurre, ad un risultato, senza parlare
delle reazioni, che peraltro non sono trascurabili e che sono anche qualche
volta terribili, di forze di ogni genere con cui l'individuo si mette
inconsideratamente a contatto". René Guénon Considerazioni sulla via
iniziatica. Pag. 34. Ed. Basilisco, Genova 1987.
[5] Da quanto abbiamo detto deriva anche che quasi sempre il mistico è
troppo facilmente ingannato dalla sua immaginazione.
[6] Facoltà solo teorica posto che ci ha raggiunto un tale livello non si
discosta solitamente dalla tradizione originaria, se non altro come esempio
per le altre persone.
[7] In tale chiave è comprensibile l'atteggiamento di alcuni Pontefici che
in occasioni particolari rendono omaggio a diverse tradizioni, questi
atteggiamenti sono pienamente comprensibili considerando le asserzioni
riportate.
[8] Si constata che pratiche tipiche di alcuni paesi che utilizzano il
cristianesimo in chiave sincretica, pratiche cultuali come la macuba, la
santeria o peggio il voodoo, non si possono certo rappresentare come
espressioni della tradizione.
[9] L'idea di élite è un concetto che dovrebbe astrarre dai movimenti
religiosi, che presentano viceversa un atteggiamento opposto a quello degli
ordini iniziatici che si vogliono connotare come gruppi élittari. E' uno degli
aspetti che sembrano a volte tratteggiare il Cammino più come una
organizzazione a carattere parainiziatico.
[10] Curioso che l'esempio più famoso di tale retorica è quello che si
ricorda quando Mussolini, esule socialista in Svizzera, durante un incontro
pubblico pretese di confutare l'esistenza di Dio invitandolo pubblicamente a
presentarsi all'assemblea entro cinque minuti, trascorso invano il tempo
sentenziò così che non esiste Dio.
[11] Osserviamo che questa devianza può manifestarsi in un duplice modo che
esemplifico con delle immagini. La forma passiva recita: "Perché preoccuparsi
per un problema, tanto poi Dio risolve ogni cosa" e la voce passiva
afferma:"Se si commette un errore anche liturgico poi Dio rettificherà ogni
cosa, perché siamo in buona fede e siamo gli eletti". Dalla prima forma
traspare anche del millenarismo che sarà oggetto di separato studio.
[12] Ad essere veramente precisi si può dire che rare rappresentazioni con
caratteri ebraici sono state rinvenute e appartengono alla prima tradizione ma
sono solamente nome angelici.
[13] Si guardi ad esempio ad alcune rappresentazioni della Domus Aurea, in
particolare la così detta sala dei 500. Osserviamo che si impiegano più
simbologie. Si tratta di un tempio a pianta circolare con un altare tondo ove
è posto il candelabro tipico di certi aspetti liturgici ebraici. Si constata,
immediatamente, che anche la Massoneria usa collocare sull'altare un
candelabro simile. Il quesito a cui però non si trova risposta è l'origine di
un tempio con un'unica colonna centrale (non c'è quindi un vero punto dove
rivolgersi che normalmente è l'est), in termini simbolici se il paradigma è
ancora quello della Croce, significa che siamo ancora in presenza di una
osservanza della sola componente verticale del simbolo, non mi pare ci siano
testimonianze analoghe in ambito cristiano. Ugualmente un tempio a base
circolare ricorda vagamente alcune cripte di solito presenti nelle grandi
cattedrali, ma tali insediamenti sono solitamente sottostanti a costruzioni
che hanno una pianta tradizionale.
[14] Indubbiamente, tuttavia, non si può non osservare che data
l'operazione di sovrapposizione presso le strutture ecclesiastiche
puntualmente seguita dalla creazione di una enclave all'interno delle Chiese
stesse, un certo uso strumentale se non del Cristianesimo in generale, del
Cattolicesimo, sussiste.
[15] Le cause sono in realtà molteplici
[16] "La tenebra non ha una propria esistenza, è solo mancanza di luce.
Questa mancanza di luce è la causa degli aspetti negativi della vita, come per
esempio : la tristezza, la depressione la noia. La luce è simbolo di allegria,
irrompe nella nostra anima che ha qualche zona di penombra e pertanto combatte
la nostra oscurità interiore (come insegnato dal Rebbe Lubavitch e pubblicato
nel "pensiero della settimana" a cura del rabbino Samuel Rodal)" Così afferma
Kiko e, naturalmente, per avvalorare questa asserzione cita un personaggio
molto discusso di un certo ebraismo.
[17] René Guénon Considerazioni sulla via iniziatica. Pag. 65. Ed.
Basilisco, Genova 1987.
[Fonte: http://blog.myspace.com/194667939]