I neocatecumenali in questi giorni, reagendo con toni
minacciosi e ingiuriosi agli articoli pubblicati nel nostro sito stanno
dimostrando:
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di non essere capaci di affrontare una
discussione seria su argomenti importanti perché toccano verità che i
credenti non solo devono accettare, ma anche se necessario difendere.
Infatti mentre noi riportiamo sempre le fonti delle nostre affermazioni,
citando non solo gli autori ma anche le pagine e perfino i capoversi che
le contengono, i neocatecumenali rispondono dicendo che noi siamo “degli
indemoniati”, “dei falsari”, “calunniatori” etc.. etc..
È chiaro che usando questo metodo non sarà mai possibile intrecciare con
essi un colloquio sereno. Il loro atteggiamento è simile, se non
identico, a quello di tanti musulmani che non ammettono la benché minima
critica sia alla dottrina, sia alla persona del loro fondatore. E quelli
che osano farlo sono inesorabilmente condannati a morte!
Lo stesso metodo seguono i N.C. attuando l’insegnamento del loro maestro
che in una sua catechesi ( 1° scrut.) commentando massimalisticamente
come è suo stile, Isaia 6, 10 dice che “Dio ha chiuso gli occhi e
otturato le orecchie del popolo eletto perché non potesse capire, né
potesse vedere così da convertirsi e poter esser perdonato da lui. Ma
quello che contrariamente all’interpretazione di Kiko Dio non ha fatto,
riteniamo che per i membri del C.N.C. sia avvenuto veramente a seguito
delle catechesi di Kiko, per cui ad essi sono state otturate le orecchie
e chiusi gli occhi perché non odano altri insegnamenti diversi da quelli
impartiti dal loro capo. Per questo motivo è quasi impossibile che i
N.C. comprendano dov’è la verità o accettino una discussione con quanti
non condividano le loro idee.
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Il comportamento dei N.C. nei confronti di queste
persone è completamente all’opposto di quello che affermano essere la
caratteristica dei membri del C.N.C.; che consiste “nell’amore ai loro
nemici fino alla dimensione della croce” (1° scrut., pag. 38) e cioè di
essere disposti anche a morire per dimostrare l’amore che essi portano
ai loro avversari. I fatti dimostrano che i N.C. invece sono pronti a
“mettere sopra una croce” fino a distruggerli i loro avversari,
maledicendoli fino alla terza o quarta generazione”.
Questo comportamento comune a tutti i N.C. dimostra qual è veramente la
finalità di questo movimento, al di là delle espressioni più volte
ripetute: cioè di voler condurre la fede quanti ancora non la conoscono
o da essa si sono allontanati. La realtà del programma che si propone il
fondatore del C.N.C., come risulterà più chiaramente dalle catechesi
successive, è quello di distruggere nei suoi ascoltatori ogni residuo di
quella fede cristiana nella quale la gran maggioranza di essi è
cresciuta, anche se poi l’ha dimenticata.
Per attuare questo programma Kiko procede a tappe ben studiate, seguendo
il metodo già collaudato dai comunisti cinesi e che ha tre tappe:
-
la
prima: che è quella di fare terra bruciata nella mente e nel cuore dei
suoi ascoltatori; in modo che,
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nella seconda tappa, sia possibile
radicare in essi una nuova mentalità, per arrivare così,
-
nella terza
tappa, ad attuare l’obiettivo vero delle catechesi: “la costituzione di
una nuova società, di una nuova Chiesa, completamente differente
dall’attuale chiesa cattolica in quello che riguarda le sue verità
fondamentali”.
Per giungere a questo fine, Kiko inizia a trattare nelle sue catechesi
un argomento apparentemente di solo carattere culturale, parlando della
religiosità naturale in contrapposizione alla nozione della “fede”,
sulla quale si fonda la religione cattolica. Ma a Kiko non interessa
presentare le sue conclusioni come frutto di un lavoro veramente
scientifico; perché il suo scopo, in realtà, è dimostrare che la
religione cristiana dei suoi ascoltatori deve essere cambiata, corretta
e alla fine rifiutata perchè diventata “una religione naturale”. Kiko nel
suo ragionamento non riesce a comprendere che se anche un cristiano
vivesse la sua fede in modo da assimilarla ad una religione naturale,
essa rimane sempre “soprannaturale” sia per l’origine che per il
contenuto.
Dopo questa catechesi Kiko passa a cancellare un’altra verità
fondamentale della fede e religione cattolica: la dottrina sul peccato.
Mentre la chiesa cattolica insegna che il peccato dell’uomo è un’offesa
fatta a Dio, disobbedendo alla sua legge, Kiko afferma che il peccato
non ha la dimensione verticale di cui parla la chiesa, ma che esso ha
soltanto una dimensione orizzontale: quella cioè di un danno recato alla
comunità nella quale è inserito l’uomo che pecca.
Negato il peccato come offesa di Dio, Kiko afferma che il sacramento
della penitenza, che la chiesa ritiene essere il mezzo voluto da Gesù
per cancellarlo, non è più necessaria. Per cui anche se egli ne conserva
“ancora” il rito esteriore afferma che l’assoluzione del sacerdote non è
un elemento costitutivo dello stesso, perché per ottenere il perdono dei
peccati è sufficiente il rito dell’abbraccio di pace che i membri del
cammino si scambiano alla fine del rito penitenziale.
Kiko distrugge così non solo la dottrina della Chiesa circa i sacramenti
ma anche quella della grazia santificante che sta alla base di tutta la
fede cristiana e dell’opera redentrice di Cristo, di cui parla il C.C.C.
ai numeri 1996 – 2005. Kiko non riconosce che la grazia santificante è
un dono sovrannaturale, dato gratuitamente da Dio all’uomo per renderlo
santo, cioè giusto, amico e figlio adottivo di Dio, fratello di Gesù
Cristo ed erede del paradiso. Per i cattolici la grazia santificante
proprio perché appartiene al piano sovrannaturale è una realtà di cui
non comprenderemo mai appieno sia la natura che gli effetti che produce
(cfr C.C.C. 2005, e I Gv 3, 1ss).
Ma Kiko sulla grazia santificante segue l’insegnamento
di Lutero. Per il fondatore del protestantesimo la grazia non è un dono che
trasforma l’anima nella sua realtà ontologica. Per Lutero la grazia è un
mantello “con il quale Dio copre i peccati dell’uomo, per cui pur rimanendo
ancora peccatore egli diventa capace di raggiungere la salvezza. Per questo
nella dottrina luterana vige il proverbio :” pecca fortiter et crede
firmiter” la salvezza per Lutero è frutto solo della fede fiduciale. I
sacramenti della Chiesa non sono più mezzi della grazia ma sono segni che
aiutano l’uomo a crescere nella fede.
La teoria di Kiko circa la natura
della grazia santificante è perciò peggiore di quella di Lutero. Per Kiko
infatti la grazia non è un dono di Dio, ma è “una convinzione personale” del
soggetto che crede nell’amore perdonante di Dio e si fida di questo amore.
Quindi mentre per Lutero si annullava la capacità di Dio di conoscere e
scrutare i segreti del cuore umano, abbassandolo così al di sotto dell’uomo
che spesso non si contenta delle sole apparenze; Kiko arriva a rendere Dio
addirittura complice del peccato dell’uomo, perché alla fine egli non lo
punirà dei peccati che ha commesso a condizione che abbia il convincimento
della sua bontà e misericordia infinita; per cui in questo caso si dovrebbe
chiamare questo dio con un nome che non vogliamo neppure accennare.
E Kiko
arriva a queste conclusioni partendo dalla sua concezione sulla grazia
santificante, di cui parla in un modo veramente pauroso a pag. 190 del
volume Orientamenti per la fase di conversione.
Da queste premesse nascono altre conclusioni come
quella sulla redenzione operata da Gesù con la sua morte di croce, che per Kiko non costituisce un sacrificio espiatorio come invece ritiene la Chiesa.
A sostegno della sua opinione Kiko, in contrasto con tutti i documenti della
rivelazione, afferma che anche presso gli ebrei non esisteva più la
concezione di un sacrificio espiatorio (Or. Pag. 322) ma soltanto quella di
un rito di ringraziamento elevato a Dio per i doni da lui concessi. Da
questa affermazione Kiko ricava anche la conclusione che la messa, ritenuta
dalla Chiesa Cattolica un vero sacrificio espiatorio, perché ripresentazione
del sacrificio della croce, non è un vero sacrificio, ma è soltanto un
sacrificio di lode, una preghiera rituale per ingraziare e lodare Dio e
nello stesso tempo è l’occasione per esprimere fra i partecipanti il senso
della solidarietà attraverso i segni che i partecipanti stessi si scambiano
durante il rito.
Anche la comunione eucaristica non è più come invece
insegna la Chiesa una partecipazione e comunicazione all’uomo della stessa
vita divina di Cristo; ma è soltanto un segno della fede fiduciale e della
fraternità: i soli valori necessari all’uomo per ottenere la sua eterna
salvezza.
Per questo, mentre secondo la dottrina della Chiesa,
alla comunione possono accedere senza commettere un sacrilegio soltanto i
credenti in grazia di Dio, per Kiko tutti :” anche atei o quelli che vivono
in stato di violazione delle leggi di Dio possono accostarsi (Sh. pag. 96)”
.
Anzi a fare questa comunione vengono esortati tutti per
alcuni anni.
Possiamo dire che a questo punto il C.N.C è arrivato a
cancellare verità fondamentali della Chiesa Cattolica; anche se di questa
Chiesa esso continua a mantenere alcuni riti dei quali però ha cambiato
totalmente il significato. Basta leggere quanto egli dice nella catechesi
sull’eucarestia, e quando della penitenza dice che “quel rito è bene
conservarlo poiché il tempo della totale abolizione ancora non è arrivato! “
(cfr. Or. 192, 195, 205).
In conseguenza di queste catechesi molti dei N.C. ,
ignari dei principi fondamentali della fede cattolica accolgono
l’insegnamento di Kiko ritenendolo un catechista non solo autorizzato ma
anzi lodato da molti vescovi della Chiesa, per cui essi concluderanno che i
veri cristiani sono i membri del cammino, come pure i veri sacerdoti sono i
presbiteri delle loro comunità e , conseguentemente essi diventano i nuovi
eletti, della nuova Chiesa fondata da Kiko vero sacramento di salvezza per
tutti gli uomini della terra il cui capo indiscusso e indiscutibile sarà
Kiko Argüello mentre i catechisti delle comunità diventeranno i partecipi
dell’autorità e dei carismi del loro capo. Di questo essi ritengono che
abbia rapporti diretti con Dio che un giorno gli avrebbe affidato il dono
“di fondare la nuova Chiesa” (I scrut. Pag. 49).
Che sia questo il vero obiettivo di Kiko si desume
anche da quello che egli dice in Orientamenti I scrut. Pag. 142 “ vivere
cristianamente non significa vivere in grazia di Dio e ritornarvi subito se
uno l’ha perduta con il peccato; perché questa non è una spiritualità
biblica. Vivere cristianamente significa vivere nella precarietà etc..”.
Ancora una volta Kiko usa espressioni apparentemente
cristiane, falsando volutamente il significato di termini che anche i
bambini comprendono come l’avverbio “cristianamente “ che significa : “il
modo corrispondente a quello di…”. D’ora in poi per i seguaci di Kiko non
sarà la vita di Gesù che dovrà essere presa a modello dei cristiani, anche
perché egli afferma che Gesù non è venuto a darci l’esempio (Orientamenti
pag. 125-127; Sh. 40 e 59).
Che questo sia il vero obiettivo che Kiko si propone
risulta anche dal fatto che egli nelle sue catechesi non parla mai
dell’istituzione da parte di Gesù della Chiesa né delle note che la
distinguono di cui invece il C.C.C. parla ai numeri 748-941.
La Chiesa Cattolica per Kiko si è “istituzionalizzata”
fra il V e il VI sec (Or. Pag. 167). Ne deriva che anche l’autorità del Papa
può essere messa in discussione come pure può non essere considerata
vincolante il suo magistero. Per questo Kiko non osserva certe norme
riguardanti la celebrazione dell’eucarestia anche se a questa osservanza è
stato esplicitamente richiamato dal Papa stesso e dagli organi ufficiali
della Chiesa ed è proprio di questi ultimi mesi il rifiuto di Kiko di
osservare le norme relative alla celebrazione della santa messa a lui
ricordate solennemente dal Papa in una adunanza pubblica.
Ma ciò che è ancora più grave è che quell’atteggiamento
e comportamento di ribellione è condiviso da tanti sacerdoti che pur non
essendo formati nei seminari del C.N.C., sono stati travolti da una cultura
priva dei principi fondamentali filosofici e teologici della Chiesa
cattolica e diffusi anche nelle università teologiche pontificie. Ci
meraviglia anche il fatto che molti vescovi si dichiarano favorevoli al
C.N.C. pur non avendo mai letto un testo delle catechesi di Kiko; come aveva
affermato anche lo stesso Cardinal Poletti, vicario del Papa per la diocesi
di Roma nel lontano 1990.
Siamo arrivati così ad un periodo della storia della
Chiesa molto simile a quello antecedente il Concilio di Trento quando in
tutta la Chiesa si invocava una riforma da effettuarsi “in capite et in
membris”. Molti cristiani del nostro tempo sono fermamente convinti della
necessità di una riforma che incominci proprio da lì ; perché la causa dei
tanti smarrimenti del gregge del popolo di Dio e che anche Gesù aveva
predetto è questa: “il gregge è disperso perché sono stati colpiti i suoi
pastori” (Mt 26,31; Mc 14,27; Gv 16,23; Zc 13,7).
Con queste note non vogliamo certamente interferire
nelle decisioni del supremo pastore della Chiesa, noi ci atterremo
scrupolosamente a quanto Egli guidato dallo Spirito santo deciderà per il
bene di tutta la Chiesa. In questa attesa non ci resta che implorare la luce
e la forza dello Spirito sia per noi come per i fratelli N.C., che
continuiamo ad amare ancora di più perché bisognosi di una luce e di una
forza maggiore per essere seguaci del divino maestro.