Dalla Galilea all’Europa
Le riflessioni del Vescovo di Orvieto-Todi dopo la convivenza dei Vescovi
europei alla Domus Galilaeae.
Invitati dai responsabili del Cammino
neocatecumenale, ci siamo ritrovati sulle orme dei primi discepoli nella
nuovissima “Domus Galilaeae”, sul monte delle Beatitudini di fronte al lago
di Tiberiade. Eravamo 170 vescovi di tutta Europa (quattro della regione
Umbria) e là idealmente ci aspettava Gesù risorto (cfr. Mt 28,7 e Mc 16,7)
per indicarci le strade della nuova evangelizzazione dell’Europa. Strade
nuove aperte in questi anni da coraggiose famiglie del Cammino, che hanno
inteso far rivivere lo spirito delle prime comunità cristiane, quelle di
Atti 2,42 e 4,32ss, per rispondere alla sfida dell’attuale cultura europea,
che si qualifica soprattutto come “cultura di morte”. Accanto a queste
famiglie missionarie, tutte ricche di vita e di figli, una nuova schiera di
sacerdoti preparati nei numerosi seminari Redemptoris Mater, sparsi in tutta
Europa, per lanciare la nuova evangelizzazione proposta da Giovanni Paolo II,
attraverso la predicazione della Parola, un lungo cammino catecumenale e la
formazione di comunità senza sconti. La fotografia e la diagnosi di questa
Europa è stata pennellata ripetutamente da uno dei fondatori del Cammino,
Kiko Arguello, a tinte piuttosto oscure, anche se molto vicina alla realtà.
Ma è soprattutto la cura di questa Europa che ci deve interessare e che
richiede non solo tutta la nostra attenzione, ma la nostra specifica
responsabilità di pastori, per fare tutto il possibile e non ripetere
qualche errore recente che va umilmente riconosciuto. Cominciamo da un
errore, sottolineato dal card. Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Nel
periodo dell’Humanae vitae di Paolo VI, la gerarchia cattolica non fu così
compatta e coraggiosa nel sostenere la dottrina proposta dal Papa, e questo
disorientamento ha prodotto una maggiore diffusione del pensiero
anticattolico nell’interpretazione del valore della sessualità e della vita
umana. Oggi dobbiamo ritrovare questa unità e questo coraggio. Tutto il
possibile richiede poi una testimonianza forte dell’identità cristiana. Va
recuperata la centralità della Parola, perché ogni cristiano possa entrare
attivamente come collaboratore di Dio nella ri-creazione di questo mondo. Va
rivissuto il battesimo - e con esso i sacramenti dell’iniziazione cristiana
- con una adeguata formazione seria che duri nel tempo, perché sull’immagine
di Cristo - Uomo nuovo possano nascere e manifestarsi uomini e donne
veramente nuovi. Vanno ricostruite comunità secondo lo stile apostolico,
dove la comunione sia resa visibile dall’unità nella carità e dalla coerenza
al Vangelo. Oggi in modo particolare vanno testimoniate l’apertura costante
alla vita nella gestione del matrimonio e della sessualità, e una nuova
forma di condivisione dei beni. Questa cura è particolarmente proposta dal
Cammino neocatecumenale, che è riconosciuto oggi dalla Chiesa come uno dei
suoi carismi. Ma nella sua essenzialità questo carisma e questa cura
riguardano la missione di tutta la Chiesa: ci deve far riflettere, mentre
cerchiamo di capire la responsabilità che il Signore intende affidarci per
il bene di questa Europa.
4 aprile 2008
† P. Giovanni Scanavino Vescovo di Orvieto-Todi
Tratto dal sito: La Voce.it, settimanale dell'Arcidiocesi di Perugia - La
Pieve