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Egitto: tre bombe a Sharm, nuova strage
Benedetto XVI: L’Onnipotente fermi la mano assassina dei terroristi e converta i loro cuori - prevalga l'Islam migliore

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Dopo le bombe contro gli hotel di Taba del 7 ottobre scorso in cui morirono anche due giovani piemontesi, nuova strage contro i turisti in Egitto. Nella notte sono esplose tre bombe a Sharm el-Sheik, nel Sinai egiziano. 
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Purtroppo ci sono anche due vittime italiane accertate: Sebastiano Conti, 33 anni, e sua moglie Daniela della provincia di Catania. I morti sono 64, tra questi molti gli stranieri; ma la maggior parte sono egiziani. Si parla di circa 200 feriti, e risultano alcuni dispersi tra cui 8 italiani. Al di là del tragico scandire dei numeri, colpisce l'ennesima cruda e cieca ondata di violenza.
Dopo l’attentato che ha colpito l’Egitto, il card. Angelo Sodano, Segretario di stato, a nome del papa ha inviato un telegramma alle autorità civili ed ecclesiastiche egiziane esprimendo “condoglianze alle famiglie delle vittime” e condannando gli attacchi come “atti insensati”. 
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«Odio e fanatismo». Sono questi per Papa Ratzinger gli elementi da sradicare dai cuori, perché muovono - ricordando espressamente tutti gli attuali fronti del terrore - la cieca violenza degli assassini. Queste le sue parole: «
Anche questi giorni di serenità e riposo sono stati turbati dalle tragiche notizie di esecrandi attentati terroristici, che hanno causato morte, distruzione e sofferenza in vari Paesi quali l’Egitto, la Turchia, l’Iraq, la Gran Bretagna. Mentre affidiamo alla divina bontà i defunti, i feriti e i loro cari, vittime di tali gesti che offendono Dio e l’uomo, invochiamo l’Onnipotente affinché fermi la mano assassina di coloro che, mossi da fanatismo e odio, li hanno commessi e ne converta i cuori a pensieri di riconciliazione e di pace». [La Santa sede risponde alle accuse di Israele, che protesta per non essere stato menzionato tra gli Stati vittime del terrorismo, ndR]
Rivolgendosi ai fedeli e alle autorità, il papa, ricordando  che domani è la festa di San Giacomo, si é soffermato sul contributo offerto dal cristianesimo all’Europa  e, in particolare, ha richiamato l’«Atto europeistico» compiuto da Giovanni Paolo a Santiago de Compostela  nel 1982. Un “atto” nel quale, ha ricordato Benedetto XVI,  il suo predecessore presentò “il progetto di un’Europa consapevole della propria unità spirituale poggiante sul fondamento dei valori cristiani”. 
All'odio e al fanatismo, Benedetto XVI ha esortato a contrapporre un ben diverso binomio: quello costituito dalla fede e dalla ragione, contestualizzando questo invito nella situazione particolare dell'Europa ferita dagli attentati di Londra e smarrita per il rischio di perdere il riferimento alle sue radici. Nell'analisi di Papa Ratzinger è centrale l'elemento del dialogo tra le diverse religioni e culture e nel discorso c'è una forte sottolineatura della responsabilità che ciascun cristiano ha in questa direzione, con un richiamo particolare a quello che possono fare i giovani. Non è mancato, in questo contesto, un riferimento alla Gmg di Colonia: «Preghiamo perché le nuove generazioni, attingendo la loro linfa vitale da Cristo, sappiano essere nelle società europee fermento di un rinnovato umanesimo nel quale fede e ragione cooperino in fecondo dialogo alla promozione e alla edificazione dell'autentica pace».
24 luglio 2005
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Papa, prevalga l'Islam migliore - A chi ha posto la domanda se «l'islam possa essere considerata una religione di pace», «Non vorrei etichettare con parole generali. - ha risposto il Papa - Certamente ha anche elementi che possono favorire la pace, come ha anche altri elementi. Noi - ha aggiunto - dobbiamo cercare di trovare sempre i migliori elementi che aiutano».
Benedetto XVI continua a ripetere ogni giorno il suo messaggio di pace. E anche oggi ha affidato questa sua riflessione ai giornalisti che lo hanno atteso davanti alla chiesa parrocchiale di Introd, dove ha incontrato a porte chiuse l'intero presbiterio della Valle d'Aosta: 140 tra sacerdoti, religiosi e diaconi. Agli stessi giornalisti il Papa ha detto anche di non ritenere corretta la definizione di 'anticristiani' per gli attentati di questi giorni. "Mi sembra - ha spiegato - che ci sia generalmente un'intenzione più generale non proprio contro il cristianesimo". Come già aveva fatto nella conversazione di mercoledì scorso con gli stessi giornalisti, Benedetto XVI è dunque tornato a rigettare la prospettiva che tende a identificare l'ondata di attentati con uno «scontro di civiltà» in atto. Secondo il Papa, piuttosto, esiste un disegno portato avanti da «gruppi fanatizzati» - come li ha definiti -, che il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste può contribuire a contrastare.
25 luglio 2005
[Testo integrale dell'Angelus del 24 luglio]

   
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