Oltraggio e libertà
Magdi Allam, sul Corriere della
Sera 17 aprile 2006
Se non
contestualizziamo la vicenda, rischiamo di fare il gioco dei carnefici,
facendoli passare per vittime.
Perché coloro che hanno prontamente protestato, musulmani e cristiani,
alla pubblicazione di una vignetta su Maometto in Studi Cattolici,
rivista a diffusione limitata, non si sono indignati per la
raffigurazione di Gesù che defeca su Bush e sulla bandiera americana?
Raffigurazione, questa, trasmessa solo quattro giorni fa da «South Park»,
un cartoon che è visto da decine di milioni di persone in tutto il
mondo. Perché? Dobbiamo sollecitare una fatwa del predicatore d’odio
Youssef Qaradawi, che si è attribuito la presidenza del «Comitato
internazionale per il sostegno dell’ultimo profeta », di condanna a
morte del direttore Cavalleri e del vignettista Clericetti? E a quando
la fatwa contro Dante e la «Divina Commedia» a cui si sono ispirati?
O
dobbiamo invece sostenere il diritto a ribellarsi a un terrorismo
islamico che vorrebbe sottomettere la nostra civiltà senza
necessariamente eliminarci fisicamente?
Se non contestualizziamo correttamente la vicenda, rischiamo di fare il
gioco dei carnefici facendoli passare per vittime. Le vignette su
Maometto, al di là della legittima critica, sono una non meno
legittima reazione all’aggressione terroristica islamica alla vita e
alla libertà dell’umanità intera, occidentali e orientali,
cristiani, musulmani ed ebrei. Ma ricordiamoci che non costituiscono in
sé un’azione sacrilega. Perché non esiste nessuna interdizione
coranica alla raffigurazione di Maometto. Casomai a oltraggiare
l’islam sono i terroristi che si fanno esplodere perfino
all’interno delle moschee massacrando i fedeli in preghiera, o i
Fratelli Musulmani che nel loro logo accostano il Corano alla spada e
al versetto «E preparate contro di loro forze e cavalli quanto potete,
per terrorizzare il nemico di Dio e vostro» (Corano VIII, 60).
Così come la satira è un diritto irrinunciabile in una democrazia.
Irridere su Maometto, che oltretutto è un comune mortale, è diventato
un tabù e un casus belli soltanto quando l’hanno deciso i
predicatori d’odio. Ricordiamoci che il caso delle 12 vignette
pubblicate dal quotidiano danese Jyllands-Posten il 30 settembre
scorso, ha scatenato una ondata di violenza in tutto il mondo soltanto
5 mesi dopo, quando ad istigarla fu il burattinaio Ahmad Abu Laban,
imam di una moschea di Copenaghen, e l’Unione internazionale degli
ulema, presieduta da Qaradawi e con sede a Dublino. Teniamo presente
che la serie animata «South Park» aveva trasmesso il 4 luglio 2001
una puntata dal titolo «Super best friends», in cui Maometto compare
al fianco di Gesù, Mosè e Buddha, con una pistola e delle dita che
lanciano fiamme. Eppure non ci fu nessunissima reazione. Per una
ragione molto semplice: non ci fu un burattinaio del terrore che
ritenne di strumentalizzare la vicenda.
Oggi, all’opposto, è l’Occidente stesso che ha sviluppato un riflesso
condizionato a difesa non dell’islam, bensì della sua
interpretazione radicale. Il 4 aprile la Corte di Cassazione, nel
condannare un italiano che aveva apostrofato due musulmane velate, ha
sentenziato che «la religione musulmana impone il velo alle credenti».
Come è possibile che nel nostro Stato laico si accrediti, al più alto
livello della magistratura, la tesi che gli estremisti islamici
vorrebbero imporre alle donne musulmane che nella loro maggioranza non
indossano il velo?
Nella puntata «Cartoon wars» della serie «South Park», gli americani
decidono di seppellire, come gli struzzi, la testa sottoterra «perché
dobbiamo dimostrare ai terroristi che non abbiamo visto la
raffigurazione di Maometto!». E poi, per vendetta, sono i terroristi
che diffondono le immagini dissacranti di Gesù. Un Occidente
sottomesso e vilipeso. In preda alla paura. Che sta perdendo il bene
della vita e il valore della libertà. Di questo passo, all’insegna
dell’islamicamente corretto, quando si pronuncerà il nome di
Maometto, tutti indistintamente, musulmani e non, dovremo rispondere
coralmente «La pace e la benedizione di Dio su di lui».