«Il tema attuale. "L'abuso sessuale" e la sua strumentalizzazione anticattolica»
Prof. Dr. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Ratisbona
 

Nota della Redazione: I delicta graviora, sono quelli che la Chiesa cattolica considera i più gravi in assoluto: e cioè quelli contro l'Eucaristia, quelli contro la santità del sacramento della penitenza e il delitto contro il sesto comandamento ("non commettere atti impuri") di un chierico con un minore di diciotto anni. Delitti che un motu proprio del 2001, "Sacramentorum sanctitatis tutela", ha riservato, come competenza, alla Congregazione per la dottrina della fede. Se la Chiesa, per ovvia riservatezza rifugge dalla giustizia spettacolo, la normativa sugli abusi sessuali non è stata mai intesa come divieto di denuncia alle autorità civili.

[Zittire la Chiesa? La pretesa è già fallita]
[Pedofilia: Benedetto XVI, servono pentimento, guarigione e rinnovamento]
[Cosa ne pensa un Vaticanista: Galeazzi, su "La Stampa" del 13 marzo]

Infamia dell’abuso sessuale

1. La violenza sessuale di bambini e adolescenti è una vergognosa violazione della loro dignità personale. Nel giudizio teologico, si tratta di una colpa grave, “un peccato che esclude dal Regno di Dio” (1Cor 6,10). Per la legge dello Stato, l’abuso sessuale di minori è un reato perseguibile con la carcerazione fino a dieci anni.

2. Per quanto riguarda il trattamento del reo e delle sue vittime, la competenza dello Stato e quella della Chiesa vanno tenute nettamente distinte.

3. Come cittadino di uno Stato il reo è soggetto alle norme di diritto civile e penale. Perciò, per l’accertamento del reato, la fissazione della pena, l’esecuzione della condanna ed il controllo delle misure condizionali, sono responsabili esclusivamente le rispettive istituzioni statali.

4. Se i rei sono persone operanti al servizio della Chiesa (chierici, appartenenti a ordini religiosi, o laici), secondo il metro delle disposizioni e imposizioni giudiziarie, e sulla base di una valutazione scientifico-terapeutica, viene stabilita la pena ecclesiastica. I provvedimenti vanno da un’ampia limitazione dell’attività pastorale fino all’allontanamento definitivo dal servizio ecclesiastico.

5. Nei confronti della vittima, il reo è debitore di una manifestazione di profondo pentimento per le ferite fisiche e spirituali da lui inflitte. A ciò si aggiunge l’adempimento delle imposizioni giudiziarie e delle pene, come il risarcimento dei danni morali o prestazioni relative allo svolgimento di una terapia.

6. Se il reo era impiegato al servizio della Chiesa, le Diocesi o le istituzioni ecclesiastiche competenti offriranno sostegno pastorale e terapeutico mediante commissioni appositamente designati, ma anche in generale attraverso iniziative della Caritas e dell’Ente Cattolico di Assistenza Giovanile, che si adoperano attivamente a favore delle vittime di abusi sessuali di ogni genere e provenienza.

Campagne in senso anticattolico

7. Il titolo sullo SPIEGEL “Gli ipocriti. La chiesa cattolica e il sesso” ha scatenato come al solito una valanga mediatica anticattolica. Qui abbiamo a che fare con la strumentalizzazione di errati comportamenti sessuali di singole persone per scopi politico-ideologici faziosi. L’unico ed esclusivo obiettivo è quello di rappresentare la Chiesa e la morale sessuale cattolica nel loro insieme, come un “biotopo”, dove di per sé l’abuso sessuale dei bambini “deve” necessariamente prosperare. Lo SPIEGEL si rende colpevole della violazione della dignità umana (cfr. in proposito l’Art.1 della Costituzione) di tutti i sacerdoti e religiosi cattolici. Il voler attribuire, in maniera assolutamente illogica e in contrasto con ogni rilevazione statistico-empirica, la colpa dell’abuso sessuale su minori da parte di singoli individui, alla morale sessuale della Chiesa, e all’impegno liberamente assunto di rinunciare al matrimonio, mettendo la propria vita al servizio del Regno di Dio (cfr. Mt 19; 1Cor 7) attraverso il celibato sacerdotale o i voti monastici, è un’offesa all’intelletto e alla buona fede di ogni persona umana.

8. Alimentando incessantemente idee preconcette di stampo anticattolico e risvegliando vecchi risentimenti, si vuole camuffare la contraddizione tra la realtà virtuale della propaganda mediatica e la realtà concreta, che è sempre una mescolanza di luce e di ombre (legenda negra).
C’è il pericolo che, tra la gente incline a prestar fede ai proclami mediatici, si consolidi l’idea che, in fondo, non può essere del tutto falso quello che “si legge sui giornali”. Ormai l’abuso della libertà di stampa non si distingue più da una licenza alla diffamazione, con la quale, in maniera apparentemente legale, si derubano dell’onore e della dignità tutte quelle persone e comunità di credenti che non si sottomettono alle pretese totalitarie del neo ateismo imperante e alla dittatura del relativismo.

9. La stessa Süddeutsche Zeitung menziona, nel contesto delle periodiche campagne mediatiche contro il celibato e la morale sessuale cattolica, il sinistro discorso tenuto nel 1937 a Berlino dal maestro di sobillazione popolare. Nella Deutschlandhalle, davanti a 20.000 fanatici membri del partito, migliaia di sacerdoti e religiosi cattolici vennero sistematicamente vilipesi e criminalizzati come soggetti danneggiati dal celibato e sessualmente perversi. L’obiettivo era di esporre il clero cattolico al pubblico disprezzo. Lo strumento per farlo era il concetto di appartenenza “tribale”. Colpevole non è il (vero o ingiustamente accusato) autore del reato, di nome XY, bensì l’intero clero, di cui egli fa parte, o addirittura il “sistema” Chiesa cattolica.

Background teologico e storico-spirituale

10. In tempi di battaglie religiose e culturali, i Cristiani si affidano allo Spirito Santo come “loro avvocato e consolatore” (Giov 14,26). Esso aiuta a discernere tra gli spiriti, se essi davvero promanino da Dio. Ma l’odio contro la Chiesa rende manifesta anche la differenza tra veri e falsi profeti nella Chiesa. Poiché lo Spirito Divino insegnerà ogni cosa e ricorderà ai discepoli tutto ciò che Gesù ha detto loro: “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. (…) Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. (…) Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti” (Lc 6,22–26).

11. L’agnosticismo dogmaticizzante riguardo al riconoscimento dell’autorivelazione divina, si richiama sempre (in qualche modo tradendosi) alla ragione “debole”, cioè limitata nei confronti della trascendenza. In tal modo si costituisce una visione dell’uomo confinata ad un orizzonte immanente e materialistico. All’interno di questa sviante conclusione naturalistica, non c’è posto per il libero arbitrio, la responsabilità morale e la coscienza personale. L’uomo sarebbe solo un fantoccio in balìa delle proprie passioni ed istinti, che in qualche modo vanno incanalati per renderli socialmente tollerabili, nell’intento di ridurre al minimo i danni. Questo cinico postulato esclude una valutazione positiva e ottimistica della fisicità e sessualità dell’uomo.

12. Così facendo si dimentica la grandezza della ragione umana, che sa già riconoscere, nelle opere della Sua creazione, l’eterna potenza e divinità di Dio (cfr. Rom 1,20), il quale ha iscritto il requisito fondamentale dei suoi magnanimi precetti nella coscienza di ogni uomo (vgl. Rom 2,26). Un’etica orientata sulla ragione è possibile e universale. Con tutto l’argomentare di debolezza della ragione, dovremmo rimanere ottimisti: “Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rom 8,26), anche alla ragione debole del neo ateismo e alla volontà degli edonisti. Anche per essi vale: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giov 8,32).

La sessualità umana nella visione globale dell’antropologia cristiana

13. Una riduzione dell’istinto sessuale a processo puramente materiale e meccanico è in contraddizione con la visione globale dell’uomo come unità personale di spirito, anima e corpo, inserita nella comunità per la quale egli si assume la responsabilità. Ogni uomo può, con l’aiuto dello Spirito divino, secondo coscienza e in libertà, destinare se stesso all’amore personale.

14. La morale sessuale cattolica è improntata ad una visione globale dell’uomo. L’essere umano fu creato da Dio come maschio e femmina. Perciò l’amore personale è il momento essenzialmente determinante della comunione corporale ed esistenziale dei coniugi. Il matrimonio di un uomo con una donna, fondato nell’ordinamento della creazione, in quanto matrimonio tra Cristiani partecipa all’unione sacramentale di Cristo e della Chiesa e la rappresenta. Esso è l’origine della famiglia, come comunità di padre e madre con la loro prole.

15. Una rinuncia al matrimonio e una vita all’insegna dell’astinenza sessuale è possibile e sostenibile, se basata su una libera decisione, e se questa forma di vita celibataria al servizio del Regno di Dio viene accettata come una vocazione carismatica. Gesù stesso ce ne dà la spiegazione: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. … Chi può capire, capisca” (Mt 19,11f.).

Prof. Dr. Gerhard Ludwig Müller
Vescovo di Ratisbona

[Fonte: http://www.bistum-regensburg.de/default.asp?op=show&id=4010]


Nota di InternEtica: non sembra purtroppo, dai casi noti, che il matrimonio preservi dall’essere pedofili; quindi il discorso del celibato ecclesiastico a questo riguardo è soltanto pretestuoso

"Strumentalizzazioni contro Benedetto XVI"
Giacomo Galeazzi, La reazione del Vaticano: «Non c'entra» 

CITTÀ DEL VATICANO - La bufera in arrivo dalla sua Baviera era stata preannunciata a Benedetto XVI giovedì mattina dall’arcidiocesi di Monaco. La commissione diocesana che indaga sugli abusi sessuali del clero, informata dalla «Süddeutsche Zeitung», aveva trovato riscontri al caso segnalato che chiamava in causa il quadriennio ratzingeriano.

L’arcivescovo Reinhard Marx, quindi, lo ha comunicato all’appartamento papale alla vigilia del «faccia a faccia» in Vaticano tra il Pontefice e il capo della Chiesa tedesca Zollitsch.

Considerato il preavviso dello scandalo, l’asettica, imbarazzata reazione della Santa Sede fotografa il momento di confusione e difficoltà della Curia, macchinosa e impacciata nella difesa del pontificato.

Di fronte al clamore mondiale per il coinvolgimento nello scandalo-pedofilia degli anni da arcivescovo di Monaco di Joseph Ratzinger, la Sala Stampa vaticana si è limitata ieri sera ad una nota «circa un sacerdote della diocesi di Essen, con precedenti di abuso sessuale, trasferito nella diocesi di Monaco e immesso, dopo un periodo di cura, nell’attività pastorale ai tempi in cui Ratzinger era arcivescovo», rimandando al comunicato dell’arcidiocesi di Monaco «sui fatti di cui si assume piena responsabilità il Vicario Generale della diocesi di allora, Gerhard Gruber».

Poche ore prima, il presidente dei vescovi tedeschi aveva trovato ieri mattina di fronte a sé un Pontefice che ha ascoltato «con grande sgomento, attento interesse e profonda commozione» le ultime rivelazioni sui preti pedofili. «Il Papa ha approvato il giro di vite voluto in Germania dalla Chiesa - spiega Zollitsch -.
L’ex Sant’Uffizio sta raccogliendo le esperienze nei vari Paesi per poi fare una valutazione complessiva e adeguare le proprie norme». In particolare, la Santa Sede intende rafforzare il meccanismo di collaborazione tra giustizia ecclesiastica e magistratura civile. Su tutto gravava, però, il «non detto» dei fulmini in arrivo da Monaco.

La strategia difensiva del Vaticano dimostra debolezza anche nel gridare al complotto, come dimostra la decisione dell’Osservatore romano di pubblicare una «dichiarazione del vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller a proposito dei presunti silenzi della Chiesa».

Invece di rispondere nel merito alle contestazioni del ministro della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarreberger (secondo la quale «la Chiesa ostacola le sanzioni penali previste per gli abusi sessuali, mentre il muro di silenzio rende difficili nelle scuole cattoliche le indagini sui reati»), il quotidiano della Santa Sede definisce le accuse «false e diffamatorie. E sfida il ministero a «presentare le prove» e, «se non è in grado di farlo», a smettere di «strumentalizzare la sua autorità per soprusi del genere».
Dietro tutto questo c’è l’amarezza di un Pontefice che sulla «tolleranza zero» contro le violenze sui minori ha incentrato la propria missione e che adesso vede la Curia lenta e poco convincente nel far valere le ragioni del suo operato da arcivescovo di Monaco.

L’estraneità di Joseph Ratzinger allo scandalo viene sostenuta in maniera inadeguata sia in Baviera che in Vaticano. La solitudine del Pontefice emerge ancora una volta nei Sacri Palazzi come già dopo la revoca della scomunica al vescovo negazionista Williamson, al no al condom, alla beatificazione di Pio XII.

Insomma, un Papa in trincea, senza Curia o malgrado essa.


© Copyright La Stampa, 13 marzo 2010

Pedofilia: Benedetto XVI, servono pentimento, guarigione e rinnovamento
(di Salvatore Izzo)

La speranza del Papa è che la Lettera ai cattolici dell'Irlanda sugli abusi sessuali compiuti da sacerdoti - che firmerà venerdì 19 - possa aiutare "un processo di pentimento, guarigione e rinnovamento".
"Come sapete - ha detto oggi ai pellegrini di lingua inglese presenti in piazza San Pietro all'Udienza Generale - nei mesi scorsi la Chiesa in Irlanda è stata pesantemente scossa a causa della crisi degli abusi sui minori. Come segno della mia profonda preoccupazione preoccupazione ho scritto una lettera pastorale che affronta questa situazione dolorosa.
Firmerò questa lettera nella solennità di San Giuseppe guardiano della sacra famiglia e patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo. Chiedo a tutti voi di leggerla per voi stessi, con cuore aperto e in spirito di fede. La mia speranza e' che essa aiuterà un processo di pentimento, guarigione e rinnovamento". Secondo quanto si è appreso, nel documento Benedetto XVI esprimerà nuovamente "sdegno e preoccupazione" per quanto accaduto - 46 sacerdoti hanno compiuto abusi gravissimi su bambini e bambine nell'arco di un trentennio - ma anche per non essere stato ascoltato quando nel 2006 aveva sollecitato la Chiesa Irlandese a una svolta.
Papa Ratzinger, aveva chiesto in particolare ai presuli di "stabilire cosa sia avvenuto realmente nel passato, e prendere ogni provvedimento affinché casi del genere non avvengano di nuovo".
E di "assicurarsi che i principi di giustizia siano pienamente rispettati", indennizzando "tutti coloro che sono stati colpiti da questo grave crimine". "Solo in questo modo - era stata le sua conclusione - la Chiesa in Irlanda potrà crescere più forte ed essere ancora più capace di dare testimonianza della forza redentrice della croce di Cristo".
Ma nelle scorse settimane il Pontefice ha dovuto constatare purtroppo come tutto questo sia rimasto in gran parte lettera morta. E questo non solo in Irlanda ma anche nella sua Germania, in Austria e in Olanda. E proprio dalla Germania gli sono anche arrivati degli attacchi personali, con il tentativo prima di coinvolgere suo fratello Georg, maestro per una vita del coro delle voci bianche del Duomo di Ratisbona, e poi addirittura lui personalmente.
In proposito padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha denunciato sabato scorso "un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco" per trovare "elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi".
Molto fiera è stata la difesa dell'Osservatore Romano, che ha rivendicato alla Chiesa Cattolica, "a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare", di essere "l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi sessuali a danno dei minori partendo dal suo interno".
"Bisogna dare atto a Benedetto XVI - ha sottolineato il giornale vaticano - di avere impresso un impulso decisivo a questa lotta, grazie anche alla sua ultra ventennale esperienza come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede".
Da cardinale, ha tenuto a rimarcare il giornale diretto dal prof. Giovanni Maria Vian, Joseph Ratzinger "ha favorito una riforma anche legislativa più rigorosa in materia".
Nel documento che firmerà venerdì, Papa Ratzinger ribadirà dunque gli impegni precisi che ha assunto personalmente verso le vittime degli abusi sessuali perpetrati su minorenni da parte di membri del clero.
"Il Santo Padre - ha affermato recentemente la Sala Stampa della Santa Sede - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda, e si è unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa", invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo "ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati".
Inoltre, Benedetto XVI assicurerà nella sua Lettera "tutti gli interessati che la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi".
La Santa Sede, ribadiva ancora la nota della Sala Stampa, letta e approvata dal Pontefice, "prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini".
Basterà la Lettera a placare l''attacco in corso, che anche in Irlanda sembra voler alzare sempre di più il tiro fino a pretendere le dimissioni del cardinale primate Sean Brady, che da giovane sacerdote seguì un inchiesta per conto del suo vescovo e si sentì impegnato da queesti al silenzio?
Insospettisce il fatto che gli attacchi di questi giorni seguono una serie di aggressioni mediatiche alla Santa Sede e al Papa che hanno in comune alcune "firme", come quella del teologo Hans Kung, forse i mandanti e certamente l'effetto di indebolire l'immagine della Chiesa Cattolica agli occhi dell'opinione pubblica.
E quanto questo sia considerato preoccupante lo testimonia la decisione - assolutamente inedita - di far parlare nei giorni scorsi anche l'attuale responsabile vaticano delle inchieste sulla pedofilia: il promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, mons. Charles J. Scicluna, che per la prima volta ha concesso un'intervista ad Avvenire, il cui testo è stato poi diffuso in tedesco, francese, inglese e spagnolo dalla Sala Stampa della Santa Sede. Il prelato maltese - che coordina un pool di 8 persone che in questa materia è competente a indagare su tutti i 400 mila sacerdoti del mondo - ha messo bene in chiaro una serie di cose.
Anzitutto che i casi di abusi sessuali dei quali si è occupato il suo ufficio negli ultimi dieci anni sono stati ben 3000, ma di questi solo 300 possono essere definiti propriamente episodi di pedofilia, e tutti sono stati oggetto di indagini serie e sanzioni molto severe. E poi che la Santa Sede "incoraggia" i vescovi a rivolgersi alla giustizia civile perché i responsabili siano arrestati e condannati anche nei tribunali dello Stato.
Infine che la prescrizione attualmente fissata a 10 anni (che decorrono però dal compimento dei 18 da parte della vittima) e dalla quale abitualmente già si deroga sarà forse tolta ufficialmente. vanno ricordate anche le parole del Papa ai vescovi americani nel corso del viaggio dell'aprile 2008 e i suoi incontri con le vittime a Washington e Sydney.
E fu proprio Ratzinger che con il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede "De Delictis Gravioribus" stabilì - nelle "linee guida" applicative del motu proprio con cui Giovanni Paolo II rafforzò l'ex Sant'Uffizio delegandolo a giudicare in modo esclusivo nella Chiesa - che le inchieste ecclesiastiche non escludono l'azione dei giudici civili i casi di violenze e molestie, perché alla Chiesa è chiesto di "contribuire a evitare un crimine così grave".
E' questa la linea della "tolleranza zero voluta da Ratzinger prima da cardinale della Congregazione della Dottrina della Fede e poi ribadita, da Papa, anche nell'incontro della scorsa settimana con il capo dei vescovi tedeschi, mons. Robert Zollitsch.
Una linea che sta pagando come conferma uno studio del "John Jay College", che rileva il "declino notevolissimo" dei casi denunciati a partire dai primi anni 2000. L'opinione pubblica - si fa notare - non se ne è accorta perché continuano a far notizia i processi in corso e le denunce che riguardano spesso episodi molto antichi, come nel caso di Ratisbona dove gli unici due abusi finora accertati risalgono alla fine degli anni '50.
Su questo terreno il Papa tedesco è molto severo ed esigente, più del suo predecessore Giovanni Paolo II, tanto che non ha esitato a calare la scure anche su potenti uomini di Chiesa fin qui ritenuti intoccabili come il fondatore dei Legionari di Cristo, mons. Marcial Maciel, che nel 2006 fu privato di ogni prerogativa.
Da ultimo ha dovuto lasciare il suo posto anche il vescovo John Magee, 73 anni, che in Vaticano era stato era stato segretario privato di tre papi: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ed era attualmente a capo della importante diocesi di Cloyne (Irlanda): avrebbe infatti omesso di prendere provvedimenti nei confronti di due sacerdoti della sua diocesi, accusati di violenze sessuali su minori e Benedetto XVI ha già scelto il sostituto, l'arcivescovo Dermot Clifford.


© Copyright (AGI) 17 marzo 2010

Zittire la Chiesa? - La pretesa è già fallita
La tragica questione degli abusi sessuali usata come ricatto

Quando il card. Joseph Ratzinger durante la Via Crucis del Venerdì Santo del 2005, alla nona stazione in cui si medita la terza caduta di Gesù sotto la croce, parlò di “sporcizia nella Chiesa”, molti di noi ci sentimmo delusi e in qualche modo traditi, come se avessimo subito un’offesa alla nostra onorabilità e dignità presbiterale. Il cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che sarebbe divenuto Papa a distanza di pochi giorni, doveva avere gravi ragioni per confessare, in diretta televisiva trasmessa in mondo visione, quella dichiarazione di autoaccusa. Disse esattamente: "Quanta sporcizia c'è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui!". Capimmo poi, sempre più chiaramente, che quel grido di angoscia si poneva nel solco della giornata di richiesta del perdono per i peccati dei figli della Chiesa, commessi nei secoli passati, fatta con lealtà e coraggio da Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000. Più ancora, in questi giorni siamo costretti a legare quanto accade alla tradizionale lotta che la Chiesa ha dovuto sostenere al suo interno contro gli scandali e le colpe, i “delicata graviora”, i delitti più gravi di fedeli, ecclesiastici e laici. Uno degli organismi predisposto per la purificazione della Chiesa durante i secoli è stato la Penitenzieria apostolica, uno dei più antichi dicasteri della Curia romana e accanto a questo innumerevoli iniziative volte alla formazione e santificazione del clero, ricorrendo anche a severi provvedimenti disciplinari. Oggi non si usano più le celle carcerarie dove rinchiudere preti accusati di colpe o colti in flagranza di reato come faceva san Carlo Borromeo, vescovo di Milano. Sono altri i mezzi per confermare i preti nelle loro scelte, curarne la preparazione, sviluppare la loro formazione umana e sacerdotale, selezionare i candidati al sacerdozio e la vita nei seminari, facendo attento discernimento sulle inclinazione dei seminaristi, giungendo, come è avvenuto in certi casi, a denunciare i trasgressori ai Tribunali ecclesiastici e civili. Questo per sfatare l’idea che la Chiesa nel suo complesso sia colpevole di connivenza.

La Congregazione per la dottrina della fede attraverso il promotore di giustizia, attualmente impersonato da mons. Charles J.Scicluna, tiene in mano la situazione ed ha ripercorso e reso noto, in un’intervista ad “Avvenire” del 13 marzo scorso, i dati e il sistema di controllo e repressione dei delitti nella Chiesa a partire dal 1922 fino ad oggi, ridimensionando e precisando i casi del doloroso e delicato problema.

La bagarre mediatica, però, sembra piuttosto strumentale, ponendo l’accento sulle colpe dei preti piuttosto che sulla sofferenza delle vittime, non riuscendo neppure a percepire che tra queste c’è proprio anche la Chiesa. Chi ha subito violenze e soprusi deve essere risarcito del danno psicologico e morale, senza, peraltro, cedere a ricatti di speculatori che non mancano mai di intrufolarsi in tali controverse situazioni, prodottesi nell’arco di lunghi decenni. La Chiesa ha già pagato e sta pagando ed è disposta a pagare mettendo a disposizione i beni e le risorse degli onesti per le colpe dei trasgressori.

E la Chiesa? La gravissima ferita sarà risanata dal Signore attraverso la testimonianza delle centinaia di migliaia di preti, della loro vita spesa per e tra la propria gente. La Chiesa, Corpo di Cristo infangato e umiliato non si difende con argomenti di calcolo di dati, se non per far emergere la verità contro i soprusi della stampa anticlericale, che le ha dichiarato una guerra internazionale, e non vuole provocare sfidando “chi è senza peccato”. Sa di essere insieme peccatrice oltre che santa e, quindi “semper reformanda”, in stato di continua conversione. Sa anche di essere forte pur nella debolezza e di essere portatrice di una parola di speranza e salvezza per il mondo. C’è tanta gente che conosce e ama i suoi preti di cui apprezza la fatica e la disponibilità, sperimenta la fedeltà e la vicinanza, coglie la sincerità e la trasparenza e la sincera carica di umanità senza riserve. Coloro che intendono usare l’arma del ricatto per chiudere la bocca alla Chiesa non si illudano di poterlo fare. L’antica pretesa di rendere la Chiesa muta oppure subalterna, ora a Tizio e ora a Caio, secondo da che parte tira il vento dell’arroganza dei poteri, è già fallita, dal tempo in cui chiusero la bocca ad un uomo che, crocifisso, pronunciò una parola ancora più forte, assordante.
Elio Bromuri


[Fonte: SIR/Dossier 15 marzo 2010]

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