Ramallah, violenze islamiche
contro i cristiani [*]
Padre Ibrahim,
parroco di Ramallah, parla di aule scolastiche
bruciate, vetrate di chiese distrutte, sale bibliche incendiate e
giovani cattolici minacciati da musulmani. I sospetti, secondo il
religioso, “palestinesi che sono contrari al governo di Hamas”.
Aule scolastiche
bruciate, vetrate di chiese distrutte, sale bibliche incendiate e
giovani cattolici minacciati da musulmani: è una lista delle violenze
crescenti che i cristiani subiscono a Ramallah, da quando Hamas ha vinto
le elezioni.
A denunciarlo ad AsiaNews
è il parroco, p. Ibrahim Hijazin, 55 anni. P. Ibrahim è parroco di
Ramallah da 9 anni; da 13 è anche responsabile della scuola Al Ahliyya,
che offre istruzione a bambini poveri cristiani e musulmani. Il
collegio è stato costruito nel 1856, ancora nel periodo ottomano e in
precedenza non era mai stato oggetto di violenze.
Ramallah, sede della
presidenza palestinese, una volta era considerata una città cristiana
con almeno 40-50 mila cristiani. Adesso almeno 30 mila sono emigrati in
America e nei paesi del Golfo. Ora, a causa dell’emigrazione, su una
popolazione complessiva di circa 40mila persone, i cristiani sono circa
10 mila, suddivisi in ortodossi, anglicani, luterani, melkiti e
cattolici, che sono circa 2 mila.
Secondo il parroco i
teppisti sono persone che vengono da fuori, determinati a screditare il
governo di Hamas e la loro capacità a mantenere l’ordine.
“Il 10 febbraio scorso
– racconta padre Ibrahim - mentre ero a Gerico per un incontro con le
Legioni di Maria, con il patriarca di Gerusalemme, un giovane mi
telefona per avvertirmi che un’aula era stata bruciata. Quando sono
arrivato, ho scoperto i resti di due bottiglie molotov, lanciate dalle
finestre, che avevano i vetri rotti. Abbiamo chiamata la polizia che ha
aperto un’inchiesta, ma non abbiamo avuto alcun risultato”.
Ancora, “il 5 marzo,
una domenica, dopo la messa, uno dei miei parrocchiani è venuto
ad avvertirmi che c’era un altro incendio, scoppiato nella palestra
della scuola. Tutte le attrezzature erano andate distrutte e la sala era
tutta in rovina. Anche allora abbiamo chiamato la polizia, ma non sono
ancora riusciti a trovare i colpevoli. Questa volta però sono venute
anche una trentina di persone di Hamas. Mi hanno proposto di
mettere della gente di Hamas a guardia dell’edificio e della chiesa,
anche all’interno. Ma io ho declinato l’offerta, accettando solo che
vi sia una guardia all’esterno dell’edificio”.
“Tutti gli incidenti
sono avventi di notte. Una volta, mentre era qui il card. Theodore Mc
Carrick di Washington con il patriarca, abbiamo fatto presente la cosa
al presidente Abu Mazen e anche lui ha promesso di verificare la
situazione. Ma fino ad ora non abbiamo visto alcun risultato.
Continuiamo ad avere anche problemi alle comunità: i nostri giovani che
si incontrano la sera per le attività spesso sono minacciati e
picchiati da giovani musulmani che arrivano ed entrano con forza
nell’edificio della parrocchia. Anche per questo abbiamo sporto
denuncia alla polizia”.
Il parroco non pensa che
vi siano accuse contro di lui: “sono molto conosciuto perché la
scuola accoglie ragazzi cristiani e musulmani, molto poveri e fra loro
vi è una bella amicizia. Abbiamo anche corsi sulle diverse religioni.
Prima dell’Intifada avevamo anche corsi di ebraismo e ragazzi
israeliani che vi partecipavano”.
Quanto ai responsabili
degli incidenti, “noi pensiamo che vengano dall’esterno di Ramallah.
I sospetti si dirigono verso palestinesi che sono contrari al governo di
Hamas e che cercano di innescare un conflitto interconfessionale” per
screditare. Il parroco giura che Hamas non ha mai avuto problemi con
loro.
Anche altre comunità
cristiane sono state colpite. Il 20 marzo scorso la chiesa luterana ha
avuto tutte le finestre e le vetrate rotte. La sede dell’associazione
biblica protestante di Birzeit “Pietre vive” è stata bruciata.
Sulla porta vi era scritto: “O profeta di Dio, [siamo] al tuo
servizio!”.
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[Fonte: AsiaNews 7 aprile 2006]
[*]
Ci teniamo, anche secondo coscienza e per quel che conosciamo, a dare
un'informazione corretta. Sinceramente la testimonianza di Padre Ibrahim,
pur veritiera nella sua drammaticità, perché oltretutto quel che
denuncia non è neppure nuovo, nelle conclusioni sembra voler 'strizzare
l'occhio' ad Hamas, imputando le responsabilità dell'accaduto - peraltro,
ripetiamo, non nuovo - ad elementi esterni... ndr