Le suore che pregano per i musulmani
Paolo Luigi Rodari, su Il Tempo del 6 agosto 2005

A Roma, accanto all’abbazia delle Tre Fontane, esiste un piccolo monastero dove tutti i giorni si prega per “i nostri fratelli dell’Islam”. 
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Le monache che quotidianamente ripetono la preghiera che per loro è un vero e proprio rinnovamento della propria vocazione nel mondo, si chiamano Piccole Sorelle di Gesù e sono state fondate nel 1939 in Algeria dalla piccola sorella Magdeleine Hutin che ha dedicato tutta la propria esistenza a seguire i passi di Charles de Foucauld soprattutto nell’Africa del nord. Una missione interamente dedicata agli ultimi del mondo, quella di de Foucauld e delle Piccole Sorelle di Gesù, una missione spesso vissuta nei posti considerati “più difficili” e “a rischio”, tra cui il Medio Oriente, dove si è in continuo contatto con una delle più radicate e convinte culture islamiche.

Le Piccole Sorelle di Gesù dedicano tutta la propria esistenza agli ultimi, agli abbandonati e testimoniano - come recitano le loro costituzioni - Gesù che è stato inviato dal Padre per portare la Buona Novella al mondo in una condizione di povertà. Con la gente che incontrano in Iraq, in Afghanistan, in Libano, in Siria, in Algeria e in tantissime altre parti del mondo, tessono delle semplici relazioni di amicizia, condividendo case, lavoro, precarietà e aspirazioni, gioie e dolori. E, infatti, le Piccole Sorelle di Gesù, ovunque vanno “si mischiano” agli ultimi, ai più poveri, e insieme con loro formano delle piccole comunità, delle fraternità. Nel mondo le monache, sono oltre 1.300, sparse in più di 71 Paesi. Una delle “missioni” più difficili è quella irachena di Mosul dove vivono accanto ai musulmani del posto. Per le monache, è normale pregare per i fratelli musulmani perché ciò che maggiormente conta per loro è la vita delle persone che incontrano, siano esse musulmane o cristiane. Tanto è vero che, nella loro azione quotidiana, lo scopo principale non è assolutamente il proselitismo, ma semmai la condivisione. Ecco spiegato perché ogni giorno, le monache di Roma, elevino con semplicità una preghiera particolare per “i nostri fratelli dell’Islam”.

 

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