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Poupard: essere ponti fra i popoli
Il cardinale ha aperto a Sarajevo l’incontro dei centri culturali cattolici del Mediterraneo I temi: umanesimo cristiano, identità e dialogo nel contesto dell’attuale mondializzazione

I centri culturali cattolici possono contrastare lo «tsunami culturale» della «mondializzazione». No alla rassegnazione e alla nostalgia, che rendono incapaci di progettare e rispondere alle sfide del futuro. È il messaggio lanciato da Sarajevo dal cardinale Paul Poupard, nella conferenza con cui ha inaugurato ieri l'incontro dei centri culturali cattolici del Mediterraneo, che si chiude domani. Il tema, Le sfide di un nuovo dialogo nel contesto della mondializzazione, ha consentito al presidente del Pontificio Consiglio per la cultura di sottolineare che se oggi è in pericolo la sopravvivenza delle identità e delle differenze culturali, la Chiesa cattolica ha il compito di «cercare vie e mezzi per consentire un incontro autentico degli uomini, nel dialogo, nell'accoglienza e nel rispetto».
Il messaggio, non a caso, è stato lanciato da Sarajevo, definita da Giovanni Paolo II «città martire»; Poupard ha ricordato infatti le sofferenze della città negli anni della guerra in ex Jugoslavia ma anche la luce di speranza accesa dal viaggio del Papa il 12 aprile 1997. «La fede cristiana è l'origine di un umanesimo capace di trasformare le culture per renderle più umane. E quando non possiamo esprimere la fede, in un contesto culturale ostile, pure possiamo presentare la visione dell'uomo, della società, della scienza, della politica, dell'arte, dell'economia, che affonda le radici nel Vangelo e che chiamiamo umanesimo cristiano», il cui obiettivo «è condurre a Cristo».
Se il terzo millennio ha strumenti tecnici e intellettuali di grande portata, ha tuttavia bisogno più che mai della visione cristiana. Poupard si è riferito a due temi. Il primo: la nuova Europa dei popoli che sta nascendo sotto i nostri occhi a patto di non dimenticare le sue radici cristiane. Il secondo: i «cambiamenti culturali» del Mediterraneo, da sempre incontro di popoli, oggi punto di passaggio dei conflitti geopolitici, testimone dell'esodo di una dolente umanità in fuga verso la speranza di un avvenire migliore. Per rispondere alle sfide «occorre rinforzare il più ampio contributo degli uomini di buona volontà» e affrontare il secolarismo e l'indifferenza religiosa. I centri culturali cattolici possono rappresentare «una risposta efficace» per la «molteplicità dei loro modi di presenza e azione».
“La Santa Sede e la Chiesa tutta intera – ha aggiunto il capo dicastero vaticano – in profonda sintonia con i responsabili degli Stati impegnati nella costruzione di un avvenire migliore, si impegneranno a favorire la cooperazione tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà, per il dialogo interculturale e la condivisione delle loro ricchezze, per il bene dei popoli”. La Chiesa, ha concluso, continuerà a lavorare per una “società più giusta e più umana, più solidale e più unita, nel pieno rispetto dei diversi popoli”.

   
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