«Punire e conquistare l'Occidente senza Dio»

Lucida analisi di Magdi Allam, sul Corriere della Sera del 27 febbraio 2006


In qualche modo hanno ragione coloro che negano o esorcizzano lo scontro di civiltà tra l'Occidente e l'islam. Ma non per le nobili motivazioni che animano i fedeli a oltranza della bontà dell'animo umano. Più semplicemente perché gli altri, per la precisione i militanti islamici, ritengono che l'Occidente non sia affatto una civiltà. O non lo sia più. Per loro si è trasformato in una terra di «senza Dio» da redimere con la spiritualità dell'islam. E' quanto si afferra nel dialogo intercorso tra eminenti islamologi e semplici ascoltatori, tra cui due dall'Italia, intervenuti nella trasmissione «Layalina» (Le nostre notti), andata in onda il 17 febbraio sulla Esc ( Egyptian satellite channel). Tra i primi a parlare è stato Ahmed Abu Laban, l'imam di una moschea di Copenaghen che ha fatto esplodere la violenza nei Paesi musulmani istigando i governi e le autorità islamiche a ribellarsi per la pubblicazione delle vignette su Mohammad (Maometto). In collegamento telefonico ha detto: «C'è ancora da fare perché siamo in un vicolo cieco.

Il giornale non vuole scusarsi, dicono di essere rammaricati ma non si scusano. Il governo non si scusa perché crede nella libertà di stampa. Vorrei rilevare che la situazione della religione in Europa è caratterizzata dalla laicità. Non si tratta del cristianesimo che combatte l'islam. Nella regione scandinava solo il 5% della popolazione si riconosce nella Chiesa. Siamo di fronte a una situazione di a-religiosità alle prese con fatti religiosi. Non è sufficiente che i musulmani protestino nei Paesi musulmani, mentre gli europei vivono nella paura per l'infiltrazione islamica. Bisogna agire. Noi vogliamo impiegare la ribellione esplosa nel mondo islamico per farci rispettare e riconoscerci una condivisione di responsabilità». Secco il commento di Ahmad Omar Hashem, ex rettore dell'università islamica di Al Azhar: «La civiltà occidentale è incivile, atea. Non sono sufficienti le scuse. Prima o dopo devono essere puniti. Solo così si spegneranno le fiamme divampate negli animi della gente. Loro non sanno del nostro amore per il profeta, non sanno che siamo pronti a sacrificare la vita per il profeta. Il mondo islamico non si calmerà se non ci sarà la punizione decisiva e immediata».

Zaaglul al-Naggar, professore di geologia, ex direttore del Markfield Institute of Higher Education, un centro di formazione islamica in Gran Bretagna, ha le idee chiare: «Dobbiamo inviare delegazioni in Danimarca per spiegare loro l'islam, perché questa gente non solo non conosce nulla dell'islam ma non conosce nulla della religione». Ma avverte: «Il dialogo non va fatto con i religiosi cristiani. Ognuno di loro difende il proprio potere e il proprio interesse. Non serve a nulla discutere con loro. Per Dio vi dico che non tutti gli occidentali sono dei demoni. E' vero che c'è la perversione, la corruzione e che sono dei senza Dio, ma tra loro c'è gente che cerca una soluzione. Noi dobbiamo andar lì e rivolgerci alle masse. Non è mai successo che rivolgendoci a un occidentale nel modo appropriato abbia rifiutato l'islam». Interviene telefonicamente Said Abdel Azim Bassiuni, dall'Italia: «Noi vogliamo che l'islam trionfi, la nostra vita è al servizio del profeta di Dio».

Dalla provincia di Milano chiama Salah: «Non ci lasciate soli, vi supplico nel nome di Dio. I nostri figli sono nelle loro mani. Perché non mandate delle delegazioni che promuovano l'islam?». E' vero che Giovanni Paolo II parlò della necessità primaria di ricristianizzare l'Occidente, denunciando il dilagare della cultura laicista, consumistica, relativistica. Ma mentre la Chiesa vuole salvare le proprie «pecorelle smarrite», gli integralisti islamici, dentro e fuori casa nostra, sognano di conquistare un territorio altrui, il nostro Occidente percepito come una nazione senza anima e priva di valori. Coloro che tra noi disdegnano i valori di Occidente, identità e radici cristiane, che almeno sappiano che proprio questo vuoto alimenta l'appetito dei militanti della Guerra santa islamica mondiale.

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