Biografia della Tonelli, vittima dell'estremismo musulmano
Gerolamo Fazzini, su Avvenire del 20 settembre 2004

Il 5 ottobre del 2003 veniva uccisa a Borama. Ora un volume raccoglie le lettere e gli scritti inediti. Trent'anni trascorsi tra i somali malati e handicappati, guadagnandosi il rispetto dei musulmani. Credeva nel dialogo fra le religioni, ma già nel '93 mise in guardia dal fondamentalismo. Annalena: io, da sola in mezzo all'islam (1)

«Chi uccide un giusto perché contrario alle sue opere feconda il bene che non può sopportare». Era il 1995 e Annalena Tonelli, missionaria laica forlivese, con queste parole di don Mazzolari si rivolgeva ai genitori di Graziella Fumagalli, cercando di consolarli per la perdita della sua amica dottoressa, anch'ella volontaria, trucidata in Somalia pochi giorni prima. Anche Annalena cadrà in Somalia, il 5 ottobre di un anno fa, vittima di estremisti musulmani, «contrari alle sue opere», invidiosi della simpatia che lei - cristiana - riscuoteva anche tra i seguaci di Allah.

I progetti di assistenza che Annalena gestiva - da sola, mobilitando a distanza centinaia di sostenitori - da allora proseguono a singhiozzo. Ma in tanti, in Somalia, non hanno dimenticato gli occhi azzurri e profondi di quella donna, tanto fragile quanto determinata. Eppure l'interessata, dopo aver speso trent'anni di vita per i somali, curando ammalati di tubercolosi, assistendo bambini e handicappati in zone remote dove nessuno si fidava ad andare, di sé diceva con disarmante semplicità: «Io sono nobody, nessuno».

Di Annalena, del suo oscuro ma fecondo magistero, della sua testimonianza silenziosa ed eloquente, tanti hanno saputo solo in occasione della morte, quando persino su giornali laici vennero pubblicati brani del suo testamento spirituale. Ora, grazie al lavoro di due giornalisti, Miela Fagiolo D'Attilia e Roberto Zanini, la statura spirituale di questa donna si può misurare più compiutamente, grazie a un libro che porta come titolo proprio quell'emblematica carta d'identità: Io sono nessuno (San Paolo, pagine 222, euro 14). Un libro che, oltre a ripercorrere l'intensa esistenza della Tonelli, ne propone una raccolta ragionata di scritti.

Pagine dalle quali emerge in tutta la sua freschezza la scelta di Annalena di «gridare il Vangelo con la vita», sulla scia di De Foucauld. Una scelta che ha portato Annalena a "sposare" i suoi somali, facendosi carico anche delle diffidenze e dei pericoli.
Annalena sapeva di rischiare, stando - da sola, donna e bianca, per di più non sposata - in un contesto integralmente musulmano, nel quale «non c'è nessun cristiano con cui io possa condividere», dove «due volte l'anno, intorno a Natale e intorno a Pasqua, il vescovo di Djibuti viene a dire la Messa per me e con me».

In una lettera del Natale 1993 (prima che l'opinione pubblica d'Occidente scoprisse i pericoli dell'islam radicale) Annalena scrive: «Recentemente qui a Merka si è aggiunto anche il problema dei fondamentalisti islamici che (…) preparano video falsati grazie ai quali attingevano e attingono ai fondi ingenti forniti dalla generosità dei popoli arabi. Ora hanno cominciato anche in collegio dove attirano orfani e molto più non orfani, offrendo loro tetto e materasso morbido e cibo abbondante e stanno potenziando la scuola che è in gran parte solo scuola islamica, dove le bambine stanno separate dai maschi e sono coperte dalla testa ai piedi con un piccolo spazio per gli occhi (…), un numero imprecisato di vestiti sotto il mantello per non far vedere le forme». Anche se sa che «il fondamentalismo è sicuramente una piaga», Annalena non si arrende. «Noi continuiamo la nostra strada di testimonianza silenziosa e naturale, testimoni ogni giorno di un Dio d'amore (…) che si è fatto incontrare da noi».

Credeva nel dialogo, Annalena. Senza nascondersi difficoltà e rischi. Ma la sua era una scommessa sui tempi lunghi, su una presenza fedele e discreta, nel segno del «come loro». «Il dialogo con le altre religioni è questo - scrive nel suo testamento spirituale -. È condivisione. Non c'è bisogno quasi di parole».

Credeva nel dialogo, Annalena, ma senza indietreggiare di un millimetro, senza dimenticare l'assoluta originalità del Vangelo. «Ogni giorno al Tb Center noi ci adoperiamo per la pace, per la comprensione reciproca, per imparare insieme a perdonare (…) Oh, il perdono, come è difficile il perdono! I miei musulmani fanno anche tanta fatica ad apprezzarlo, a volerlo per la loro vita».

La sua tenace dimostrazione di amore gratuito - capace di perdonare anche chi aveva tentato di ammazzarla - ha fatto breccia in tante delle innumerevoli persone che Annalena ha accostato durante la sua avventura africana. Solo alla luce di questo si capisce come mai donne musulmane avessero accettato che una straniera (per di più cristiana!) insegnasse loro - ben prima che la lotta alle mutilazioni genitali diventasse una bandiera delle femministe occidentali - come liberarsi da una pratica tanto antica quanto disumana.

Il paradosso è che a capire in profondità il segreto di quella donna umile è stato proprio un vecchio capo musulmano. «Noi musulmani abbiamo la fede - confidò una volta alla missionaria italiana - voi l'amore».

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(1) Io sono nessuno (San Paolo, pagine 222, euro 14). Un libro che, oltre a ripercorrere l'intensa esistenza della Tonelli, ne propone una raccolta ragionata di scritti.

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