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Un prete veneziano si ribella al Papa
Martedì 12 aprile 2011
http://blog.messainlatino.it/2011/04/un-prete-veneziano-si-ribella-al-papa_12.html

L'autore di questo breve, ma sconclusionato testo, si chiama Roberto Trevisiol ed è parroco a Chirignago, cittadina della diocesi di Venezia. Questo articolo è apparso qualche anno fa sul bollettino parrocchiale (giornaletto fra l'altro pieno di parolacce). Ci era sfuggito. Lo segnaliamo per dimostrare l'intolleranza dei "tolleranti", l'autoritarismo dei "democratici" figli del Concilio, l'insubordinazione verso il cardinale patriarca Scola e verso il Papa. Mentre ai cattolici, diciamo tradizionalisti, si fa l'esame del sangue per verificarne il tasso di obbedienza al Papa ecc, su questi preti si preferisce tacere. Leggere per credere. Commentate, gente, commentate.

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In questi giorni TV e giornali non hanno risparmiato spazio e parole per commentare il “motu proprio” del Papa sulla Messa in latino. Come sempre i giornalisti si buttano a pesce sugli argomenti che ritengono più curiosi o più stuzzicanti, nulla importandogli della sostanza delle cose.

Sull’argomento ho già detto qualcosa qualche giorno fa. Ci ritorno per dire che il provvedimento del Papa non avrà nessun seguito sul piano pratico, a nessuno interessando una celebrazione in una lingua sconosciuta e con un cerimoniale che sa di museo. Sono anche persuaso che il 99,9 per cento dei preti si rifiuterà di tornare all’ introibo ad altare Dei per il semplice fatto che chiunque abbia a cuore il bene delle anime e sia illuminato da un minimo di senso pastorale sa quale battaglia occorra combattere perché il 10 / 20 per cento della popolazione partecipi con qualche regolarità alla S. Messa della Domenica. Questa percentuale franerebbe a cifre da prefisso telefonico (04 –03 – 02 …) se si passasse ad un rito lontano, incomprensibile, avulso dalla vita e dai sentimenti di coloro che entrano in chiesa.

Chi vuole il silenzio per la sua preghiera lo ha per tutta la settimana. Non ha bisogno dei 40 minuti di Messa per gustarlo. E chi ha della liturgia un’idea del tutto individualistica, quasi che essa riguardi solo il singolo e Dio, si rilegga il Vangelo, soprattutto i brani che parlano dell’Ultima Cena e i passi delle lettere Paoline che la riguardano.

Chi ha nostalgia dell’altare rivolto verso la parete si chieda come la Chiesa abbia celebrato la Cena del Signore nei tre secoli di persecuzione, quando non c’erano chiese. Chi vorrebbe i paramenti tridentini ricordi che Gesù non ha voluto né abiti, né riti e neanche luoghi “particolari”. “In Spirito e Verità”: questa è stata la sua consegna per la preghiera.

Se il Papa voleva con questo provvedimento chiarire che la Messa precedente era una Messa legittima e se intendeva così facilitare il ritorno degli “eretici e scismatici” Lefebvriani, sono d’accordo con lui. Se, come non credo, intendesse che nella chiesa latina ci debbano essere due liturgie parallele, non sarei più d’accordo. E siccome non si tratta di dogma, mi terrei la mia opinione con tutta tranquillità.

Infine: se qualcuno a Chirignago spera in una messa in latino con il messale di Pio V°, finché io sarò parroco, se la scordi. Avevo 12 anni quando iniziò il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo. A quella scuola sono cresciuto. Lo ritengo un dono inimmaginabile dello Spirito Santo che ci ha attrezzati per affrontare le procelle attuali. Non sono una banderuola che si muove con il cambiar dei venti, siano essi anche papali. Perciò…. d.R.T.

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