Integrazione: La trappola
delle scuole islamiche
Magdi Allam, su
corrieredellasera.it del 16 luglio 2004
Il pluralismo è incontro, non tanti
mini-mondi chiusi in se stessi.
«Nel nome di Allah
clemente e misericordioso, la morte è colei che sconfigge i piaceri
terreni». È il titolo di una lezione coranica inneggiante alla
cultura della morte. Parole scritte sulla lavagna di una classe della
scuola islamica di viale Jenner a Milano.
Immortalate da
una foto pubblicata dal nostro giornale. E che si riflettono nell’immagine
sottomessa di una ragazzina sui dodici anni, in piedi davanti all’insegnante
con la testa china avvolta dal hijab, le mani incrociate dalla
tensione. Sono anni che la moschea di viale Jenner, la più inquisita
d’Italia, sforna giovanissimi integralisti, le cui menti sono state
forgiate dalla cultura della segregazione, dell’intolleranza, dello
scontro religioso. Questi innocenti ragazzini sono il frutto di una
scellerata decisione di genitori che odiano la nostra civiltà. E
sognano l’avvento di una nazione islamica purificata dagli
«infedeli» occidentali e dagli «apostati» musulmani.
Irrealizzabile in Italia e inesistente negli stessi Paesi d’origine
da cui tanti tra loro, come è il caso dei gestori delle moschee di
viale Jenner e di via Quaranta, sono fuggiti perché perseguiti dalla
giustizia.
Ecco perché una
volta concluse le scuole medie nella sola lingua araba, questi
ragazzini si ritrovano in un vicolo cieco: non rientrano in patria
perché per i genitori è comunque preferibile restare in Italia; ma
non possono proseguire gli studi qui da noi perché non hanno un
titolo di studio riconosciuto e spesso non conoscono neppure l’italiano.
La richiesta avanzata
da questi genitori integralisti per il «recupero» dei propri figli
nelle scuole pubbliche italiane, è un’ammissione di fallimento del
progetto di istruzione all’insegna dello scontro delle civiltà.
Ecco perché è doveroso chiudere immediatamente le scuole islamiche
di Milano e tutte le scuole simili che proliferano in modo spontaneo e
clandestino all’ombra delle moschee d’Italia. Ed è assurdo che i
responsabili delle scuole islamiche vengano trattati dalle autorità
italiane come interlocutori con cui trattare la sorte dei ragazzi che
loro stessi hanno rovinato trasformandoli in emarginati, disadattati,
ostili al nostro modo di essere e di vivere.
L’errore fondamentale
in cui sono incorsi coloro che a Milano in buona fede si sono
prodigati per l’avvio di aule di soli studenti islamici in seno alle
scuole pubbliche, sottomettendosi al diktat dei genitori e degli
insegnanti integralisti di via Quaranta, è di immaginare che essi
rappresentino l’islam e la cultura islamica. E che pertanto si debba
mostrare rispetto e comprensione nei loro confronti fino al punto da
accettare una flagrante violazione della nostra Costituzione e del
diritto internazionale che vietano qualsiasi discriminazione su base
etnica, confessionale o culturale. La verità è che questi
integralisti militanti sono un’aberrazione dottrinale e un danno
concreto all’islam così come è inteso dalla stragrande maggioranza
dei musulmani che anche in Italia mandano i propri figli nelle scuole
pubbliche. Esprimono una realtà minoritaria e marginale che va
isolata e neutralizzata perché portatrice di valori che promuovono lo
scontro religioso e civile.
È ora che le autorità
italiane intervengano per porre fine alle realtà integraliste che
annidano tra noi quasi fossero uno stato islamico in nuce in seno allo
stato di diritto italiano. I ragazzi traviati dai militanti
integralisti non si recuperano alla legalità e non si avviano all’integrazione
perpetuando il modello di segregazione e di rifiuto della società
italiana.
Sarebbe una catastrofe
per tutti noi se, seppur in buona fede, si permettesse ai militanti
integralisti islamici di imporre la loro legge e i loro valori all’insieme
delle comunità musulmane che nella stragrande maggioranza non si
riconosce nelle moschee e nei suoi esponenti.
Per contro è nell’interesse
generale che gli italiani abbiano una forte identità anche sul piano
religioso, che in Italia s’imponga con forza la legge uguale per
tutti, che si affermi senza tentennamenti la condivisione dei valori
comuni. Perché solo uno stato e una società con una forte identità
e una radicata certezza nei propri valori, potranno aprirsi e favorire
una autentica e piena integrazione dei musulmani.