"Sorelle nell'Islam". Donne musulmane
contro l'integralismo religioso


Kuala Lumpur - È un esempio di islam moderato e “progressista” quello delle “Sister in islam”, raccontato in un reportage di Paolo Nicelli dalla Malaysia, pubblicato nel numero di novembre di Mondo e missione, mensile del PIME. Un gruppo di donne musulmane malaysiane, guidate da un’attivista, Jacqueline Ann Surin, dal 1988 si incontrano per studiare il Corano, spinte dal desiderio di lottare contro la discriminazione e l’oppressione che le donne subiscono in nome dell’islam.


“Siamo cresciute con l’idea che l’islam è una religione giusta” spiega Ann Surin. “Da adulte siamo messe di fronte alla realtà: l’islam non è giusto”. Invece di rigettare in toto la religione di Maometto, Jacqueline e compagne si sono interessate a ciò che in verità dice il Corano e la tradizione islamica sul rapporto uomo/donna.

L’inizio delle Sister in islam risale al periodo in cui in Malaysia si stava discutendo una legge sulla violenza domestica. Il gruppo si scontrò con il Pusat Islam (gruppo conservatore islamico) che sosteneva il diritto di un uomo di picchiare la propria moglie. Nel contesto della campagna contro la violenza domestica le Sister in islam pubblicarono un volume dal titolo significativo: “È permesso agli uomini musulmani picchiare le loro mogli? “.      

In seguitò Jacqueline si interessò di poligamia e diritto matrimoniale, arrivando a scoprire che il Corano dà all’uomo la possibilità di sposare più di una donna a ben precise condizioni: infatti il versetto del Corano in cui si parla di poligamia afferma che “se un uomo non può essere equo con le sue mogli, deve sposare solo una donna”. “Allora la questione della poligamia non tocca solo la religione, ma tutto il processo d’interpretazione del Corano” sostiene Jacqueline. “Come è stato possibile che noi non fossimo a conoscenza di questo versetto coranico, nonostante cinque anni di scuola religiosa?” si chiede Jacqueline. “Come è possibile che io abbia pensato per molto tempo che avere 4 mogli fosse un diritto dell’uomo, senza sapere che in verità Dio ha detto di sposare una sola moglie se si è nel timore di essere ingiusti con le altre?”.

Circa il presente dibattito se la Malaysia debba o meno essere considerata uno Stato islamico, Jacqueline è chiara: “Noi non siamo uno stato islamico. Non penso che dovremmo essere ideologicamente uno stato islamico, ma un paese fondato sui principi di giustizia”.
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[Fonte: AsiaNews del 6 novembre 2004]

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