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SCONVOLGIMENTI SOTTO I NOSTRI OCCHI Davide Rondoni su Avvenire del 25 febbraio 2006
Gli analisti che hanno ficcato gli occhi in questi rivolgimenti ci hanno spiegato che non si tratta di moti repentini. Che, per esempio, già alla fine degli anni '70 il virulento insorgere del governo degli Ayatollah in Iran era la punta di un iceberg in movimento. E guardando le saldature di oggi, dobbiamo ricordare che saldature ideologiche tra fondamentalismi e diversi estremismi ideologici furon già i tremendi attori di pagine crudeli di storia, come il massacro degli armeni nei primi decenni del '900. Ma noi che abbiamo appena il tempo per dare un'occhiata a tv e giornali, e non facciamo gli analisti di mestiere, vediamo con sgomento la vastità e le incognite di questi cambiamenti. Sì, il mondo sta cambiando. Solo poco tempo fa, molti giuravano che il problema di Dio sarebbe semplicemente scomparso dalla scena pubblica. E invece eccoci qua a cercare di restare svegli e calmi di fronte a scontri di potere enormi, planetari, che usano il nome di Dio per eccitare gli animi e creare fronti artificiali. Eccoci a guardare attoniti la caccia ai cristiani, a misurare la miseria intellettuale di chi non sa andare oltre l'orticello delle proprie polemicuzze e convenienze politiche. A interrogarci, guardando la tv e le nostre strade, su quale mondo si prepara per i nostri figli. Un grande mutamento. Più grande di quello prodotto dal crollo dei sistemi marxisti-leninisti. Più grande, sì: a ben vedere, quel crollo ha cambiato degli assetti politici, ma non ha debellato un tremendo virus ideologico, ancora ben vivo e oggi alleato a nuove forme di totalitarismo. Insomma , siamo in un caos che viene da lontano, e che sta assumendo ora un volto più preciso, per nulla amabile. Qualcosa del genere devono aver sperimentato gli uomini di altre epoche di passaggio. Come alla fine dell'impero romano. Che fare, dunque, per non perdere l'orientamento, e per non sentirsi sovrastati da qualcosa che ci riguarda ma che sembra non richiedere alcuna iniziativa da parte nostra? Restare spettatori passivi? Il primo passo è, ancora una volta, chiedersi veramente cosa si ha di caro. Il giudizio su quel che si ha di più caro è il primo, fondamentale passo. Oggi la confusione, anche tra coloro che si professano cattolici o vicini a noi, è molta proprio su questo punto. Chi pensa che la cosa più cara sia un certo benessere, misurerà le proprie iniziative e atteggiamenti sulla base della difesa di quell'interesse. E salvo quello, molto andrà perduto. Chi invece ritiene cara una certa idea di libertà, che coincide con l'arbitrio, darà in escandescenze e andrà in confusione ogni volta che occorrerà - per amore o per forza - limitarla. Chi ha caro il nostro passato come se dovessimo continuare a vivere nel più bel museo del mondo, passerà il tempo a spolverare gli argenti e a cacciare gli intrusi. Ma i cristiani, in ogni epoca drammatica, non hanno mai assunto questi giudizi e atteggiamenti. Quando tutto, nell'Europa post-romana, sembrava in balia di nuovi invasori e di flagelli oscuri, hanno puntato sulla loro speranza e sulla creatività della fede. Non hanno avuto paura. Hanno difeso la libertà della Chiesa di esistere, perché senza Chiesa la fede decade, e si sono rimboccati le maniche, facendo rifiorire cose antiche in una cultura nuova e vecchi paesaggi con nuove forme di vita comune. Dove sembravano prepararsi solo paura e abbandono sono fiorite le cattedrali. Anche oggi può essere così? | indietro | | inizio pagina | |
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