I canali mediatici di cui si serve la Chiesa non
sono, nella maggior parte dei casi, gli abituali canali
delle persone che si stanno estraniando dalla fede. Uno
dei target per noi più importanti, d'età compresa tra i
17 e i 35 anni - i ragazzi e i giovani adulti che,
entrando nel mondo del lavoro, cominciano
improvvisamente a chiedersi quanto valga la Chiesa per
loro - per lo più non leggono i giornali, la domenica
non vengono a messa, non si sintonizzano su programmi
d'informazione radiofonici o televisivi, né scelgono di
navigare sulle nostre
homepage. Come vescovo diocesano,
nel corso delle tante visite pastorali alle parrocchie o
negli incontri con i membri di associazioni e circoli,
io vengo naturalmente in contatto con persone di ogni
età che, nello spirito del cristianesimo, si organizzano
all'interno della Chiesa e perseguono determinati
obiettivi. La testimonianza personale resterà sempre
l'incontro primario con la fede, con una vita
all'insegna della fede e della Chiesa.
Ma la nuova epoca della comunicazione si serve anche di
strumenti tecnici per diffondere, su scala mondiale e in
tempo reale, dati, informazioni e notizie. Ciò
rappresenta senz'altro un inedito spazio di incontro con
le idee e le concezioni di altre culture e di religioni
diverse.
Anche l'intensità dello scambio scientifico ha
indubbiamente beneficiato della internazionalizzazione
prodottasi con internet. Navigando in rete, è possibile
reperire sui siti delle più svariate istituzioni
accademiche dati aggiornati sulle pubblicazioni e lo
stato attuale del dibattito intorno a un determinato
tema, e tenerne debitamente conto nella formulazione
delle proprie tesi. Internet significa quindi anche la
possibilità di evitare prese di posizioni egocentriche,
e attraverso la gamma di informazioni disponibili,
ricevere ulteriori impulsi per modellare attivamente il
mondo che ci circonda.
La disponibilità a servirsi delle tecniche,
dell'autostrada informatica della rete, costituirà in
futuro un caso normale di interazione e di scambio a
livello privato e professionale.
E la Chiesa può servirsi di questa rete mondiale di
collegamenti tra gli uomini anche per svolgere il suo
mandato di evangelizzazione. Proprio la Chiesa che,
conformandosi alla volontà missionaria di Gesù, fin
dalle origini ha vissuto il suo comando di andare per il
mondo con profondo impegno e per la gioia di coloro che
vivono nella speranza di salvezza in Gesù Cristo, può
avviare qui nuovi percorsi per la diffusione
dell'annuncio evangelico e del magistero.
Giovanni Paolo II, nella sua
lettera apostolica Il
rapido sviluppo del 24 gennaio 2005, ha ricordato che
nei moderni mezzi della comunicazione la Chiesa trova
"un sostegno prezioso per diffondere il Vangelo e i
valori religiosi, per promuovere il dialogo e la
cooperazione ecumenica e interreligiosa, come pure per
difendere quei solidi principi che sono indispensabili
per costruire una società rispettosa della dignità della
persona umana e attenta al bene comune". E ha
sottolineato il fatto che essa "li impiega volentieri
per fornire informazioni su se stessa e dilatare i
confini dell'evangelizzazione, della catechesi e della
formazione", in quanto "ne considera l'utilizzo come una
risposta al comando del Signore: "Andate in tutto il
mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Marco,
16, 15)" (n. 7).
La Chiesa è la maestra dell'umanità proprio nelle
tematiche etiche e morali sulle quali è continuamente
necessario riportare l'accento. Prestiamo attenzione ai
vicendevoli collegamenti dei mezzi di comunicazione
sociale che interagiscono tra politica, economia, media
e cultura; e alle dipendenze e agli obblighi che ne
derivano, e che sovente sfociano in un sistema di
oppressione mediatica e di monopolizzazione
dell'opinione pubblica. In quanto maestra dell'umanità,
la Chiesa avrà il compito di sensibilizzare gli utenti
della comunicazione alla dignità e centralità della
persona, e di ancorarne la tutela come punto fermo nella
compagine della tecnica moderna. Internet non deve
diventare la piattaforma di uno spazio franco, in cui i
fondamentali valori umani del matrimonio, della
famiglia, dell'incondizionata tutela della vita - dal
principio alla fine - vengono ignorati o addirittura
combattuti. La comunicazione deve svolgersi all'insegna
di un'interazione tra persone che sono reciprocamente
correlate. Deve nascere una cultura di corresponsabilità
nei confronti del progresso tecnico, affinché sia lo
stesso sviluppo a smascherare come incompatibili con la
dignità umana dei contenuti pericolosi e lesivi come la
pornografia, la criminalità e così via.
Accanto alla tutela della dignità del singolo individuo,
la Chiesa maestra dell'umanità considera altrettanto
importante esigere una "pratica di solidarietà al
servizio del bene comune" quale impegno decisivo per la
propria azione nel campo delle nuove tecnologie. La
tecnologia può essere un mezzo per risolvere i problemi
umani, per incentivare lo sviluppo complessivo della
persona e per costruire un mondo orientato sui parametri
della giustizia e della pace. Già nel 1971 l'istruzione
pastorale
Communio et progressio redatta dal Pontificio
Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ammoniva i media,
ricordando che ormai tutti gli uomini della Terra
diventano "partecipi delle difficoltà e problemi che
incombono su ciascun individuo e su tutta l'umanità".
Internet può contribuire alla realizzazione e messa in
atto di questo nobile postulato? È in grado di tutelare
o addirittura incentivare la dignità dell'individuo e la
solidarietà fra gli uomini? C'è una possibilità per il
singolo, per gruppi e nazioni diverse, e infine per
l'umanità intera, di far diventare realtà questa
visione? La soluzione risiede nella rete? O non è questo
il campo di dissoluzione della sfera privata, perdita di
diritti, violazione della sicurezza? Costituisce
soltanto una piattaforma per diffondere calunnie, odio o
disinformazione? O funge invece da corrente di
informazioni sui valori fondamentali, pluralità
culturale e responsabilità globale, motore di un dialogo
interculturale che mette in risalto gli elementi comuni
e sa reagire opportunamente alle differenze?
Nell'ottica della costituzione
Gaudium et spes del
concilio Vaticano ii, internet è un'eccellente
possibilità per mettere in rilievo la responsabilità
della Chiesa nella formazione di una cultura umana
collettiva, per la quale la società odierna, con la sua
rete di connessioni internazionali - globali - fornisce
del resto degli ottimi presupposti. La dignità umana
spetta a ogni persona, indipendentemente dalla sua
appartenenza etnica o provenienza politica o nazionale.
Dal canto suo, internet offre l'opportunità di una
diffusione a vasto raggio dell'annuncio evangelico,
diretto a tutti gli uomini e recepibile in ogni angolo
del pianeta. Allo stesso tempo ci mette dunque in
condizione di fare un considerevole passo in avanti
nella tutela della persona umana in tutto il mondo. Il
diritto a disporre di informazioni affidabili,
indispensabile per formarsi un'opinione, il libero
accesso a dati e contenuti dottrinali, equivale a
prendere l'uomo sul serio e consente un progresso a
livello educativo e di autodeterminazione anche in Paesi
soggetti alla repressione e alla censura.
Al contempo, un atteggiamento umanitario su scala
mondiale può condurre a una nuova consapevolezza
reciproca fra i vari Stati e Paesi. Basti pensare allo
scambio d'informazioni in tempo reale in occasione di
catastrofi come lo tsunami di quattro anni fa, o il
recente salvataggio dei minatori cileni. L'ondata di
solidarietà con le vittime e i superstiti, i soccorsi
messi a disposizione da tutto il mondo e la
disponibilità ad attivarsi in maniera incondizionata e
diretta a favore di tutti i colpiti, hanno senza dubbio
cambiato la faccia del mondo.
Possiamo dunque sperare che Giovanni Paolo II fosse nel
giusto descrivendo l'aspetto umano e personale della
comunicazione mondiale come "la capacità di vedere
innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro, per
accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio" e di
servire il fratello, portando "i pesi gli uni degli
altri" (Galati, 6, 2).
Giovanni Paolo II,
nel suo messaggio in occasione della XXXIII Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali,
nel 1999, ha coniato il concetto della "cultura
ecclesiale della sapienza", che deve preservare la
cultura dell'informazione dei mass media "dal divenire
un accumularsi di fatti senza senso".
Non sarà facile imparare o trasmettere il comportamento
giusto nei confronti di internet. La rete può essere un
arricchimento - a condizione che l'utente venga guidato
a considerarla un mezzo per migliorare le condizioni di
vita degli uomini, sfruttandola ad esempio a favore di
organizzazioni umanitarie che agiscono a livello
mondiale, o per sostenere la ricerca in tutti i campi di
attività scientifica. In questo caso si mette al
servizio della dignità personale e unisce gli uomini.
Posizioni radicali, estremismi politici, atti di
violenza e attività criminali diffusi in rete, al
contrario, separano gli uomini. In questo senso, bisogna
guardarsi dall'impugnare la "libertà di opinione" come
mero pretesto per manipolazioni, travisamenti o
interessi egoistici. È infatti così che si mandano in
scena il delinquente e la vittima, l'amico e il nemico,
il truffatore e il truffato.
Gesù Cristo ci insegna che la comunicazione dev'essere
un comportamento morale: "L'uomo buono dal suo buon
tesoro trae cose buone, mentre l'uomo cattivo dal suo
cattivo tesoro trae cose cattive. Ma io vi dico che di
ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel
giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole
sarai giustificato e in base alle tue parole sarai
condannato" (Matteo, 12, 35-37). E l'Apostolo Paolo
raccomanda agli Efesini (4, 25-29): "Perciò, bando alla
menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo;
perché siamo membra gli uni degli altri. (...) Nessuna
parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma
piuttosto, parole buone che possano servire per la
necessaria edificazione, giovando a quelli che
ascoltano".
Non è la tecnica a rendere colpevoli, bensì l'uso
sbagliato che se ne fa. Perciò, nell'educazione dei
futuri utenti, sarebbe importante sottolineare il
fattore etico e far uscire la rete dalla zona grigia del
disimpegno pedagogico. Chi mette in rete dei contenuti
contrari alla persona e alla dignità umana, si ribella
alla creazione e diffonde - in tutto il mondo - una
visione dell'uomo che rinnega qualsiasi rimando alla
trascendenza. Il "tutto è lecito e possibile" della
concezione liberale del mondo ha trovato in internet il
proprio medium - se non ci sono stati in precedenza
un'educazione e un avviamento ai valori cristiani, sulla
base dell'antropologia cristiana. I bambini e gli
adolescenti dovrebbero essere guidati alla fruizione dei
media con un approccio adeguato all'età e alle
circostanze, per metterli in grado di resistere alla
facile tentazione di un consumismo passivo e abituarli a
compiere personalmente un'analisi critica delle offerte
mediali.
Giovanni Paolo II, nella sua enciclica
Redemptor hominis
si chiedeva "se l'uomo, come uomo, nel contesto di
questo progresso, diventi veramente migliore, cioè più
maturo spiritualmente, più cosciente della dignità della
sua umanità, più responsabile, più aperto agli altri, in
particolare verso i più bisognosi e più deboli, più
disponibile a dare e portare aiuto a tutti" (n. 15).
In questo senso, la Chiesa è chiamata a dare il suo
contributo al
world wide web. E in ultima analisi, solo
lei può rispondere in maniera soddisfacente agli
interrogativi che si celano dietro ogni ricerca e
riflessione umana: "Chi sono io?". "Dopo la morte, che
cosa c'è?" e ancora: "E io, da dove provengo?". "Cos'è
l'uomo?". E anche oggi - come da oltre 2000 anni - può
continuare a fornire la risposta sempre valida e
liberatoria enunciata nella costituzione pastorale
Gaudium et spes sull'attualità della Chiesa nel mondo
contemporaneo: "Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio
rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela
anche pienamente l'uomo a se stesso e gli manifesta la
sua altissima vocazione" (n. 22).
(©L'Osservatore Romano - 13 novembre 2010)