"Voi sarete testimoni di tutto ciò"
(Luca, 24,48)
Il tema della Preghiera per l’unità dei
cristiani del 2010 si collega al ricordo della
Conferenza missionaria internazionale di
Edimburgo che viene riconosciuta come l’inizio
ufficiale del Movimento ecumenico moderno. Nei
giorni 14-23 del giugno 1910, oltre mille
delegati, appartenenti ai diversi rami del
Protestantesimo e dell’Anglicanesimo, a cui si
unì anche un ortodosso, si incontrarono nella
città scozzese per riflettere insieme sulla
necessità di giungere all’unità al fine di
annunciare credibilmente il Vangelo di Gesù. A
cento anni di distanza la tensione missionaria
che riunì quei cristiani può aiutarci a
riflettere sul legame che c’è tra missione e
comunione nella vita dei cristiani. Sappiamo
bene, infatti, che l’evangelizzazione è tanto
più efficace quanto più i discepoli di Gesù
possono mostrare la loro comunione, la loro
unità. Del resto lo stesso Maestro li aveva
avvertiti: “Da questo riconosceranno che siete
miei discepoli, se vi amerete gli uni gli
altri”. Queste parole del Signore fanno emergere
ancor più la contraddizione che c’è tra le
divisioni dei cristiani e l’obbligo che comunque
essi hanno di un annuncio credibile. D’altra
parte non possiamo certo rinviare la comune
testimonianza evangelica fino al giorno in cui
sarà ristabilita la nostra piena comunione. E
comunque sappiamo anche che la prima
testimonianza è la nostra comunione.
L’urgenza di una evangelizzazione credibile ha
spinto Giovanni Paolo II, nell’enciclica Ut Unum
Sint, a mettere il dito nella piaga: «È evidente
che la divisione dei cristiani è in
contraddizione con la Verità che essi hanno la
missione di diffondere, e dunque essa ferisce
gravemente la loro testimonianza… Come
annunciare il Vangelo della riconciliazione
senza al contempo impegnarsi ad operare per la
riconciliazione dei cristiani? Se è vero che la
Chiesa, per impulso dello Spirito Santo e con la
promessa dell’indefettibilità, ha predicato e
predica il Vangelo a tutte le nazioni, è anche
vero che essa deve affrontare le difficoltà
derivanti dalle divisioni. Messi di fronte a
missionari in disaccordo fra loro, sebbene essi
si richiamino tutti a Cristo, sapranno gli
increduli accogliere il vero messaggio? Non
penseranno che il Vangelo sia fattore di
divisione, anche se esso è presentato come la
legge fondamentale della carità?» (n.98).
La comunicazione del Vangelo e la comunione tra
i cristiani sono due dimensioni che chiedono di
essere vissute in maniera più responsabile da
tutti i cristiani, anche in Italia. Durante il
IV Convegno Ecumenico Nazionale, tenutosi a
Siracusa, abbiamo riflettuto sul tema paolino:
«Guai a me, se non annuncio il vangelo». La
memoria dell’Apostolo ci ha aiutato a
comprendere ancor più chiaramente il legame tra
l’urgenza della evangelizzazione e una nuova
audacia nel cammino ecumenico. Abbiamo
ringraziato il Signore per il cammino ecumenico
che le Chiese e le Comunità ecclesiali hanno
compiuto in Italia soprattutto a partire dal
Concilio Vaticano II. E abbiamo sottolineato
l’irreversibilità di tale cammino, sapendo bene
che l’unità non è il frutto delle nostre
alchimie umane ma un dono di Dio che dobbiamo
chiedere anzitutto con la preghiera. Certo, a
noi viene chiesto di non lasciare nulla di
intentato per compiere quei passi che ci portano
verso l’unità. Abbiamo, infatti, riconosciuto il
pericolo di cadere nella sottile tentazione di
assuefarci alla divisione, di convivere troppo
facilmente con la ferita della disunione,
ritenendola una condizione insuperabile. Se così
facessimo, saremmo responsabili di una grave
colpa. Tanto più che abbiamo davanti a noi nuove
sfide che chiedono invece un impegno più comune.
Basti pensare alla diffusione di quella
mentalità materialistica che sta allontanando
sempre più dal Vangelo uomini e donne, giovani e
adulti, ed anche adolescenti e bambini.
L’attitudine egocentrica che ne consegue spinge
a ripiegarsi su se stessi privilegiando i propri
interessi e dimenticando quelli dei poveri, dei
deboli, degli immigrati, degli zingari e di
coloro che non hanno né voce né posto nella
società. Non possiamo non guardare preoccupati
questa involuzione che avvelena le radici stesse
della convivenza nel nostro Paese. Vi è poi un
altro fenomeno che ci riguarda da vicino e che
chiede a noi tutti una rinnovata generosità. Ci
riferiamo alla immigrazione cristiana nel nostro
Paese. Si tratta di centinaia di migliaia di
fratelli e sorelle sia ortodossi che evangelici,
oltre che cattolici, che sono approdati in
Italia per cercare una vita migliore. La loro
venuta è come una preghiera rivolta anche a noi
perché ricevano una risposta di amore. Anche
l’ecumenismo italiano deve ascoltare questo
grido: dobbiamo affinare le orecchie del nostro
cuore, allargare la nostra mente e unire le
nostre braccia per accogliere questi nostri
fratelli e aiutarli a crescere anche nella fede.
In questo orizzonte è stato scelto il capitolo
24 del Vangelo di Luca.
È
la narrazione del giorno di Pasqua. L’ascolto
comune di questa pagina evangelica può aiutarci
a riscoprire il grande dono della Pasqua di cui
tutti dobbiamo essere testimoni. Lo furono
quelle donne, lo furono anche i due di Emmaus ed
anche gli Undici. Non possiamo che metterci
sulle loro orme a partire dall’obbedienza
nell’ascolto. Anche noi sentiremo ardere il
nostro cuore e cercheremo di tornare verso
Gerusalemme per testimoniare assieme l’incontro
con il Risorto. La preghiera rivolta al Padre
nell’ultima cena perché i discepoli “siano una
cosa sola”(Gv 17, 21) trovava concretezza nel
comando che il Risorto diede loro: “Voi sarete
testimoni di tutto ciò”(Lc 24, 48). A noi è
chiesto di accogliere questo invito e,
nell’ascolto comune del Vangelo, chiedere al
Signore di aiutarci per affrettare i nostri
passi verso la comunione piena.
Chiesa Cattolica
|
Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Presidente, Segretariato CEI per l'Ecumenismo e il Dialogo
|
Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia
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Prof.
Domenico
Maselli
Presidente |
Sacra Arcidiocesi
Ortodossa d'Italia e di Malta
ed Esarcato per l'Europa meridionale
|
Gennadios Zervos
Arcivescovo-Metropolita Ortodosso d’Italia
e di Malta ed Esarca per l’Europa
Meridionale |
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