SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 GENNAIO 2006

 

"Se due o tre si riuniscono per invocare il mio
nome, io sono in mezzo a loro"

(Matteo 18, 18-20)

    1. Il tema proposto quest'anno per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani costituisce il fondamento della Chiesa e la promessa che dona vita a ciascuna delle manifestazioni della vita spirituale e liturgica. I testi sono stati preparati da un gruppo ecumenico di Dublino. Significativamente l'Irlanda ricorre con una certa frequenza tra i gruppi che preparano i testi per la Settimana (in precedenza era successo nel 1983 e nel 1994). Si tratta di un paese in cui la preghiera per l'unità dei cristiani è premessa della preghiera per la pace e per la riconciliazione della società. Il testo prescelto offre la promessa personale di Cristo: Egli sarà con chi si riunirà nel suo nome ed è il garante dell'unità, della pace e della riconciliazione.

    2. Il contesto in cui si situa nel vangelo di Matteo il versetto che è al centro della nostra riflessione non è tranquillizzante. Nel passo precedente si parla della riprensione del peccatore; quello successivo è la nota parabola del servo malvagio: chi non perdona al proprio fratello non sarà perdonato da Dio. Ma al centro c'è la promessa rassicurante di Gesù: se due pregheranno insieme saranno esauditi, se due o tre si riuniranno nel suo nome, Cristo stesso sarà in mezzo a loro. Poco prima nel vangelo di Matteo avevamo trovato la parabola della pecora smarrita, l'esaltazione del valore che ha per Dio ogni singola creatura. Il pastore lascia le novantanove pecore per andare a cercare quella che si era smarrita e il Padre che è nei cieli non vuole che vada smarrito uno solo di questi piccoli. Ogni essere umano è caro al Padre, ognuno ha valore in se stesso. Ma se gli esseri umani, anche solo due o tre, si mettono insieme formano qualche cosa di più della somma di alcune individualità: formano una comunità e la comunità riceve da Gesù promesse diverse da quelle rivolte ai singoli. Il testo di Matteo fa riferimento nei versetti precedenti all'Antico Testamento. Scrive il Deuteronomio (19, 15): "La testimonianza di una sola persona non basta per far condannare chi ha commesso un delitto, un crimine o qualsiasi altra colpa. L'accusa dovrà essere provata da due o tre testimoni". Due o tre testimoni servono per condannare un delitto o per certificare un fatto. Il discorso di Gesù prosegue evocando l'esaudimento delle preghiere e la formazione di una comunità. E seguitando nel riferimento all'Antico Patto, Gesù richiede due o tre persone per formare una comunità di cui Egli stesso è parte.

    3. Per formare una tale comunità, il piccolo gruppo deve manifestare una fede sincera. I suoi membri devono essere dei "testimoni", secondo il paragone che Gesù ha citato poco prima. I due o tre devono essere riuniti "nel suo nome" o "per celebrare il suo nome", secondo le traduzioni. E' una assemblea di preghiera, di culto, nel nome del Salvatore. Non è rivolta a cercare un risultato immediato e tangibile, qualche cosa che il mondo possa apprezzare, ma ad adorare e ad umiliarsi davanti a Dio. Eppure, a quei due o tre è attribuito un potere enorme: le loro preghiere saranno accolte e il Figlio di Dio stesso sarà con loro. Nessuna forza umana può essere così grande come quella che deriva dall'essere riuniti insieme nel segno della fede. Ma due o tre non sono certo una grande massa di gente. Gesù Cristo non si rallegra dei grandi successi mediatici. Quando è accolto festosamente a Gerusalemme da una grande folla, sa bene che pochi giorni dopo, durante la passione, resterà solo. E la massa della gente chiederà la sua morte. Non sono le folle, le grida della moltitudine ad essere esaudite, ma la preghiera sincera anche di due o tre che sono riuniti nel suo nome. La Chiesa ha un compito missionario, deve portare il messaggio di Cristo a tutti gli uomini. Ma il centro della Chiesa è quando anche solo due o tre sono riuniti nel suo nome. E Cristo è con loro.

    4. Due o tre persone rappresentano una pluralità. Ma rappresentano anche la diversità. Non tutti gli esseri umani sono uguali, anzi non ce ne sono mai due perfettamente uguali, nel corpo e nello spirito. Il bello dell'umanità è proprio nella diversità: di sesso, di colore, di razza. Due o tre persone sono diverse una dall'altra. In questo modo rappresentano una sintesi di tutte le diversità che ci sono nel mondo. Gesù è in mezzo ai diversi che sono riuniti nel suo nome, non richiede che preventivamente la comunità sia uniformata, eliminando forzosamente le differenze per attenderlo. E' Gesù stesso ad unificare le differenze, l'unità viene come dono del Signore, ma è una unità che mantiene e rispetta le diversità che ci sono tra gli esseri umani.

5. Sebbene la divisione fra i cristiani sia una dolorosa realtà, la pluralità di tradizioni delle chiese cristiane è invece un dono. Come tante persone diverse hanno sensibilità e doni differenti, così tante espressioni diverse della fede in Cristo sono una ricchezza. Ma la parola che ci giunge in questa Settimana di preghiera ci fornisce un invito pressante di Cristo: non pregate da soli! Vale per le persone, ma vale anche per le comunità e per le diverse espressioni della Chiesa del Signore. E' bello che ciascuna preghi, nella sua lingua e nei modi che le sono consueti. Ma la promessa di Cristo è anche un invito: mettetevi d'accordo, due o più comunità, e la vostra preghiera sarà esaudita dal Padre che è nei cieli. Riunitevi insieme, tante realtà diverse, per invocare il mio nome e sarò in mezzo a voi. L'invito di Gesù agli uomini è di riunirsi per pregare, per adorare; ma è anche un invito a gruppi di persone, per evitare che ciascuno si chiuda in se stesso e porti, insieme con altri, la sua testimonianza. Come nella legge dell'Antico Testamento, una testimonianza è attendibile quando è portata da più testimoni.

    6. Tanti gruppi di cristiani sono riuniti nel mondo per invocare il nome di Gesù. Quanto la vocazione di ciascuno sia sincera, spetta a Dio giudicare. Ma certo lo spirito non è quello della competizione tra Elia e i profeti di Baal (1 Re, 18), in cui ciascuno vuole vedere il proprio sacrificio più gradito. Piuttosto, noi vogliamo che gli abitanti di tutta la terra si uniscano per cantare all'Eterno un cantico nuovo, per raccontare la sua gloria a tutte le nazioni e le sue meraviglie tra tutti i popoli (Sal 96, 1-3). Allora non saranno due o tre riuniti nel suo nome, ma tutti i popoli della terra. E, secondo la sua promessa, Cristo sarà con loro. "Amen! Vieni, Signore Gesù!" (Ap 22, 20).

Chiesa Cattolica


Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Presidente, Segretariato CEI per l'Ecumenismo e il Dialogo


Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia


Prof. Gianni Long
Presidente


Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia 
ed Esarcato per l'Europa meridionale


Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d'Italia
ed Esarca per l'Europa Meridionale

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