"Fa udire i sordi e fa parlare i muti"
(Marco 7, 31-37)
Più ci avviciniamo alla croce di Cristo,
più ci avviciniamo gli uni agli altri. La
solidarietà nella sofferenza ci porta ad una
comunione più profonda con la passione di
Cristo. In questo modo comprendiamo meglio la
profondità e l’ampiezza dell’amore di Cristo
per l’umanità: Dio ha tanto amato il mondo da
mandare il suo unico Figlio per salvarlo. Che
altro costo poteva avere la salvezza, se non
la vita stessa di Cristo? Ebbene, se cogliamo
la straordinaria grandezza di questo amore,
comprendiamo di più il cammino che dobbiamo
intraprendere per realizzare la preghiera al
Padre: “Fa’ che siano tutti una cosa sola
[...] così il mondo crederà che mi hai
mandato” (Gv 17, 21).
Il tema della Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani di quest’anno, ci porta
nel cuore del messaggio del vangelo. L’amore
supera ogni distanza, abbatte ogni barriera;
coloro che amano, infatti, sanno spendere la
propria vita per gli altri. Essi sanno
“svuotarsi” dell’amore solo per se stessi per
amare e servire gli altri, a partire dai più
deboli. Il brano biblico scelto ci presenta un
Gesù che si identifica con i poveri, i malati,
i piccoli. Egli prende su di Sé la sofferenza
degli uomini. E i miracoli che compie
realizzano già da ora la dimensione
escatologica della sua missione, dal momento
che capovolge tutto ciò che il peccato ha
fatto nel nostro ordine creato. A motivo del
peccato noi siamo incapaci di ascoltare la
Parola e incapaci di portare testimonianza con
le nostre labbra alla gloria di Dio.
Forse si può far derivare dal testo biblico
un ulteriore significato: il fatto che spesso
davanti al peccato e al male noi siamo sordi e
muti. Non vogliamo ascoltare il “grido dei
poveri” e non vogliamo dare testimonianza alla
condizione inumana che richiede di chiamare
per nome il demone per cacciarlo. Le
situazioni di sofferenza in alcuni luoghi nel
mondo, lontani ma anche vicini alle nostre
case, impongono ai cristiani di agire insieme
per alleviare la sofferenza umana e
ristabilire la dignità della persona. Ciò che
ci unisce, nel desiderio di superare queste
condizioni, è il nostro comune battesimo. Nel
battesimo siamo uniti perché in esso diveniamo
fratelli e sorelle fra noi, perché siamo
adottati come figli di Dio e dunque Gesù
diventa nostro Fratello. Nel suo corpo noi
siamo uno, così che, quando una parte del
corpo soffre, tutto il corpo soffre. La forza
trainante dei primi cristiani era la loro
sollecitudine per i fratelli. L’autentico
spirito delle beatitudini ci obbliga a
prenderci cura gli uni degli altri, come fece
Abramo con i tre visitatori: accogliendo loro,
egli accolse Dio stesso nella propria tenda.
L’aspetto importante da sottolineare in questo
testo della Bibbia ebraica è che Abramo
accolse persone straniere non della sua stessa
tribù; e tuttavia quegli stranieri erano
anch’essi compagni di pellegrinaggio in questo
mondo. Quando diede loro il benvenuto, Abramo
accolse il totalmente Altro nella sua dimora.
In Italia siamo quotidianamente a contatto
con coloro che hanno lasciato la loro terra,
la loro casa, a volte per la guerra e per la
fame, in vista di un luogo migliore. Troppo
spesso noi ci tappiamo le orecchie alla loro
condizione e alla loro richiesta di aiuto.
Questa cospirazione di silenzio esige una
risposta. Sappiamo che vi è sempre un rischio
quando si apre la porta di casa a qualcuno che
è sconosciuto. Gesù ha sempre corso questo
rischio pur di incontrare una creatura di Dio.
Il nostro più grande nemico è la paura che ci
fa chiudere la porta del nostro cuore e ce la
mantiene serrata. Se permaniamo in questo
stato per un periodo lungo, diveniamo aridi e
viviamo solo nella paura, accumulando le
nostre ricchezze solo per noi.
Il testo di quest’anno ci aiuta a
riflettere sul significato dell’unità come
“comunione con” tutti e particolarmente con i
poveri. Comprendere la natura trinitaria del
Dio che crea, che salva, che guarisce, che
ascolta la supplica dei poveri, che rompe il
silenzio, che desidera che tutta la sua
creazione sia una cosa sola con lui, rende noi
cristiani in grado di prendere sulle nostre
spalle la responsabilità di tutta la
creazione, di tutta la famiglia umana. Creati
a sua immagine e somiglianza, anche noi
dobbiamo essere in comunione gli uni con gli
altri, per poter entrare in comunione con Dio.
Questa era l’armonia che regnava alle origini,
prima che il peccato entrasse nel mondo.
L’unità dei cristiani comincia con la
consapevolezza di doversi conformare alla vera
immagine che Dio ha posto nei nostri cuori
affinché possiamo crescere verso la pienezza
in Cristo. La violenza ai danni dei deboli e
degli indifesi, contro i bambini e le donne,
contro i poveri e gli anziani che viene
continuamente perpetrata nella nostra società,
spinge i cristiani a sciogliere la lingua per
poter parlare con una sola voce contro di
essa. Questo è un “ecumenismo della vita” che
vuole costruire comunione con tutti coloro che
ascoltano la chiamata di Gesù a controbattere
il male che c’è nel mondo di oggi.
Prima di operare questo miracolo, Gesù
eleva la sua preghiera al Padre affinché la
sua voce sia ascoltata. Il nostro ecumenismo
oggi ci fa mettere in ginocchio, e con
un’unica voce, ci spinge ad elevare al Padre
la preghiera accorata, nel nome di Gesù, nella
potenza dello Spirito. Preghiamo per il dono
dello Spirito, che fa nuove tutte le cose, che
rinvigorisce ciò che è avvizzito, che bagna
ciò che arido, che scalda ciò che è freddo,
che dà vita ai morti, che fa di tanti un solo
corpo. È questo stesso Spirito che aprirà i
nostri orecchi e scioglierà le nostre lingue.
L’unità per cui preghiamo non è solo una
comunione con la fede degli apostoli, ma anche
con la vita degli apostoli. La Parola che
abbiamo ricevuto deve essere proclamata,
celebrata e vissuta. In questo modo il mondo
saprà che noi davvero siamo i discepoli
dell’unico Signore, e crederà in Colui mandato
dal Padre per la salvezza del mondo.
Chiesa Cattolica
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Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Presidente, Segretariato CEI per l'Ecumenismo e il Dialogo
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Federazione delle Chiese Evangeliche in
Italia
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Prof. Gianni Long
Presidente |
Vicariato Ortodosso
Romeno d'Italia
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Arciprete
Traian Valdman
Vicario Eparchiale |
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