SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 GENNAIO 2007

 

"Fa udire i sordi e fa parlare i muti"

(Marco 7, 31-37)

 
   Più ci avviciniamo alla croce di Cristo, più ci avviciniamo gli uni agli altri. La solidarietà nella sofferenza ci porta ad una comunione più profonda con la passione di Cristo. In questo modo comprendiamo meglio la profondità e l’ampiezza dell’amore di Cristo per l’umanità: Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico Figlio per salvarlo. Che altro costo poteva avere la salvezza, se non la vita stessa di Cristo? Ebbene, se cogliamo la straordinaria grandezza di questo amore, comprendiamo di più il cammino che dobbiamo intraprendere per realizzare la preghiera al Padre: “Fa’ che siano tutti una cosa sola [...] così il mondo crederà che mi hai mandato” (Gv 17, 21).
   Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno, ci porta nel cuore del messaggio del vangelo. L’amore supera ogni distanza, abbatte ogni barriera; coloro che amano, infatti, sanno spendere la propria vita per gli altri. Essi sanno “svuotarsi” dell’amore solo per se stessi per amare e servire gli altri, a partire dai più deboli. Il brano biblico scelto ci presenta un Gesù che si identifica con i poveri, i malati, i piccoli. Egli prende su di Sé la sofferenza degli uomini. E i miracoli che compie realizzano già da ora la dimensione escatologica della sua missione, dal momento che capovolge tutto ciò che il peccato ha fatto nel nostro ordine creato. A motivo del peccato noi siamo incapaci di ascoltare la Parola e incapaci di portare testimonianza con le nostre labbra alla gloria di Dio.
   Forse si può far derivare dal testo biblico un ulteriore significato: il fatto che spesso davanti al peccato e al male noi siamo sordi e muti. Non vogliamo ascoltare il “grido dei poveri” e non vogliamo dare testimonianza alla condizione inumana che richiede di chiamare per nome il demone per cacciarlo. Le situazioni di sofferenza in alcuni luoghi nel mondo, lontani ma anche vicini alle nostre case, impongono ai cristiani di agire insieme per alleviare la sofferenza umana e ristabilire la dignità della persona. Ciò che ci unisce, nel desiderio di superare queste condizioni, è il nostro comune battesimo. Nel battesimo siamo uniti perché in esso diveniamo fratelli e sorelle fra noi, perché siamo adottati come figli di Dio e dunque Gesù diventa nostro Fratello. Nel suo corpo noi siamo uno, così che, quando una parte del corpo soffre, tutto il corpo soffre. La forza trainante dei primi cristiani era la loro sollecitudine per i fratelli. L’autentico spirito delle beatitudini ci obbliga a prenderci cura gli uni degli altri, come fece Abramo con i tre visitatori: accogliendo loro, egli accolse Dio stesso nella propria tenda. L’aspetto importante da sottolineare in questo testo della Bibbia ebraica è che Abramo accolse persone straniere non della sua stessa tribù; e tuttavia quegli stranieri erano anch’essi compagni di pellegrinaggio in questo mondo. Quando diede loro il benvenuto, Abramo accolse il totalmente Altro nella sua dimora.
   In Italia siamo quotidianamente a contatto con coloro che hanno lasciato la loro terra, la loro casa, a volte per la guerra e per la fame, in vista di un luogo migliore. Troppo spesso noi ci tappiamo le orecchie alla loro condizione e alla loro richiesta di aiuto. Questa cospirazione di silenzio esige una risposta. Sappiamo che vi è sempre un rischio quando si apre la porta di casa a qualcuno che è sconosciuto. Gesù ha sempre corso questo rischio pur di incontrare una creatura di Dio. Il nostro più grande nemico è la paura che ci fa chiudere la porta del nostro cuore e ce la mantiene serrata. Se permaniamo in questo stato per un periodo lungo, diveniamo aridi e viviamo solo nella paura, accumulando le nostre ricchezze solo per noi.
   Il testo di quest’anno ci aiuta a riflettere sul significato dell’unità come “comunione con” tutti e particolarmente con i poveri. Comprendere la natura trinitaria del Dio che crea, che salva, che guarisce, che ascolta la supplica dei poveri, che rompe il silenzio, che desidera che tutta la sua creazione sia una cosa sola con lui, rende noi cristiani in grado di prendere sulle nostre spalle la responsabilità di tutta la creazione, di tutta la famiglia umana. Creati a sua immagine e somiglianza, anche noi dobbiamo essere in comunione gli uni con gli altri, per poter entrare in comunione con Dio. Questa era l’armonia che regnava alle origini, prima che il peccato entrasse nel mondo.
   L’unità dei cristiani comincia con la consapevolezza di doversi conformare alla vera immagine che Dio ha posto nei nostri cuori affinché possiamo crescere verso la pienezza in Cristo. La violenza ai danni dei deboli e degli indifesi, contro i bambini e le donne, contro i poveri e gli anziani che viene continuamente perpetrata nella nostra società, spinge i cristiani a sciogliere la lingua per poter parlare con una sola voce contro di essa. Questo è un “ecumenismo della vita” che vuole costruire comunione con tutti coloro che ascoltano la chiamata di Gesù a controbattere il male che c’è nel mondo di oggi.
   Prima di operare questo miracolo, Gesù eleva la sua preghiera al Padre affinché la sua voce sia ascoltata. Il nostro ecumenismo oggi ci fa mettere in ginocchio, e con un’unica voce, ci spinge ad elevare al Padre la preghiera accorata, nel nome di Gesù, nella potenza dello Spirito. Preghiamo per il dono dello Spirito, che fa nuove tutte le cose, che rinvigorisce ciò che è avvizzito, che bagna ciò che arido, che scalda ciò che è freddo, che dà vita ai morti, che fa di tanti un solo corpo. È questo stesso Spirito che aprirà i nostri orecchi e scioglierà le nostre lingue.
   L’unità per cui preghiamo non è solo una comunione con la fede degli apostoli, ma anche con la vita degli apostoli. La Parola che abbiamo ricevuto deve essere proclamata, celebrata e vissuta. In questo modo il mondo saprà che noi davvero siamo i discepoli dell’unico Signore, e crederà in Colui mandato dal Padre per la salvezza del mondo.

 

Chiesa Cattolica


Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni-Narni-Amelia
Presidente, Segretariato CEI per l'Ecumenismo e il Dialogo

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia


Prof. Gianni Long
Presidente

Vicariato Ortodosso Romeno d'Italia


Arciprete Traian Valdman
Vicario Eparchiale

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