Tempi lunghi, avvento di una nuova
generazione rispetto a quella che ha condotto il dialogo
ecumenico negli ultimi decenni, il riaffermarsi delle
identità delle Chiese. Sono - per il giovane teologo
bresciano Angelo Maffeis - elementi che non si possono
eludere per un giudizio sereno sullo "stato della
questione" ecumenica e sui suoi possibili sviluppi
verso l'approdo finale auspicato: l'unità. Per far sì,
insomma, che il dialogo non diventi «una pratica
inconcludente, cioè una sorta di astuzia che permette
di dialogare senza fine, sotto una parvenza di impegno
ecumenico, senza essere disposti a un effettivo
cambiamento».
Docente presso la Facoltà teologica dell'Italia
settentrionale, Maffeis partecipa ai più alti livelli
al dialogo ecumenico: è membro della commissione «Fede
e costituzione» del Consiglio ecumenico delle Chiese e
in particolare si occupa del dialogo con il luterani. In
un libro intervista, Le vie dell'unità
(nella serie «Dieci teologi interpretano l'ultimo secolo»,
Piemme, pagine 78, lire 12mila) fa un bilancio tra
aspettative e delusione del cammino verso l'unità. È il
capitolo centrale del volume, che tocca questioni di
storia del movimento ecumenico, di metodo teologico e di
prassi ecclesiale (come far "passare" i
contenuti degli accordi raggiunti nella vita delle
Chiese).
«Se ci si riferisce a quello che è cambiato nella Chiesa
cattolica negli ultimi 35 anni, allora credo che sia
necessario riconoscere che molto è cambiato», nota il
sacerdote. Di fronte agli obiettivi alti indicati dal
Concilio, va però anche detto, aggiunge, che molte
aspettative «sono andate deluse».
Alti e bassi, dunque,
che dipendono da punti di vista e metri di giudizio
adottati. Realisticamente lo studioso nota che «processi
secolari, come sono quelli della divisione e della sua
sedimentazione, non si possano comprendere nei limiti di
pochi decenni».
Inoltre, «c'è un cammino di recupero
della fiducia reciproca che è inevitabilmente lungo.
Occorre avere un respiro dilatato nel tempo per immaginare
risultati che siano stabili». In più, nel mutamento del
clima negli ultimi trent'anni, c'è un elemento che non va
sottaciuto. È in corso una «fase di riaffermazione delle
identità delle confessioni».
Un fenomeno pluriforme
nelle sue cause. Tra esse il teologo individua il ricambio
generazionale in corso. «Infatti coloro che hanno
prodotto il cambiamento di atteggiamento nei confronti
dell'ecumenismo stanno concludendo il loro percorso. Ora
si sta inserendo una nuova generazione. È un'esperienza
che faccio con gli studenti di teologia di oggi, per i
quali l'ecumenismo è un fatto scontato. E quindi, mentre
nel passato si è percorso il cammino dall'identità
all'apertura ecumenica, oggi si sta affermando un
itinerario contrario».
Maffeis invita, comunque, alla
fiducia. Il fenomeno «non può annullare quanto accaduto
in passato».
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