SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 GENNAIO 2006

 

" Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome,
io sono in mezzo a loro"

 
(Matteo 18, 18-20)

  

È più ciò che ci unisce di ciò che ci divide - questa è la grande scoperta che dà impulso al movimento ecumenico. Il fulcro di quanto ci unisce è la presenza del Cristo Risorto, che ha promesso ai suoi discepoli di essere con loro fino alla fine dei tempi. Nella conclusione del vangelo di Matteo, leggiamo che Gesù fa questa promessa ai discepoli immediatamente dopo aver inviato i suoi seguaci con il compito di ammaestrare tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (cf Mt 28, 19-20). Egli era consapevole che essi avrebbero incontrato difficoltà di ogni sorta e non voleva lasciarli orfani nella loro missione (cf Gv 14, 18), promise perciò che sarebbe rimasto con loro, poiché Egli è l'"Emmanuele", il "Dio è con noi" (Mt 1, 23).

    I vangeli ci presentano i diversi modi in cui Gesù, il nostro Signore Risorto, è in mezzo a noi: quando la sua parola è proclamata e vissuta, e quando il pane e il vino eucaristici sono presentati in sua memoria; nella presenza dei piccoli, degli affamati, dei prigionieri, degli ultimi fra noi; nel nostro prossimo, in coloro che ne perpetuano la missione e il ministero nel mondo. Il tema della Settimana di preghiera di quest'anno, tratto da Matteo 18, 20, ci propone la promessa di Gesù che si situa nel contesto: "se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro".

    Matteo situa la promessa di Gesù in un contesto di istruzione sulla vita e la disciplina della comunità ecclesiale, preoccupata degli ultimi, di come riavvicinare coloro che si sono allontanati, e delle resistenze a perdonare. Matteo 18 contiene decisi testi di giudizio, che sono segnali per la comunità cristiana, in quanto indicano dove i suoi membri vengono meno alla loro responsabilità di discepoli. Questi testi sono contro-bilanciati da altri testi che sottolineano la sollecitudine di Dio per ciascun membro della comunità, ed invitano ad una illimitata volontà di perdonare, riflettendo così la sconfinata capacità di riconciliazione di Dio. Il capitolo fornisce alla prima comunità cristiana istruzioni chiare da parte di Gesù sul fatto che la costruzione della comunità non può lasciarli indifferenti. La comunità che si raduna attorno alla persona e alle parole di Gesù deve fare tutto ciò che è in suo potere per vivere in armonia. È in questo contesto che il Signore invita coloro che lo ascoltano a confidare nella potenza della preghiera comune, e, in ultima analisi, nella sua presenza intima all'interno della comunità che si raduna nel suo nome.

    Durante la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, e durante la preghiera di tutto l'anno per l'unità, siamo invitati a prendere coscienza nel profondo che l'unità è una grazia e che dobbiamo chiedere incessantemente questo dono. Nel nostro sforzo per promuovere l'unità delle nostre comunità e di tutti i cristiani, dobbiamo essere sensibili all'importanza di radunarci ecumenicamente per pregare nel nome di Gesù. Ogni volta che agiamo così, siamo invitati a credere nella potenza della preghiera offerta alla presenza di Gesù, che ha promesso ai suoi discepoli "E ancora vi assicuro che se due di voi, in terra, si troveranno d'accordo su quel che devono fare e chiederanno aiuto nella preghiera, il Padre mio che è in cielo glielo concederà" (Mt 18, 19). Ciò che conta non è tanto la molteplicità delle voci, ma il fatto che queste voci siano unite nella preghiera. La pacata voce dei nostri cuori si rinvigorisce quando ci raduniamo nel suo nome. Mentre preghiamo, ricordiamoci di rendere grazie per i grandi passi avanti nel cammino dell'unità fra cristiani che hanno marcato queste ultime decadi; Gesù Cristo è stato presente fra noi per la potenza dello Spirito Santo, pregando con noi il Padre.

    La promessa che Gesù resterà con noi non è circoscritta alla comunità radunata nel culto. Dal momento che l'amore del Dio Trino si è incarnato in Gesù Cristo, siamo resi capaci, attraverso Cristo, di vivere una vita di comunione radicata nella Trinità. Per la presenza del suo Spirito Santo, il Signore Risorto desidera restare con noi per tutti i tempi e in ogni luogo, condividere le nostre preoccupazioni, mettersi in cammino con noi, entrare nelle nostre case e nei luoghi del nostro lavoro, ravvivare la gioia della sua presenza che ci conduce al cuore del Padre. Egli vuole che sentiamo la vicinanza di Dio, la sua forza, il suo amore. Egli vuole essere accanto a noi, così che Egli stesso possa testimoniare, attraverso le nostre persone, il suo amore e la sua vita nelle nostre case, nei nostri luoghi di lavoro, nelle scuole e nel quartiere.

    È degno di nota ricordare che molte cose sono state fatte, nel corso della storia cristiana, "nel nome di Gesù", cose che non ricalcano affatto né il suo insegnamento, né l'esempio che ci ha lasciato con la sua vita e la sua morte. Le nostre storie individuali e comunitarie ci danno motivo di pentimento. Facciamo bene a leggere Matteo 18, 20 alla luce del primato dato al comandamento dell'amore che troviamo nel vangelo di Giovanni: "Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 15, 12) e "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se vi amate gli uni gli altri" (Gv 13, 35). La presenza di Gesù dove due o tre sono radunati nel suo nome è strettamente legata all'amore che quei due o tre provano l'uno per gli altri.

    Radunarsi nel nome di Gesù significa condividere l'amore che Egli ha portato sulla terra. Questo amore non è riducibile a mera filantropia, solidarietà o benevolenza, ed è più di amicizia o affetto. È un amore generoso, che si dona e soffre, un amore che: "è sempre comprensivo, sempre fiducioso, sempre paziente, sempre aperto alla speranza" (1 Cor 13, 7). È un amore che richiede prudenza e pazienza nel discernere la presenza del Signore e i sentieri in cui Egli ci conduce.

    Essere il più possibile ricettivi della presenza del Signore fra noi, richiede che i cristiani imparino a vivere un "ecumenismo della vita" insieme, che accompagni la ricerca di unità a livello teologico. Ciò significa condividere e imparare dalle nostre reciproche tradizioni spirituali, usi e prospettive e al contempo lavorare insieme concretamente a servizio della costruzione del Regno di Dio sulla terra. Significa anche promuovere una cultura di interdipendenza, giacché insieme impariamo a vedere quanto di positivo vi è nelle particolari appartenenze ecclesiali, comunità etniche, storie e giurisdizioni che tanto facilmente possono dividere i cristiani. Rimanere memori di quanto abbiamo in comune ci permette di affrontare in modo più efficace quanto ancora ci divide. Un ecumenismo di vita comporta preghiera comune, testimonianza comune e comune missione ogniqualvolta sia possibile, mentre condividiamo sempre più la vita nello Spirito Santo. Ciò comporta condividere gli uni con gli altri gli aspetti quotidiani della vita, per riconoscerci l'un l'altro fratelli e sorelle in Cristo, ravvisando gli uni negli altri la presenza di Cristo.

    Nulla è insignificante di quanto è fatto per amore. Nessun atto di amore, nessuna testimonianza o azione comune portata avanti nel nome di Gesù, nessun raduno di preghiera è privo di importanza e di valore se risponde al desiderio del Signore che i suoi discepoli siano una cosa sola. Ciascuna di queste semplici azioni esprime dolcemente la nostra volontà di amarci gli uni gli altri con la misura con cui Gesù ci ha amato ed è capace di parlare ad un mondo spesso incapace di vedere la presenza di Dio, o indifferente ai suoi progetti.

    Il gruppo ecumenico irlandese responsabile per la preparazione della prima bozza del testo di quest'anno per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, era consapevole del ricco patrimonio spirituale irlandese, che vanta antiche radici cristiane e perciò condiviso da tutte le tradizioni cristiane. Era parimenti consapevole che le chiese cristiane sono state coinvolte e intrappolate nei conflitti e nelle tensioni che hanno dato forma alla vita dell'Irlanda nei secoli passati. Vi sono ferite profonde, causate o rese ancor più dolorose dalle divisioni fra cristiani.

    Questa è la terza volta, negli ultimi 25 anni, che il testo per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani è preparato, nella sua prima stesura, da gruppi irlandesi, in un contesto di decrescente livello di violenza, e nella crescente speranza di una pace veramente cristiana. Forti della ricca e complessa storia d'Irlanda, il gruppo incaricato quest'anno ha avuto più di un motivo per scegliere Mt 18, 20 quale testo biblico base e tema della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani del 2006.

    In primo luogo, il gruppo incaricato desiderava attirare l'attenzione su Cristo quale sorgente della nostra unità, sottolineando come Egli ci abbia già mostrato la strada per divenire strumenti dell'unità voluta da Dio.

    In secondo luogo, mentre le speranze di pace nascono e muoiono secondo i gesti e le varie iniziative, i membri del gruppo hanno voluto richiamare all'attenzione la semplicità dei due o tre radunati insieme in cristiano amore reciproco, come strumento vivo per costruire relazioni fra persone e comunità divise. Molto spesso piccoli incontri, relazioni e amicizie a livello locale possono avere grande impatto nel creare uno spirito di pace e di riconciliazione. Molti recenti avvenimenti in Irlanda testimoniano questa verità.

    In terzo luogo, i membri del gruppo erano coscienti che la speranza per il domani, la pace e la riconciliazione per l'oggi comportano necessariamente l'affrontare dolorose memorie e ingiuriosi torti del passato. Il discepolato cristiano ci obbliga ad aiutare a trovare modi costruttivi per lenire le ferite del passato e dare testimonianza comune nella ricerca e nella scelta di sentieri di riconciliazione. È in questo spirito che incoraggiamo tutti i cristiani che celebrano la Settimana per l'unità e utilizzano questo materiale, a radunarsi insieme per pregare e per cercare, nell'amore vicendevole, di comprendersi al di là delle differenze. Potremo così divenire segni ancora più potenti di riconciliazione e di testimonianza della presenza dell'amore di Cristo che guarisce.

    I testi biblici e i commenti proposti per gli otto giorni, intendono fornire una riflessione fondata sull'invito di Gesù a radunarsi nel suo nome. Il primo giorno sviluppa l'idea che, dal momento che tutti i cristiani appartengono a Cristo, noi ci apparteniamo gli uni gli altri; siamo riuniti in una comune appartenenza che si manifesta nel comune riconoscimento del battesimo. Il secondo giorno offre una meditazione sull'umiltà del servizio (esemplificato nella lavanda dei piedi) come un mezzo importante per costruire insieme l'unità della Chiesa. Il terzo giorno focalizza l'importanza del pregare insieme per creare un legame con Gesù e fra noi, quasi suggerendo che Gesù abbia pregato affinché i suoi discepoli fossero una cosa sola, dal momento che essi non erano ancora uniti nel suo nome. Il tema del quarto giorno è quello della riconciliazione delle memorie, dell'offerta e dell'accettazione del perdono, quale elemento costitutivo nel processo di riscoperta e riappropriazione della nostra unità in Cristo.

    Il quinto giorno sottolinea la presenza di Dio come sorgente di pace e di riconciliazione, di coraggio e di forza, che ci muove a nostra volta a trovare strade per realizzare la pace. Il tema del sesto giorno ci offre l'opportunità di riflettere sul duplice movimento della missione: "radunare" e "mandare". Entrambi hanno lo stesso scopo: realizzare la volontà del Padre di sorreggere il debole e proclamare che il Regno di Dio è vicino. Il settimo giorno sfida a riflettere su come accogliere il nostro prossimo e lo straniero, in tutta la loro alterità, vedendo in essi la presenza di Cristo come invito ad abbracciare l'imperativo ecumenico e a proseguire nel nostro impegno. L'ottavo giorno è centrato sull'attesa della meta del nostro pellegrinaggio verso la pienezza della presenza di Cristo. Mentre proseguiamo nel nostro viaggio, gradualmente scopriamo negli altri cristiani non più degli stranieri, ma dei compagni di viaggio, anticipando così insieme il giorno in cui saremo gli uni accanto agli altri, alla presenza di Cristo.


Preparazione del testo della Settimana di preghiera
per l'unità dei cristiani 2006

    Il materiale elaborato è frutto del lavoro di un gruppo ecumenico di Dublino. Esprimiamo il nostro ringraziamento a tutti coloro che hanno preso parte alla elaborazione di questo testo (in ordine alfabetico):

P. Irineu Cracium (Chiesa greco-ortodossa)
P. Athanasius George (Chiesa copta ortodossa di Irlanda)
Rev. Mary Hunter (Chiesa presbiteriana in Irlanda)
P. Hugh Kennedy (Chiesa cattolica)
P. Brendan Leahy (Chiesa cattolica)
Pastore Fritz-Gert Mayer (Chiesa luterana in Irlanda)
P. John McCann (Chiesa cattolica)
Rev. Alan McCormick (Chiesa di Irlanda)
Rev. Elizabeth Newell (Chiesa metodista in Irlanda)
P. Goddfrey O'Donnell (Chiesa ortodossa rumena di Irlanda)

    Il testo, nella forma attuale e nella sua completezza, è stato redatto durante un incontro della Commissione preparatoria internazionale nominata dalla commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese e dal Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani della Chiesa cattolica. Il gruppo si è riunito nel Centro Focolarino vicino Prosperous, County Kildare, Irlanda, sotto il generoso patrocinio della Conferenza episcopale irlandese. Desideriamo porgere il nostro più vivo ringraziamento all'arcivescovo Séan Brady, al vescovo Anthony Farquhar e a padre Brendan Leahy, insieme a tutto lo staff del Centro Focolare per la loro accogliente ospitalità e per la profusa cordialità con cui hanno assistito la Commissione preparatoria internazionale nel loro lavoro.
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Nota
    I testi biblici riportati nel presente libretto sono tratti da:
    - Parola del Signore. La Bibbia. Traduzione interconfessionale in lingua corrente per la lettura. Nuova Versione, Elledici-Alleanza Biblica Universale, Leumann-Roma 2000.


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