La «plenaria» del Pontificio Consiglio per la promozione
dell'unità dei cristiani, che ha avuto luogo dal 4 novembre 2003 a
Roma, si riunisce ogni due anni per fare il punto delle iniziative
ecumeniche a cui aderisce la Chiesa cattolica. Il tema al centro della
riflessione quest'anno è «La spiritualità ecumenica nelle sue diverse
implicazioni: teologiche, dottrinali ed esperienziali».
Al Venerato Fratello
WALTER Card. KASPER
Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani
1. Volentieri mi rivolgo a Lei, con
questo Messaggio, per chiederLe di voler partecipare il mio saluto ai
Membri, ai Consultori e agli Officiali di codesto Pontificio Consiglio
per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, in occasione della sua
Plenaria. Molti dei partecipanti a questo importante evento sono per la
prima volta associati all'impegno affidato al Pontificio Consiglio, del
quale cominciano così a condividere in modo diretto la
"passione" per l'unità di tutti i discepoli di Cristo.
Che i discepoli fossero "una cosa sola" è stata la preghiera
che Cristo ha rivolto al Padre la vigilia della sua Passione (cfr Gv
17,20-23). E’ una preghiera che ci impegna, costituendo un
imprescindibile compito per la Chiesa, la quale si sente chiamata a
spendere ogni sua energia per affrettarne l’adempimento. Infatti,
"volere l'unità significa volere la Chiesa; volere la Chiesa
significa volere la comunione di grazia che corrisponde al disegno del
Padre da tutta l'eternità. Ecco qual è il significato della preghiera
di Cristo: ut unum sint" (Lett. enc. Ut unum sint, 9).
2. Sono certo che i Cardinali, gli Arcivescovi e i Vescovi, come pure
gli esperti in varie discipline, riuniti in seduta plenaria, sono
pienamente consapevoli dell'urgenza con la quale la Chiesa deve portare
avanti il compito del ristabilimento della piena comunione fra i
cristiani. Sta, del resto, sotto gli occhi di tutti l’impegno con cui
i miei Predecessori hanno operato e pregato per il raggiungimento di un
tale fine. Io stesso ho più volte affermato che il movimento teso alla
ricomposizione dell'unità di tutti i cristiani è una delle grandi
sollecitudini pastorali del mio Pontificato. Oggi, a venticinque anni
dalla mia elezione alla Sede di Pietro, ringrazio il Signore perché
posso constatare che nel cammino ecumenico, pur con alterne vicende,
sono stati fatti passi importanti e significativi verso la mèta.
3. Certamente, la via ecumenica non è una via facile. A mano a mano che
progrediamo, gli ostacoli sono più facilmente individuati e la loro
difficoltà è più lucidamente avvertita. Lo stesso traguardo
dichiarato dei vari dialoghi teologici, in cui la Chiesa cattolica è
impegnata con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, sembra in certi
casi farsi persino più problematico. La prospettiva della piena
comunione visibile può a volte ingenerare fenomeni e reazioni dolorose
in chi vuole accelerare a tutti costi il processo, o in chi si scoraggia
per il lungo cammino ancora da percorrere. Noi tuttavia, alla scuola
dell’ecumenismo, stiamo imparando a vivere con umile fiducia questo
periodo intermedio, nella consapevolezza che esso resta comunque un
periodo di non ritorno.
Vogliamo superare insieme contrasti e difficoltà, vogliamo insieme
riconoscere inadempienze e ritardi nei confronti dell’unità, vogliamo
ristabilire il desiderio della riconciliazione là dove esso sembra
minacciato da diffidenze e sospetti. Tutto questo può essere fatto,
all'interno della stessa Chiesa cattolica e nella sua azione ecumenica,
soltanto partendo dalla convinzione che non vi è altra scelta, poiché
"il movimento a favore dell'unità dei cristiani, non è soltanto
una qualche ‘appendice’, che si aggiunge all'attività tradizionale
della Chiesa. Al contrario, esso appartiene organicamente alla sua vita
e alla sua azione" (Lett. enc. Ut unum sint, 20).
4. Come un faro che guida tra le ombre delle divisioni ereditate da
tanti secoli di peccati contro l'unità, resta l’incrollabile speranza
che lo Spirito di Cristo ci sosterrà in questa traversata, guarendo le
nostre debolezze e reticenze, ed insegnandoci a vivere in pienezza il
comandamento dell'amore: "Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).
La forza dell’amore ci spinge gli uni verso gli altri e ci aiuta a
predisporci all'ascolto, al dialogo, alla conversione, al rinnovamento (cfr
Unitatis redintegratio, 1). In questo preciso contesto si inserisce
molto opportunamente il tema principale di questa Sessione Plenaria del
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani: La
spiritualità ecumenica.
5. Nel corso degli anni, molte iniziative sono state avviate per
incoraggiare la preghiera dei cristiani. Ho scritto nell’Enciclica Ut
unum sint: "Sulla via ecumenica verso l'unità, il primato spetta
senz'altro alla preghiera comune, all'unione orante di coloro che si
stringono insieme attorno a Cristo stesso" (n. 22). Tra queste
iniziative, la "Settimana di Preghiera per l'unità dei
Cristiani" merita di essere particolarmente incoraggiata. Io stesso
ho più volte esortato affinché essa diventi una prassi ovunque diffusa
e seguita, non assumendo connotati di abitudinarietà, ma essendo
costantemente animata dal sincero desiderio di un sempre più diffuso
impegno per la ricomposizione dell'unità di tutti i battezzati. Anzi,
ho anche incoraggiato, in molti modi, i fedeli della Chiesa cattolica a
non trascurare, nel loro quotidiano colloquio con Dio, di far propria la
preghiera per l'unità dei cristiani. Sono, pertanto, profondamente
grato a quanti hanno assecondato questa mia preoccupazione ed hanno
fatto della preghiera per l'unità dei cristiani una preoccupazione
costante del loro dialogo con il Signore.
A quarant'anni dalla celebrazione del Concilio Vaticano II, mentre molti
dei pionieri dell'ecumenismo sono già entrati nella Casa del Padre,
noi, guardando al cammino percorso, possiamo riconoscere di aver
compiuto un considerevole tratto di strada e di esserci addentrati nel
cuore stesso delle divisioni là dove esse sono più dolorose. Ciò è
avvenuto soprattutto grazie alla preghiera. Dobbiamo pertanto ancora una
volta prendere atto del "primato" che deve essere attribuito
all’impegno della preghiera. Soltanto un’intensa spiritualità
ecumenica, vissuta nella docilità a Cristo e nella piena disponibilità
ai suggerimenti dello Spirito, ci aiuterà a vivere con il necessario
slancio questo periodo intermedio durante il quale dobbiamo fare i conti
con i nostri progressi e con le nostre sconfitte, con le luci e con le
ombre del nostro cammino di riconciliazione.
6. Mi auguro, Signor Cardinale, che la Plenaria di codesto Pontificio
Consiglio possa far emergere intuizioni nuove per ampliare e radicare più
profondamente la spiritualità ecumenica negli animi di tutti. Ciò
costituirà l'antidoto efficace per ogni scoraggiamento, dubbio o
esitazione. Veramente il sacrificio più gradito da offrire a Dio è la
pace e la fraterna concordia dei cristiani; è lo spettacolo di un
popolo radunato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(cfr San Cipriano, De Dominica oratione, 23: PL 4, 536).
A tutti la mia benedizione!
Dal Vaticano, 3 Novembre 2003
IOANNES PAULUS II
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