La
Chiesa Cattolica
Anglo-Luterana [nella
foto il logo ufficiale],
già nota come
Evangelical Community
Church-Lutheran (ECCL),
è davvero un unicum nel
panorama delle
confessioni cristiane,
addirittura un ossimoro:
rivendica infatti tanto
la tradizione luterana
quanto quella
anglo-cattolica, ossia
quel retaggio che nel
contesto della Comunione
Anglicana è, sul piano
dottrinale, il meno
filoprotestante di tutti
e da cui quindi, per
forza di cose, giunge a
Roma il maggior numero
di convertiti da quel
mondo.
Fondata nel 1997 negli Stati Uniti e nata da una
frattura in seno al Sinodo del Missouri della Chiesa Luterana Americana, l’ACCL
afferma sostanzialmente che Martin Lutero s’impegnò a suo tempo in un
tentativo di riforma del cattolicesimo che gli sfuggì di mano costandogli un
involontario scisma temporaneo… Al che l’ACCL fonda la propria dottrina su
una ridda di materiali eterogenei: la protestante Confessione di Augusta e
il Piccolo Catechismo di Lutero ma solo nella parti che concordano con la
fede cattolica; i Trentanove articoli di religione della Chiesa
d’Inghilterra epperò interpretati alla luce nell’ultimo (prima della
conversione al cattolicesimo) testo anglicano scritto dal beato John Henry
Newman, cioè il 90esimo dei Tracts for the Time del “Movimento di Oxford”
con cui l’autore cercava di accordare il credo anglicano con la dottrina
tridentina venendo scomunicato da una quarantina di vescovi e teologi
obbedienti a Canterbury; e pure il Catechismo della Chiesa Cattolica del
1992, tutto quanto sancito dai suoi 21 concili ecumenici nonché l’intero
magistero pontificio. Pure sull’interpretazione delle Scritture l’ACCL segue
Roma, quindi crede nell’infallibilità del Papa, ne riconosce il primato,
teologicamente e socialmente è conservatrice, ecclesiologicamente imita il
modello cattolico e vieta ai suoi celebranti ogni liturgia diversa da quella
cattolica.
Quando un mucchio di gente chiede perché i cattolici
anglo-luterani siano restati fino a oggi fuori dalla Chiesa universale, l’ACCL
risponde così: «Duemila anni fa, quando Cristo addestrò dodici apostoli e
alitò il proprio Spirito Santo sopra la congregazione di Antiochia diede
vita a un’unica Chiesa, a un unico modo di vivere. Perché allora vi sono
oggi 22mila denominazioni cristiane? Perché vi sono 22mila reintepretazione
del medesimo insegnamento. Noi, i membri della Chiesa Cattolica
Anglo-Luterana, crediamo che non fosse questa l’intenzione del Signore Gesù
Cristo. Come i cristiani sono una cosa sola nello spirito, così noi dell’ALCC
crediamo si debba essere tutti un corpo solo. L’ALCC è una denominazione
ecumenica, tradizionale, liturgica ed episcopale che si fonda sulla fede
nelle sacre Scritture e sugli insegnamenti di Cristo e degli apostoli». Per
amore di chiarezza, menomale che si sono convertiti.
Tutto sommato sembra però che ambienti come i
cattolici anglo-luterani statunitensi non aspettassero altro che lo
strumento pratico dell’Ordinariato, quello che tra l’altro non trascura un
punto a cui anglicani ed espiscopaliani da tempo sull’orlo della conversione
tengono come poche cose: la loro liturgia. L’Ordinariato garantisce proprio
la conservazione della sua ricca bellezza, messa al servizio della verità
universale del cattolicesimo, e a molti nella Comunione Anglicana questo
basta. Così guadano volentieri il Tevere. Del resto, già prima dell’Anglicanorum
Coetibus esisteva l’“Anglican Use”, la celebrazione secondo un rito che non
scorda quelli già anglicani, concessa a molti convertiti quali i citati don
Christopher G. Phillips e Christian Clay Columba Cambell. I quali
evidentemente hanno sparso la voce in giro.