Il recente Colloquio
interconfessionale svoltosi nel capoluogo pugliese anticipa idealmente la
Commissione teologica mista che a settembre, dopo sei anni, torna a
riunirsi. In Serbia. Parla padre Rosario Scognamiglio: «Gli anni della
sofferenza e, forse, della stanchezza non sono passati invano»
Da Baltimora a Belgrado, passando per Bari. Un asse
ecumenico delle tre «B» collega, infatti, la sede dell'ultima riunione
della Commissione mista per il dialogo teologico cattolico-ortodosso
(tenutasi negli Stati Uniti nel 2000) a quella della prossima (Belgrado,
appunto, a settembre), ma anche alla città di san Nicola, da secoli uno
dei centri più importanti del dialogo con l'Oriente, oltre che sede di
alcune riunioni della Commissione. E mentre si prepara l'appuntamento
nella capitale serba, proprio da Bari giungono i primi segnali
dell'importanza che le due Chiese sorelle riconoscono alla ripresa del
confronto teologico, dopo la dolorosa interruzione seguita all'incontro di
Baltimora.
L'Istituto di Teologia ecumenica ha recentemente dedicato il XIV Colloquio
cattolico-ortodosso, tradizionale appuntamento di studio che si tiene
periodicamente a Bari fin dal 1979, all'esame del cammino percorso grazie
al dialogo teologico tra le due Chiese. «Non è stata solo una
commemorazione - afferma padre Rosario Scognamiglio, direttore
dell'Istituto di teologica ecumenico-patristica greco-bizantina - ma un
tentativo di coglierne indicazioni vitali per la nostra identità e il
nostro presente». A Belgrado, infatti, il tema sarà Conseguenze
ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa.
Autorità e conciliarità nella Chiesa. Che cosa ci si deve aspettare,
dunque? «Impossibile fare previsioni - risponde il domenicano - Ma è
certo che gli anni della sofferenza, delle perplessità e forse della
stanchezza, non sono passati invano. Da allora ad oggi c'è stato il
lavorio, lo studio e l'impegno di tante persone che hanno continuato a
sperare in una ripresa. Ora finalmente ci siamo».
Gli esperti di ecumenismo, tra l'altro, ritengono che non sia questo il
solo segnale positivo. Padre Scognamiglio ricorda: «L'impegno ecumenico
si misura sempre più da una parte con la comune sensibilità per le
comuni radici europee, sensibilità che anima la collaborazione ecumenica
delle Chiese di Europa in cammino verso la terza Assemblea di
Sibiu. E
dall'altra questo panorama si arricchisce della volontà precisa del Papa
circa l'irreversibilità del cammino verso l'unità dei cristiani. Impegno
sempre più chiaramente riconosciuto anche da altri capi di Chiese, come
dal patriarca di Mosca».
Le premesse per fare bene, dunque, ci sono. Ma occorrerà imparare anche
dal passato. «In primo luogo - è scritto nelle conclusioni del XIV
Colloquio di Bari - l'efficacia del dialogo teologico risulta da un
assoluto accordo tra l'amore e la verità. L'uno presuppone l'altra. In
secondo luogo, i teologi che lavorano al dialogo hanno bisogno che il loro
impegno non resti isolato dalla vita delle Chiese, come occupazione di
addetti al lavoro, ma trovi ricezione nel popolo di Dio, che lo accoglie,
lo assimila e lo renda ethos ecclesiale».
Durante il Colloquio barese anche il professore ortodosso Martzelos ha
ricordato: «Più di una volta il dialogo della verità ha rischiato di
naufragare non per le verità che si affermavano, ma per le incoerenze che
si interponevano». È il caso dei problemi verificatisi nei territori
dell'ex Urss dopo il crollo della cortina di ferro. «Mentre i teologi
affermavano alcune verità, la prassi ecclesiale, da entrambe le parti, le
contraddiceva. Anche qui va ricercata una delle cause principali della
sospensione del dialogo - conclude padre Scognamiglio -. Speriamo siano
definitivamente alle spalle».
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[Fonte: Avvenire 18 luglio 2006]