Si è aperta con una cerimonia inaugurale
che ha avuto luogo la sera di martedì 4
settembre, presso la Piaţa
Mare di Sibiu, in Romania, la Terza
Assemblea Ecumenica Europea (EEA3) sul
tema “La luce di Cristo illumina tutti.
Una speranza per il rinnovamento e
l’unità in Europa”.
L'evento, che riunisce poco più di 2.100
partecipanti, fra cui 1.500 delegati
cattolici, ortodossi e protestanti
d’Europa, come nel caso delle precedenti
Assemblee Ecumeniche Europee di Basilea
(1989) e Graz (1997) è stato convocato
dal Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee (CCEE) e dalla Conferenza delle
Chiese Europee (KEK).
L'appuntamento di Sibiu, designata
insieme a Lussemburgo Capitale Europea
della Cultura 2007, rappresenta il punto
di arrivo di un percorso in quattro fasi,
un processo assembleare inteso come
pellegrinaggio simbolico che ha toccato i
luoghi delle diverse tradizioni cristiane
dell’Europa: Roma per il cattolicesimo,
Wittenberg per il protestantesimo e Sibiu
per l’ortodossia.
I delegati lavoreranno in nove forum su
temi corrispondenti ai paragrafi della “
Charta
Oecumenica”. Il programma prevede tre
giornate di lavoro nei forum: mercoledì 5
settembre il tema è "La luce di Cristo e
la chiesa" con forum su unità,
spiritualità e testimonianza; giovedì 6
il tema è "La luce di Cristo e l’Europa"
e i relativi forum sono su Europa,
religioni e migrazioni; venerdì 7 il tema
è "La luce di Cristo e il mondo" e i
forum affronteranno temi dalla dimensione
globale: creazione, giustizia e pace.
Durante l'atto inaugurale, il sindaco di
Sibiu, Klaus Johannis, ha affermato che
la sua è una “città di multiculturalismo
e diversità religiosa” e per questo è “il
luogo ideale per una manifestazione di
questo tipo. Il centro storico di Sibiu,
uno scenario architettonico unico, ospita
a poca distanza nove chiese appartenenti
a cinque fedi diverse”.
“In questo spazio relativamente piccolo
di circa 80 ettari in cui si trova il
centro storico, tutte le fedi hanno
trovato un loro posto, in buona armonia e
perfino in stretto rapporto con le
altre”, ha aggiunto.
Nel suo saluto, il Cardinale Josip Bozani
ć,
vicepresidente del CCEE, ha detto
rivolgendosi agli abitanti della città
che ospita l'evento: “Siamo a conoscenza
delle tragedie per le quali siete passati
anche in tempi recenti e delle difficoltà
presenti nel vostro Paese a causa della
diversità di storia, culture, linguaggi e
confessioni cristiane, ma sappiamo anche
che il vostro Paese ha una vocazione
unica ad essere ponte di dialogo tra i
mondi latino e orientale”.
“In questi giorni condividiamo la grande
responsabilità di affrontare insieme le
grandi sfide dell’Europa e del mondo con
la luce che viene dal Vangelo. In questi
giorni vogliamo diventare una solida rete
ecumenica europea, che può sostenerci in
questo momento della storia anche dopo
l’incontro di Sibiu”.
Dal canto suo Margarethe Isberg Deputy,
vicepresidente della KEK e decano di
Västerås, Chiesa di Svezia, ha detto che
“in questi giorni condividiamo tutti una
grande responsabilità; siamo stati scelti
per rappresentare le nostre Chiese e
contribuire a loro nome”.
“Vi invitiamo ad essere interessati e
curiosi, desiderosi di imparare e di
condividere, e tornerete a casa rinnovati
e la vostra Chiesa e il movimento
ecumenico ne trarranno beneficio”, ha
continuato.
Monsignor György Jakubinyi, Arcivescovo
di Alba Iulia (Romania), ha detto: “Nel
corso della storia, i cristiani hanno
purtroppo fatto ciò contro cui Paolo ha
combattuto per tutta la vita: hanno fatto
a pezzi la veste senza cuciture di
Cristo. La divisione tra i cristiani è
uno scandalo durato fino ad oggi”.
“È per questo che sosteniamo che la
nascita del movimento ecumenico nella
nostra epoca sia opera dello Spirito
Santo”, ha commentato.
Monsignor Christoph Klein, Vescovo della
Chiesa evangelica della Confessione di
Augusta in Romania, ha invece ricordato
che la sua Chiesa è detta dei “
Siebenbürgen
Saxons”, i fondatori della città nel
XII secolo: “Qui bisogna sicuramente
scoprire qualcosa dei tesori del saggio
popolo dell’est che possa arricchire
anche i saggi dell’ovest e viceversa”.
Commentando il tema della Terza Assemblea
Ecumenica, Lauren
ţiu
Streza, Arcivescovo di Sibiu e
Metropolita della Transilvania, ha detto:
“In Gesù Cristo e nella sua luce, i
cristiani sentono il bisogno di unità e
di sperimentare la luce che irradia da
Gesù Cristo, ‘Luce da Luce, Dio vero da
Dio vero’ come testimoniato dal Credo di
Nicea (325). In questo contesto, ‘La Luce
di Cristo splende su tutti!’ non è solo
un’esclamazione, ma anche una
proclamazione piena di gioia e di
speranza, che i credenti ortodossi hanno
nella loro Chiesa”.
Il cammino della “Charta Oecumenica”
Era il 22 aprile 2001 quando i due
Presidenti e Segretari della Conferenza
delle Chiese Europee (KEK) e del
Consiglio delle Conferenze Episcopali
d'Europa (CCEE), hanno firmato la
Charta Oecumenica-Linee guida per la
crescita della collaborazione tra le
Chiese in Europa, affidandola
simbolicamente ai giovani cristiani e
consegnandola alle Chiese affinché ne
recepissero lo spirito, i contenuti, gli
impegni.
È una sorta di Magna Charta su
come servire Dio prestando attenzione ai
problemi e alle necessità degli uomini e
delle donne della nostra società
contemporanea, che interpellano le Chiese
e le comunità cristiane a scrivere
insieme una nuova pagina di unità.
Nasce nello spirito scaturito dalle due
Assemblee Ecumeniche Europee tenutesi a
Basilea (Svizzera), nel maggio del 1989,
sul tema “Pace nella giustizia”, e a
Graz
(Austria), nel giugno 1997, sul tema
“Riconciliazione, dono di Dio e sorgente
di vita nuova”.
In dodici paragrafi sono stati elaborati
i principi che presiedono a una cultura
ecumenica a tutto campo e alla più vasta
collaborazione tra le Chiese d'Europa:
dall'unità della fede al comune annuncio
del Vangelo, dalla reciproca apertura e
dal dialogo all'operare e pregare
insieme, dall'impegno a dare un volto
all'Europa e a riconciliare popoli e
culture, alla salvaguardia del creato e
alle relazioni interreligiose con
l'ebraismo, l'islam e le altre religioni
o visioni del mondo.
Il documento, si avverte nel prologo alla
Charta, non riveste “alcun
carattere dogmatico-magisteriale o
giuridico-ecclesiale” e “la sua
normatività consiste piuttosto
nell'auto-obbligazione da parte delle
Chiese e delle organizzazioni ecumeniche
europee”, come si avverte nel richiamo
costante all'impegno comune.
È inoltre di carattere aperto, poiché
invita le Chiese e gli organismi
ecumenici a “formulare nel loro contesto
proprie integrazioni e orientamenti
comuni che tengano concretamente conto
delle proprie specifiche sfide e dei
doveri che ne scaturiscono”.
È stato tradotto in più di trenta
lingue, fra cui l'arabo e l'esperanto, a
cura delle Chiese e degli altri organismi
ecumenici locali.
Il cammino che ha portato alla sua
stesura è frutto della collaborazione tra
il CCEE, un organismo fondato nel 197 che
riunisce i Presidenti di 34 episcopati
cattolici e la KEK, fondata nel 1959 in
piena Guerra Fredda, e a cui fanno capo
126 diverse Chiese e 25 organizzazioni
associate di tutti i Paesi europei, che
riunisce insieme vetero cattolici,
anglicani, battisti, luterani, metodisti,
ortodossi, pentecostali e riformati.
Infatti un Comitato redazionale composto
da sei rapresentanti di KEK e CCEE,
nell'ottobre del 1998 a Cartigny, nei
pressi di Ginevra, elaborò una prima
bozza del testo che nel maggio 1999, a
Graz, venne visionata e rielaborata da un
gruppo più ampio di 40 rappresentanti.
Successivamente, nel luglio 1999, i due
organismi inviarono a tutte le Chiese
aderenti e alle Conferenze Episcopali
Europee una Bozza della Charta,
con l'invito ad esprimere un giudizio.
Furono inviati 150 contribuiti, che
vennero presi in considerazione
nell'elaborazione del documento finale.
Alla sua uscita il documento è stato
accolto come un segnale di profetica
eloquenza nel processo in atto di
unificazione dell'Europa e nella presa di
coscienza delle radici cristiane del
Vecchio Continente.
Esso si inseriva, inoltre, nella sfida
posta dalla evangelizzazione e nella
esigenza di riconciliazione tra i
cristiani come richiesta della situazione
storica ed esigenza interna al Vangelo,
cosicché le Chiese siano più credibili
nel loro annuncio e nella testimonianza
di vita cristiana.
Una urgenza che riecheggiava nelle parole
pronunciate da Giovanni Paolo II a
Bucarest l'8 maggio 1999: “Che cosa può
spingere gli uomini di oggi a credere in
Cristo, se noi continuiamo a strappare la
tunica inconsutibile della Chiesa...Chi
ci perdonerà questa mancanza di
testimonianza?”.
Una specifica raccomandazione emersa
dalla Seconda Assemblea Ecumenica Europea
di Graz, nella quale si chiedeva alle
Chiese d'Europa di “elaborare un
documento comune, che contenga i diritti
e i doveri ecumenici fondamentali, e di
dedurne una serie di direttive, regole e
criteri ecumenici, che possano aiutare le
Chiesa, i loro responsabili e tutti i
loro membri a distinguere tra
proselitismo e testimonianza cristiana,
tra fondamentalismo e autentica fedeltà
alla fede e a configurare infine in
spirito ecumenico le relazioni tra le
Chiesa maggioritarie e quelle
minoritarie”.
In realtà, i dialoghi successivi a Graz
non arrivarono a elaborare un testo
comune circa il discernimento tra
proselitismo e testimonianza cristiana e
la stessa
Charta Oecumenica non
affronta tale questione.
Nel documento viene da subito precisato
che l'Europa è quella compresa “tra
l'Atlantico e gli Urali, Capo Nord e il
Mediterraneo” e viene messo in evidenza
il contributo delle Chiese per la
“riconciliazione tra i popoli e le
culture”, che implica l'impegno per la
pace, la giustizia e la salvaguradia del
creato.
La Charta Oecumenica vuole,
innanzitutto, essere uno strumento per
continuare a imparare da quella cattedra
“inattesa e scandalosa” che è un Dio in
croce che entra nelle ferite dell'umanità
e si assume le divisioni e i dolori fino
a gridare l'abbandono da Dio, fino alla
morte; assumersi le ferite, diventare
luogo di accoglienza senza riserve e
frontiere, credere nell'amore fino al
coraggio di donare la vita.
Nel primo capitolo della Charta
c'è l'espressione: “Gesù Cristo ci ha
rivelato sulla croce il suo amore e il
segreto della riconciliazione: alla sua
sequela vogliamo fare tutto il possibile
per superare i problemi e gli ostacoli,
che ancora dividono le Chiese”.
La Charta Oecumenica non è un
testo ma un processo quindi che
prende le mosse da questa constatazione:
“La difficile situazione in cui si trova
attualmente la comunità ecumenica, per
motivi vari, richiede contromisure
consapevoli. Pare necessario curare una
cultura ecumenica della convivenza e
della collaborazione e creare a tal fine
un fondamento vincolante”.
Antefatti
torna su
È
stato istituito il 17 ottobre scorso a
Sibiu, alla presenza dei due Segretari
generali Ccee-Kek, il Comitato locale
della Terza assemblea ecumenica
europea (Aee3) che si svolgerà nella
città rumena dal 4 al 9 settembre
2007. Il Comitato locale è costituito
da nove membri rappresentanti le varie
Chiese presenti nel territorio rumeno:
la Chiesa ortodossa, quelle
evangeliche, quella cattolica latina e
greco-cattolica. Due coordinatori
assicureranno il collegamento con il
Comitato preparatorio internazionale
dell'Aee3. Tra i suoi compiti, il
Comitato locale curerà: la logistica
dell'Assemblea, il rapporto con le
Chiese locali, il rapporto con la
stampa e i mass media rumeni,
l'accoglienza dei partecipanti e la
sensibilizzazione delle diocesi rumene
a quell'evento. L'istituzione del
Comitato locale è stata anche
l'occasione per i due Segretari
generali Ccee-Kek di incontrare i
responsabili delle Chiese e autorità
locali che hanno dimostrato grande
interesse e piena disponibilità a
contribuire alla realizzazione
dell'incontro ecumenico. Agli occhi
della delegazione Ccee-Kek la città
di Sibiu, che nel 2007 sarà insieme a
Strasburgo capitale europea della
Cultura, è apparsa un vero cantiere
aperto. In questo modo la città della
Transilvania si appresta ad ospitare
l'evento culturale e religioso
dell'Aee3 che considera essere il
momento più significativo dei
festeggiamenti del 2007.
__________________
[Fonte: Agenzia SIR 21 ottobre 2005]
Dopo
Basilea e Graz un Paese ortodosso
La terza
Assemblea ecumenica europea (Aee3) si
terrà a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9
settembre 2007 ed è stata organizzata dal
Consiglio delle Conferenze episcopali
d'Europa (Ccee) e dalla Conferenza delle
Chiese europee (Kek) sul tema «La luce di
Cristo illumina tutti. Speranza di
rinnovamento e unità in Europa». L'evento
viene dopo le due assemblee di Basilea
(1989) e
di Graz (1997) ma si distingue
dai precedenti appuntamenti perché non si
concentra in un unico incontro. Quella di
settembre, infatti, sarà la quarta tappa
di un lungo cammino scandito da diversi
incontri. Quello in corso a
Wittenberg è
il terzo. [Avvenire 15 febbraio 2007]
v. anche:
;;
Documento finale, 8 settembre 2007
::
Il Papa, da Mariazell, accende una
cendela per l'unità proveniente da Sibiu
::
Lettera di Benedetto XVI
::
Nota SIR “Fiducia nel Cammino Ecumenico”,
27 luglio 2007
::
A Milano 14-15 aprile incontro di giovani
"Osare la pace per la fede"
::
A Wittenberg, 14 febbraio 2007 ultima
fase preparatoria per Sibiu
::
Settimana unità: Riflessioni di ortodossi
e protestanti Rumeni "Guardando Sibiu"
::
Praga 22 gennaio 2007, notte delle Chiese
aperte
::
Terni, 5-7 giugno 2006, III Convegno
Ecumenico Nazionale "I cristiani e
l'Europa"
::
Roma la prima tappa del
“Pellegrinaggio europeo” che porterà a
Sibiu nel 2007
::
Le Chiese nel 2006 continueranno a
"contribuire al cammino di unità"
::
Gesti concreti di ecumenismo: Meeting
internazionale “Kairòs 2005”
::
I cristiani europei preparano
un'assemblea ecumenica a tappe
::
"Osare la pace per la fede" - Documento
di giovani di fedi diverse