Il dialogo tra
cristiani e musulmani è “una necessità vitale” per il bene
dell’uomo nel mondo attuale segnato dal relativismo, che “esclude
la trascendenza dall’universalità della ragione”. Benedetto
XVI ha ribadito la sua convinzione della necessità del dialogo
“interreligioso e interculturale” con l’islam, ricevendo a
Castel Gandolfo i rappresentanti diplomatici di 22 Paesi a
maggioranza islamica ed i membri della consulta islamica in
Italia. Nel suo discorso il Papa non ha fatto un diretto
riferimento al suo intervento a Regensburg, origine della
protesta musulmana, limitandosi a parlare di “circostanze note”
all’origine dell’odierno incontro che, nelle intenzioni
della Santa Sede, dovrebbe chiudere “l’incomprensione”.
Nelle parole
rivolte ai diplomatici, Benedetto XVI, parlando della necessità
del dialogo, ne ha sottolineato finalità – costruire insieme
un mondo di pace e di fraternità e testimoniare ad un’epoca
segnata dal relativismo il valore della dimensione religiosa
dell’esistenza – caratteristiche – dialogo sincero e
rispettoso, fondato su una conoscenza reciproca che riconosce i
valori religiosi comuni e prende atto e rispetta le differenze
– e alcuni aspetti particolari, come l’esigenza di
reciprocità, in particolare per quanto concerne “le libertà
fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa”.
Frase, quest’ultima, citata dal discorso di Giovanni Paolo II
– che in questi giorni i musulmani hanno contrapposto a
Benedetto XVI - ai giovani marocchini a Casablanca, nel 1985.
Al termine del suo discorso, pronunciato in francese e
trasmesso in diretta anche da Al Jazeera, il Papa ha voluto dare
un segno di rispetto, andando lui a salutare uno ad uno i
rappresentanti di Kuwait, Giordania, Pakistan, Qatar, Costa
d'Avorio, Indonesia, Turchia, Bosnia Erzegovina, Libano, Yemen,
Egitto, Iraq, Senegal, Marocco, Albania, Lega degli Stati Arabi,
Libia, Iran, Azerbaigian, Algeria, Siria e Tunisia.
Questo il testo integrale della traduzione italiana del discorso
del Papa.
"Sono lieto di accogliervi in quest’incontro da me
auspicato per consolidare i legami di amicizia e di solidarietà
tra la Santa Sede e le Comunità musulmane del mondo. Ringrazio
il Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio
Consiglio per il Dialogo Interreligioso, per le parole che mi ha
rivolto, come pure tutti voi per aver risposto al mio invito.
Ben note sono le circostanze che hanno motivato questo nostro
appuntamento, e su di esse ho già avuto occasione di
intrattenermi durante la passata settimana. In questo
particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il
profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani,
ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e
che per la Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta
del dialogo islamo - cristiano: " La Chiesa guarda con
stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e
sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e
della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di
sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di
Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica
volentieri si riferisce" (Dichiarazione Nostra aetate,
n. 3). Ponendomi decisamente in questa prospettiva, fin dall’inizio
del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare
ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un
particolare apprezzamento per la crescita del dialogo tra
musulmani e cristiani (cfr Discorso ai Delegati delle altre
Chiese e Comunità ecclesiali e di altre Tradizioni religiose,
Oss. Rom. 26 aprile 2005, pag. 4). Come ebbi a sottolineare a
Colonia lo scorso anno, "il dialogo interreligioso e
interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una
scelta del momento Si tratta effettivamente di una necessità
vitale, da cui dipende in gran parte il nostro futuro" (Discorso
ai Rappresentanti di alcune comunità musulmane, Oss. Rom.
22 – 23 agosto 2005, pag. 5). In un mondo segnato dal
relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall’universalità
della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo
autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado
di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito
di proficua intesa. In continuità con l’opera intrapresa dal
mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, auspico dunque
vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono
instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo
proseguano, ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e
rispettoso, un dialogo fondato su una conoscenza reciproca
sempre più autentica che, con gioia, riconosce i valori
religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le
differenze.
Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una
necessità per costruire insieme il mondo di pace e di
fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona
volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei attendono da
noi un’ eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti
il valore della dimensione religiosa dell’esistenza. È pertanto necessario che, fedeli agli insegnamenti delle loro
rispettive tradizioni religiose, cristiani e musulmani imparino
a lavorare insieme, come già avviene in diverse comuni
esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi ad
ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi,
Autorità religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed
incoraggiamo ad agire così. In effetti, ricorda ancora il
Concilio, "sebbene, nel corso dei secoli, non pochi
dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il
sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a
esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a
difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la
giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà"
(Dichiarazione Nostra aetate, n.3). Gli insegnamenti del
passato non possono dunque non aiutarci a ricercare vie di
riconciliazione perché, nel rispetto dell’identità e della
libertà di ciascuno, diamo vita a una collaborazione ricca di
frutti al servizio dell’intera umanità. Come il Papa Giovanni
Paolo II affermava nel suo memorabile discorso ai giovani a
Casablanca, in Marocco, " il rispetto e il dialogo
richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per
quanto concerne le libertà fondamentali e più particolarmente
la libertà religiosa. Essi favoriscono la pace e l’intesa tra
i popoli" ( Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII,
2, 1985, pag. 501)
Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione
in cui si trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani
e i musulmani impegnarsi nell’affrontare insieme le numerose
sfide con le quali si confronta l’umanità, specialmente per
quanto riguarda la difesa e la promozione della dignità dell’essere
umano e i diritti che ne derivano. Mentre crescono le minacce
contro l’uomo e contro la pace, riaffermando la centralità
della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana
sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta
la loro obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli
esseri umani vivano con quella dignità che Egli ha loro dato.
Cari amici, auspico di vero cuore che Dio misericordioso
guidi i nostri passi sui sentieri d’una reciproca e sempre
più vera comprensione. Nel momento in cui i musulmani iniziano
l’itinerario spirituale del mese di Ramadam, rivolgo a tutti i
miei cordiali voti augurali, auspicando che l’Onnipotente
accordi loro un’esistenza serena e tranquilla. Che il Dio
della pace colmi con l’abbondanza delle sue benedizioni voi e
le comunità che rappresentate!".