Benedetto XVI sale in
cattedra.
E subito predica in difesa della vita
Sandro Magister, su
espressonline.it del 17 maggio 2005
Nella sua prima
omelia nella cattedrale di Roma, Papa Ratzinger ribadisce
“l’inviolabilità della vita umana dal concepimento”. Un
testo profetico di Romano Guardini, maestro di teologia e
filosofia dell’attuale papa.
Insediandosi nella basilica di San
Giovanni in Laterano, sabato 7 maggio, Benedetto XVI ha pronunciato la
sua prima omelia dalla cattedra di vescovo di Roma.
Ha applicato a sé la definizione di papa coniata da san Gregorio
Magno: "servo dei servi di Dio".
Ha affermato che compito del vescovo di Roma è “presiedere nella
dottrina e presiedere nell’amore”: espressione, quest’ultima,
ripresa da sant’Ignazio di Antiochia.
L’amore, ha spiegato, è quello di Cristo che si fa realtà
nell’eucaristia, da cui la Chiesa “rinasce sempre di nuovo”.
Quanto alla dottrina, ha detto che il papa “non deve proclamare la
proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa
all'obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi
di adattamento e di annacquamento, come di fronte a ogni
opportunismo”.
Di questa sua “obbedienza alla Parola di Dio” Benedetto XVI ha
richiamato due doveri che ritiene oggi essenziali.
Il primo è che “dall’alto di questa cattedra il vescovo di Roma
è tenuto costantemente a ripetere: ‘Dominus Jesus’, Gesù è il
Signore”, a fronte dei “cosiddetti dèi nel cielo e sulla
terra”.
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L’altro suo dovere è di predicare “in modo inequivocabile
l'inviolabilità dell'essere umano, l'inviolabilità della vita umana
dal concepimento fino alla morte naturale”, a fronte di “tutti i
tentativi apparentemente benevoli verso l'uomo” e alle “errate
interpretazioni della libertà”.
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Eucaristia, “Dominus Jesus”, difesa della vita: su questi tre assi
Joseph Ratzinger ha impostato il suo programma di papa.
Il terzo asse coincide con la “questione antropologica” che domina
l’inizio del secolo XXI: il grande conflitto di fede, di cultura, di
civiltà, in atto tra la visione cristiana e quella laica della vita e
dell’uomo.
Proprio su questo terreno di conflitto si terrà il 12 giugno in
Italia un referendum mirato a cancellare parti essenziali della legge
40/2004 che regola la fecondazione artificiale: in particolare a
cancellare il divieto di uccidere vite umane nelle loro primissime
fasi di crescita.
Il richiamo di Benedetto XVI a “l’inviolabilità della vita umana
dal concepimento” ha dato sostegno alla scelta compiuta dalla Chiesa
italiana di opporsi con tutte le sue forze al referendum.
Ma Ratzinger ha inteso rivolgere il suo appello non solo all’Italia
ma al mondo. Non solo ai fedeli cattolici ma a tutti gli uomini.
Perché a suo giudizio l’inviolabilità della vita umana nascente
non è solo un comandamento della fede cristiana, ma una legge
naturale scritta nel profondo di ogni uomo e valida sotto ogni cielo.
È quanto si ricava da tutti gli scritti e i documenti precedenti di
Ratzinger teologo, vescovo, prefetto della congregazione per la
dottrina della fede.
Ed è quanto si ricava da uno dei suoi maggiori maestri, il filosofo e
teologo tedesco Romano Guardini (1885-1968), alla cui scuola Ratzinger
ha detto più volte di essersi formato, così come a Möhler, Newman,
Scheeben, Rosmini, de Lubac, von Balthasar.
Il 7 maggio, lo stesso giorno in cui Benedetto XVI ha pronunciato
l’omelia d’insediamento sulla cattedra del vescovo di Roma, è
uscita nelle librerie italiane la ristampa di una conferenza di
Guardini dal titolo: “Il diritto alla vita prima della nascita”.
Guardini scrisse questo testo mentre in Germania si legiferava
sull’aborto, nel 1947. Ma le sue argomentazioni appaiono più che
mai attuali. E sono argomentazioni essenzialmente filosofiche, che
volutamente “rinunciano a mettere in primo piano i punti di vista più
strettamente cristiani”.
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