Nella bibbia le motivazioni per
un grande popolo europeo. "Libro
del passato dell'intera storia europea, 'grande lessico da cui hanno
attinto le letterature', come diceva Paul Claudel, 'alfabeto colorato
della speranza', secondo il pittore Marc Chagall, ma anche libro del
presente, luce per il vivere quotidiano e forza per superare le
difficoltà", ha ricordato l'arcivescovo emerito di Milano che,
tuttavia, ha aggiunto, citando più volte Giovanni Paolo II:
"Solo un'Europa che non rimuova, ma riscopra le proprie radici
cristiane potrà essere all'altezza delle grandi sfide del terzo
millennio, la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la
salvaguardia del creato.
La Sacra Scrittura è allora anche il libro
del futuro dell'Europa, perché nelle sue pagine riconosceremo sempre
di più le nostre radici e vi potremo trovare le motivazioni per
camminare insieme come grande popolo europeo". "Proprio
l'Europa che ha lasciato dietro di sé le guerre dei secoli passati e
ha imparato a conoscerne l'inutilità e la violenza distruttiva può e
deve essere per gli altri continenti promotrice e garante di pace. Una
pace fragile e sempre da rimettere in cantiere, ma la sola possibile,
a livello sociale e politico, in questo mondo".
verso una collaborazione ecumenica… Delineando un quadro
internazionale nel quale "l'Europa, con l'accesso all'Ue dei
nuovi membri, è più grande e più forte, ma anche dove ciò avviene
in una situazione di sofferenza, di pericolo e di crescenti paure per
il moltiplicarsi di atti di terrorismo", Martini ha definito il
significato della sfida che tali condizioni pongono alla Chiesa:
"Riusciremo in questo mondo a coabitare come diversi senza
distruggerci a vicenda, ma rispettandoci gli uni gli altri? Riusciremo
a superare i blocchi e le tensioni che il moltiplicarsi dei conflitti
di interesse tra i grandi possessori dei media, la politica e la
finanza stanno producendo nel mondo?", ha continuato.
È a fronte
di tutto questo che la Bibbia, "un testo in cui ciascuno può
specchiarsi e ritrovarsi", diviene libro del domani del nostro
continente. Ma solo a precise condizioni: "Anzitutto si pone in
Europa il dovere di una collaborazione ecumenica fraterna e convinta
tra tutte le confessioni cristiane. L'unione delle Chiese può essere
segno - ha scandito Martini richiamando Paolo VI - di riconciliazione
e speranza per l'intero mondo".
…Ed interreligiosa. Fondamentale anche il ruolo che l'Europa
può giocare a livello politico internazionale ha suggerito il
cardinale, che ha fatto ampio riferimento "al rapporto che lega
le Chiese cristiane al popolo ebraico e alla singolarità di Israele
nella storia della salvezza che riguarda ogni nazione".
"L'Europa è stata la terra nella quale si è consumata la più
terribile persecuzione contro gli ebrei con la Shoà e i campi di
sterminio.
L'Europa del futuro dovrà essere contrassegnata da
un'amicizia sempre più profonda con il popolo ebraico, riconoscendo
le radici comuni che esistono tra cristianesimo ed ebraismo. Il
dialogo con il giudaismo sarà fondamentale per la coscienza cristiana
e anche per il superamento delle divisioni tra Chiese. E questo
soprattutto in un momento in cui sembra crescere nel mondo lo spirito
antisemita e in cui Israele sta vivendo un tempo particolarmente
drammatico della sua storia.
Il conflitto che contrappone ebrei e
palestinesi non potrà essere superato se non con l'aiuto e attraverso
l'assunzione di responsabilità da parte di tutte le grandi nazioni e,
in particolare, dell'Unione europea". Ovvio, in questo contesto,
anche il riferimento all'Islam con cui "è necessario instaurare
un rapporto fraterno e intelligente, per aprirsi a uno scambio che
permetta fiducia reciproca e sostenga le forze islamiche dialoganti,
pur nella consapevolezza delle divergenze esistenti tra cultura
europea e araba".
Da qui, la conclusione del Cardinale che ha
citato il Papa nel documento "Ecclesia
in Europa": "Il futuro della Chiesa e la sua missione a
favore della società europea sono legati alla conoscenza, alla
familiarità e all'amore per la Sacra Scrittura. Sia però ben chiaro
che non intendiamo con questo riferirci semplicemente a un libro. Non
sarà una formula a salvarci ma la persona vivente di Cristo che ci
parla nelle Scritture".
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