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XIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa

Bose, 11-17 settembre 2005

Giovanni di Damasco: un padre al sorgere dell’Islam
(dall'11 al 13)

Monaco palestinese, personalità colta e versatile, Giovanni di Damasco (VII-VIII secolo) raccoglie l’antica eredità patristica mentre si confronta con il nuovo che nasce, l’Islam. Egli esprime il suo pensiero, oltre che in una efficace sintesi teologica, nella poesia e nell’innografia liturgica. A completamento di un mistero spiegato nell’omelia e cantato nell’innografia, rivendica la necessità e la legittimità di un’altra teologia, quella fatta attraverso l’arte della raffigurazione, cioè l’icona. Come la parola tenta di narrare l’Indicibile, così l’icona raffigura ciò che l’uomo ha potuto vedere dell’Invisibile.

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Andrej Rublev e l’icona russa
(dal 15 al 17)

Alla scuola di San Sergio di Radonež (XIV secolo), il grande padre del monachesimo russo, il monaco Andrej Rublev dà forma visibile alla profonda intuizione spirituale della tradizione russa: la vita di Dio come mistero di comunione, che si riverbera nell’amore tra i fratelli. “Il beato Sergio”, leggiamo nella sua Vita, “edificò la chiesa della Trinità, come specchio di coloro che si erano riuniti attorno a lui per vivere in uno

affinché la contemplazione della Santa Trinità vincesse l’orrore dinanzi al mondo diviso dall’odio”. La contemplazione della bellezza è il filo rosso che guida a una comprensione intima della spiritualità russa e del significato dell’icona nella vita della chiesa, dalla fioritura dell’iconografia russa antica, all’irradiamento nella riflessione teologica, filosofica, artistica contemporanea.

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Al termine del Convegno, Radio Vaticana intervista il Priore di Bose


   
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