- Intervista di fra’
Enzo Bianchi a Radio Vaticana -
La spiritualità ortodossa al
centro del XIII Convegno ecumenico internazionale, ospitato nel Monastero di
Bose, in Piemonte, e organizzato con il patrocinio del Patriarcato ecumenico
di Costantinopoli e del Patriarcato di Mosca. Un’intera settimana di
riflessione e studio, conclusa ieri, articolata in due parti. La prima
dedicata a “Giovanni di Damasco, un padre al sorgere dell’Islam”,
monaco palestinese vissuto tra il VII e l’VIII secolo; la seconda al
grande padre del monachesimo russo, del XIV secolo, “Andrej Rublev e l’icona
russa”. Per un bilancio sui lavori del Convegno, Giovanni Peduto ha
intervistato il priore della comunità monastica di Bose, fra’ Enzo
Bianchi:
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R. – È emerso soprattutto
che nelle diverse Chiese continua la riflessione e la meditazione sul tema
delle immagini come frutto dell’incarnazione di Dio nella carne umana di
Gesù Cristo. Dio in Gesù Cristo è stato raccontato, è diventato immagine
e di conseguenza le icone ci ricordano costantemente la Parola fatta carne,
la Parola fatta uomo. Allora siamo al cuore della fede cristiana ed è
emerso che nella grande tradizione bizantina, come in quella russa, c’è
sempre stata attraverso il culto delle icone, la legittimità delle icone,
una riflessione sul Dio fatto uomo, venuto per salvarci.
D. – È segno, anche, di
un ecumenismo che continua ad avanzare pur tra le difficoltà?
R. – Sì, le difficoltà
continuano ad esserci non solo tra la Chiesa cattolica e le Chiese
ortodosse, ma tra le stesse Chiese ortodosse. Però, questo incontrarsi qui
a Bose con l’Occidente cattolico indica che c’è una volontà di
perseguire l’unità. Erano presenti ben 13 Chiese ortodosse attraverso i
loro vescovi, i loro teologi, le delegazioni ufficiali. Le difficoltà ci
sono, ma ci sono oggi anche tante speranze perché si impari di nuovo
davvero il dialogo e si cominci a cercare insieme le forme perché l’unità
diventi visibile e piena.
D. – Puntiamo l’attenzione
su Rublev: chi era?
R. – Rublev è un monaco,
pittore di icone in Russia, ma soprattutto è il frutto di tutta la
contemplazione, di tutta la teologia di San Sergio di Radonez, quello che è
l’iniziatore della spiritualità russa, tutta incentrata sulla Trinità.
Chi raccoglie questa eredità e la trasforma in un messaggio iconico, di
figure è proprio questo monaco. In un tempo in cui certamente non c’erano
grandi meditazioni teologiche in Russia, la sua riflessione teologica
attraverso l’icona ha la stessa forza, la stessa portata e la stessa
efficacia nella vita dei credenti.
D. - Fra’ Enzo, quale
messaggio viene dalle icone di Rublev?
R. – Il messaggio è
essenzialmente legato a questi punti. Innanzitutto c’è Cristo, che è un
Cristo mite e dolce. Le icone che lo ritraggono dicono questa mitezza e
questa dolcezza misericordiosa che informerà tutta la spiritualità russa.
Poi, anche la sua concezione dell’unità nella molteplicità, nella
diversità vista con l’icona della
Trinità, che tutti conoscono e che è l’icona che ha avuto in questi
ultimi 30 anni una presenza in tutto l’Occidente, che sarebbe stata
impensabile. Questa icona ha irradiato una spiritualità, che continua a
richiamare gli occhi sul mistero della Trinità: uno e diversità, comunione
nella pluralità. Una vera icona dell’ecumenismo e del dialogo tra le
Chiese.
D. – Alla luce della sua
esperienza monastica, come pregare con le icone?
R. – Le icone sono
rappresentazioni che indicano la trasfigurazione delle cose, degli uomini e
la trasfigurazione dell’umanità di Gesù. Le icone sono sempre scritte,
come si dice, non dipinte, sono parola raffigurata, per cui, quando noi
siamo di fronte alle icone abbiamo la stessa sensazione che proviamo di
fronte alla Parola attraverso l’ascolto. In questo caso è attraverso la
visione. Noi contempliamo il mistero di Dio con gli occhi, con questi sensi
spirituali e nello stesso tempo siamo visti dalle icone, da questi occhi di
Cristo, dagli occhi dei santi. Così, riflettendo su di noi la loro gloria,
siamo trasformati di gloria in gloria e diventiamo conformi all’immagine
di Cristo, che è l’immagine di Dio, l’immagine del Padre.