Da Gerusalemme a Berlino per una speranza di pace
     Al Kirchenstag ecumenico anche un gruppo di studenti della Terra Santa 

 



C'è un pezzetto di Terra Santa anche a Berlino. Si materializza attraverso una candela e un gruppo di studenti. Il segno luminoso per invocare la pace viene da Betlemme, via Vienna, ed è stato posto nel Raum der Stille, lo "spazio del silenzio" che si trova a Berlino dal 1994 (ma l'idea era nata nel 1988 a città ancora divisa) per offrire a chiunque uno "stacco" dal frenetico ritmo metropolitano.
Si tratta di un piccolo locale posto proprio a fianco della Porta di Brandeburgo, dove, al di là dell'appartenenza religiosa, ci si può recare a meditare. In una piccola teca all'ingresso si trova, in questi giorni del Kirchentag ecumenico, una candela con la luce che gli scout cattolici ed evangelici ogni anno, in Avvento, vanno ad accendere in Austria (dove l'iniziativa è nata nel 1986) con le fiammelle provenienti dal luogo dove Cristo è nato. Vengono poi portate in vari luoghi della Germania (ma la pratica è diffusa anche in altri Paesi).

Il movimento fondato da Baden Powell ha dato vita, intorno a questo gesto, a un'associazione per la pace e in favore degli emarginati: Aktion Friedenslicht (Azione luce della pace). Alcuni scout stazionano fuori dalla stanza per distribuire volantini. Chissà se, invocando la pace per i luoghi di Gesù, si sono incontrati con i 25 coetanei di Beit Jala, 10 chilometri a sud di Gerusalemme, che tre giorni prima dell'inizio del Kirchentag si sono visti finalmente timbrare dalle autorità di Tel Aviv il visto per venire a Berlino. I ragazzi tra i 14 e i 17 anni, accompagnati da cinque docenti, studiano con 800 coetanei nella scuola "Thalita Kum", portata avanti a partire dal lontano 1851 dalla missione evangelica di Berlino.

«Essere qui per noi è un miracolo», dice il direttore Maurice Younan. Per i ragazzi si tratta anche di una piacevole gita. Per loro assicura la pastora evangelica Almut Nothnagle, responsabile per il Medio Oriente della Berliner Missionwerk, la catena degli attentati suicidi è un vero trauma. I numerosi forum che al Kirchentag trattano della pace nel mondo non potranno non vedere la presenza del piccolo gruppo di ragazzi. Già oggi sono attesi al Forum sul Medio Oriente "La pace è un'illusione?", cui parteciperà Patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, che già ieri è stato impegnato - nell'ambito del gruppo di discussioni sul tema "Testimoniare la fede, vivere in dialogo" - nella tavola rotonda su "Ebrei, cristiani e musulmani insieme per la pace".

E di dialogo interreligioso si parla molto tra i padiglioni: si tratti di islam in Europa o di religioni orientali. Oggi è atteso il Dalai Lama. Ieri mattina, nella festa dell'Ascensione, si sono tenute liturgie separate nel duomo evangelico di Berlino e nella cattedrale cattolica di Sankt Hedwig. I fedeli si sono poi mossi in processione, incontrandosi per le vie della città, fino al Gendarmenmarkt dove hanno celebrato una liturgia ecumenica.

Sulla ben diversa questione della condivisione dell'eucaristia è intervenuto ieri con severità, parlando alla Radio bavarese, il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger. Riferendosi a una celebrazione, che si è poi tenuta ieri sera nella chiesa cattolica berlinese del Getsemani - celebrata da un anziano sacerdote cattolico, Gotthold Hasenhuettl e da una pastora luterana, Brigitte Enzner-Probst - durante la quale anche fedeli evangelici hanno ricevuto la comunione tra gli applausi dei presenti, il porporato ha detto che si tratta di un'«azione politica per raggiungere qualcosa nella Chiesa». «Usare il sacramento, il vero santo dono del Signore, per un'azione per ottenere qualcosa - ha aggiunto Ratzinger - è a mio avviso altamente inappropriato».
Già al mattino l'arcivescovo di Berlino, cardinale Georg Sterzinsky, aveva ribadito la posizione cattolica sul tema, dicendo che la comunione eucaristica «non è il tema del Kirchentag», evento per il quale ha espresso la sua gioia, e che della delicata questione debbono occuparsi i teologi.

30 maggio 2003

Gianni Santamaria

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