Costruire
l’Europa delle identità riconciliate
Le diversità dell’Europa e lo sforzo
per costruire una comunità sono percepibili anche tra
le Conferenze episcopali europee. Tuttavia la Chiesa
cattolica è già una comunità e vive al suo interno
una unione globale di realtà locali. È infatti
una realtà universale. Così anche l’incontro dei
Segretari generali delle 30 Conferenze episcopali
europee che si sono riuniti a Berlino rappresenta un
contributo speciale per la costruzione dell’Europa.
Nei giorni
berlinesi ci si è confrontati su temi “interni” alla
vita della Conferenza episcopale: come strutturare un
segretariato, come è regolato il rapporto con lo Stato,
come una Conferenza può vivere una spiritualità di
comunione, come funziona il dialogo con i mass media.
Si percepisce sempre di più la necessità che le
Conferenze, tanto all’est quanto all’ovest, siano
luogo non solo di confronto e di scambio, ma di
condivisione e di comunione: nell’amicizia, nella
ricerca di soluzione comuni ai problemi, ma anche nella
fede e nella spiritualità.
Il tema del rapporto con i media è stato
particolarmente dibattuto. Chiesa e mass media sembrano
obbedire a regole molto diverse: i media vivono dell’immediato,
la Chiesa ha la “calma” dell’eternità; i media
vogliono trasparenza totale, la Chiesa ha l’esigenza
della discrezione; i media cercano sempre la novità, la
Chiesa ripete il medesimo messaggio da duemila anni.
Questo dialogo delicato è comunque fondamentale: rapporti
personali e una formazione adeguata (dei giornalisti e
degli “uomini di Chiesa”) sembrano le strade da
percorrere per facilitare l’incontro tra queste due
realtà. Ci sono esperienze molto positive là dove ci si
incontra e ci si conosce.
Nell’incontro con il vescovo di Mainz e presidente
della Conferenza episcopale tedesca, il card. Karl Lehmann,
il tema è stato la vita della Chiesa in Germania, un
paese dove un terzo degli abitanti è cattolico, un terzo
evangelico e un terzo appartiene a religioni non cristiane
o si dichiara non credente. Il dialogo e la collaborazione
tra i cristiani del paese è ormai un fatto ordinario, ma
ancora difficile è lo scambio aperto e strutturato con
altre comunità religiose. Avere comunità accoglienti e
autenticamente cristiane è, secondo il porporato, la
chiave per vincere l’individualismo e la diffidenza
verso le istituzioni che spesso si respirano. È stato il
dr. Stefan Vesper, segretario generale del Comitato dei
cattolici tedeschi (ZDK) a raccontare ai partecipanti
qualche pagina del lungo processo di preparazione dell’Ökumenische
Kirchentag, un evento delle Chiese che porta in questi
giorni a Berlino 200.000 persone per esprimere il
significato dell’essere cristiani nella cultura attuale,
l’impegno a lavorare insieme per la vita sociale,
politica ed ecumenica del paese e del continente.
Un vivace scambio ha caratterizzato i temi dell’Unione
europea, in particolare l’allargamento e il processo di
redazione del Trattato costituzionale. Le proposte della
Presidenza della Convenzione, specialmente quelle sullo
status e il ruolo delle Chiese contenute nell’attuale
articolo 51, sono accolte positivamente dalle Conferenze
episcopali. Per il futuro dell’Europa sarebbe
altrettanto importante un riferimento nel preambolo del
Trattato alle radici religiose e cristiane o alla
Trascendenza. La Commissione degli Episcopati della
Comunità Europea (COMECE) continuerà nel suo lavoro di
monitoraggio del processo della Convenzione, perché la
voce delle Chiese e delle religioni continui ad essere
presente presso le istituzioni europee.
Nel dibattito conclusivo i partecipanti hanno
sottolineato l’importanza di questi scambi ad ampio
raggio sulla vita del nostro continente, nel contesto
delle attività del Consiglio delle Conferenze episcopali
d’Europa (CCEE). Questo organismo della Chiesa
cattolica, nato dal Concilio Vaticano II, vuole essere uno
spazio di dialogo, di confronto e di collaborazione, oggi
sempre più necessari nell’Europa delle diversità, del
pluralismo e dell’unificazione.
Berlino, maggio 2003
[Fonte:http://www.calabriaecclesiamagazine.it]
Notiziario ANSA
(ANSA) - BERLINO, 29 MAG - Mentre a
Berlino cattolici e protestanti discutevano su come
accorciare le distanze che li separano nell'ambito del
Kirchentag ecumenico, in una chiesa luterana della capitale
tedesca un anziano prete cattolico di Saarbruecken ha
sfidato il divieto del Papa di celebrare una comunione
comune con i protestanti. Lo strappo, che avrà sicuramente
ripercussioni negative sul non facile cammino ecumenico tra
cattolici e luterani, è avvenuto nel pomeriggio
nell'ottocentesca chiesa del Getsemani, nel quartiere di
Prenzlauer Berg, sede storica del movimento di giovani che
ha portato alla caduta del Muro di Berlino.
|
In questa chiesa di fine ottocento il 69enne don Gotthold
Hasenhuettl, professore universitario di Teologia
sistematica, ha presieduto una liturgia ecumenica con
il pastore donna luterano Brigitte Enzner-Probst, |
al termine
della quale ha distribuito la comunione a tutte le 2000
persone presenti, a prescindere dalla loro religione. |
|
Per
questo, don Gotthold ora rischia di essere scomunicato per
profanazione dell'Eucaristia, uno dei 'delicta
graviora'
del diritto canonico.
Fin dalle prime ore del pomeriggio la gente (c'erano tanti
giovani) ha cominciato a radunarsi nella chiesa, davanti
alla quale c'era una calca di telecamere, fotografi e
giornalisti in attesa di documentare lo 'sgarrò alle
gerarchie cattoliche.
Alla fine, fra i banchi e sui matronei della chiesa hanno
preso posto in 2 mila, ma in tanti sono rimasti davanti alla
porta a seguire la liturgia ecumenica tramite un
altoparlante.
Sull'altare, un grande crocifisso, dei veli con i colori
dell'arcobaleno e dei calici in terracotta che sarebbero
stati poi utilizzati per distribuire il vino consacrato.
Gli organizzatori della cerimonia ecumenica, i protestanti
di 'Kirchen von Unten' (Chiesa dal basso) ed i cattolici di
'Wir sind Kirchè (noi siamo la Chiesa) fino all'ultimo non
hanno rivelato il nome del sacerdote cattolico che avrebbe
celebrato l'Eucaristia.
"Non è per scortesia", ha spiegato uno di loro.
"Lo facciamo solo per proteggere questo sacerdote
coraggioso: non vorremmo che le gerarchie cattoliche
intervenissero all'ultimo minuto per bloccarlo prima di
salire sull'altare".
Un lungo applauso ha accolto don Gotthold quando, indossando
una stola bianca sopra il camice, si è avvicinato
all'altare.
Per la verità l'anziano prete, che ha pochi capelli e porta
gli occhiali, all'inizio aveva l'espressione un pò
smarrita, ma poi ha acquisito sicurezza e, al termine di una
liturgia animata anche da un'orchestra Jazz, ha distribuito
la comunione a tutti insieme con altri pastori luterani,
consumando lo strappo per il
quale rischia la scomunica e che certamente provocherà la
reazione del Vaticano.
In chiesa la tensione era tanta e chiara era la percezione
che stesse accadendo qualcosa di speciale, e dopo la
comunione i fedeli hanno gridato, a mò di liberazione,
"Wir alle sind eins in Christus Jesus": siamo
tutto uniti in Cristo Gesù.
Fino a ieri gli organizzatori del Kirchentag, che hanno
detto di non avere nulla a che fare con la cerimonia di oggi
a Prenzlauer Berg, avevano detto che la comunione comune non
ci sarebbe stata. E proprio questo pomeriggio il Cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede, ha duramente criticato la decisione di
celebrare una comunione mista fra cattolici e protestanti
nell’ambito del Kirchentag a Berlino, definendola come una
"azione politica per raggiungere qualcosa nella
Chiesa". "Usare il sacramento, il vero santo dono
del Signore, per un'azione per ottenere qualcosa - ha
aggiunto il prelato - è a mio avviso altamente
inappropriato".
____________________
[Il
rispetto delle singole identità, alla base di un vero
dialogo e la realtà viva, frutto di tante buone volontà, di costruire l'unità:
-
nella fede nell'unico Signore,
-
nella condivisione della Parola: luogo
della sua Presenza e dell'azione del suo Spirito,
- nella Preghiera,
-
nell'agire in sintonia per trasformare
in vita vissuta i valori che scaturiscono da tutto ciò,
che è l'inizio di un cammino comune
non dovrebbe consentire banalizzazioni dell'Eucaristia
vissuta come Sacramento, Presenza viva del Signore Risorto
fino alla fine dei tempi, fonte di luce, gioia e nutrimento
di Vita per chi lo accoglie e lo comprende, senza per questo
discriminare chi non condivide fino in fondo un mistero
così grande, non concettualizzabile, ma intuibile e
sperimentabile con gli
occhi del cuore
Nota
della Redazione]