Il nuovo documento mira non tanto a formulare punti di
divieto, quanto a ribadire la giusta prassi e a spiegarne i motivi. Esso fa
appello innanzitutto ai Vescovi, ma anche ai sacerdoti e diaconi e a tutti i
fedeli per una rinnovata vigilanza a salvaguardia della vera fede della
Chiesa riguardo alla celebrazione dell'Eucaristia. Infatti, senza
l'autenticità dell'Eucaristia la Chiesa soffre gravemente.
Conforme al genere giuridico di una
"Istruzione", il nuovo documento non ha il compito di stabilire
una nuova legislazione, ma di ribadire la legge in vigore, stimolandone e
motivandone l'applicazione.
Il documento esordisce con un Preambolo che
afferma queste sue caratteristiche e finalità, e si sofferma sul danno che
gli abusi in materia di celebrazione eucaristica possono recare alla Chiesa,
evocando parimenti alcune delle cause del fenomeno. Riconoscendo che il
termine "abuso" può riferirsi ad atti molto diversi tra di loro
quanto alla gravità, rimanda al capitolo finale (VIII) per le dovute
distinzioni al riguardo.
Il Capitolo I afferma la responsabilità della
Chiesa nello stabilire le forme di celebrazione liturgica e nel vigilare su
di esse. Ciò va esercitata in primo luogo dai Vescovi, in unione con il
successore di Pietro, il Papa, ma anche dai loro collaboratori soprattutto
dai sacerdoti e dai diaconi. In linea con tanti documenti del Concilio e del
Magistero, si insiste fortemente qui e nell'intero documento sulla figura
centrale del Vescovo.
Nel Capitolo II si sottolinea il ruolo tutt'altro
che passivo dei fedeli laici nella celebrazione della Santa Messa e nella
liturgia in genere, attingendo soprattutto all'insegnamento del Concilio
Vaticano II, del Papa Giovanni Paolo II e dei suoi predecessori. I fedeli
laici esercitano, in maniera profonda e interiore, una partecipazione che
trova espressione anche esterna nelle tante risposte, acclamazioni, canti e
azioni del popolo volute dal Concilio. Inoltre, come fatto normale, alcuni
tra i fedeli laici assumono un ruolo nella preparazione e nello svolgimento
della celebrazione, ad es. come lettori, cantori, sacrestani, ecc.
Con il Capitolo III si inizia ad esaminare
metodicamente le aree dove purtroppo sono emersi qualche volta e in qualche
regione degli abusi. Lo si fa a volte citando la legislazione in vigore, a
volte facendone la sintesi con un breve commento o monito. Non di rado si
attinge al testo della recente Enciclica. In questo Capitolo sono trattati
due argomenti di primaria importanza: la qualità del pane e del vino
utilizzati per l'Eucaristia e la Preghiera eucaristica. Successivamente
vengono esaminate in ordine alcune parti della Messa dove sono emersi dei
problemi.
Tale approccio prosegue nel Capitolo IV che tratta
dell'atteggiamento spirituale, di fede e morale richiesto a chi accede alla
Santa Comunione, e delle modalità contemplate dalle norme per la
distribuzione della Comunione in varie circostanze. Da ciò emerge
chiaramente la preoccupazione di garantire il rispetto per il Corpo e Sangue
di Cristo e il buon ordine della celebrazione.
Il Capitolo IV considera alcuni aspetti per così
dire esterni della Santa Messa: la scelta e le caratteristiche del luogo, i
vasi sacri e i paramenti liturgici, cercando di offrire spiegazioni e
restituire una maggiore nitidezza ai requisiti della Chiesa in materia.
Con il Capitolo VI si passa oltre la celebrazione
stessa della Santa Messa per dare considerazione ad alcune lodevoli prassi
che hanno le loro radici nella fede cattolica circa la permanente presenza
del Signore Gesù nelle sacre specie anche dopo la conclusione della Messa.
Si considerano i requisiti riguardanti il luogo della conservazione del
Santissimo Sacramento, e si da incoraggiamento alle sane prassi accolte e
promosse dalla Chiesa per l'adorazione del Santissimo, comprese le visite
nelle chiese a scopo di preghiera personale, l'esposizione liturgica della
sacra Ostia, le processioni, i congressi eucaristici.
Nel Capitolo VII si cerca di cogliere un'altra
realtà che riguarda i fedeli laici. Mentre, infatti, il Capitolo II parla
del loro ruolo "ordinario", il settimo offre invece delle
considerazioni rispetto alle cose che i fedeli sono legittimamente chiamati
dai pastori a fare quando i sacerdoti o i diaconi non sono disponibili in
numero sufficiente, cioè i compiti "straordinari". Il documento
offre dei criteri per evitare confusione in merito a livello sia concettuale
che pratico. Il relativo numero di sacerdoti o di diaconi è molto
differente nelle varie parti del mondo, perciò il documento loda la
generosità dei laici quando un loro aiuto si rivela necessario, ma esorta a
non perdere di vista la sua "straordinarietà". Inoltre, si
offrono anche degli spunti quanto alla celebrazione della domenica nelle
comunità cristiane dove il sacerdote non può sempre essere presente per
assicurare la Santa Messa, ricollegandosi in gran parte alle norme più
estese in materia pubblicate diversi anni or sono.
Con il Capitolo VIII, l'ultimo, si giunge a
considerare i possibili rimedi a quanto non è sempre in linea con le
normativa vigente. Il primo rimedio consiste senz'altro nel fare acquistare
da tutti una migliore conoscenza della fede e quindi delle forti motivazioni
per rispettare le forme e le regole della liturgia. Dal momento, però, che
la Chiesa ha il suo sistema di giurisprudenza, il suo Codice di Diritto
Canonico e le sue procedure, alcuni elementi giuridici di rimedio vengono
richiamati in maniera più evidente. Tutti gli abusi sono da evitare e
correggere, ma esistono delle cose oggettivamente più gravi che la Chiesa
non può tollerare. L'essenziale delle procedure messe in rilievo gira
attorno al ruolo chiave del Vescovo, il quale può anche conoscere meglio le
persone e le circostanze. Tocca quasi sempre a lui indagare, convincere, far
sì che le cose negative non si ripetano. Il ruolo dei collaboratori del
Santo Padre, in particolare, nella maggior parte dei casi, della
Congregazione per il Culto Divino, è quello di agire, per quanto
necessario, offrendo un appoggio al Vescovo diocesano, tenendolo informato,
offrendogli dei consigli e cercando insieme a lui di garantire la pace e
l'unione di tutti nella carità.
L'Istruzione Redemptionis sacramentum conclude
citando l'Enciclica del Santo Padre Giovanni Paolo II, Ecclesia de
Eucharistia, sul modo in cui l'Eucaristia costituisce per sua natura un
antidoto alla tendenza della natura umana verso la disarmonia e il
conflitto. L'Eucaristia per la fede cattolica è un grande mistero e una
realtà potente. Con l'aiuto di Maria, Madre del Signore, "Donna
dell'Eucaristia", si riuscirà ad evitare che la fragilità umana
ostacoli l'azione di Dio in questo meraviglioso Sacramento. Tutti i
cristiani devono fare la loro parte, ma in modo particolare gli stessi
ministri sacri, i quali, dal momento della loro ordinazione, si sono
volontariamente dedicati al servizio incondizionato del Popolo di Dio.
L'Istruzione Redemptionis sacramentum termina con
le formule abituali, riferendo che il Santo Padre ha dato la Sua
approvazione nella solennità di S. Giuseppe, il 19 marzo 2004, e che di
conseguenza i Superiori della Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti hanno firmato il testo il 25 marzo, nella
solennità dell'Annunciazione del Signore.