Maria di Nazareth, grazia e speranza sulla via dell'unità
Fabrizio Mastrofini, su "Avvenire del 18maggio 2005

L’importanza della Madre di Dio nel portare l’uomo a Cristo è il tema al centro del testo interconfessionale che senza negare le differenze chiude cinque anni di lavoro comune. A Seattle la presentazione del documento teologico frutto di un’apposita Commissione mista cattolico-anglicana.

Intervista con Mons. Brian Farrel

«Spero sinceramente che questo documento rifletta l'esempio dato da Maria nell'obbedire alla volontà di Dio». Le parole dell'arcivescovo di Seattle Alexander Brunett alla presentazione del documento riflettono il sentimento comune di chi ha lavorato al testo. Questo lavoro - ha proseguito il presule - è scaturito dal nostro sforzo di obbedire all'appello, tanto frequentemente espresso dalle nostre rispettive autorità, di ricercare ciò che abbiamo in comune e di celebrare le importanti tradizioni della nostra eredità condivisa». Domani (19.05.2005) il documento, che arriva dopo un periodo di relazioni difficili, verrà presentato a Londra, presso l'abbazia di Westminster.

Si intitola «Maria: grazia e speranza in Cristo», il documento reso noto lunedì notte (ora italiana) a Seattle, negli Stati Uniti ieri dalla Commissione internazionale cattolico-anglicana (Arcic), che prosegue così nel ventennale dialogo teologico, che ha registrato anche diversi momenti di stasi e difficoltà.

In 43 pagine, il documento, frutto di cinque anni di lavoro, rileva i molti punti di convergenza tra le due confessioni, a partire dall'importante affermazione iniziale. «Crediamo - dice infatti il testo - che non ci siano motivi per una divisione teologica sull'argomento».

La prima sezione del lungo documento, dal paragrafo 6 al 30, ripercorre il ruolo di Maria come viene descritto nei testi evangelici e costituisce un valido ausilio per la catechesi, soprattutto perché sottolinea che «è impossibile essere fedeli alle Scritture senza dare la giusta attenzione al ruolo di Maria». 

Nella seconda sezione, dal paragrafo 31 al 40, il testo ripercorre il ruolo avuto da Maria nella tradizione del primo millennio, dei Concili e dei Padri della Chiesa, documenti che vengono considerati normativi da entrambe le Chiese. Soprattutto si mette al centro il tema di Maria come «Theotokos», Madre di Dio, presente fin dall'inizio della riflessione teologica della Chiesa. 

I paragrafi dal 41 al 46 prendono in esame la devozione mariana come si è sviluppata durante il Medioevo, rilevando tuttavia che «il peso della devozione nel Medioevo, le controversie teologiche che vi furono associate, mostrano che alcuni eccessi nella devozione e le reazioni che vi furono all'epoca della Riforma, hanno contribuito a rompere la comunione tra di noi». 

Da qui in avanti, il documento prosegue mettendo alla luce gli elementi di convergenza che possono portare in futuro a nuovi sviluppi nel dialogo teologico tra le Chiese.

In particolare, ci sono diversi riferimenti ai due dogmi - Immacolata Concezione e Assunzione di Maria - la cui definizione è spesso vista come un ostacolo alla comprensione. A proposito dell'Immacolata Concezione, il paragrafo 59, sottolinea che «alla luce della vocazione di Maria di essere Madre di Dio, possiamo affermare insieme che l'opera redentrice di Cristo è radicata in Maria nella profondità della sua esistenza e fin dall'inizio. Ciò non è contrario all'insegnamento della Scrittura e può anzi venire compreso solo alla luce della Scrittura. I cattolici possono riconoscere in questo ciò che è affermato dal dogma a proposito di Maria "preservata dal peccato originale" e "dal primo momento della sua concezione"». Il paragrafo 58, sottolinea che «in Cristo, vi è una nuova creazione" che coinvolge anche la Madonna e dunque "possiamo affermare insieme che l'insegnamento che Dio abbia portato la Beata Vergine Maria nella pienezza della sua persona e nella Sua gloria, è conforme con la Scrittura e può venire compreso alla luce della Scrittura, ed apre la strada ad una comprensione comune del dogma cattolico dell'Assunzione». 

Naturalmente il testo è ben consapevole che non ha l'autorità per risolvere le differenze tra le Confessioni sul tema delicato ed importante dei due dogmi; tuttavia si rileva come ci sia almeno una base comune e accettata.

Il documento è il quinto elaborato dalla Commissione internazionale cattolica - anglicana (Arcic) dalla sua istituzione nel 1982 su mandato di Giovanni Paolo II e dell'allora Primate anglicano Robert Runcie. Le precedenti dichiarazioni hanno avuto per tema la salvezza (1987), la Chiesa come comunione (1981), la morale (1994), autorità e ministero petrino (1998). 

Il Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani ha rilevato nei giorni scorsi in un comunicato che dopo la pubblicazione del documento, la Commissione internazionale cattolico-anglicana per l'unità e le missione (Iarccum, in sigla), «tornerà a dedicarsi al compito che le era stato affidato, quello cioè di passare in rassegna i documenti del secondo ciclo di lavori dell'Arcic con l'intento di identificare ed articolare il grado di fede che cattolici ed anglicani condividono».
 

- Intervista con mons. Brian Farrell -        torna su

Passa allo studio dell’Autorità della Chiesa cattolica e della Comunione Anglicana il documento elaborato dalla Commissione internazionale cattolica – anglicana (Arcic) presentato in questi giorni a Seattle, negli Stati Uniti. Il documento, che si intitola “Maria: grazia e speranza in Cristo” riconosce, in sostanza, che il culto di Maria, tanto radicato nella tradizione cattolica come in quella ortodossa, non dovrebbe essere motivo di sostanziali divisioni teologiche tra le due Chiese, dato che ha il suo fondamento nelle Scritture e nel cristianesimo delle origini e che quindi può considerarsi parte anche del patrimonio anglicano. Ma per capire se si tratta di  un passo storico e quali novità effettivamente comporta, Giovanni Peduto [Radio Vaticana ndR] ha incontrato mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:

R. – Specificamente diciamo che tra noi cattolici e gli anglicani, e in genere anche il mondo protestante, semplificando si dice sempre che i cattolici sono a favore di Maria e i protestanti no. In questo documento abbiamo studiato, per diversi anni con persone molto competenti, la realtà di Maria nella vita della Chiesa e nella dottrina e abbiamo trovato che sui punti fondamentali siamo veramente molto vicini. Abbiamo trovato anche su punti che possono essere quelli più difficili una convergenza sorprendente.

D. – C’è dunque una maggiore comprensione a livello teologico tra cattolici e anglicani per quanto riguarda il culto mariano?

R. – C’è e c’è una riscoperta anche nel mondo anglicano dell’importanza di Maria. Abbiamo trovato,  leggendo e rileggendo i testi fondanti della Comunione Anglicana, un posto privilegiato per Maria. Influenze posteriori hanno portato, per buona parte, la Comunione Anglicana a distanziarsi di più dalla tradizionale devozione a Maria. Però, bisogna anche dire che una buona parte della Comunione Anglicana è sicuramente vicina a noi in questa devozione.

D. – Questo documento ora porta a una facilitazione nel dialogo ecumenico tra anglicani e cattolici. Più in generale a che punto è il dialogo ecumenico tra cattolici e anglicani?

R. – Questo documento va ora presentato alla Chiesa cattolica e alla Comunione Anglicana.  Vedremo quale sarà la risposta, perché è un documento da studiare e da assimilare, non è una dichiarazione formale, autoritaria della dottrina. Pertanto, ci vuole un po’ di tempo adesso per vedere se sarà bene accolto o no. Penso che sarà molto interessante vedere la reazione non solo tra noi e gli anglicani ma anche nel mondo ecumenico in generale, perché il documento presenta anche punti di metodologia che possono risultare nuovi e interessanti per il dialogo ecumenico.

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