Nella città irachena è in atto una
campagna contro il “costume non islamico”, di cui obiettivi principali
sono donne e cristiani. Volantini impongono di indossare il velo, a
uomini e donne di non sedersi vicini e vietano l’uso del sapone, perché
“non esisteva all’epoca di Maometto”. Il dolore dei cristiani, l’appello
del Patriarca Delly per un digiuno di preghiera.
Tentativi di imporre la legge islamica sono in
atto a Mosul, nel nord dell’Iraq, la città dove
minacce e violenze contro i cristiani hanno
assunto ormai tinte ideologiche e politiche di
vera e propria persecuzione. Mentre Natale si
avvicina, i cristiani vivono nelle loro case come
in “una prigione” da cui non si può uscire per
l’alto rischio di rapimenti e uccisioni. Difficile
per loro anche emigrare all’estero, dato che Paesi
arabi ed europei hanno deciso di chiudere le
porte. Rapimenti e uccisioni sono all’ordine del
giorno anche per i cristiani a Baghdad, ma a Mosul
la situazione è differente e più preoccupante.
Testimonianze giunte ad AsiaNews affermano
che nelle azioni dirette contro i cristiani di
Mosul non vi è solo un fine esclusivamente di
lucro - richieste di riscatti, sequestri di
proprietà - ma anche e soprattutto un disegno
politico. Gli estremisti sunniti, che in questa
città hanno la loro roccaforte, sembrano mirare
all’instaurazione di un cosiddetto Emirato
islamico che comprenda le province di Salahaddin,
Anbar, Diyala, Baghdad e parte di Wasit. Mosul
dovrebbe essere la capitale.
Membri della comunità cristiana, fino a un anno fa ancora fiduciosi
in un cambiamento, usano oggi parole di disperazione per descrivere la
loro condizione. “Viviamo il periodo dell’Avvento, il più felice di
tutto l’anno, come in una prigione; mentre il mondo si prepara a
festeggiare, noi ci prepariamo a morire. Chi ascolterà il nostro
grido, chi potrà aiutarci ora che ci sentiamo stranieri nella nostra
stessa patria?”.
Il patriarca di Babilonia dei caldei, Emmanuel III, Delly, ha chiesto
a tutti i caldei del mondo di osservare il 18 e il 19 dicembre il
digiuno di Ninive “Bautha” (caratteristico della liturgia assira, in
ricordo del digiuno degli abitanti di Ninive al tempo del profeta
Giona): “Affinché il Signore conceda il dono della pace al nostro Iraq,
della sicurezza e della stabilità e si realizzi un clima di fratellanza
e carità tra i figli dell’Iraq”.
Campagna contro il “costume non islamico”
Le violenze contro i cristiani a Mosul sono cresciute dopo la caduta
di Saddam Hussein. Molte chiese e conventi hanno subito attentati ed
esplosioni. Vescovi e sacerdoti hanno subito rapimenti. Fra tutti,
l’episodio più orribile è l’uccisione del sacerdote siro-ortodosso
Paulos Eskandar, trovato decapitato lo scorso 11 ottobre, nella zona
orientale di Mosul, dopo due giorni di prigionia.
Il fondamentalismo islamico si intromette sempre più anche nella vita
quotidiana. Il 12 dicembre scorso, un gruppo di fondamentalisti ha
fermato un autobus che portava alcuni studenti cristiani in città;
saliti a bordo hanno iniziato a distribuire volantini che intimano alle
ragazze di indossare l’hijab (il velo) e ai giovani di vestirsi in modo
sobrio, senza vestiti all’occidentale. Stessa tecnica e stesso messaggio
quello fatto circolare all’università: uomini non identificati hanno
affisso volantini e manifesti nei punti dove si riuniscono di solito gli
studenti cristiani. L’avvertimento era chiaro: “Chi violerà i principi
della sharia, sarà punito secondo la legge islamica”.
I primi di dicembre su un autobus di linea il conducente ha imposto a
suo arbitrio, la divisione fra uomini e donne sulla vettura e la
proibizione di sedersi uno affianco all’altra. Altri volantini di
recente hanno imposto ai proprietari di negozi di abbigliamento di
coprire con il velo i manichini in esposizione. E i commercianti hanno
dovuto obbedire, usando buste di plastica invece che veli. Alcuni bagni
pubblici, inoltre, hanno dovuto chiudere dopo che i fondamentalisti
hanno vietato l’uso del sapone, perché “non esisteva all’epoca di
Maometto”. Gli ordini arrivano fino all’assurdità: i ristoranti non
possono preparare insalate miste di cetrioli e pomodori, perché uno è
femmina e l’altro maschio.
Un fatto importante: nelle file di questi estremisti si trovano non
solo persone povere e analfabete, ma anche professori universitari e
gente istruita, che crede giusto imporre un controllo di questo tipo
sulla popolazione.
Contro l’arte non islamica
Secondo la polizia irachena l’estremismo dei sunniti è sostenuto
anche da terroristi stranieri. Una nuova campagna è stata lanciata anche
contro l’“arte non islamica”. A novembre alcune sculture pubbliche
giudicate pagane sono state annientate. Una famosa statua nella parte
nord della città, ad al Zihour, è stata distrutta perché ritraeva un
gruppo di donne, che portavano delle giare sulle spalle. Altre opere nel
mirino risalgono agli anni ’70 e includono statue di alcuni importanti
artisti come il poeta arabo Abi Tammam e il cantante di musica religiosa
Mullah Othman al-Mosulli.
Il sito dell’Institute for War and Peace Reporting
riferisce di un militante arrestato a ottobre, che nel suo
interrogatorio spiega gli obiettivi del suo gruppo: mettere fine
all’occupazione americana, far cadere il governo iracheno e introdurre
la sharia nel Paese.
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[Fonte: AsiaNews 15 dicembre 2006]
v. anche:
Nuovi attentati
contro le Chiese cristiane a Mosul
Eppure non sono
occidentali: un equivoco che i terroristi cavalcano
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