Mentre mi dispongo a ritornare a Roma,
vorrei condividere con voi alcune delle forti
impressioni che il mio pellegrinaggio in Terra Santa ha
lasciato dentro di me.
Ho avuto fruttuosi colloqui con le Autorità civili, sia
in Israele, sia nei Territori Palestinesi, e ho
constatato i grandi sforzi che entrambi i Governi stanno
compiendo per assicurare il benessere delle persone.
Ho incontrato i Capi della Chiesa cattolica in Terra
Santa e mi rallegro di vedere il modo in cui lavorano
insieme nel prendersi cura del gregge del Signore. Ho
anche avuto la possibilità di incontrare i responsabili
delle varie Chiese cristiane e comunità ecclesiali,
nonché i capi di altre religioni in Terra Santa. Questa
terra è davvero un terreno fertile per l’ecumenismo e il
dialogo interreligioso e prego affinché la ricca varietà
della testimonianza religiosa nella regione possa
portare frutto in una crescente comprensione reciproca e
mutuo rispetto.
Signor Presidente, Lei ed io abbiamo piantato un albero
di olivo nella Sua residenza, nel giorno del mio arrivo
in Israele. L’albero di olivo, come Ella sa, è
un’immagine usata da San Paolo per descrivere le
relazioni molto strette tra Cristiani ed Ebrei.
Nella sua Lettera ai Romani, Paolo descrive come la
Chiesa dei Gentili sia come un germoglio di olivo
selvatico, innestato nell’albero di olivo buono che è il
Popolo dell’Alleanza (cfr 11, 17-24). Traiamo il nostro
nutrimento dalle medesime radici spirituali. Ci
incontriamo come fratelli, fratelli che in certi momenti
della storia comune hanno avuto un rapporto teso, ma
sono adesso fermamente impegnati nella costruzione di
ponti di duratura amicizia.
La
cerimonia al Palazzo Presidenziale è stata seguita
da uno dei momenti più solenni della mia permanenza in
Israele – la mia visita al Memoriale dell’Olocausto a
Yad Vashem, dove ho reso omaggio alle vittime della
Shoah. Lì ho anche incontrato alcuni dei sopravvissuti.
Quegli incontri profondamente commoventi hanno rinnovato
ricordi della mia visita di tre anni fa
al
campo della morte di Auschwitz, dove così tanti
Ebrei – madri, padri, mariti, mogli, figli, figlie,
fratelli, sorelle, amici – furono brutalmente sterminati
sotto un regime senza Dio che propagava un’ideologia di
antisemitismo e odio. Quello spaventoso capitolo della
storia non deve essere mai dimenticato o negato. Al
contrario, quelle buie memorie devono rafforzare la
nostra determinazione ad avvicinarci ancor più gli uni
agli altri come rami dello stesso olivo, nutriti dalle
stesse radici e uniti da amore fraterno.
Signor Presidente, La ringrazio per il calore della Sua
ospitalità, molto apprezzata, e desidero che consti il
fatto che sono venuto a visitare questo Paese da amico
degli Israeliani, così come sono amico del Popolo
Palestinese. Gli amici amano trascorrere del tempo in
reciproca compagnia e si affliggono profondamente nel
vedere l’altro soffrire.
Nessun amico degli Israeliani e dei Palestinesi può
evitare di rattristarsi per la continua tensione fra i
vostri due popoli. Nessun amico può fare a meno di
piangere per le sofferenze e le perdite di vite umane
che entrambi i popoli hanno subito negli ultimi sei
decenni. Mi consenta di rivolgere questo appello a tutto
il popolo di queste terre: Non più spargimento di
sangue! Non più scontri! Non più terrorismo! Non più
guerra! Rompiamo invece il circolo vizioso della
violenza.
Possa instaurarsi una pace duratura basata sulla
giustizia, vi sia vera riconciliazione e risanamento.
Sia universalmente riconosciuto che lo Stato di Israele
ha il diritto di esistere e di godere pace e sicurezza
entro confini internazionalmente riconosciuti. Sia
ugualmente riconosciuto che il Popolo palestinese ha il
diritto a una patria indipendente sovrana, a vivere con
dignità e a viaggiare liberamente. Che la "two-State
solution" (la soluzione di due Stati) divenga realtà e
non rimanga un sogno. E che la pace possa diffondersi da
queste terre; possano essere "luce per le Nazioni" (Is
42,6), recando speranza alle molte altre regioni che
sono colpite da conflitti.
Una delle visioni più tristi per me durante la mia
visita a queste terre è stato il muro. Mentre lo
costeggiavo, ho pregato per un futuro in cui i popoli
della Terra Santa possano vivere insieme in pace e
armonia senza la necessità di simili strumenti di
sicurezza e di separazione, ma rispettandosi e fidandosi
l’uno dell’altro, nella rinuncia ad ogni forma di
violenza e di aggressione. Signor Presidente, so quanto
sarà difficile raggiungere quell’obiettivo. So quanto
sia difficile il Suo compito e quello dell’Autorità
Palestinese. Ma Le assicuro che le mie preghiere e le
preghiere dei cattolici di tutto il mondo La
accompagnano mentre Ella prosegue nello sforzo di
costruire una pace giusta e duratura in questa regione.
Mi resta solo da esprimere il mio sentito ringraziamento
a quanti hanno contribuito in modi diversi alla mia
visita. Sono profondamente grato al Governo, agli
organizzatori, ai volontari, ai media, a quanti hanno
dato ospitalità a me e a coloro che mi hanno
accompagnato. Siate certi di essere ricordati con
affetto nelle mie preghiere. A tutti dico: grazie e che
il Signore sia con voi. Shalom!
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