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Laicità pena di morte ed ecumenismo al Sinodo Valdo-Metodista
Riccardo Maccioni, Avvenire 29 agosto 2007

Comunicato Stampa di apertura

Il dialogo fra i cristiani, la bioetica, l’accoglienza degli immigrati e il no alla pena di morte nell’agenda del Sinodo delle comunità protestanti italiane apertosi domenica a Torre Pellice, in Piemonte

Laicità, pena di morte, ora di religione. E poi il cammino dell'ecumenismo, l'accoglienza degli immigrati, le sfide della bioetica.
Nell'agenda del Sinodo delle Chiesa valdesi e metodiste italiane in corso da domenica a Torre Pellice (Torino), è facile ritrovare i temi che animano il dibattito culturale, politico ed ecclesiale del nostro Paese. Non potrebbe essere altrimenti: il Sinodo ha il compito di riflettere sulla testimonianza del Vangelo svolta dalle comunità protestanti, se necessario ricalibrando la gerarchia delle priorità. Quest'anno, poi, arriva a pochi giorni dall'Assemblea ecumenica europea di Sibiu cui è affidato l'obiettivo di restituire vitalità a una stagione del dialogo che sembra segnare il passo. «Credo che Sibiu abbia il l'importante compito di ribadire i contenuti nella Carta oecumenica, quindi l'impegno per la salvaguardia del creato, per il dialogo tra le Chiese, per migliorare la vita degli uomini e delle donne nella città globale - spiega la pastora Maria Bonafede, dal 2005 moderatora della Tavola valdese -. Certo rispetto a Graz e soprattutto a Basilea manca l'entusiasmo che arrivava dalla base; ricordo che in Svizzera non si sapeva più dove mettere la gente. Di positivo invece c'è il grande coinvolgimento dei giovani nella preparazione».

Le difficoltà del cammino ecumenico sono risuonate sin dall'avvio di questo Sinodo che coinvolge 180 membri con diritto di voto, laici e pastori in numero uguale. Domenica nel culto d'apertura il pastore Sergio Ribet ha richiamato con toni molto negativi la recente Dichiarazione della Congregazione per la dottrina della fede sulle «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa». «Non si può svilire una comunità di credenti in Cristo chiamandola "comunità ecclesiale" e negandole l'attribuzione di Chiesa - ha detto -. Infatti non si è Chiesa per autocertificazione me per vocazione, come persone convocate dalla Parola di Dio per ascoltarla e metterla in pratica».

La polemica, già risuonata all'uscita del documento, chiama in causa il testo là dove definisce quelle protestanti non Chiese ma comunità ecclesiali. «La dichiarazione - precisò allora il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani - non afferma nulla di nuovo ma espone e spiega la posizione già finora sostenuta dalla Chiesa cattolica». Il documento «non nega che le Chiese protestanti siano Chiese - aggiungeva Kasper - bensì dice che esse non sono Chiese in senso proprio, cioè non sono Chiese nel senso in cui la Chiesa cattolica comprende se stessa in quanto Chiesa». «Effettivamente il documento non dice nulla di nuovo - spiega la pastora Bonafede -, ripropone posizioni già note. Per questo siamo rimasti molto rattristati di vederle ribadite. Noi crediamo di essere una Chiesa suscitata dallo Spirito Santo. Una Chiesa che anche di recente, in atti sinodali ha confermato la sua apertura ecumenica».

Non solo ecumenismo, nell'agenda del Sinodo. Ieri l'assemblea si è soffermata sulla pena di morte; l'idea delle Chiese, che da tempo ne chiedono l'abolizione, è sostenere la moratoria planetaria lanciata dal governo italiano. In discussione anche il tema della laicità con la preoccupazione espressa dal teologo Ermanno Genre, docente della Facoltà valdese di Roma, di fronte a «uno Stato italiano che sembra non essere in grado di darne una definizione che non sia riferita alla Chiesa cattolica». Per la pastora Erika Tomassone, membro della Commissione bioetica della Tavola valdese, lo Stato dovrebbe «avere come sommo compito quello di tutelare i diritti dei cittadini e delle cittadine e di definirne i doveri. Quando vuole infondere una particolare etica, travisa di fatto il suo ruolo».

Oggi si tornerà a parlare di ecumenismo. «Bisogna fare un salto di qualità - sottolinea Maria Bonafede -. Dopo quella della demolizione dei muri e delle diffidenze, abbiamo vissuto la stagione costruttiva dell'avvicinamento, della preghiera e della lettura della Bibbia insieme. Oggi siamo in una fase di stallo. La speranza è che sia possibile riaprire un dialogo in cui parlare in modo costruttivo e fraterno non solo di ciò che ci unisce ma anche delle cose che ci diversificano e dividono. Perché l'ecumenismo non è una scelta tattica: è una vocazione».


Comunicato Stampa
ICN-News 17 agosto 2007

Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste - significativo appuntamento nell'ambito del protestantesimo storico italiano - si svolgerà dal 26 al 31 agosto a Torre Pellice (TO), capoluogo delle "Valli Valdesi" del Piemonte.

Alcuni dei temi di cui si dibatterà al Sinodo saranno: la laicità dello Stato, la pena di morte, l'ecumenismo difficile. E' quanto anticipa la pastora Maria Bonafede, moderatora della Tavola Valdese (organo esecutivo dell'Unione delle chiese valdesi e metodiste).

"Riteniamo fondamentale ribadire il concetto di laicità; crediamo fermamente nella piena autonomia dello Stato a legiferare senza ingerenza alcuna. Il nostro paese subisce un'ondata di clericalismo a cui la politica non sa reagire, né a destra né a sinistra - ha dichiarato la moderatora -. Per quanto riguarda la pena di morte desideriamo esprimere il nostro sostegno a favore di una moratoria planetaria della pena capitale". Sul fronte dei rapporti con le altre chiese cristiane, la moderatora ha affermato: "Non potremo non parlare delle serie difficoltà che il movimento ecumenico sta attraversando, soprattutto in Italia".

Tuttavia ha assicurato: "Per noi l'ecumenismo continua ad essere una scelta non superficiale, ma sostanziale", e, riferendosi al recente documento Risposte e quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa della Congregazione per la dottrina della fede sottoscritto da Benedetto XVI, ha sottolineato: "Anche di fronte alle spinte anti-protestanti del Pontefice riteniamo che l'ecumenismo vada rafforzato, e lo dico pensando ai molti cristiani, anche cattolici, che continuano a lavorare insieme per la pace, la salvaguardia del Creato, la giustizia sociale". Inoltre, quest'anno verranno ricordati i 40 anni dalla consacrazione della prima donna pastore.

L'Assemblea, a cui partecipano 180 membri con diritto di voto (pastori e "laici" in numero uguale), più numerosi ospiti ed osservatori dall'Italia e dall'estero, si aprirà domenica 26 agosto alle ore 15.30 con un culto solenne presieduto dal pastore Sergio Ribet, durante il quale saranno consacrati al ministero pastorale tre giovani: Armando Casarella, Peter Ciaccio, Laura Testa.

   
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