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Impegno comune nel cammino verso l'unità di cattolici e anglicani

[Testo della Dichiarazione Comune di Benedetto XVI e Rowan Williams]
[Testo del Discorso del Papa]

È ancora lungo il cammino che cattolici ed anglicani debbono compiere per raggiungere la piena unità – ostacoli sono stati posti da decisioni come l’ordinazione anglicana di donne e omosessuali – ma comune è la volontà di raggiungerla e ci sono “campi di comune testimonianza”, come la ricerca della pace in Terra Santa, nei quali è richiesta una più stretta cooperazione. Un bilancio dei rapporti tra cattolici ed anglicani, a 40 anni dallo storico incontro fa tra Paolo VI e l'allora arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey (Cfr. precedente Dichiarazione Congiunta tra cattolici e anglicani 1966) e dalla conseguente creazione della Commissione mista (ARCIC), è stato compiuto oggi da Benedetto XVI e dall’attuale primate anglicano Rowan Williams, che hanno avuto un lungo incontro privato, hanno firmato una dichiarazione comune e celebrato l’Ora Media.

Nella dichiarazione, il Papa e Williams riconoscono l’esistenza di “seri ostacoli” verso il raggiungimento della piena comunione, ma riaffermano la loro volontà di proseguire lungo il cammino apertosi 40 anni fa. Benedetto XVI e l'arcivescovo di Canterbury definiscono pertanto “urgente, che nel rinnovare il nostro impegno a perseguire il cammino verso la piena e visibile comunione nella verità e nell'amore di Cristo, noi ci impegniamo anche in un dialogo continuo per affrontare gli importanti temi interessati da fattori ecclesiologici ed etici che emergono e che rendono il percorso più difficile ed arduo”.

In proposito, se la dichiarazione comune parla di “sfida rappresentata dai nuovi sviluppi che, oltre ad essere causa di divisione tra gli anglicani, presentano seri ostacoli al nostro progresso ecumenico”, Benedetto XVI nel suo discorso ha espressamente citato “i recenti sviluppi riguardanti l'ordinazione sacerdotale e certi insegnamenti morali hanno colpito le nostre relazioni”.

La dichiarazione comune sottolinea, però, l’esistenza di “aree di testimonianza” nelle quali cattolici ed anglicani possono collaborare. “Ci sono – vi si legge - molte aree di testimonianza e servizio nelle quali possiamo trovarci insieme e che effettivamente chiedono una stretta cooperazione tra noi: il perseguimento della pace in Terra Santa e in altre parti del mondo ferite dai conflitti e dalla minaccia del terrorismo; la promozione del rispetto per la vita dal concepimento fino alla morte naturale; la protezione della santità del matrimonio e del benessere dei figli nel contesto di una sana vita familiare; il soccorso verso i poveri, gli oppressi e i più vulnerabili, specialmente quelli che sono perseguitati per la loro fede; il fronteggiare gli effetti negativi del materialismo; la salvaguardia del creato e del nostro ambiente”.

Una considerazione, infine, collega ecumenismo ed evangelizzazione: “noi ci impegniamo anche per il dialogo interreligioso, attraverso il quale possiamo congiuntamente raggiungere i fratelli e sorelle non cristiani".
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[Fonte: AsiaNews 23 novembre 2003]
 


La dichiarazione comune: «Oltre le attuali difficoltà la sfida di creare ambiti condivisi di testimonianza»

Il dialogo interreligioso, la difesa della vita e della pace soprattutto in Medio Oriente sono tra le frontiere di un impegno che non dimentica le differenze

Se il dialogo teologico deve aiutare a superare «le attuali difficoltà», che lo ostacolano, il progresso del cammino ecumenico ha bisogno anche di radicarsi in «ambiti comuni di testimonianza» concreta. Quali l'impegno a difesa della vita, della pace, soprattutto in Medio Oriente, e del rilancio del dialogo interreligioso. È quanto Benedetto XVI e il primate anglicano Rowan Williams affermano nella dichiarazione comune sottoscritta ieri mattina, al termine dell'incontro avuto in Vaticano, svoltosi a 40 anni dalla storica visita dell'allora arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, a Paolo VI. «Il perseguimento della pace in Terra Santa e in altre parti del mondo sfigurate dai conflitti e dalla minaccia del terrorismo», si legge nel testo, è appunto uno degli «ambiti comuni di testimonianza e servizio nei quali possiamo impegnarci insieme e che effettivamente ci chiamano a una più stretta cooperazione tra noi». L'auspicio è che tale impegno comune si possa esprimere anche «nella promozione del rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale; nella difesa della santità del matrimonio», nel soccorso «ai poveri, agli oppressi e ai più vulnerabili, specialmente quelli che sono perseguitati a causa della fede», nella salvaguardia dell'ambiente e nella lotta «agli effetti negativi del materialismo» e, non certo in ultimo, nell'impegno «per il dialogo interreligioso attraverso il quale possiamo congiuntamente raggiungere i nostri fratelli e sorelle non cristiani». «Il nostro lungo cammino insieme rende necessario riconoscere pubblicamente la sfida rappresentata dai nuovi sviluppi che, oltre ad essere motivi di divisione per gli anglicani, costituiscono seri ostacoli al nostro progresso ecumenico», afferma inoltre la dichiarazione, in riferimento alle difficoltà sorte relativamente alla visione circa il sacerdozio - che la comunione anglicana ha aperto anche alle donne - e ad altre questione di rilievo teologico. Per questo, ricordando l'incontro tra Ramsey e Papa Montini, il documento sottolinea «il bene che è uscito da questi quattro decenni di dialogo» ma afferma l'urgenza, «nel rinnovare il nostro impegno nel proseguimento del cammino verso la piena e visibile comunione nella verità e nell'amore di Cristo», di impegnarsi anche «in un continuo dialogo per affrontare gli importanti argomenti... che rendono il percorso più arduo e difficile».
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[Fonte: Avvenire 24 novembre 2006


 

   
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