SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 GENNAIO 2003

 

LETTURE BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA


PRIMO GIORNO  La Speranza
Noi portiamo in noi stessi questo tesoro come in vasi di terra
(2 Cor 4.7)
Genesi 15, 1- 7 Non temere, Abramo, la tua ricompensa sarà grandissima.
Salmo 16 Sei tu il mio Dio; fuori di te non ho altro bene.
Ebrei 8, 8-12 Cristo invece è venuto come sommo sacerdote della realtà ultima.
Luca 24, 13-35 Noi speravamo.

Commento - Abramo ripone la sua fiducia in Dio. Lascia un'esistenza confortevole per raggiungere la terra promessa. Con tutta la sua famiglia si fa straniero, immigrato, chiamato a fare un cambiamento doloroso, ma sicuramente fecondo e liberatorio, nella terra di Canaan. 

I pellegrini di Emmaus sono rimandati là dove dimorano per ritrovare quell'impulso iniziale che li ha portati a seguire Gesù, fino ai piedi della croce. Rileggendo con Gesù le storie di "Mosè ed i profeti", i loro cuori angosciati recuperano la fiducia e l'amore, segno del tesoro divino presente in loro e fondamento della loro speranza. 

Ogni cristiano condivide questa speranza, che non lo libera certo dalle lotte della vita, ma dà alla sua esistenza una forza serena e tranquilla. Lasciare il proprio paese, avvicinarsi all'altro, al forestiero, può portare a incontrare davvero l'altro e a crescere insieme, così da poter offrire a Dio un "cuore generoso" capace di contenere il tesoro che Egli vuole riporre in ognuno di noi. 

Il cuore generoso è il vaso di creta della nostra umanità che è fatta di polvere e che può apparire quindi debole e patetica di fronte al tesoro che continuamente cresce in essa. I cristiani devono far conoscere insieme questo tesoro che risplende glorioso nel volto del risorto. Manifestano la loro comune eredità allorché si mostrano come comunità riconciliata.

Preghiera - Padre, nonostante la nostra debolezza, ci hai reso testimoni di speranza, fedeli discepoli di tuo Figlio che vuole dar prova della sua vittoria a un mondo scettico e inquieto. Portiamo questo tesoro in vasi di creta e temiamo di non farcela davanti alla sofferenza e al male. A volte dubitiamo perfino del potere della parola di Gesù, che ha detto «che siano una cosa sola». Ridacci la conoscenza di quella gloria che risplende sul volto di Cristo, affinché con le nostre azioni, il nostro impegno e tutta la nostra vita, proclamiamo al mondo che Egli è vivo e che è all'opera tra noi. Amen.



SECONDO GIORNO  La Fede
Siamo oppressi ma non schiacciati (2 Cor 4, 8)
Esodo 5, 6-17 Rendete dunque ancor più duro il lavoro di questa gente, e lo facciano senza tante storie.
Salmo 128 Potrai godere del frutto del tuo lavoro.
Ebrei 11. 13-27 Essi invece desiderano una patria migliore.
Matteo 2, 14-15 Giuseppe si alzò, di notte prese con se il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto.

Commento - Il secolo appena concluso è stato contrassegnato da molteplici forme di oppressione politica, sociale, culturale ed economica e per certi versi l'emigrazione è ancora il prodotto di queste realtà tuttora imperanti nel mondo. Gli emigranti lasciano la propria patria in cerca di una vita migliore e per sfuggire alle persecuzioni e alle carestie. 

Cercano quelle opportunità che nella loro situazione di partenza vengono loro negate o cercano protezione da sistemi economici e politici che li scacciano dalle loro case. Quando arrivano nei nuovi paesi, troppo spesso sono vittime di uno sfruttamento simile a quello patito dagli Ebrei in Egitto. 

L'emigrante è una persona che soffre, che ha dovuto abbandonare la sua casa e i suoi cari per affrontare un'esistenza vissuta in condizioni culturali e sociali diverse, con tutti i problemi che ciò comporta. L'emigrante incontra persone indifferenti e situazioni penose, in cui si distingue l'inconfondibile segno del peccato, la principale causa dell'emigrazione. 

L'emigrazione può essere vissuta anche come un atto di fede, come Abramo che lasciò il paese dei suoi avi per raggiungere la terra promessa, o Mosè che liberò il suo popolo dalla schiavitù. Così pure Gesù, Maria e Giuseppe sono fuggiti in Egitto per mettersi in salvo dal pericolo rappresentato da Erode. 

Oggi come ieri, in mezzo a qualsiasi pericolo, Dio ci mostra la via che porta alla vita. Perseguitate ma non scoraggiate, milioni di persone traggono dalla loro fede in Dio la forza per non vacillare di fronte alla discriminazione causata dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dalla cultura, dalla lingua o dal potere d'acquisto.

Spesso l'emigrazione si ripercuote sulla vita ecumenica, poiché mette in contatto membri di diverse chiese portandoli a prendere nuove iniziative nella ricerca dell'unità. In un modo o nell'altro, siamo tutti migranti sulla terra. Siamo tutti pellegrini in cammino verso la casa del Padre. Anche le chiese sono invitate ad avanzare insieme sulla via dell'unità, la via apertaci da nostro Signore.

Preghiera - Dio nostro Padre, tuo Figlio ha conosciuto l'esilio in Egitto: ti chiediamo di accompagnare gli emigranti di oggi. Fa' che lo Spirito Santo tocchi i cuori di tutti; affinché cadano le barriere che ci separano, svanisca il sospetto, cessi l'odio. Il tuo Spirito infonda nuova vita alle tue chiese nel loro pellegrinaggio verso l'unità, e le aiuti a superare le divisioni e a camminare nella giustizia e nella pace. Per Cristo nostro Signore.



TERZO GIORNO  A immagine di Cristo
Portiamo sempre in noi la morte di Gesù, perché si manifesti in noi anche la sua vita (2 Cor 4, 10)
Genesi l' 26-27 Dio creò l'uomo simile a sé, lo creò a immagine di Dio, maschio e femmina li creò.
Salmo 45 Dio ti ha consacrato con olio.
1 Timoteo 6, 11-16 Ubbidisci al comandamento ricevuto fino al giorno in cui verrà il Signore nostro Gesù Cristo.
Matteo 5, 14-15 Siete voi la luce del mondo.


Commento - La persona umana porta in se l'immagine e la somiglianza con Dio, segno di un'integrità che nulla - né debolezza, né peccato od oppressione - può distruggere. Questa misteriosa verità costituisce una chiamata perpetua alla crescita spirituale sì da raggiungere la statura di Cristo. Cristo stesso vive nel cristiano, nel suo corpo, nella sua mente, nella sua anima. 

Il cristiano, uomo o donna che sia, deve rendere visibile in ogni circostanza della propria vita, la vita di Cristo che porta in sé. Tutti i cristiani sono chiamati ad obbedire fermamente a quanto ordina il vangelo fino al ritorno del Signore. 

La testimonianza coinvolge l'essere del credente, compreso il suo corpo. Nel corso degli anni membri di diverse chiese hanno patito (e ancora patiscono) il martirio, in fedele testimonianza e supremo atto di obbedienza a Cristo. Molto spesso il martirio è all'origine dell'esilio. 

Il cristiano è così chiamato ad essere trasformato ad immagine di Cristo, quel Cristo che è rivelato dalla vita stessa della persona. «lo sono la luce del mondo»; «voi siete la luce del mondo». Questa luce deve risplendere mediante opere di giustizia, carità, compassione, in modo tale da rivelare l'opera salvifica di Dio, cosicché gli uomini e le donne siano in grado di glorificare il Padre che ci vuole tutti salvi. 

Come chiesa, siamo chiamati a cambiare i comportamenti culturali che impediscono a larghe fasce della popolazione mondiale di vedere riconosciuta la propria dignità umana, soprattutto nel caso dei migranti. Perché gli stessi elementi che dividono popoli e nazioni si riscontrano nel peccato che divide le chiese e impedisce la loro vera testimonianza. Inoltre l'unità tra i credenti non può essere separata dalla lotta per abbattere le barriere che dividono la società.

Preghiera - Dio d'amore, potente creatore di ogni vita. Aiutaci a discernere in noi e in ciascuno dei nostri fratelli e sorelle la tua immagine e somiglianza. Dacci la forza per obbedire al comandamento del tuo amore universale. Dio d'amore, ti preghiamo: fa' che la nostra testimonianza porti all'unità delle chiese e con una sola voce possiamo incitare tutta l'umanità ad assumersi la responsabilità della creazione e del nostro prossimo. Amen.



QUARTO GIORNO  La Dignità della vita
Perché anche la sua vita si manifesti nella nostra vita mortale (2 Cor 4, 11)
Esdra 1, 1-4 Perciò mi rivolgo a tutti quelli che appartengono al suo popolo. Il vostro Dio vi accompagni.
Salmo 50 Il cielo proclami la giustizia di Dio.
Romani 6, 6-14 Così, anche voi, consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, con Cristo Gesù.
Marco 9, 33-37 Se uno vuole essere il primo, deve essere l'ultimo di tutti e il servitore di tutti.


Commento -  Molti aspetti della vita sono difficili. Alle persone vengono spesso imposte le condizioni più degradanti. Per molti, l'esistenza stessa è solo un peso immane da sopportare, cosicché sprofondano nella disperazione e nel terrore. Cristo ci invita a raccogliere la sfida di vivere in modo tale da corrispondere alle esigenze del suo regno. 

La sua presenza in mezzo al suo popolo segna ciascuno di noi. Il potere della sua risurrezione ci libera da ogni tentazione di morte. Se siamo coscienti della sua presenza tra noi - risorto, ma con le tracce di chi è disprezzato, rifiutato o escluso - possiamo capire quanto sia importante l'ultimo tra noi. Se avessimo ritenuto che dei semplici pescatori fossero meno capaci di ammaestrare dei dottori della religione, non avremmo mai sentito il messaggio degli apostoli, ne quello di un falegname di Nazaret. 

Ecco perché dobbiamo incoraggiarci a vicenda a mettere in discussione il tipo di società che esclude le persone e trascura i loro bisogni materiali e spirituali. In questa battaglia, condotta nel cuore stesso delle società in cui viviamo, possiamo a volte essere tentati di lasciar perdere, pensando di essere soli a combattere. Ma non dobbiamo perderci di coraggio, perché altri figli di Dio sono anch'essi all'opera per salvaguardare la dignità della vita umana, rendendo così manifesta la vita di Gesù nella nostra vita terrena. 

La Chiesa è chiamata a manifestare questa luce che brilla nelle tenebre. Di fronte a un mondo diviso, la nostra ricerca dell'unità è vitale. È la nostra comune vocazione a mostrare il potere della risurrezione affinché il mondo creda. Di fronte alla guerra e a sofferenze di ogni tipo, circondati da lotte per il potere temporale e dalla discordia, non dobbiamo cercare di sfuggire tutti insieme, ma, guidati da Cristo, dobbiamo invece impegnarci insieme ad aiutare il mondo a mutare il proprio corso.

Preghiera - O Dio, ci affidiamo a te perché confidiamo solo nella tua forza. Calma i nostri corpi e le nostre menti, vieni nei nostri cuori, e nelle nostre fatiche quotidiane aiutaci ad apprezzare il potere di rinnovamento che ci offri. O Dio, aprici la via dell'unità. Portaci per mano sulla strada del tuo regno affinché siamo testimoni di speranza. Non lasciarci cedere alla disperazione perché attraverso la sua risurrezione Cristo ha vinto la morte. O Dio, nostra speranza, dacci il tuo Spirito di verità, coraggio e forza in modo che possiamo proseguire verso la piena e visibile unità della Chiesa. Per Cristo nostro Signore. Amen.



QUINTO GIORNO   Il Coraggio
Ho creduto perciò ho parlato (2 Cor 4, 13)
Giosuè 1 , 1-9 Ricordati che devi essere forte e coraggioso. Perciò non avere paura e non perderti mai di coraggio.
Salmo 113 Solleva dal fango il povero.
Efesini 2, 11-22 Di conseguenza, ora voi non siete più stranieri, né ospiti.
Marco 7, 24-30 Hai risposto bene. Torna a casa tua.


Commento -Dopo la morte di Mosè, in un tempo di incertezza e di timore, Giosuè parlò con coraggio in nome di Dio e incitò il popolo d'lsraele ad attraversare il Giordano e ad occupare le terre che Dio aveva promesso ai loro padri, terre che avevano abbandonato nella ricerca di cibo. Li incitò ad essere forti e coraggiosi e a comportarsi secondo la legge di Dio. 

Dopo molte generazioni c'erano ancora dei Cananei in alcune zone di quella terra e fu proprio una donna cananea che di fronte a Gesù chiese coraggiosamente di guarirle la figlia. Quando Gesù rispose, piuttosto duramente, che non era giusto prendere il pane dei figli, ella ribadì che anche i cani sotto la tavola mangiano le briciole lasciate da loro. 

Un Gentile ed una donna, la sua cura per la figlia, sono state capaci di infrangere le barriere della cultura, della tradizione e del sesso con coraggio e audacia. Gesù aveva un progetto di azione e di priorità da portare a termine: riteneva di doversi prima rivolgere alla casa d'lsraele. Nondimeno, era mosso dal coraggio e dalla risposta di quella donna. Da parte sua, ha superato queste stesse barriere dicendo: «Hai risposto bene, torna a casa tua: lo spirito maligno è uscito da tua figlia». 

Nella lettera agli Efesini, ai Gentili cristiani viene ricordato che un tempo essi erano esclusi dalle promesse di Dio e dall' alleanza fatta con la casa d'lsraele. Ma adesso, in Cristo Gesù, coloro che erano stati esclusi sono «diventati vicini". Egli ha infranto il muro divisorio e le ostilità tra Gentili ed Ebrei riconciliando entrambi con Dio in un unico corpo, tramite il sacrificio della croce. 

Oggi i cristiani sono obbligati, dalla legge di Cristo, a superare le barriere della cultura e della razza per accogliere i rifugiati e gli stranieri e a provvedere alle loro necessità. Possiamo anche imparare molto dalla profonda fede dei cristiani immigrati che hanno attraversato i confini della propria terra per raggiungere la nostra, e che ugualmente fanno parte dell'unico corpo di Cristo. 

Come cristiani e come Chiese siamo di fronte alla sfida di testimoniare con coraggio la verità del Vangelo. Nel farlo,dobbiamo cercare di vivere in modo da mostrare al mondo l'unità voluta da Gesù per i suoi figli, perché le Chiese divise risultano indebolite nella loro missione. 

Essere Chiesa di Cristo è un dono che comporta la grande responsabilità di aiutare chi non ha fede a scoprire che l'amore di Dio è l'unica risposta alle loro necessità. Dovremmo chiedere a Dio di guarirci dalla mancanza di unità e di renderci capaci di testimoniare con fede e con coraggio.

Preghiera - O Dio, tu hai ispirato il tuo servo Giosuè a parlare con coraggio in un tempo di difficoltà e a guidare il suo popolo alla terra da te promessa. Tuo Figlio, Gesù Cristo, ha superato le barriere della cultura, delle classi sociali e del sesso, offrendo guarigione e speranza a coloro che ne avevano bisogno. Lui è la nostra pace, e nel suo corpo egli ha infranto le barriere delle divisioni, creando in se stesso una nuova umanità. Preghiamo con fede per il corpo di Cristo, la Chiesa oggi nel mondo.
     Ci hai affidato il compito di anticipare il tuo Regno sulla terra; aiutaci a portarlo a compimento uniti e non divisi. Facci comprendere la tua voce, non ostinandoci in ciò che consideriamo prioritario. Facci progredire nel superamento delle divisioni e facci vivere secondo le tue leggi di amore. Dacci forza per confermare il nostro impegno verso di te. Facci condividere il tuo amore. Guida i nostri passi per incontrare quelli che hanno bisogno della tua benedizione, in special modo i rifugiati e gli stranieri tra di noi. Insieme formiamo il corpo di Cristo, nel cui nome ti preghiamo. Amen.



SESTO GIORNO        La Giustizia della grazia di Dio
Tutto questo avviene per coi, perché se la grazia si estende a un maggior numero di persone... (2 Cor 4, 15)
Deuteronomio 10, 17-22:  Egli difende i diritti dell'orfano e della vedova.
Salmo 103, 1-13 Il Signore è bontà e misericordia.
Romani 3, 21-31 Egli, nella sua bontà, ci ha liberati gratuitamente. 
Matteo 5, 1-12 Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia. 


Commento - Il peccato è la fonte di ogni ingiustizia. Nel rifiutare la giustizia di Dio priviamo la gente della propria dignità e dei suoi diritti fondamentali. Strutture ingiuste e l'abuso dei diritti umani ne sono i risultati. 

Noi crediamo che Dio ci ha giustificati in Cristo per il suo grande amore per noi. La giustizia di Dio viene manifestata tramite la grazia capace di espandersi e di riconciliare. Con la morte e risurrezione di Cristo Egli ci rende tutti degni di essere sue figlie e suoi figli destinati ad essere in eterna comunione con
Lui.

Come cristiani siamo inviati insieme a proclamare la giustizia di Dio e la potenza della sua grazia. Il nostro impegno è quello di propagare la giustizia di Dio tramite la nostra testimonianza. siamo chiamati a divenire strumenti del suo Regno come uomini e donne giusti che vivono per Dio e cercano di rivelare a tutti il suo amore e la sua giustizia. 

Più avremo la nostra patria in cielo, più cercheremo una società più giusta e il rinnovamento della terra, rendendo sempre più visibile il volere di Dio per i suoi figli e per le sue figlie. Nell'esperienza dei migranti, riscontriamo uno dei molteplici volti dell'ingiustizia di oggi.

Società economicamente ingiuste emarginano i propri membri spingendoli verso la fame e la povertà, negando loro le condizioni di vita umana e impedendo loro di accedere a progetti di salute e di educazione. Altri sono costretti a migrare a causa delle guerre o per l'impossibilità di praticare liberamente la propria fede. È questo il mondo in cui dobbiamo protestare vigorosamente per una tanto attesa giustizia. Dio si identifica con i poveri, i deboli, i malati, i forestieri, i bambini, gli anziani, le vedove. 

Ecco perché nelle beatitudini siamo invitati a divenire promotori della giustizia, di una giustizia che oltrepassa quella umana. Ciò include la ricerca di percorsi che portino al superamento di strutture discriminanti, trasformandoli in mezzi di pace e di giustizia per tutti. 

La nostra unità e la nostra missione vitale sono segni di speranza. La nostra comunione in Cristo costituisce l'espressione visibile della nuova umanità. Una visione spirituale della vita in Cristo è l'essenza di ogni tipo di giustizia ed è alla base dei diritti umani. La nostra solidarietà attiva con coloro che non hanno alcun potere rende visibile la forza della giustizia di Dio.

Preghiera - Dio, ti ringraziamo per la tua grazia che ci rende tue figlie e tuoi figli in Cristo. Come figli, ci chiami ad essere difensori della tua giustizia misericordiosa nel mondo. Dacci la grazia di lavorare senza timore per la giustizia, unica strada verso una vera pace e una società umana. Dio di amore, rafforza i legami che ci uniscono e chiamaci ad una vita in cui ogni comunità di fede sia in grado di riflettere l'unità dei credenti. Dio forte, chiamaci ancora una volta ad essere sempre più vicini gli uni agli altri, così che si compia la tua volontà e non la nostra. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.



SETTIMO GIORNO     La Perseveranza
Noi dunque non ci scoraggiamo (2 Cor 4, 16)
Neemia 8, 8-9 Non dovete essere tristi e piangere.
Salmo 118, 5-9; 19-24 Spalancatemi le porte che si aprono ai salvati.
Atti 8.4 Ma quelli che si erano dispersi... annunziavano la parola di Dio.
Marco 10, 28-30 Riceverà già in questa vita, insieme a persecuzioni, cento volte di più.

Commento - La vita ha il suo prezzo. La vita lascia le sue ferite nei corpi dei rifugiati, dei perseguitati politici, dei senza tetto, nei corpi di tutti coloro che incontrano più ostacoli che soluzioni ai loro problemi. Ogni giorno vanno e vengono con le loro difficoltà: all'improvviso una donna deve abbandonare la sua terra; i suoi figli si trovano in un paese straniero; un uomo deve vivere in un modo diverso da quello appreso dai suoi antenati a cui non è abituato.

Una famiglia è costretta a cambiare la propria lingua e le proprie usanze adattandosi agli usi stranieri. Sono persone sfuggite alla morte, alla fame, all'emarginazione. Oggi ci sono migliaia di persone che in silenzio percorrono la loro strada verso terre sconosciute, terre che non sempre li accolgono con amore e comprensione. Anche i primi cristiani conoscevano la fatica e la lotta; il modo in cui essi hanno risposto e compreso la propria situazione offre alle future generazioni di cristiani un discernimento dei valori che sono alla base della fede, quelli della perseveranza e della solidarietà. 

Nel momento critico in cui Stefano fu messo a morte e la Chiesa di Gerusalemme era assalita da gravi persecuzioni, i suoi membri dispersi hanno trovato risorse interiori e la forza di continuare a proclamare la Parola, invece di restare paralizzati dalla paura. Paolo, nella lettera ai Corinzi, li incoraggia a non perdersi d'animo nonostante siano afflitti e abbattuti, ma a considerare piuttosto questa esperienza come un mezzo per portare nella propria carne la morte di Gesù, affinché la sua vita possa essere resa visibile. Questo chiaro legame tra la loro forza e la morte e risurrezione di Gesù, mostra come il potere della risurrezione sia stato in grado di cambiare il loro modo di considerare la sofferenza e la morte. 

Oggi, di fronte ai corpi feriti dei rifugiati e dei poveri, di fronte alla loro profonda sofferenza e alle loro vite distrutte ci chiediamo in qual modo possiamo rendere testimonianza alla forza rinnovatrice della risurrezione. Prendendo sempre più coscienza della realtà, ci imbattiamo nella dura verità che nel mondo è più quello che distrugge di ciò che incoraggia la vita. Nel contempo sappiamo che è ancora possibile vedere e testimoniare tra di noi l'azione rinnovatrice e risanatrice di Dio.

Coloro tra i cristiani che insieme affrontano questi impegni fondamentali hanno la particolare opportunità di essere portatori di luce e di speranza, anche attraverso il più piccolo gesto di gentilezza e di ospitalità. Voci e mani di solidarietà si levano a sostegno delle nostre sorelle in lotta, con i nostri fratelli scoraggiati. Stiamo imparando che in ogni gesto di misericordia verso un popolo crocifisso incontriamo Cristo stesso e ci viene ricordato che la missione che ogni cristiano è invitato a condividere è quella di Dio stesso. 

Inoltre, coloro che sono nella sofferenza spesso ci rivelano nei loro corpi affaticati che la gratitudine è ancora possibile, che c'è ancora speranza, che non tutto è perduto se confidiamo in Colui che fa nuove tutte le cose Paradossalmente, riguardo ai sofferenti e ai feriti, il Vangelo si rivela come risanatore di ciò che è infranto.

Preghiera - Dio onnipotente, siamo uniti nella consapevolezza che tu sei presente a fianco dei sofferenti e degli oppressi, per rispondere insieme alla chiamata di essere strumenti di speranza e di compassione verso tutti coloro che sono nel bisogno. Guida le nostre azioni verso gli oppressi, i poveri, i rifugiati. Quando siamo tentati di ignorare il prossimo nel bisogno, apri ancora una volta i nostri occhi e i nostri cuori alla loro sofferenza. Incoraggia la fede e la speranza di coloro che lottano contro lo scoraggiamento e la disperazione, di coloro le cui vite sono state spezzate dalle avversità. Guidali con tenerezza affinché possano trovarti anche in mezzo alla più cruda prova. Amen.



OTTAVO GIORNO       Chiamati all'unità sul cammino verso la gloria
Ci prepara una vita gloriosa che non ha l'uguale 
(2 Cor 4, 17)
Isaia 33, 17-23 Il Signore è il nostro re, è lui che ci libera.
Salmo 42 Spera in Dio! Tornerò a lodarlo.
Efesini 4, 1-5 Uno solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è il battesimo.
Giovanni 17, 20-26 Perché vedano la gloria che tu mi hai dato.


Commento - Quando il pericolo incombeva su Gerusalemme, il profeta Isaia attendeva con impazienza il tempo in cui Dio avrebbe regnato e Gerusalemme sarebbe diventata una "tenda stabile, ove nessuno strapperà i suoi paletti, nessuno toglierà le sue corde".

I rifugiati che attualmente si muovono nel mondo alla ricerca di una libertà politica o di una stabilità economica devono spesso agognare il tempo in cui non dovranno più migrare da un luogo ad un altro, costretti a vivere in abitazioni di fortuna o rifugiandosi in autocarri. Sono alla ricerca di un luogo in cui stabilirsi definitivamente in sicurezza, nella pace e nel benessere. La Chiesa considera se stessa come colei che, pellegrina tra i pellegrini, ne condivide il cammino. Siamo un popolo in cammino nella fede verso la Gerusalemme celeste con l'ardente desiderio di vedere il volto di Dio.

Spesso il popolo di Dio pellegrino sulla terra condivide qualcosa delle speranze dei rifugiati, come la stabilità, la pace e la venuta del Regno di Dio sulla terra. Mentre i cristiani considerano l'esistenza umana segnata dall'incertezza dell'essere pellegrina, giudicano la Chiesa capace di una vocazione profetica nel manifestare la visione di ciò che Dio prepara per noi, "una dimora sicura" ove le lotte presenti siano tramutate in un'ampia visione di speranza e di promesse.

Il futuro da Dio promesso è caratterizzato da una unità in cui la razza umana, tramite la potenza dello Spirito, sia in quella stessa unità condivisa da Gesù col Padre. Tale unità ci viene già data in dono nello Spirito, qui, adesso. «Uno solo è il corpo, uno solo è lo Spirito, come una sola è la speranza alla quale Dio vi ha chiamati. 

Uno solo è il Signore, una sola è la fede, uno solo è il battesimo. Uno solo è Dio, Padre di tutti, che in tutti è presente e agisce». La Chiesa deve vivere come segno presente di quella unità che possediamo in pienezza soltanto per la promessa di Dio. 

Al contrario, chiamati a diffondere la luce, ci siamo posti di fronte al mondo con disaccordi che hanno creato confusione. La nostra vocazione ecumenic'a è quella di riscoprire e rendere visibile l'unità che è sempre dono dello Spirito Santo. A volte i cristiani sembrano rinunciare a questo compito. 

Come popolo in cammino dobbiamo avere a cuore la speranza e la certezza che saremo uno in Cristo, «perché vedano la gloria che tu mi hai dato prima della creazione del mondo».

Preghiera - Signore, mostraci la tua misericordia e per la potenza del tuo Spirito rimuovi le divisioni tra i cristiani affinché la tua Chiesa possa apparire più chiaramente come segno visibile tra tutte le nazioni.
   Signore, concedici un amore rinnovato, una vera saggezza, un nuovo vigore verso l' unità affinché l'eterno messaggio di tuo Figlio possa essere accolto come buona novella per tutti.
   Signore, riaccendi la nostra fede e la nostra speranza, affinché con te possiamo intraprendere il cammino verso il regno celeste, fiduciosi della tua promessa della gloria eterna. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.


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