LETTURE
BIBLICHE E COMMENTO
PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
PRIMO GIORNO
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La Speranza
Noi
portiamo in noi stessi questo
tesoro come in vasi di terra
(2 Cor 4.7) |
Genesi 15, 1-
7
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Non temere, Abramo, la tua ricompensa sarà grandissima.
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Salmo 16 |
Sei tu il mio Dio; fuori di te non ho altro bene.
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Ebrei 8, 8-12 |
Cristo invece è venuto come sommo sacerdote della realtà ultima.
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Luca 24,
13-35 |
Noi speravamo.
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Commento - Abramo ripone la sua fiducia in Dio. Lascia un'esistenza confortevole per raggiungere la terra promessa. Con tutta la sua famiglia si fa straniero, immigrato, chiamato a fare un cambiamento doloroso, ma sicuramente fecondo e liberatorio, nella terra di Canaan.
I pellegrini di Emmaus sono rimandati là dove dimorano per ritrovare quell'impulso iniziale che li ha portati a seguire Gesù, fino ai piedi della croce. Rileggendo con Gesù le storie di "Mosè ed i profeti", i loro cuori angosciati recuperano la fiducia e l'amore, segno del tesoro divino presente in loro e fondamento della loro speranza.
Ogni cristiano condivide questa speranza, che non lo libera certo dalle lotte della vita, ma dà alla sua esistenza una forza serena e tranquilla. Lasciare il proprio paese, avvicinarsi all'altro, al forestiero, può portare a incontrare davvero l'altro e a crescere insieme, così da poter offrire
a Dio un "cuore generoso" capace di contenere il tesoro che Egli vuole riporre in ognuno di noi.
Il cuore generoso è il vaso di creta della nostra umanità che è fatta di polvere e che può apparire quindi debole e patetica di fronte al tesoro che continuamente cresce in essa. I cristiani devono far conoscere insieme questo tesoro che risplende glorioso nel volto del risorto. Manifestano la loro comune eredità
allorché si mostrano come comunità riconciliata.
Preghiera - Padre, nonostante la nostra debolezza, ci hai reso testimoni di speranza, fedeli discepoli di tuo Figlio che vuole dar prova della sua vittoria a un mondo scettico e inquieto. Portiamo questo tesoro in vasi di creta e temiamo di non farcela davanti alla sofferenza e al male. A volte dubitiamo perfino del potere della parola di Gesù, che ha detto «che siano una cosa sola». Ridacci la conoscenza di quella gloria che risplende sul volto di Cristo,
affinché con le nostre azioni, il nostro impegno e tutta la nostra vita, proclamiamo al mondo che Egli è vivo e che è all'opera tra noi. Amen.
SECONDO GIORNO |
La Fede
Siamo
oppressi ma non schiacciati
(2 Cor 4, 8) |
Esodo 5,
6-17 |
Rendete dunque ancor più duro il lavoro di questa gente, e lo
facciano senza tante storie.
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Salmo
128
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Potrai godere del frutto del tuo lavoro.
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Ebrei 11.
13-27 |
Essi invece desiderano una patria migliore.
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Matteo 2,
14-15
|
Giuseppe si alzò, di notte prese con se il bambino e sua madre e
si rifugiò in Egitto.
|
Commento - Il secolo appena concluso è stato contrassegnato da molteplici forme di oppressione politica, sociale, culturale ed economica e per certi versi l'emigrazione è ancora il prodotto di queste realtà tuttora imperanti nel mondo. Gli emigranti lasciano la propria patria in cerca di una vita migliore e per sfuggire alle persecuzioni e alle carestie.
Cercano quelle opportunità che nella loro situazione di partenza vengono loro negate o cercano protezione da sistemi economici e politici che li scacciano dalle loro case. Quando arrivano nei nuovi paesi, troppo spesso sono vittime di uno sfruttamento simile a quello patito dagli Ebrei in Egitto.
L'emigrante è una persona che soffre, che ha dovuto abbandonare la sua casa e i suoi cari per affrontare un'esistenza vissuta in condizioni culturali e sociali diverse, con tutti i problemi che ciò comporta. L'emigrante incontra persone indifferenti e situazioni penose, in cui si distingue
l'inconfondibile segno del peccato, la principale causa dell'emigrazione.
L'emigrazione può essere vissuta anche come un atto di fede, come Abramo che lasciò il paese dei suoi avi per raggiungere la terra promessa, o Mosè che liberò il suo popolo dalla schiavitù. Così pure
Gesù, Maria e Giuseppe sono fuggiti in Egitto per mettersi in salvo dal pericolo rappresentato da Erode.
Oggi come ieri, in mezzo a qualsiasi pericolo, Dio ci mostra la via che porta alla vita. Perseguitate ma non scoraggiate, milioni di persone traggono dalla loro fede in Dio la forza per non vacillare di fronte alla discriminazione causata dalla razza, dal colore della pelle, dal sesso, dalla cultura, dalla lingua o dal potere d'acquisto.
Spesso l'emigrazione si ripercuote sulla vita ecumenica,
poiché mette in contatto membri di diverse chiese portandoli a prendere nuove iniziative nella ricerca dell'unità. In un modo o nell'altro, siamo tutti migranti sulla terra. Siamo tutti pellegrini in cammino verso la casa del Padre. Anche le chiese sono invitate ad avanzare insieme sulla via dell'unità, la via apertaci da nostro Signore.
Preghiera - Dio nostro Padre, tuo Figlio ha conosciuto l'esilio in Egitto: ti chiediamo di accompagnare gli emigranti di oggi. Fa' che lo Spirito Santo tocchi i cuori di tutti;
affinché cadano le barriere che ci separano, svanisca il sospetto, cessi l'odio. Il tuo Spirito infonda nuova vita alle tue chiese nel loro pellegrinaggio verso l'unità, e le aiuti a superare le divisioni e a camminare nella giustizia e nella pace. Per Cristo nostro Signore.
TERZO GIORNO |
A
immagine di Cristo
Portiamo
sempre in noi la morte di
Gesù, perché si manifesti in
noi anche la sua vita (2 Cor 4,
10) |
Genesi l'
26-27 |
Dio creò l'uomo simile a
sé, lo creò a immagine di Dio, maschio e femmina li creò.
|
Salmo 45
|
Dio ti ha consacrato con olio.
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1 Timoteo 6, 11-16 |
Ubbidisci al comandamento ricevuto fino al giorno in cui verrà il Signore nostro Gesù Cristo.
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Matteo 5, 14-15
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Siete voi la luce del mondo.
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Commento - La persona umana porta in se l'immagine e la somiglianza con Dio, segno di un'integrità che nulla
- né debolezza, né peccato od oppressione - può distruggere. Questa misteriosa verità costituisce una chiamata perpetua alla crescita spirituale sì da raggiungere la statura di Cristo. Cristo stesso vive nel cristiano, nel suo corpo, nella sua mente, nella sua anima.
Il cristiano, uomo o donna che sia, deve rendere visibile in ogni circostanza della propria vita, la vita di Cristo che porta in
sé. Tutti i cristiani sono chiamati ad obbedire fermamente a quanto ordina il vangelo fino al ritorno del Signore.
La testimonianza coinvolge l'essere del credente, compreso il suo corpo. Nel corso degli anni membri di diverse chiese hanno patito (e ancora patiscono) il martirio, in fedele testimonianza e supremo atto di obbedienza a Cristo. Molto spesso il martirio è all'origine dell'esilio.
Il cristiano è così chiamato ad essere trasformato ad immagine di Cristo, quel Cristo che è rivelato dalla vita stessa della persona. «lo sono la luce del mondo»; «voi siete la luce del mondo». Questa luce deve risplendere mediante opere di giustizia, carità, compassione, in modo tale da rivelare l'opera salvifica di Dio,
cosicché gli uomini e le donne siano in grado di glorificare il Padre che ci vuole tutti salvi.
Come chiesa, siamo chiamati a cambiare i comportamenti culturali che impediscono a larghe fasce della popolazione mondiale di vedere riconosciuta la propria dignità umana, soprattutto nel caso dei migranti.
Perché gli stessi elementi che dividono popoli e nazioni si riscontrano nel peccato che divide le chiese e impedisce la loro vera testimonianza. Inoltre l'unità tra i credenti non può essere separata dalla lotta per abbattere le barriere che dividono la società.
Preghiera - Dio d'amore, potente creatore di ogni vita. Aiutaci a discernere in noi e in ciascuno dei nostri fratelli e sorelle la tua immagine e somiglianza. Dacci la forza per obbedire al comandamento del tuo amore universale. Dio d'amore, ti preghiamo: fa' che la nostra testimonianza porti all'unità delle chiese e con una sola voce possiamo incitare tutta l'umanità ad assumersi la responsabilità della creazione e del nostro prossimo. Amen.
QUARTO GIORNO |
La
Dignità della vita
Perché
anche la sua vita si manifesti
nella nostra vita mortale (2 Cor 4,
11) |
Esdra
1, 1-4 |
Perciò mi rivolgo a tutti quelli
che appartengono al suo popolo. Il
vostro Dio vi accompagni.
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Salmo 50
|
Il cielo proclami la
giustizia di Dio.
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Romani 6, 6-14 |
Così, anche voi,
consideratevi morti al peccato, ma
viventi per Dio, con Cristo Gesù.
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Marco 9, 33-37
|
Se uno vuole essere
il primo, deve essere l'ultimo di
tutti e il servitore di tutti.
|
Commento - Molti
aspetti della vita sono difficili.
Alle persone vengono spesso imposte
le condizioni più degradanti. Per
molti, l'esistenza stessa è solo un
peso immane da sopportare, cosicché
sprofondano nella disperazione e nel
terrore. Cristo ci invita a
raccogliere la sfida di vivere in
modo tale da corrispondere alle
esigenze del suo regno.
La sua
presenza in mezzo al suo popolo
segna ciascuno di noi. Il potere
della sua risurrezione ci libera da
ogni tentazione di morte. Se siamo
coscienti della sua presenza tra noi
- risorto, ma con le tracce di chi è
disprezzato, rifiutato o escluso -
possiamo capire quanto sia
importante l'ultimo tra noi. Se
avessimo ritenuto che dei semplici
pescatori fossero meno capaci di
ammaestrare dei dottori della
religione, non avremmo mai sentito
il messaggio degli apostoli, ne
quello di un falegname di Nazaret.
Ecco perché dobbiamo incoraggiarci
a vicenda a mettere in discussione
il tipo di società che esclude le
persone e trascura i loro bisogni
materiali e spirituali. In questa
battaglia, condotta nel cuore stesso
delle società in cui viviamo,
possiamo a volte essere tentati di
lasciar perdere, pensando di essere
soli a combattere. Ma non dobbiamo
perderci di coraggio, perché altri
figli di Dio sono anch'essi
all'opera per salvaguardare la
dignità della vita umana, rendendo
così manifesta la vita di Gesù
nella nostra vita terrena.
La Chiesa
è chiamata a manifestare questa
luce che brilla nelle tenebre. Di
fronte a un mondo diviso, la nostra
ricerca dell'unità è vitale. È la
nostra comune vocazione a mostrare
il potere della risurrezione affinché
il mondo creda. Di fronte alla
guerra e a sofferenze di ogni tipo,
circondati da lotte per il potere
temporale e dalla discordia, non
dobbiamo cercare di sfuggire tutti
insieme, ma, guidati da Cristo,
dobbiamo invece impegnarci insieme
ad aiutare il mondo a mutare il
proprio corso.
Preghiera - O Dio, ci
affidiamo a te perché confidiamo
solo nella tua forza. Calma i nostri
corpi e le nostre menti, vieni nei
nostri cuori, e nelle nostre fatiche
quotidiane aiutaci ad apprezzare il
potere di rinnovamento che ci offri.
O Dio, aprici la via dell'unità.
Portaci per mano sulla strada del
tuo regno affinché siamo testimoni
di speranza. Non lasciarci cedere
alla disperazione perché attraverso
la sua risurrezione Cristo ha vinto
la morte. O Dio, nostra speranza,
dacci il tuo Spirito di verità,
coraggio e forza in modo che
possiamo proseguire verso la piena e
visibile unità della Chiesa. Per
Cristo nostro Signore. Amen.
QUINTO
GIORNO |
Il
Coraggio
Ho
creduto perciò ho parlato (2 Cor 4,
13) |
Giosuè 1 ,
1-9 |
Ricordati che devi essere forte e
coraggioso. Perciò non avere paura
e non perderti mai di coraggio.
|
Salmo 113
|
Solleva dal fango il
povero.
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Efesini 2, 11-22 |
Di conseguenza,
ora voi non siete più stranieri, né
ospiti.
|
Marco 7, 24-30
|
Hai risposto bene.
Torna a casa tua.
|
Commento -Dopo la morte di
Mosè, in un tempo di incertezza e
di timore, Giosuè parlò con
coraggio in nome di Dio e incitò il
popolo d'lsraele ad attraversare il
Giordano e ad occupare le terre che
Dio aveva promesso ai loro padri,
terre che avevano abbandonato nella
ricerca di cibo. Li incitò ad
essere forti e coraggiosi e a
comportarsi secondo la legge di Dio.
Dopo molte generazioni c'erano
ancora dei Cananei in alcune zone di
quella terra e fu proprio una donna
cananea che di fronte a Gesù chiese
coraggiosamente di guarirle la
figlia. Quando Gesù rispose,
piuttosto duramente, che non era
giusto prendere il pane dei figli,
ella ribadì che anche i cani sotto
la tavola mangiano le briciole
lasciate da loro.
Un Gentile ed una
donna, la sua cura per la figlia,
sono state capaci di infrangere le
barriere della cultura, della
tradizione e del sesso con coraggio
e audacia. Gesù aveva un progetto
di azione e di priorità da portare
a termine: riteneva di doversi prima
rivolgere alla casa d'lsraele.
Nondimeno, era mosso dal coraggio e
dalla risposta di quella donna. Da
parte sua, ha superato queste stesse
barriere dicendo: «Hai risposto
bene, torna a casa tua: lo spirito
maligno è uscito da tua figlia».
Nella lettera agli Efesini, ai
Gentili cristiani viene ricordato
che un tempo essi erano esclusi
dalle promesse di Dio e dall'
alleanza fatta con la casa d'lsraele.
Ma adesso, in Cristo Gesù, coloro
che erano stati esclusi sono «diventati
vicini". Egli ha infranto il
muro divisorio e le ostilità tra
Gentili ed Ebrei riconciliando
entrambi con Dio in un unico corpo,
tramite il sacrificio della croce.
Oggi i cristiani sono obbligati,
dalla legge di Cristo, a superare le
barriere della cultura e della razza
per accogliere i rifugiati e gli
stranieri e a provvedere alle loro
necessità. Possiamo anche imparare
molto dalla profonda fede dei
cristiani immigrati che hanno
attraversato i confini della propria
terra per raggiungere la nostra, e
che ugualmente fanno parte
dell'unico corpo di Cristo.
Come
cristiani e come Chiese siamo di
fronte alla sfida di testimoniare
con coraggio la verità del Vangelo.
Nel farlo,dobbiamo cercare di vivere
in modo da mostrare al mondo l'unità
voluta da Gesù per i suoi figli, perché
le Chiese divise risultano
indebolite nella loro missione.
Essere Chiesa di Cristo è un dono
che comporta la grande responsabilità
di aiutare chi non ha fede a
scoprire che l'amore di Dio è
l'unica risposta alle loro necessità.
Dovremmo chiedere a Dio di guarirci
dalla mancanza di unità e di
renderci capaci di testimoniare con
fede e con coraggio.
Preghiera -
O Dio, tu hai ispirato il tuo servo
Giosuè a parlare con coraggio in un
tempo di difficoltà e a guidare il
suo popolo alla terra da te
promessa. Tuo Figlio, Gesù Cristo,
ha superato le barriere della
cultura, delle classi sociali e del
sesso, offrendo guarigione e
speranza a coloro che ne avevano
bisogno. Lui è la nostra pace, e
nel suo corpo egli ha infranto le
barriere delle divisioni, creando in
se stesso una nuova umanità.
Preghiamo con fede per il corpo di
Cristo, la Chiesa oggi nel mondo.
Ci hai
affidato il compito di anticipare il
tuo Regno sulla terra; aiutaci a
portarlo a compimento uniti e non
divisi. Facci comprendere la tua
voce, non ostinandoci in ciò che
consideriamo prioritario. Facci
progredire nel superamento delle
divisioni e facci vivere secondo le
tue leggi di amore. Dacci forza per
confermare il nostro impegno verso
di te. Facci condividere il tuo
amore. Guida i nostri passi per
incontrare quelli che hanno bisogno
della tua benedizione, in special
modo i rifugiati e gli stranieri tra
di noi. Insieme formiamo il corpo di
Cristo, nel cui nome ti preghiamo.
Amen.
SESTO GIORNO |
La
Giustizia della grazia di Dio
Tutto
questo avviene per coi,
perché se la grazia si
estende a un maggior numero di
persone... (2 Cor 4, 15) |
Deuteronomio 10,
17-22: |
Egli difende i diritti
dell'orfano e della vedova.
|
Salmo 103, 1-13
|
Il Signore è bontà
e misericordia.
|
Romani 3, 21-31 |
Egli, nella sua
bontà, ci ha liberati
gratuitamente.
|
Matteo 5, 1-12
|
Beati coloro che
hanno fame e sete di
giustizia.
|
Commento - Il peccato è la
fonte di ogni ingiustizia. Nel
rifiutare la giustizia di Dio
priviamo la gente della propria
dignità e dei suoi diritti
fondamentali. Strutture ingiuste e
l'abuso dei diritti umani ne sono i
risultati.
Noi crediamo che Dio ci
ha giustificati in Cristo per il suo
grande amore per noi. La giustizia
di Dio viene manifestata tramite la
grazia capace di espandersi e di
riconciliare. Con la morte e
risurrezione di Cristo Egli ci rende
tutti degni di essere sue figlie e
suoi figli destinati ad essere in
eterna comunione con Lui.
Come cristiani siamo inviati insieme
a proclamare la giustizia di Dio e
la potenza della sua grazia. Il
nostro impegno è quello di
propagare la giustizia di Dio
tramite la nostra testimonianza. siamo
chiamati a divenire strumenti del
suo Regno come uomini e donne giusti
che vivono per Dio e cercano di
rivelare a tutti il suo amore e la
sua giustizia.
Più avremo la nostra
patria in cielo, più cercheremo una
società più giusta e il
rinnovamento della terra, rendendo
sempre più visibile il volere di
Dio per i suoi figli e per le sue
figlie. Nell'esperienza dei
migranti, riscontriamo uno dei
molteplici volti dell'ingiustizia di
oggi.
Società
economicamente ingiuste emarginano i
propri membri spingendoli verso la
fame e la povertà, negando loro le
condizioni di vita umana e impedendo
loro di accedere a progetti di
salute e di educazione. Altri sono
costretti a migrare a causa delle
guerre o per l'impossibilità di
praticare liberamente la propria
fede. È questo il mondo in cui
dobbiamo protestare vigorosamente
per una tanto attesa giustizia. Dio
si identifica con i poveri, i
deboli, i malati, i forestieri, i
bambini, gli anziani, le vedove.
Ecco perché nelle beatitudini siamo
invitati a divenire promotori della
giustizia, di una giustizia che
oltrepassa quella umana. Ciò
include la ricerca di percorsi che
portino al superamento di strutture
discriminanti, trasformandoli in
mezzi di pace e di giustizia per
tutti.
La nostra unità e la nostra
missione vitale sono segni di
speranza. La nostra comunione in
Cristo costituisce l'espressione
visibile della nuova umanità. Una
visione spirituale della vita in
Cristo è l'essenza di ogni tipo di
giustizia ed è alla base dei
diritti umani. La nostra solidarietà
attiva con coloro che non hanno
alcun potere rende visibile la forza
della giustizia di Dio.
Preghiera - Dio, ti
ringraziamo per la tua grazia che ci
rende tue figlie e tuoi figli in
Cristo. Come figli, ci chiami ad
essere difensori della tua giustizia
misericordiosa nel mondo. Dacci la
grazia di lavorare senza timore per
la giustizia, unica strada verso una
vera pace e una società umana. Dio
di amore, rafforza i legami che ci
uniscono e chiamaci ad una vita in
cui ogni comunità di fede sia in
grado di riflettere l'unità dei
credenti. Dio forte, chiamaci ancora
una volta ad essere sempre più
vicini gli uni agli altri, così che
si compia la tua volontà e non la
nostra. Per Gesù Cristo, nostro
Signore. Amen.
SETTIMO
GIORNO |
La
Perseveranza
Noi
dunque non ci scoraggiamo (2 Cor 4,
16) |
Neemia 8,
8-9 |
Non
dovete essere tristi e piangere.
|
Salmo 118, 5-9; 19-24
|
Spalancatemi
le porte che si aprono ai salvati.
|
Atti 8.4 |
Ma quelli che si erano
dispersi... annunziavano la parola
di Dio.
|
Marco 10, 28-30
|
Riceverà già in
questa vita, insieme a persecuzioni,
cento volte di più.
|
Commento - La vita ha il suo
prezzo. La vita lascia le sue ferite
nei corpi dei rifugiati, dei
perseguitati politici, dei senza
tetto, nei corpi di tutti coloro che
incontrano più ostacoli che
soluzioni ai loro problemi. Ogni
giorno vanno e vengono con le loro
difficoltà: all'improvviso una
donna deve abbandonare la sua terra;
i suoi figli si trovano in un paese
straniero; un uomo deve vivere in un
modo diverso da quello appreso dai
suoi antenati a cui non è abituato.
Una
famiglia è costretta a cambiare la
propria lingua e le proprie usanze
adattandosi agli usi stranieri. Sono
persone sfuggite alla morte, alla
fame, all'emarginazione. Oggi ci
sono migliaia di persone che in
silenzio percorrono la loro strada
verso terre sconosciute, terre che
non sempre li accolgono con amore e
comprensione. Anche i primi
cristiani conoscevano la fatica e la
lotta; il modo in cui essi hanno
risposto e compreso la propria
situazione offre alle future
generazioni di cristiani un
discernimento dei valori che sono
alla base della fede, quelli della
perseveranza e della solidarietà.
Nel momento critico in cui Stefano
fu messo a morte e la Chiesa di
Gerusalemme era assalita da gravi
persecuzioni, i suoi membri dispersi
hanno trovato risorse interiori e la
forza di continuare a proclamare la
Parola, invece di restare
paralizzati dalla paura. Paolo,
nella lettera ai Corinzi, li
incoraggia a non perdersi d'animo
nonostante siano afflitti e
abbattuti, ma a considerare
piuttosto questa esperienza come un
mezzo per portare nella propria
carne la morte di Gesù, affinché
la sua vita possa essere resa
visibile. Questo chiaro legame tra
la loro forza e la morte e
risurrezione di Gesù, mostra come
il potere della risurrezione sia
stato in grado di cambiare il loro
modo di considerare la sofferenza e
la morte.
Oggi, di fronte ai corpi
feriti dei rifugiati e dei poveri,
di fronte alla loro profonda
sofferenza e alle loro vite
distrutte ci chiediamo in qual modo
possiamo rendere testimonianza alla
forza rinnovatrice della
risurrezione. Prendendo sempre più
coscienza della realtà, ci
imbattiamo nella dura verità che
nel mondo è più quello che
distrugge di ciò che incoraggia la
vita. Nel contempo sappiamo che è
ancora possibile vedere e
testimoniare tra di noi l'azione
rinnovatrice e risanatrice di Dio.
Coloro tra i cristiani che insieme
affrontano questi impegni
fondamentali hanno la particolare
opportunità di essere portatori di
luce e di speranza, anche attraverso
il più piccolo gesto di gentilezza
e di ospitalità. Voci e mani di
solidarietà si levano a sostegno
delle nostre sorelle in lotta, con i
nostri fratelli scoraggiati. Stiamo
imparando che in ogni gesto di
misericordia verso un popolo
crocifisso incontriamo Cristo stesso
e ci viene ricordato che la missione
che ogni cristiano è invitato a
condividere è quella di Dio stesso.
Inoltre, coloro che sono nella
sofferenza spesso ci rivelano nei
loro corpi affaticati che la
gratitudine è ancora possibile, che
c'è ancora speranza, che non tutto
è perduto se confidiamo in Colui
che fa nuove tutte le cose
Paradossalmente, riguardo ai
sofferenti e ai feriti, il Vangelo
si rivela come risanatore di ciò
che è infranto.
Preghiera - Dio onnipotente,
siamo uniti nella consapevolezza che
tu sei presente a fianco dei
sofferenti e degli oppressi, per
rispondere insieme alla chiamata di
essere strumenti di speranza e di
compassione verso tutti coloro che
sono nel bisogno. Guida le nostre
azioni verso gli oppressi, i poveri,
i rifugiati. Quando siamo tentati di
ignorare il prossimo nel bisogno,
apri ancora una volta i nostri occhi
e i nostri cuori alla loro
sofferenza. Incoraggia la fede e la
speranza di coloro che lottano
contro lo scoraggiamento e la
disperazione, di coloro le cui vite
sono state spezzate dalle avversità.
Guidali con tenerezza affinché
possano trovarti anche in mezzo alla
più cruda prova. Amen.
OTTAVO GIORNO |
Chiamati
all'unità sul cammino verso
la gloria
Ci
prepara una vita gloriosa che
non ha l'uguale
(2 Cor 4, 17) |
Isaia 33,
17-23 |
Il Signore è il nostro re, è lui
che ci libera.
|
Salmo 42
|
Spera in Dio! Tornerò a
lodarlo.
|
Efesini 4, 1-5 |
Uno solo è il
Signore, una sola è la fede, uno
solo è il battesimo.
|
Giovanni 17, 20-26
|
Perché vedano
la gloria che tu mi hai dato.
|
Commento - Quando il pericolo
incombeva su Gerusalemme, il profeta
Isaia attendeva con impazienza il
tempo in cui Dio avrebbe regnato e
Gerusalemme sarebbe diventata una
"tenda stabile, ove nessuno
strapperà i suoi paletti, nessuno
toglierà le sue corde".
I rifugiati
che attualmente si muovono nel mondo
alla ricerca di una libertà
politica o di una stabilità
economica devono spesso agognare il
tempo in cui non dovranno più
migrare da un luogo ad un altro,
costretti a vivere in abitazioni di
fortuna o rifugiandosi in autocarri.
Sono alla ricerca di un luogo in cui
stabilirsi definitivamente in
sicurezza, nella pace e nel
benessere. La Chiesa considera se
stessa come colei che, pellegrina
tra i pellegrini, ne condivide il
cammino. Siamo un popolo in cammino
nella fede verso la Gerusalemme
celeste con l'ardente desiderio di
vedere il volto di Dio.
Spesso il popolo
di Dio pellegrino sulla terra
condivide qualcosa delle speranze
dei rifugiati, come la stabilità,
la pace e la venuta del Regno di Dio
sulla terra. Mentre i cristiani
considerano l'esistenza umana
segnata dall'incertezza dell'essere
pellegrina, giudicano la Chiesa
capace di una vocazione profetica
nel manifestare la visione di ciò
che Dio prepara per noi, "una
dimora sicura" ove le lotte
presenti siano tramutate in un'ampia
visione di speranza e di promesse.
Il futuro da
Dio promesso è caratterizzato da
una unità in cui la razza umana,
tramite la potenza dello Spirito,
sia in quella stessa unità
condivisa da Gesù col Padre. Tale
unità ci viene già data in dono
nello Spirito, qui, adesso. «Uno
solo è il corpo, uno solo è lo
Spirito, come una sola è la
speranza alla quale Dio vi ha
chiamati.
Uno solo è il Signore,
una sola è la fede, uno solo è il
battesimo. Uno solo è Dio, Padre di
tutti, che in tutti è presente e
agisce». La Chiesa deve vivere come
segno presente di quella unità che
possediamo in pienezza soltanto per
la promessa di Dio.
Al contrario,
chiamati a diffondere la luce, ci
siamo posti di fronte al mondo con
disaccordi che hanno creato
confusione. La nostra vocazione
ecumenic'a è quella di riscoprire e
rendere visibile l'unità che è
sempre dono dello Spirito Santo. A
volte i cristiani sembrano
rinunciare a questo compito.
Come
popolo in cammino dobbiamo avere a
cuore la speranza e la certezza che
saremo uno in Cristo, «perché
vedano la gloria che tu mi hai dato
prima della creazione del mondo».
Preghiera -
Signore, mostraci la tua
misericordia e per la potenza del
tuo Spirito rimuovi le divisioni tra
i cristiani affinché la tua Chiesa
possa apparire più chiaramente come
segno visibile tra tutte le nazioni.
Signore, concedici
un amore rinnovato, una vera
saggezza, un nuovo vigore verso l'
unità affinché l'eterno messaggio
di tuo Figlio possa essere accolto
come buona novella per tutti.
Signore, riaccendi
la nostra fede e la nostra speranza,
affinché con te possiamo
intraprendere il cammino verso il
regno celeste, fiduciosi della tua
promessa della gloria eterna. Per
Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.
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