L'intero dipinto è intessuto di una luce intensa che si riverbera su chi
lo guarda.
Le tre figure sono
in un atteggiamento di riposo, sono molto simili e si differenziano solo per
l'atteggiamento di ciascuno nei confronti degli altri due: un solo Dio in tre persone che
si completano l'una l'altra in un rapporto circolare, inesauribile, di comunione
amorosa: l'atteggiamento delle tre persone divine, disposte a cerchio aperto
verso chi guarda e in conversazione tra di Loro, esprime l'Amore trinitario. Nonostante
la Loro somiglianza, gli angeli hanno però identità diverse riferite alla
loro azione nel mondo. L'identificazione è suggerita dai colori degli
abiti, dalle posizioni dei corpi, dai gesti delle mani, dalla testa, dalla
simbologia delle forme geometriche.
È
solo con la Trinità di Rubljov che l'uguaglianza pittorica delle due figure
raggiunge livelli così elevati, e soprattutto è solo con Rubljov che la
terza figura, lo Spirito Santo, abbandona il simbolismo della colomba -
tipico delle raffigurazioni trinitarie - per assumere esplicitamente una
sembianza umana del tutto simile a quelle delle altre due figure.
Nel Padre (Angelo di sinistra) il
color azzurro è nascosto: Dio Padre nessuno l'ha mai visto, se non tramite la bellezza e
la sapienza della sua creazione (manto rosa). È Lui il punto di partenza
dell'immagine. Il mantello ha i colori regali: oro e rosa con riflessi verdi,
simbolo della vita. Al centro della mensa luminosa sta un calice-coppa con
dentro l'agnello. Se si osserva attentamente l'immagine, l'angelo centrale
(Figlio) è contenuto nella coppa formata dai contorni interni degli altri
due angeli (Padre e Spirito). Il Figlio (Angelo di
centro) è uomo (tunica rosso sangue ed è anche il colore dell'amore che si
dona sino al sacrificio); ha ricevuto ogni potere dal Padre (stola gialla) e
si è manifestato come Dio attraverso le sue opere. Tutti abbiamo visto la sua Divinità:
"chi vede me, vede il Padre!". Ha il mantello azzurro che lascia
scoperta una spalla: è il Figlio, figura centrale della Redenzione, è
ripreso nel momento in cui ritorna all'interno della Trinità. Due dita
della mano destra appoggiata alla mensa rivelano la duplice natura: umana e
divina.
Lo Spirito Santo (Angelo di destra) è Dio e dà la vita (verde, colore
delle cose vive e della speranza). La vita di amicizia con Dio ci viene da Lui!
Sembra sul punto di mettersi in cammino e raffigura lo Spirito Santo che sta
per iniziare la Sua missione. Ha un atteggiamento di assoluta disponibilità
e di consenso alle altre due figure. Entrambi hanno il viso rivolto verso il
Padre, che li ha mandati.
Dal Padre ha origine ogni cosa (posizione eretta). Egli chiama il Figlio
indicandogli con mano benedicente la coppa del centro. Il Figlio comprende la volontà del
Padre -- farsi espiazione e dunque Redenzione nonché cibo e bevanda degli uomini -- e l'accetta (china il capo e benedice la
coppa) -- "mio cibo è compiere la volontà del Padre" -- chiedendo (col
movimento del braccio destro) l'assistenza dello Spirito Consolatore. Questi accoglie la
volontà del Padre per il Figlio (mano posata sul tavolo) e col suo piegarsi riporta la
nostra attenzione al Figlio e al Padre: vuole metterci obbedienti davanti a Gesù (nessuno
può dire "Gesù è Signore" se non per opera dello Spirito Santo) e abbandonati
e fiduciosi davanti al Padre ("lo Spirito grida nei nostri cuori: Abbà, Padre!).
Unità miracolosa e ineffabile in cui gli Angeli vivono e a cui invitano
l'intera l'umanità
Particolarmente efficace è l'uso della prospettiva inversa (evidente
soprattutto nel disegno della mensa e degli scranni degli Angeli ): infatti il punto di
fuga non è all'interno dell'icona, ma è il punto di vista di chi guarda. L'icona si
allarga quindi come una "finestra aperta sull'infinito", quasi una porta
tra l'umano e il divino. Non si tratta di un semplice espediente tecnico; ma di una
prospettiva teologica per cui la Verità non è costituita dal punto di vista soggettivo
dell'individuo, ma dalla superiore ed eterna realtà di Dio.
C'è posto anche per me,
per ognuno di noi, in questo circolo d'amore delle Tre Persone:
davanti c'è spazio perché io possa partecipare al colloquio intimo e segreto, gioioso e
impegnativo: è lo spazio dei martiri (finestrella dell'altare), di chi dà la vita.
Il mio posto ha forma di calice (lo spazio libero tra i due Angeli di
destra e di sinistra).
Il Padre chiede anche a me se voglio mangiare e bere alla sua mensa e
offrire la mia vita insieme a Gesù come espiazione e cibo e bevanda per gli uomini; e lo Spirito, se
accetto, mi fa entrare nel riposo di chi è finalmente alla soglia della casa del Padre!
"La
coppa, punto di convergenza dei tre - spiegò Filarete, metropolita di
Mosca, in un'omelia del 1816 - contiene il mistero dell'amore del Padre che
crocifigge, l'amore del Figlio crocifisso, l'amore dello Spirito che trionfa
con la forza della croce".
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